Asta aggiudicata! E riflessioni semiserie sul denaro

A proposito delle produzioni di Sartoria imperfetta, Barbara si aggiudica il raccoglitore porta-omeopatia. Mandami il tuo indirizzo te lo spedirò quanto prima. Grazie a tutti quelli che hanno “osato” partecipare esponendosi al pubblico giudizio, a chi ha proposto scambi e a chi non ha fatto nessuna offerta provando un senso di imbarazzo nel giudicare economicamento un oggetto di creatività, cogliendo forse l’occasione per porsi qualche domanda sul suo rapporto con il denaro e con il senso dell’opportunità.

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Lo scopo era, e perdonatemi se sono cosi occulta nel mio ragionamento, di riflettere insieme sul valore delle cose.

Siamo abituati a comprare, leggere l’etichetta di un oggetto con su scritto il suo valore (deciso da altri) e adeguarci senza porci altre faticose domande. Salvo poi lamentarci perchè qualoosa è caro, è impossibile che questo cosi tanto o che l’altro possa arrivare a costare cosi.

Ci siamo mai presi la briga di formare un prezzo, attribuire un valore monetario? (la moneta altro non è che una convenzione per stabilire un valore)

Abbiamo la più pallida idea di quanto vale davvero qualcosa (dovendo sommare oltre al materiale usato anche il tempo-lavoro e il tempo-creazione e i canali di messa in vendita-distribuzione-trasporto-pubblicità-ecc?) Abbiamo mai creato qualcosa con le nostre mani e dovuto quantificarne il valore in denaro?

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Esercizi di responsabilità che vi esorto a fare. Quanto fareste pagare una fetta della torta di mele che avete fatto ieri sera tardi? Quanto fareste pagare la stessa fetta ad una persona amata, ad un estraneo e a qualcuno di cui volete diventare amico?

La formazione di un prezzo è qualcosa che ha a che fare con le proprie sicurezze, la voglia di affermarsi, il bisogno di riconoscimento, la stima di sè in fin dei conti. Vedete che la questione si fa ben oltre che economica.

E anche barattare comunque non sarebbe cosi semplice. Ricordo, a proposito di baratto, di aver fatto il terzo grado ad Alfredo di Villavillacolle (ricordate il bed and breakfast sardo che accoglie ospiti solo su baratto?) cercando di farmi spiegare da lui come si quantifica in denaro un oggetto da scambiare e come fa a funzionare. Lui mi disse una cosa meravigliosa, una di quelle cose che ti fa dire grazie a internet perchè mi hai fatto conoscere una persona cosi: mi disse che vale sempre la pena.
Perchè dando per scontato di metter difronte all’altra due persone oneste intenzionate a barattarsi qualcosa quello che avviene è sempre una gara al rialzo, un onesto non si approfitterebbe mai di uno scambio, anzi preferirebbe perderci qualcosa pur di non rischiare di approfittarsene, cosi nasce il circolo virtuoso. Può essere uno scambio più o meno vantaggioso ma deve creare soddisfazione, e la soddisfazione è un oggetto relativo, non è soggetto a quantificazione economica.

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C’è anche da dire che ogni bene, per essere un bene economico deve essere finito, ovvero scarso. Deve esserci una domanda superiore all’offerta (cosi mi hanno insegnato quando facevo ragioneria), se ce n’e’ in abbondanza nessuno sarebbe disposto a pagare per averlo, se al contrario è raro il prezzo del desiderio sale e per acaparrarselo i più ricchi cominciano ad alzare la posta.  Qui subentra la qualità.

Insomma andrei avanti ancora per mezz’ora ma mi fermo qui, non ho nulla da insegnare (a parte le mie nozioni di economia e finanzia studiate a scuola) volevo solo dirvi che ho pensato che le nostre sicurezze, il nostro modo di spendere e di guadagnare, il nostro modo di circondarci di oggetti e concetti, tutto ci parla di noi e se tendiamo l’orecchio abbiamo molto da imparare su come essere persone migliori.

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Per chi vuole approfondire il tema del denaro vi consiglio di leggere qualcosa sulla triarticolazione dell’organismo sociale, o sul sistema di scambio non monetario o ancora tempomat,  crom e altri mille coraggiosi folli esperimenti.
Senza contare tutto il movimento craftivism CRAFT+ACTIVISM (dal revolutionary kitting circle al e “sostieni l’homemade” come etsy.com)  che parlano invece di creare e sostenere economie altre partendo dalle autoproduzioni di qualità.

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Originariamente scritto il 24 aprile 2009

6 Commenti per questo post

  1. nani ha scritto:

    ciao!
    mi piace questa riflessione, anche io ultimamente mi trovo spesso a cercare di ragionare su questi temi, non sempre è facile … e scambiare riflessioni e pratiche aiuta a pensare che certe cose sono più possibili di quanto a volte si creda.
    segnalo a tutti questa esperienza che magari già conoscete o magari no…
    http://www.progettoscec.com/

  2. cris ha scritto:

    mi piace molto scambiare le cose che faccio anche se a volte è difficile trovare persone che sappiano fare manualmente.
    Trovo che sempre più persone prendano coscienza che dare un valore alle cose non necessariamente monetario sia di soddisfazione ma anche necessario in tempi come questi dove la decrescita felice; è un processo che ci può rendere tutti in grado di continuare a vivere bene su questo pianeta. Personalmente ho cambiato con l’arrivo dei figli ne sentivo l’esigenza… da consumatrice passiva a partecipativa si può se si vuole: io faccio parte di un G.a.S. gruppo d’acquisto solidale e cerco nella vita quotidiana di fare la mia parte per evitare di sprecare non inquinare ma spesso le persone non comprendono o non vogliono farlo
    ciao
    Cris

  3. barbara ha scritto:

    GRAZIEEEEE….

  4. claudia ha scritto:

    Ciao Sabrina, e bentornata!

    Alfredo e Ilaria sono capitati sul mio blog (probabilmente tramite il tuo) e anche io ho trovato il concetto fantastico, ma ho enormi difficoltà a proporre qualcosa da barattare. Mi sembra che niente sia “abbastanza”!

  5. laura ha scritto:

    cara Sabrina…e poi anche Claudia e Estrellazu, e tutte le altre…l…vi ringrazio d\’esistere! è un pò di mesi che vi seguo, vi leggo e navigo tra i vostri sempre preziosi link …vi ho anche segnalato ad amici e persone a me care.
    conoscervi , anche se \"virtualmente\" mi fa sentire meno sola in questa società che spesso sento sempre molto distante.
    ho sempre voluto scrivervi qualcosa invece di leggervi in un \"come guardar dalla finestra\", però mi sembrava sempre poco significativo
    ciò che potevo dire…oggi , forse per la giornata un pò particolare nella data, nella storia e per me oggi che al lavoro son stata ingoiata dal mostro mobbingt;…ecco oggi vi scrivo.
    mi chiamo laura, non sono mamma, da anni lavoro nel sociale con bimbi, adulti, disabili, stranieri…ma ho sempre creato, artistoide ,figlia d\’artistoide e sorella anche!
    mi sto specializzando in arte terapia.
    il sito è del nostro laboratorio di \"famiglia\" , ora un pò trascurato…e ora chiudo (ho scritto tanto per tutte le volte che non ho scritto!)…un abbraccio laura
    (p.s.): Sabrina, se puoi, non sparire per così tanto tempo!!!

  6. estrellazul ha scritto:

    ciao sabrina,
    non avevo lasciato un messaggio perché in questi giorni navigo stile mordi e fuggi, ma leggere questo commento di Laura in stile “collettivo”, mi ha fatto piacere, e volevo solo dirle che sono contenta che abbia lasciato una traccia, perché ogni pensiero é significativo in sé e le storie di vita vissuta insegnano sempre. Non ho partecipato all’asta perché in questo periodo sto investendo in arredare casa nostra (ora sto cucendomi i cuscini), ma ho seguito con interesse gli sviluppi. Per me il valore delle cose aumenta quando un oggetto é fatto da qualcuno che amo e sono le uniche cose che conservo anche per ricordo quando sono ormai inservibili !!

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