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Resilienza: la soluzione per tutti i problemi


Scritto il 05 gennaio 2015

Quali risorse possiamo usare, come adulti e come genitori, per mostrare che ai problemi c’è sempre una soluzione?

resilienza

La resilienza è la capacità di reagire alle situazioni difficili, ai traumi e agli stress resistendo. Spiegandosi magari ma senza spezzarsi. Questa qualità  in dotazione naturale ad alcuni materiali , studiata in fisica, pare sia anche un talento a disposizione delle persone. Basta trovarsi nelle condizioni giuste per poter esercitarlo!

La persona resiliente sa ritrovare l’equilibrio dopo uno shock esterno, sa farsi rimbalzare addosso un problema che altrimenti si trasformerebbe in disastro. Ma questa persona non fa tutto da sola: viene aiutata da elementi esterni importanti.

Cosa ci rende resilienti?

I fattori che pare ci rendano resilienti di fronte a traumi e dolori sono:

  • la solidità delle nostre amicizie
  • la qualità delle nostre relazioni sociali
  • la profondità degli affetti
  • i valori in cui crediamo

Come imparare ad affrontare gli shock?

Poiche gli sconvolgimenti della vita non sono prevedibili, cercare di calcolare tutte le eventuali possibilità che si verifichino puo’ non essere la soluzione migliore. Gli studiosi sembrano orientarsi più su un set di strumenti da mettere in campo per imparare ad affrontare gli shock e tratte beneficio dai traumi che possono aggredirci:  la resilienza è la prima competenza da esercitare.

Quali esercizi fare?

Se ogni giorno mettessimo in pratica un po’ della personale capacità di adattarsi, imparare a sbagliare senza frustrazioni, andar per tentativi senza perdere la pazienza, fare con sapienza contadina invece che con il solo intellettualismo, imparare dalle lezioni ricevute e dai fallimenti, dagli insuccessi e dalle stroncature.

Chi sono i veri super-eroi?

 

Il permaloso, il perfezionista e il maestrino possono anche stare a casa, come il fannullone e l’egocentrico.
La resilienza è un talento che premia chi si mette, testa bassa, a lavorare con quel che ha, che usa umiltà e pazienza come baluardi di vittoria, che presta attenzione agli ultimi e cerca modelli di crescita non competitivi.

Quali politiche per i governi?

La resilienza si ottiene con politiche che investono nella scuola, nella riqualificazione dei lavoratori licenziati, nelle reti di protezione sociale e nella ricerca di modelli di business più equi, attraverso cui ridistribuire porzioni più consistenti di benessere.

Mettere in sicurezza un governo significare aumentare la sua resilienza, corazzarlo di forze culturali

  • forze emotive perchè le persone sappiamo commuoversi, sensibilizzarsi difronte ai problemi degli altri
  • forze percettive perchè le persone riscoprano come guardare con occhi veri i problemi e sentirli sulla propria pelle
  • forze motivazionali perchè le persone siamo motivate a migliorare il mondo che è casa loro prima di tutto

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bambini a letto presto senza capricci - vivere semplice

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Bambini a letto presto e senza capricci: come?


Scritto il 21 ottobre 2014

bambini a letto presto senza capricci - vivere semplice

Ci sono bambini che fanno un sacco di storie di andare a dormire, ci mettono un’ora per addormentarsi o esigono che si rimanga al loro capezzale a raccontare favole e cantare canzoni finché non crollano privi di sensi. Di solito questi bimbi hanno dei genitori inesperti, poco strategici o semplicemente poco organizzati.

Altri invece hanno delle vere difficoltà di addormentamento, soffrono di qualche disturbo che gli impedisce di abbandonarsi naturalmente al sonno e quindi dormono poco e male. Questi bimbi hanno magari qualche problema di salute legato alla digestione o al metabolismo.

I bimbi che vanno a letto presto e senza capricci esistono, sono quelli della terza specie.

Sono bimbi sereni, che tendono ad avere un comportamento funzionale perchè hanno uno stile di vita sano, dei ritmi tranquilli e più umani e dei genitori che hanno pensato a come affrontare questo delicato momento (prevenire invece di curare è moooolto più semplice). Genitori, che magari consigliati da altri genitori, hanno preparato qualcosa di speciale per l’addormentamento, una routine semplice che funziona per mandare a letto presto e senza capricci i propri bambini. Ecco quella che abbiamo inventato noi:

Ogni bambino è un bambino diverso

La routine del sonno è un strategia che inizia nei primi mesi di vita. Ogni bambino è diverso, lo sappiamo bene, ma in generale si puo’ dire che il bambino ha bisogno di

  • calore
  • contatto
  • ritmo
  • predittibilità

Se avete figli più grandi potete cercare di intervenire mettendo ritmo e quiete là dove sono state prese delle cattive abitudini che ora ci rendono impossibile la vita. Ne parlo qui

Allora calore, ecco che una bella copertina di lana stretta intorno al corpicino (quasi come una fasciatura che crea il contatto che riproduce l’utero materno), possibilmente una cuffietta in testa almeno i primi mesi perchè la fontanella aperta è una grande fonte di disagio per i piccoli e un piccolo dondolio sono sufficienti al neonato. Se c’è anche una ninna nanna lenta, ritmata, senza parole, possibilmente semplice, pentatonica, il piccolo riconosce la melodia e questo lo aiuta ancora di più.
Condizioni: stesso luogo, stessa ora, stessa luce soffusa, no alert e notifiche vibranti dal cellulare fintamente spento, no musichette, no imprevisti.

Se avete più figli

Se avete più figli di età ravvicinata il letto a castello è perfetto, perchè potete metterli a nanna insieme, il più grande sopra e il più piccolo sotto. Potete lasciare un po’ d’autonomia in più al grandicello mettendogli una lucina per sfogliare un libro se questo gli piace oppure al contrario addormentare prima il piccolo sopra e lasciare al piu grandicello lo spazio basso in modo che sia più autonomo. Noi abbiamo scelto la prima opzione perchè quando avevano 1 e 3 anni andavano a dormire insieme e questa routine è rimasta fino ad oggi che ne hanno 12 e 14.

Cura dell’ambiente

La cura estrema dell’ambiente esterno non sarà necessario per sempre ma i primi mesi è fondamentale.

Al bimbo serve un momento di incontro esclusivo con mamma o papà, un momento dove anche il pensiero è li, non solo i movimenti. Essere interiormente li al 100%: questo fa la differenza. Se ti distrai anche solo un momento per pensare che hai le zucchine sul fuoco allora salta tutto. Basta un battito d’ali del tuo cuore, il respiro che cambia ritmo, perchè il bambino si accorga che stai pensando ad altro e richiami la tua attenzione ancora e ancora.

Più ci sei al 100% e più lui saprà abbandonarsi nelle tue mani. E se inizi cosi a 1 mese di vita, a 1 giorno di vita, allora sarà tutto in discesa.

Andare a letto presto è un bisogno dei bambini

Qui vi racconto che i miei figli di 12, 10 e 4 anni vanno a letto alle 8,30 da sempre. Ora il grande legge fino alle 9 lassù, al terzo piano del letto a castello, e il secondo dice: voglio dormire, non puoi spegnere? Ma cosa avrai di cosi importante da leggere… Lui non lo sa che presto scoprirà l’acqua calda.

Zeno, il povero figlio di mezzo non ha ancora scoperto il piacere della lettura, ed io lo lascio stare, non insisto, perchè lo so poi come va a finire…

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vivere semplice

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Com’è fatto il cervello di un bambino


Scritto il 27 aprile 2013

Mi è capitata tra le mani la spiegazione semplice, chiara e competetente di come è fatto il cervello di un bambino. Lei è una pediatra e ha tre figli. Il suo sito è un pozzo di saperi. Cosa gli serve per svilupparsi al meglio? Come e perchè alcuni stimoli lo aiutano meglio di altri a crescere in armonia. Allora ho pensato di tradurlo e metterlo giu in queste mie pagine che sono sempre più un luogo di silenziosa riflessione sullo stato dell’arte della mia famiglia.

Un bambino nasce con 10 miliardi di neuroni e passa i primi 3 anni della sua vita ad aggiungere miliardi di connessioni neurali per nutrire questi neuroni e renderli più efficaci e operativi.

Queste connessioni sono di vario tipo: quelle a ragnatela chiamate dendriti e altre più lunghe chiamate assoni che si estendono in tute le regioni del cervello.

Tanto per intenderci un bambino di 6 anni ha un cervello due terzi quello di un adulto ma ha dalle 5 alle 7 volte più connessioni tra neuroni di un bambino di 18 mesi o di un adulto (Pearce 1992).

Questo potenziali di massa dendritica viene perso per l’80 per cento verso i 10-11 anni: quello che non usiamo spesso o sempre lo perdiamo! Ma la plasticità del cervello fa si che anche l’adulto possa sviluppare nuove connessioni a costo di sforzi molto maggiori dei bambini pero’.

Verso quell’età interviene un enzima che dissolve per cosi dire le connessioni poco utilizzate.

Nel bambino in via di sviluppo c’è una progressione dello sviluppo del cervello da un cervello più primitivo (chiamato reptiliano o comunemente il cervello dell’azione) a quello limbico (quello dei sentimenti) fino al più avanzato, la neocorteccia (o cervello del pensiero).

Come si è organizzato per suddividersi i compiti di gestione della baracca… vi interessa? Ve lo spiego nella seconda parte

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Il tempo di fare la maestra

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Il tempo di fare la maestra


Scritto il 21 febbraio 2013

Dopo varie strade percorse nella vita mi trovo finalmente dove devo stare: in un asilo con bambini dagli zero ai tre anni e due maestre in un bellissimo spazio nel quartiere che mi ha accolto al mio arrivo a Roma, San Lorenzo.

L'età dei bambini la dice lunga: come ben sapete è nei primi tre anni che si fanno i giochi o i danni peggiori, a seconda di come la vedete. E' un'età in cui i bambini sono aperti al mondo e plasmabili al massimo da ciò che trovano intorno a loro. Potremmo far di loro ciò che vogliamo, potremmo insegnargli a leggere e lo farebbero, potremmo raccontargli la storia del mondo dalla creazione ai giorni nostri e ascolterebbero interessati, potremmo anche dargli premi e punizioni e loro si adeguerebbero. Potremmo insomma premerli fino a farli diventare tutti dei piccoli geni, ma qui si fa ben altro.

courtesy of tarastots.com

Qui non si spreme nulla anzi si salvaguarda il più possibile. Si lascia il tempo per fare. I bambini cosi piccoli sono di una chiarezza che ti lascia inerme. Loro sanno benissimo ciò di cui hanno bisogno e se li lasci in pace mettono in atto tutta la loro volontà per andare incontro a chi sono veramente. Hanno un sacco di cose di dirci (senza parole) e bisogna vedere se noi le sappiamo ascoltare. Ci parlano diritto al cuore, i loro sguardi e i loro atteggiamenti ci dicono esattamente se quello che stiamo facendo è bene per loro oppure se è frutto del nostro ego, rumore di fondo per loro.

Non so per quanto tempo durerà questa meravigliosa esperienza, in ogni caso il dono più grande che sto ricevendo è proprio questo: poter stare accanto a bambini con i quali non sono cosi emotivamente coinvolta come con i miei figli,  per capire a fondo il linguaggio dei bambini piccoli, cosa che con i tuoi figli non riesci davvero a fare fino in fondo, coinvolta e obnubilata da aspettative, paure e sovrastrutture.

courtesy of pinterest

Occorre farsi trasparenti, saper intervenire il minimo indispensabile per mettere o togliere quello che serve a facilitare il loro gioco e sottrarre giudizio, aspettative, ambizione. Scaldare dove c'è uno spavento preso o una frustrazione, consolare dove un bimbo ha ricevuto uno sgarbo da un altro, stare accanto al bimbo che piange perchè vuole la mamma senza distrarlo da quello che lui in quel momento deve e vuole provare, la mancanza lecita, necessaria.

courtesy of pinterest

Siamo qui per aiutare i bambini a provare i sentimenti che devo provare per diventare Esseri Umani dotati di compassione e capaci di amare. Se siamo disarmate e fiduciose allora avviene una magia, un'alchimia che si rinnova ogni giorno e che nutre la mia anima come non mi succedeva in ambito lavorativo da più di mille anni.

E' un privilegio poter passare del tempo con esseri umani che non subiscono ancora  il predominio della ragione e che possono per questo attingere ad altre e più potenti forze dell'essere. E' una fortuna aver avuto il coraggio di fare questo passo avanti e di accogliere la sfida di una cara carissima amica e  vivere questa esperienza di maestra. Dico maestra e non educatrice e non operatrice dopo averci ben pensato.

courtesy of pinterest

fonte immagini: PInterest

Essere qui con questi bambini non è solo un fatto di accudimento ma è proprio un prendersi cura della propria anima attraverso l'incontro cosi diretto con esseri umani cosi freschi di arrivo sulla Terra. Se lo sai cogliere si vede benissimo che hanno ancora molto di divino e pochissimo di terreno, lo si nota perchè sorridono di fronte alle nostre piccolezze e si dispiacciono dei nostri affanni, probabilmente a volte ci considerano dei marziani, impegnati come siamo nelle inezie.

Mi sento una maestra perchè lo voglio celebrare questo incontro, ai più alti livelli, dovrei dirmi cultrice della materia, ancor meglio. E perchè voglio, prometto e spero di essere semplicemente un essere umano degno di essere imitato, che sa farsi strumento, mettere da parte le sue idee preconcette e mettersi in gioco, muoversi come una piuma ed essere angelo custode, sapersi commuovere, sbagliare e meravigliare, saper tenere in alta considerazione la dignità del bambino piccolo.

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Lasciami in pace sto giocando

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Lasciami in pace sto giocando


Scritto il 30 settembre 2012

Molti genitori pensano a tutto, proprio a tutto. Si preoccupano della scuola, degli sport e della qualità delle relazioni sociali, si preoccupano tantissimo. Peccato che i figli non siano in grado di bloccare tutta la loro ansia con un sano: Lasciami in pace sto giocando.
Ma spesso di perdono una cosa fondamentale: non capiscono cosa capita ad un bambino che non è stato lasciato in pace a giocare.

lasciami in pace sto giocando

Un bambino eccessivamente stimolato nel raziocinio fin dai primi anni di vita e poco incoraggiato a giocare è un bambino danneggiato.

I ricercatori (n.d) hanno scoperto che i bambini cui è stato negato il gioco sono cresciuti con una neo-coteccia meno sviluppata cioè quella porzione del cervello che governa funzioni come la percezione sensoriale, il ragionamento spaziale, i movimenti volontari e (nell’uomo) il linguaggio.

E non pensate solo ai bambini di Gaza o a quelli con serie difficoltà famigliari. Pensate ai vostri figli. Quanto giocano al giorno? Dieci minuti, un’ora o tre ore? (per gioco intendo il gioco solitario o di gruppo, inventato da loro, con le loro regole, senza moderazione e intromissione di un adulto)

I bambini a cui è stata diagnosticata la Sindrome da definicit di attenzione e iperattività manifestano sintomi simili. Se neghi a un bambino piccolo la possibilità di giocare e lo mandi direttamente a scuola a 5 anni, proprio quando comincia a strutturare il suo gioco, ad inventare giochi complessi e godere veramente di ciò che crea. (leggi giocare quando piove)

Il risultato potrebbe essere paura e insicurezza a causa di una precoce esposizione alla competizione e alla valutazione che si traduce in riluttanza a correre dei rischi. Alla fine – dice l’autore del libro Genitori slow, Carl Honoré – ti ritrovi con degli adulti molto noiosi.

Che cos’è il gioco?

Il gioco non è altro che una versione naturale dei processi di apprendimento più strutturati che si verificano in classe e getta le basi per costruire le capacità di leggere scrivere e contare. Il principale inconveniente del gioco è che agli occhi dei adulti assomiglia troppo ad una perdita di tempo.

tutti i diritti riservati sabrina d'orsi www.vivere-semplice.org

Il tipo di educazione a tappe forzate molto di moda in tutto il mondo (valutazioni precoci, esami, competizione ecc) è soggetto alla legge dei rendimenti decrescenti, menzionando anche un’interessante studio sul multitasking secondo il quale anche uno scaldabagno che venisse acceso e spento per molte volte al giorno finirebbe prima o poi per cortocircuitare.

Quello che chiamiamo multitasking con aria tronfia corrisponde solo ad un piano sequenziale di smetti-comincia qualcos’altro-smetti-comincia qualcos’altro. quindi vostro figlio adolescente (o voi stessi) sta davanti al computer con 5 diverse finestre aperte sullo schermo e digita qualcosa al cellulare guardando allo stesso tempo la tv in realtà fa avanti e indietro tra compiti diversi, commettendo più errori, mettendoci più tempo però sentendosi a pieno titolo un figlio del suo tempo.

Non è detto che sia meglio. Questo è il punto. Non vorrei farvi passare la voglia di leggerlo menzionando i punti salienti che sono moltissimi: vi dirò ancora che c’e’ un capitolo eccezionale sulla gestione della disciplina, sul consumismo e sulla pessima abitudine che hanno molti genitori di oggi di mettere i propri figli su un piedistallo, una frase per tutte è questa:  un bambino iper-viziato con gli anni può diventare un adulto finanziariamente incontinente.

disegni e scarabocchi

In Genitori slow c’è un’illuminante parte sui compiti a casa, le attività extra-curriculari e sullo sport, tutte attività che hanno, per riassumere, come principale scopo quello di ingozzare i nostri figli di impegni che li rendono precocemente sottoposti a orari, prestazioni e impegni di cui non solo non hanno bisogno ma che intralciano il loro sacrosanto bisogno di riposo, tempo e spazio.

Insomma, come sapete io sono di parte, ma lui è molto più neutrale di me e porta argomentazioni che condividerete e apprezzerete. Ve lo consiglio e non lo faccio perchè Rizzoli mi offre la cena. Questa non è una pubblicità.

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La qualità è oggettiva?


Scritto il 04 novembre 2010

Stai per uscire dall'ospedale con il tuo neonato e lo hai già vestito con una salopette di jeans? Stai gia pianificando di andare all'Ikea con lui (di una settimana) o di metterti in coda al ristorante con il tuo poppante perchè tanto dorme sempre e non gli danno fastidio i rumori?

Non te la prendere ma secondo me hai bisogno urgente di un corso di riacquisto del buon senso: eccone uno, a cura di un gruppo di donne meravigliose.  Si lo so sono la solita rompiballe. Non vedi perchè il jeans per il neonato non vada bene (infondo lo usano tutti), e non ti sembra niente di male portare all'Ikea un bimbo di pochi giorni.

Se hai tempo un momento te lo spiego in poche parole. E se ti interessa avrai modo di approfondire. Il tatto per un bambino appena nato è vitale. Lui percepisce il mondo attraverso la pelle, perchè non ha altro modo per adesso. Le sue percezioni sensoriali sono tutto ciò che ha, perchè vuoi offrire a tuo figlio il jeans come benvenuto sulla terra invece di un tessuto morbido,  naturale,  che veicoli accoglienza, calore e delicatezza come la lana o la seta per esempio?

Credi che lui stia comodo in un paio di jeans? Solo perchè dorme la maggior parte delle ore del giorno pensi che sia uguale lasciarlo nella quiete della casa, con luce e musica soffusa piuttosto del dlin dlon si comunica che da questo momento il ristorante ikea è aperto ecc.. che rimbomba non solo nelle orecchie ma fa vibrare tutte le viscere di questa creaturina che è appena uscita da un guscio ovattato dove ha vissuto 9 mesi….? NON E' UGUALE.

Poi ognuno è libero di scegliere, ma non è uguale. C' è una qualità diversa. E anche se tutti dicono che vogliono il meglio per i loro figli forse hanno perso di vista qual'è. Se questa cosa vi suona sensata sappiate che molte scuole steineriane in giro per l'Italia organizzano incontri  dedicati in particolar modo a gravidanza, nascita e primi 3 anni del bambino.

Gli incontri sono aperti a tutti, anche alle famiglie che non frequentano la scuola, e hanno come obiettivo condividere conoscenze su questa fase delicata della vita, capirne il valore e il senso, osservarne lo sviluppo, vivere in modo consapevole i primi giorni,  oltre che ricevere preziose indicazioni pratiche sulla pappa, il sonno, il cambio, la cura del bambino.

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Qualche approfondimento (fatto e da fare)  su:

– Perchè i primi 3 anni di vita del bambino sono i più importanti della vita? E cosa fare per preservarli al meglio? – L'educazione sensoriale come base per una sana vita delle emozioni e dei sentimenti – L' importanza del movimento nel bambino piccolo – L' infanzia sonno della ragione

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La dignità del bambino piccolo


Scritto il 02 febbraio 2010

Michaela Glokler pediatra tedesca antroposofa autrice di una delle bibbie sul bambino piccolo, La salute del bambino di cui ho parlato qui, ha tenuto recentemente un ciclo di conferenze sul bambino piccolo di cui sono state pubblicate delle dispense (difficili da reperire ma se vi interessa conosco chi le distribuisce, Silvana Motta silvanamotta@gmail. com ) dal titolo: La dignità del bambino piccolo.  

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Quello del bambino piccolo è un argomento infinito, che si può analizzare da vari punti di vista.  L'autrice è una voce fuori dal coro rispetto al punto di vista steineriano, visto che sostiene la diffusione  degli asili nidi  (fino a pochi anni fa, per motivi comunque sensati e pregni di significato, il bambino era accolto nelle scuola steiner a partire dai 3 anni. Ora si comincia a prendere in considerazione sempre più il cambiamento di bisogni sociali e venire incontro alle esigenze delle mamme che devono o vogliono tornare al lavoro prima del compimento dei 3 anni).

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Giovani Genitori parla di Vivere Semplice


Scritto il 12 giugno 2008

E’ apparsa un’intervista alla nostra famiglia su una rivista che si chiama Giovani Genitori. Si tratta di un esperimento editoriale che vuole veicolare informazioni per le famiglie di Torino e dintorni giunto al suo terzo anno di vita. Sarebbe bello che ci fosse qualcosa di simile anche a Roma.
Potete leggere l’articolo scaricando questo documento pdf, altrimenti guardatevi le foto.

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Bimbi e tv


Scritto il 09 ottobre 2007

La curiosità sul rapporto bambini e tv  è iniziato leggendo su un quotidiano scozzese (scotsman.com) i risultati di una ricerca svolta dal dottor Sigman sullo stretto collegamento tra ore di tv somministrata ai bambini e malattie come il cancro, l’autismo e il morbo di Alzheimer, senza contare altre malattie per le quali la connessione anche indiretta rispetto all’abuso del mezzo televisivo è ormai assodato come obesità, sindrome da deficit dell’attenzione e danni alla vista. Leggi l’articolo in italiano.
Dal sito punto-informativo.it arriva un’altra conferma:”La tv? Fa male ai giovani“.

TURN OFF WEEK (TUTTO L’ANNO)

Poi mi ero accorta di non essere l’unica a pensarla cosi: la settimana di astensione di protesta dalla televisione, proposta ormai da molti anni da adbusters.org un sito di attivismo controculturale, che tra le altre cose organizza anche il BUY NOTHING DAY e molte azioni a livello internazionale di sensibilizzazione sull’effetto che i media e la pubblicità riflettono da anni in america su quanto i media hanno degli effetti importanti sulla nostra vita ed in particolare sui bambini piccoli.

BAMBINI E TV, COSTI E BENEFICI

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_Prima di tutto via la tv, almeno per un po’.

per creare un ambiente sano e armonioso intorno alla nostra famiglia abbiamo ritenuto importante eliminare la tv. Stiamo parlando di una famiglia dove ci sono bambini al di sotto dei tre anni, ancora incapaci di discernere tra cio’ che è racconto, pubblicità, intrattenimento e evangelizzazione (e perchè mai dovrebbero esserne gia capaci? insegnar loro cosi precocemente a sviluppare queste capacità sarebbe come insegnare ad un neonato a mangiare la pasta al sugo /magari triturata/. tanto prima o poi si deve abituare). Con lo stesso intento con cui scegliamo con cura una dieta per i nostri figli che preveda l’inserimento graduale dei cibi, cosi la tv sarà qualcosa che i bambini impareranno a digerire quando avranno sviluppato le capacità critiche per farlo. turnoff
A questo proposito leggi l’articolo sull’impatto della televisione sui bambini e sul media education (l’American Academy of Pediatrics da addirittura dei consigli su come introdurre la tv in casa con degli step di avanzamento che permettono ai ragazzi di capire l’influenza che la tv ha su di loro, vabbè loro sono americani!!)
Una tv accesa è una porta aperta sui programmi che banalizzano e sviliscono il senso della vita e che umiliano la qualità del tempo oltre che sulle pessime notizie dei tg. Tenersi in casa quell’oggetto brutto e invadente equivale a farsi del male da soli. E’ un ricettacolo di pubblicità, un incubatore artificiale di desideri, un passatempo-perditempo per chi non ha neanche vagamente intravisto la bellezza della vita. Non si tratta di snobismo è solo la nostra via. Una scelta arrivata in modo istintivo, senza neanche starci a pensare. Era qualcosa di cui avevamo bisogno.

IL POTERE DEI MESSAGGI TELEVISIVI

Alcune volte è possibile vedere l’impatto deiturnoff2 media sui nostri figli immediatamente altre volte l’influenza che i media hanno sui nostri piccoli è meno ovvio. Avete per esempio fatto caso al fatto che in tv la violenza e l’aggressività fisica, morale e verbale viene usata come normale strumento per la gestione dei conflitti? Ma non è affatto detto che questi siano gli unici mezzi a disposizione di una persona o di un bambino che deve affrontare le piccole dispute quotidiane!! Inoltre sigarette e superalcolici appaiono spesso in film visti anche dai ragazzi, come strumenti per essere più attraenti e cool e molto raramente si parla in tv di quanto le abitudini a fumare e bere siano molto pericolose per la salute. E poi ci rammarichiamo se la maggior parte degli adolescenti fumano e bevono. E qui vogliamo essere blandi, perchè a dirla tutta potremmo anche parlare di tutto il sesso, le perversioni, l’istigazione al vojerismo che ogni giorno si palesa in televisione e nelle pubblicità. Poi ci stupiamo che gli adolescenti fanno sesso in classe, oppure girano video porno con i telefonini e se li scambiano.. Forse semplicemente non hanno la misura della gravità di ciò che stanno facendo .

INFORMATI E SCEGLI

E ti vuoi informare su quali sono i danni che arreca la televispegni la tvsione ai bambini nei primi anni di vita allora c’e’ solo da divertirsi. Come d’incanto abbiamo scoperto che la nostra scelta istintiva di gettare la tele fuori dalla finestra proveniva da un luogo molto profondo del nostro cuore. Che neanche sapevamo di possedere.
A chi dice “stupidaggini, la tv è solo intrattenimento” proponiamo di leggere questo e altri articoli alla voce Media come “stimolazione precoce della memoria nel bambino piccolo“. Non stiamo parlando di impedire ai nostri figli di guardare la tv. Si tratta solo di temporeggiare un po’.
E vale la stessa cosa per il cinema, i cartoni animati da quattordicenne dati in pasto ad un bimbo di 4 ecc… ecc…

Leggi anche “adbusters: socio-semiotica del subvertising” un saggio sulla pubblicità pubblicato da Ocula, l’osservatorio sui media e sulla società della comunicazione

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Adulti: esseri umani degni di essere imitati


Scritto il 13 ottobre 2006

settembre2005Fare il meglio per loro, facile a dirsi, ma che cos’è davvero il meglio per loro?
Amore, comprensione, attenzione e tempo.
I bambini hanno bisogno SOLO di questo. Forse.
Tuttavia crescere i figli è difficile, richiede pazienza, stabilità emotiva, idee chiare e una grandissima forza di volontà. Per noi leggere, studiare, parlare e confrontarci con altri genitori è servito a farci un’idea su quello che volevamo fare e non fare per essere i genitori che abbiamo scelto di essere.

Insegnare o educare? Le parole che usiamo

Insegnare (da in + signum)  vuol dire segnare, esprimere, fissare un signumun marchio, mostrare una via, ammaestrare. Secondo questa visione il bambino è concepito come una tabula rasa, un foglio bianco da riempire con giochi, passatempi e più avanti con concetti, idee, attività.

Educare (da e + ducere) vuol dire condurre, trarre fuori l’uomo dai difetti originali della rozza natura, ma anche tirar fuori dall’uomo gli abiti di moralità e buona creanza già insiti in se stesso. Questo approccio vede l’uomo come un essere dotato di un sapere che proviene da lontano, di un’intelligenza intuitiva.

L’adulto che si accosta al bambino con questa consapevolezza che può educare piuttosto che insegnare, ha la possibilità di attingere al sapere e di valorizzarlo fino a dare al bambino gli strumenti per riconoscere e usare il suo naturale sapere nel modo migliore per sè e gli altri.

L’importanza del gioco

capricciCosa c’entra questo con il gioco? Moltissimo. Abbiamo capito che il gioco non è una semplice attività psicomotoria. Per il bambino piccolo giocare è conoscere, fare, lavorare, vivere senza mai stancarsi. Andando avanti con gli anni ed entrando nella scuola il bambino scopre che lì non si gioca più e che il suo lavoro è quello di imparare le cose.

Lo studio viene quindi vissuto come opposto al gioco. Inoltre fuori dalla scuola, la tv ha quasi completamente sostituito il gioco quindi il bambino perde progressivamente la capacità di inventare i suoi giochi, di giocare con niente, cosa che in passato veniva coltivata come attività spontanea e naturale. Il gioco rafforza la volontà e l’equilibrio, sviluppa la capacità di cooperazione e di solidarietà tra bambini dando loro la possibilità di esercitarsi nelle dinamiche sociali che incontreranno quando saranno più grandi.

giocare con i legni

A proposito dei giocattoli: sono il barometro della nostra cultura. I giocattoli che diamo ai nostri figli indicano il grado delle nostre aspettative verso di loro e la considerazione che abbiamo per l’infanzia in generale. (lo sapevate che Barbie è stata creata nel 1959 da un tal signor Ruth Handler che l’ha copiata da una bambola di plastica tedesca per giochi erotici maschili?… e ora quelli della Mattel sono spiazzati perchè le Bratz, nuova generazione di bambole apparsa nel 2001 sono cosi sexy, disinibite e fanatiche della moda da far sembrare Barbie una suorina d’altri tempi!!. Inoltre il target di riferimento per Barbie era in origine 9-12 anni mentre oggi si è abbassato a 3-7 anni. Il fenomeno gia molto conosciuto in America come Kgoy (kids getting older younder) è gia arrivato anche qui, ma questo è un altro discorso

I nostri figli imitano proprio noi

Sappiamo che i bambini piccoli vivono nell’imitazione e imparano tutto ciò che sanno in questo modo. Ma cosa imitano? Ciò che si muove e agisce intorno a loro. La tv,  se quella sarà la loro abituale babysitter, i coetanei, i genitori. Questo è il motivo per cui, intuitivamente ogni genitore sa che è importante l’ambiente che circonda il bambino ed è fondamentale che sia popolato da individui che siano un valido modello da imitare.

A questo punto il mondo si divide in due: ci sono genitori che cercano di passare più tempo possibile insieme ai propri figli perchè sanno di essere un modello per loro e stanno lavorando per diventare un modello almeno decente e ci sono genitori che non hanno la consapevolezza del loro ruolo o non si sentono in grado di esperire questa responsabilità e vi si sottraggono con le scuse più ragionevoli, come il sovraccarico di lavoro, mancanza di tempo ecc…
Io non sono qui per giudicare nessuno, sto solo cercando di descrivere la realtà che vedo.

Oggi come oggi è molto facile lasciare i bambini in buone mani: le babysitter anche brave abbondano, ci sono ludoteche molto carine, ed poi c’e’ sempre la tv con un’offerta di cartoni animati molto intelligenti, documentari imperdibili ecc.. ma quanta importanza diamo all’ambiente in cui immergiamo i nostri figli? Se loro nei primi 3 anni di vita imitano cio’ che li circonda.. siamo consapevoli della qualità di ciò che gli proponiamo?

I nostri strumenti educativi siamo noi

Un valido aiuto ci è arrivato dal punto di vista antroposofico. In sintesi si tratta di questo: dovremmo avere piena consapevolezza del fatto che ogni nostro gesto o attività COSTITUISCE IN SE’ IL MODO IN CUI STIAMO EDUCANDO I NOSTRI FIGLI. Il modo in cui facciamo ogni cosa durante la giornata (dalla forza con cui impastiamo il pane alla noncuranza con cui ci laviamo i denti) riflette la nostra personalità e quello è il nostro strumento educativo.

giocare con tutto

Con il nostro fare, con lo stato d’animo che alberga dentro di noi e con i sentimenti che viviamo (espressi o inespressi che siano) trasmettiamo al bambino un modello da imitare. Sta a noi decidere cosa proporre.

Il nostro obiettivo? Porre le basi per la salute del corpo e dell’anima dei nostri figli. Dargli fiducia in se stesso e nel mondo circostante, farli sentire a loro volta esseri umani degni di essere imitati. Tutto qui.

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