Avere tempo: requisito necessario alla pedagogia di qualità

copertina-pedagogia-lumaca.jpgHo trovato un libro di educazione che non è scritto da un antroposofo, che non parla della pedagogia Steiner e che dice cose condivisibili e cariche di senso.

Si intitola La pedagogia della lumaca ed è scritto da Gianfranco Zavalloni,  dirigente Scolastico di una scuola in Romagna e per 16 anni  maestro di scuola materna (Evviva! un maestro con la M maiuscola) oltre che autore del sito scuolacreativa.it.

Il libro parla di molti argomenti (dalle attività che si svolgono nella scuola pubblica, al modo in cui operano i maestri, a come vengono trattate le varie questioni didattiche e anche a cosa si potrebbe fare per rendere tutta la vita della comunità scolastica più pregna di significato e meno vittima della routine) ma il filo conduttore è la libertà di lavorare mettendo al centro un operato di qualità.

AVERE IL TEMPO per fare: il requisito necessario alla pedagogia di qualità

Il tempo sta diventato il bene più prezioso da ritagliarsi, in un mondo in cui tutto procede velocemente e siamo tutti abbituati a sbrigarci, finire in fretta e non riflettere mai a posteriori su quello che si è fatto.
Per esempio, la posta è stata abolita in favore delle email perchè chi ha più tempo per aspettare che arrivi una lettera? I lacci delle scarpe sono andati nel dimenticatoio per adottare le più rapide chiusure a strap, perchè mai perder tempo con i lacci di una scarpa?

Da un passato in cui eravamo strettamente connessi ai ritmi di vita della natura, lenti per sua costituzione, siamo passati al tempo della fretta, dell’agitazione, dove non c’e’ più tempo per nulla, neanche per crescere i bambini.

Una volta si era abituati a pensare che fosse una caratteristica dei piccoli quella di volere tutto e subito, mentre gli adulti sapevano aspettare e regolare i loro bisogni secondo le possibilità che avevano. Ora anche gli adulti vivono secondo il principio del piacere e si chiedono perchè ciò non sia lecito.

L’attesa è un principio pedagogico fondamentale, nell’attesa si impara a guardare con attenzione, a scoprire i propri talenti, a valorizzare ciò che si ha e che si è.

La natura ci insegna che il tempo dell’attesa (l’attesa dopo la semina, l’attesa che spuntino i frutti sugli alberi, l’attesa che passi l’inverno) non è tempo perso ma è tempo biologicamente necessario,  che si riempie spesso di attività di preparazione ad eventi ciclici come il raccolto.

Nella fretta c’e’ la noia, la paura di non aver nulla da fare, la paura di sbagliare... nella fretta c’è una una concezione lineare del tempo, la velocità diretta verso un fine oltre al quale spesso non c’e’ altro scopo. Ne è tipica rappresentazione la produzione industriale con il suo produci-guadagna-consuma, un tempo freccia privo di attese, svuotato di senso, in eterna accelerazione…

Un altro tema fondamentale è l’apprendimento cognitivo e lo studio mnemonico  tipico di una cultura dove l’intelligenza è solo logico-matematica, esclusivamente orientata in senso scientifico.
Dall’altra parte esiste una concezione completamente diversa che si orienta verso un tipo di apprendimento più creativo, artistico, incentrato sul gioco come strumento ideale per apprendere a rispettare le regole e maturare nelle relazioni sociali, lo studio come acquisizione di competenze simboliche (leggere scrivere ecc..) e il lavoro manuale come eduzione dei sensi.

Grazie Zavalloni, speriamo che da addetto ai lavori lei  riesca a far penetrare almeno alcune delle sue buone idee nella scuola pubblica, che mi pare ne abbia tanto bisogno. E grazie tanto per aver citato “vivere semplice” nella sua sitografia. che onore!

ted.com

Sempre in tema di educazione vi invito a  visitare il sito ted.com che raccoglie interventi illuminanti  un po’ in tutti i campi del sapere (è in inglese). In particolare vi segnalo la conferenza tenuta da Sir Ken Robinson, esperto di educazione, “do school kill creativity?“.
Cosa servirebbe alla scuola per tornare ad essere un’utile palestra di apprendimento e di vita? Non mille tentativi di riforma ma una vera a propria trasformazione. Ma in quale direzione?

Se questa conferenza vi ha esaltato e volete saperne di più andate ad ascoltare un altro suo talk qui

(a proposito di ted.com)
TED (acronimo di Technology, Entertainment, Design) è una conferenza annuale che si da più di 20 anni e che riunisce i pensatori e i progettisti più spregiudicati e creativi del mondo in tutti i campi del sapere. Da un paio di anni che prima erano riservate al solo pubblico a pagamento sono state rese pubbliche per permettere a tutti di usufruirne. E visto il successo del progetto ogni  settimana vengono aggiunti contributi nuovi. Il motto è “crediamo appassionatamente nel potere che le idee hanno di cambiare le attitudini, le vite e infine, il mondo“.
Io lo uso come rigeneratore di ispirazione, perchè consola tantissimo il mio cervello vedere che ci sono  persone nel mondo in grado di pensare in modo “diverso” dagli altri, senza per questo sentirsi dei disadattati e anzi facendo di questa loro diversità un valore.

Al di là dei luoghi comuni

ruota.jpgScusate ma proprio non resisto nel segnalarvi questo tema di un ex alunno di una scuola steineriana, in merito alla sua esperienza. Qualcuno di voi a volte mi chiede perchè abbiamo scelto la Steiner e questo è  un buon modo per capire qualcosa di più sul valore della creatività, delle attività manuali e del loro impatto sulla crescita dei ragazzi. Perchè quello che si sa della scuola Steiner è solo che ci sono andati i figli di Berlusconi (quale peggior deterrente), che siamo ossessionati dai giochi di legno (quale più grande stupidaggine) e che in questa scuola non si danno voti. Ma per chi è veramente interessato al tema c’e’ da sapere molto di più.

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Originariamente scritto il 04 dicembre 2008

12 Commenti per questo post

  1. Isabel ha scritto:

    Ci sono tante scuole pubbliche amate cosi’ dai ragazzi.Non siete un’oasi felice.
    Saluti

  2. claudia ha scritto:

    Riguardo alla scuola c’è una frase di Maria Montessori che sta nell’intestazione del mio blog e che esprime perfettamente il mio pensiero: “La scuola è quell’esilio in cui l’adulto tiene im bambino fin quando è capace di vivere nel mondo degli adulti senza dare fastidio”.

  3. sergio ha scritto:

    Salve. Ottima idea quella di diffondere questo libro. Lo leggerò quanto prima. Buon lavoro.
    Sergio

  4. melanele ha scritto:

    Ero sicura che avresti apprezzato. Pensavo anche di regalarlo alle maestre di mio figlio a fine anno, ma temo sia un gesto troppo polemico.
    Ah, inoltre da quando ho letto questo libro ho iniziato a scrivere con la stilografica e sono riuscita a migliorare la mia orribile calligrafia!

  5. mikka ha scritto:

    ciao, leggo i tuoi post con il cuore un pò pesante xchè da una parte mi sento in sintonia con te su quello che scrivi e su quello che consigli xò il tutto si scontra con la mia realtà. Infatti i miei figli dopo aver frequentato la scuola materna splendidamente immersi in un ambiente stimolante e creativo si sono ritrovati in un altro mondo scolatistico con le elementari. Ma non solo loro anch’io! In particolar modo con il più piccolo che ha iniziato la prima. Sono stata al colloquio la scorsa settimana e le maestre erano preoccupate xchè il bambino era dal punto di vista dell’apprendimento “ottimo” ma x il tutto il resto era a loro dire “originale”, cioè non sta mai fermo, trova sempre il modo x fare le cose in maniera diversa dagli altri etc… e quindi loro (parole loro) devono “controllarlo di più”..
    Quindi si raccomandavano di “aiutarlo” a rientrare in una loro cosidetta normalità..
    Sinceramente ci sono rimasta molto male xchè sono convinta che ogni bambino è diverso dall’altro e che le maestre abbiano anche il compito di coltivare ogni diversità…
    Scusa lo sfogo forse ho solo bisogno di sentirmi dire che non solo io che la vedo in questa maniera.
    ciao mikka

  6. letizia ha scritto:

    Cara Mikka e Cara Isabel: un bambino che non sta mai fermo non va né “imbrigliato”, né omologato. Questo è quanto ho appreso frequentando le scuole Waldorf.
    Steiner iniziò il suo lavoro da insegnante riuscendo a far amare la conoscenza ad un bambino con un grave handicap, arrivando addirittura a farlo laureare.
    E questo è solo uno dei motivi per cui siamo un’oasi felice.

  7. estrellazul ha scritto:

    leggo sempre con molto interesse gli articoli di pedagogia di sabrina, che suscitano sempre un certo scompiglio, come piace a lei. E mi piace molto leggere i commenti di chi legge, si imparano un sacco di cose e si conoscono persone interessanti. Io ho conosciuto Steiner avvicinandomi alla medicina antroposofica quando sono diventata mamma per la prima volta, e quando ho scoperto la sua pedagogia, mi è piaciuto quello che menziona Letizia qui sopra e che non sto quindi a ripetere. Ho passato tutta la mia vita scolastica nella scuola pubblica, e ho avuto insegnanti indimenticabili e non; per esempio ho avuto un prof che ci diceva, al classico, che noi dovevamo studiare le critiche delle opere di letteratura e non aver opinioni nostre, e una prof di francese che ci faceva prima leggere i testi degli autori e poi iniziar a parlar di loro, e indovinate quale metodo mi è più servito nella vita e quali informazioni mi ricordo di più ? La Waldorf non è un’isola felice, è fatta da persone e ognuno con la sua testa, ma quello che penso è che mi piace la pedagogia che si adotta in quelle scuole, e che in una Waldorf è più probabile incontrare famiglie e insegnanti che cercano di crescere i bambini secondo questa pedagogia. Spero di poter dare la possibilità alla mia famiglia, di frequentarla il più a lungo possibile, e sennò, come è successo a me, di trovare una scuola pubblica con alcuni insegnanti che insegnino a pensare con la propria testa e a creare nuove idee.

  8. piattinicinesi ha scritto:

    cara Sabrina. ho dato un’occhiata al sito e mi è piaciuto molto. il fattore tempo è fondamentale, soprattutto mi ha colpita la riflessione sul fatto che prima erano solo i bambini a volere tutto e subito mentre adesso sono anche gli adulti. credo che parte del disastro che stiamo vivendo sia dovuto anche a questa bambinizzazione capricciosa degli adulti.
    credo che a parte i metodi specifici, alcuni valori vadano riesumati nella vita di tutti i giorni, e in tutte le scuole

  9. anna sparviero ha scritto:

    carissimi!
    venerdi ho saputo dell\’esistenza del libro di Zavalloni, sabato sono andata in libreria a comprarlo, oggi ho mandato un messaggio a tutti i 29 genitori della mia classe per informarsi di questo libro, giurando che non lo ho scritto io.Domani manderò la pagina di internet alla direzione della mia scuola.
    Bisogna uscire allo scoperto, farci sentire, avere il coraggio di dire che queste cose si possono fare, anzi ci sono persone che lo hanno già fatto. Sono felice, grazie
    sono felice di trovare su questo mostro che è il computer pensieri così belli e giusti per i nostri bambini.

  10. Gianfranco Zavalloni ha scritto:

    Il libro LA PEDAGOGIA DELLA LUMACA è frutto di trent’anni di lavoro intenso nella scuola. Come avrete capito, non sono nato pedagogista (ho fatto le magistrali da privatista dopo aver fatto il liceo) e sono laureato in economia e commercio. Ma amo i bambini, amo la terra e amo la bellezza. Mi sono accorto nel corso degli anni che stavamo rendendo la nostra realtà scolastica una cosa folle. Per questo ho consigliato di tirare il freno. Per chi vuol approfondire invito alla pagina del mio sito http://www.scuolacreativa.it/pedagogia_lumaca.html
    E poi non dimentichiamo:
    i diritti naturali di bimbi e bimbe

    1
    IL DIRITTO ALL’OZIO
    a vivere momenti di tempo non programmato dagli adulti
    2
    IL DIRITTO A SPORCARSI
    a giocare con la sabbia, la terra, l’erba, le foglie, l’acqua, i sassi, i rametti
    3
    IL DIRITTO AGLI ODORI
    a percepire il gusto degli odori, riconoscere i profumi offerti dalla natura
    4
    IL DIRITTO AL DIALOGO
    ad ascoltatore e poter prendere la parola, interloquire e dialogare
    5
    IL DIRITTO ALL’USO DELLE MANI
    a piantare chiodi, segare e raspare legni, scartavetrare, incollare, plasmare la creta, legare corde,accendere un fuoco
    6
    IL DIRITTO AD UN BUON INIZIO
    a mangiare cibi sani fin dalla nascita, bere acqua pulita e respirare aria pura
    7
    IL DIRITTO ALLA STRADA
    a giocare in piazza liberamente, a camminare per le strade
    8
    IL DIRITTO AL SELVAGGIO
    a costruire un rifugio-gioco nei boschetti, ad avere canneti in cui nascondersi, alberi su cui arrampicarsi
    9
    IL DIRITTO AL SILENZIO
    ad ascoltare il soffio del vento, il canto degli uccelli, il gorgogliare dell’acqua
    10
    IL DIRITTO ALLE SFUMATURE
    a vedere il sorgere del sole e il suo tramonto, ad ammirare, nella notte, la luna e le stelle

  11. Gravidanza Settimane ha scritto:

    Ho letto con molto interesse il tuo articolo. Sono incuriosita e credo che correrò a prendere questo libro per leggerlo. Grazie ancora per il consiglio.

  12. Ilaria ha scritto:

    Ho letto questo libro tempo fa, dopo aver letto "Giocattoli creativi". Che dire, bello, semplice e disarmante. Perché sembra così difficile per tanti insegnanti/presidi? Un grazie grande a Gianfranco per tutti i segni che lascia con la penna 😉

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