Noia e apatia: perché ci lamentiamo e ci annoiamo?

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Essere stabilmente di buon umore sarebbe il metodo più facile per avere una vita soddisfacente e non rischiare di cadere preda dell’apatia e della noia. Ma come si fa?

Conosciamo persone che si annoiano sempre, e forse anche noi facciamo parte di queste persone.
Chi si annia ha una radicale difficoltà ad entusiasmarsi. Perché? Ho scovato un libro bellissimo che parla di noia e apatia in modo del tutto nuovo, in realtà anche nel mio libro ne parlo, certo con meno competenza visto che non sono una psicanalista e non ho il curriculum di Gustavo Pietropolli Charmet.
Il libro si intitola L’insostenibile bisogno di ammirazione edito Laterza. Vediamo cosa dice.L’insostenibile bisogno di ammirazione

Che cos’è la noia?

La noia e l’apatia sono malesseri è causati dal non trovare un motivo per cui valga la pena entusiasmarsi.

La noia si serve del disprezzo per annientare il valore di qualsiasi proposta che passi per la testa della persona annoiata: c’è sempre la sensazione che le proprie idee non siano degne di ammirazione, perchè inutili o prive di originalità.

Datemi qualcosa di forte e smetterò di disprezzare

Per uscire dal disprezzo, dalla noia  e dalla lamentela ci vuole un’impresa rischiosa, violenta, rumorosa, che lasci una traccia del proprio passaggio e della propria esistenza. Ecco perché la noia è la regista delle imprese più trasgressive e vandaliche di chi è alla ricerca di emozioni. E questo vale anche per i ragazzi

L’obiettivo è ottenere visibilità o quanto meno ascolto, anche se irritato o risentito.

Abbiamo bisogno di essere ammirati

La caratteristica di chi prova noia e apatia e quindi cerca visibilità per uscirne è che queste persone sono impreparate ad ammirare gli altri, anche se hanno bisogno a loro volta di essere ammirati.

Nello scenario sociale in cui viviamo, alle prese con un’alluvione di immagini e suoni rispetto al silenzio comunicativo di un tempo, il cercatore di ammirazione è una persona che ha paura di non essere visto: nel selfie e nei post su facebook egli cerca il lenimento degli amici che con i loro like dispensano barlumi di ammirazione vera o presunta.

Ritrovare il desiderio è la cura radicale

E alla paura di essere dimenticato si aggiunge l’estremo opposto: il terrore dello sguardo implacabile, quello che giudica.

E’ lo sguardo che mette alla gogna, lo sguardo del bullo sulla sua vittima che costringe a vergognarsi di tutto ciò che si fa o si è.

Il bisogno di scomparire

Nel caso dell’umiliazione dell’anonimato invece il tema centrale è la vergogna, il difetto, la mancanza di coraggio morale. Vergognarsi comporta il bisogno di scomparire, è mortificante per etimo: presuppone la morte del soggetto.

L’adolescente che si vergogna

Pietropolli Charmet è un genio, mi fa saltare sulla sedia il suo bellissimo saggio, anche quando continua con esempi di devastante chiarezza in merito all’adolescente che si vergogna.

Mi fa soffrire pensare ai genitori dei ritirati sociali, ragazzi che abbandonano la scuola e si ritirano in camera loro per interi anni, lasciando mamme e papà immobilizzati dal dolore e dall’incomprensione.

L’autore parla anche delle grandi digiunatrici, giovani ascetiche che sostengono che dominare la fame significa vincere una battaglia contro i propri istinti.

Capire questi drammi significa conoscere meglio il modo in cui i nostri figli e i loro amici percepiscono il mondo. E’ affascinante!

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Cosa cercano i ragazzi di oggi

I ragazzi di oggi cercano adulti autorevoli, esseri umani degni di essere imitati e non macchinette patetiche prive di dignità. E quando li trovano non se li lasciano sfuggire.

Ciò che li attrae di loro è la passione che li anima o la sicurezza che sanno trasmettere o la dimensione etica che sanno far trasparire.

I ragazzi cercano persone da ammirare… speriamo solo riescano a trovarle.

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Originariamente scritto il 31 maggio 2018

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