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Videogame: sparare, stritolare, violentare è divertente!

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Videogame: sparare, stritolare, violentare è divertente!


Scritto il 12 luglio 2013

cosa c è di male è solo un gioco: videogame

I vostri figli vogliono solo chiudersi in camera e stare attaccati al computer? Avete due possibilità: lasciarli fare, per esempio lasciarli giocare tutto il giorno ai videogame (tanto lo fanno tutti) oppure preoccuparvi per loro, anzi occupavi di loro.

Il gap generazionale è normale e antico quanto il mondo, ma il sempre più difficile rapporto tra adulti e bambini è pilotato dal marketing per l’infanzia intenzionata a recidere il legame tra genitori e figli.

L’obiettivo? Rendere i genitori noiosi e i media e le marche attraenti. In modo che ai primi non si dia retta, e i secondi siano i veri piloti della vita di bambini e ragazzi.

Vi faccio un esempio: addictinggames.com, la nave ammiraglia di Nichelodeon, pluripremiato network per l’infanzia (quello di Spongebob per intenderci) pare essere anche famoso per un altro contenuto: i giochi estremi e brutali. Se andate in giro a grattare un po’ sotto la superficie del sito scoprite che su addictinggames ci sono giochi per imparare a sparare, stritolare, violentare e seviziare esseri umani vari.

Vuoi provarne uno? E’ divertente: Prendi a sberle il tuo capo

Vi chiederete: perchè un bambino si diverte a compiere degli atti violenti?

Lo dice chiaramente il dottor Koheler, esperto di pedagogia, nella sua conferenza sul potere attrattivo della violenza nei ragazzi: i ragazzini hanno bisogno di sperimentare, di provare ebbrezza, di contravvenire alle regole date dalla famiglia: cosa c’è di meglio allora se non sparare, stritolare, violentare?

E le corporation sfruttano questo normale bisogno dei ragazzi per vendere i loro prodotti. E come se non bastasse incitano i bambini a giocare con giochi violenti o appiccicosi, traduzione terribile per dire che danno dipendenza, asserendo che sono DIVERTENTI. E’ divertente qualsiasi cosa possa stimolare o convincere il bambino a desiderarla. La violenza è divertente, le bugie, il furto, la vendetta e l’avidità sono divertenti.

Questo vale soprattutto per i maschi. Per le bambine il meccanismo scatenante è scenari d’amore, come i videogiochi in cui prendersi cura di un cucciolo virtuale, Webkinz  o Neopetz. Prima si crea la relazione di cura tra la bambina e il cucciolo poi si minaccia l’utente di sottrarre cibo e acqua all’animaletto se le visite al sito non saranno ricorrenti. Gli utenti si affezionano e le pagine viste al mese sono assicurate!

videogame

L’esperto Martin Lindstrom elenca le emozioni di base su cui occorre fare leva per soddisfare i loro bisogni svelando cosi  i pilastri del marketing per l’infanzia.

  • L’amore
  • la paura
  • il dominio (l’aspirazione dei bambini ad essere indipendenti dagli adulti e padroneggiare nuove capacità)
  • la fantasia
  • l’umorismo (prendersi gioco degli adulti per esempio)
  • il collezionismo.

I bambini sono vittime di un meccanismo vecchio quanto il mondo sfruttato abilmente dalle corporation: il loro bisogno di imitare il mondo adulto e di sentirsi o apparire più grandi. Oltre ad intercettare le emozioni dei bambini, il marketing crea dei perfetti meccanismi di dipendenza attraverso collaudati sistemi come la costante probabilità di ricompensa.

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Il mondo: peggio di come lo abbiamo immaginato

 

Immaginate che venga approvata una legge per cui i bambini devono stare 5 ore al giorno davanti ad uno schermo e che fosse insegnato loro che ragazzi e uomini siano e debbano essere brutalmente violenti, e che le ragazze siano oggetti sessuali, e che identità, autostima, felicità e fortuna siano definite da ciò che la gente compra e possiede e che i genitori siano noiosi e squallidi, utili sono per acquistare gli oggetti desiderati e che i comportamenti compulsivi e ossessivi siano la normalità.

Tutti i genitori scenderebbero sul sentiero di guerra considerandola una catastrofe. Bene, sappiate che la catastrofe è gia in atto, secondo le più moderne teorie che vogliono il genere distopico di moda, solo non è alla luce del sole, ma è una strategia subdola e sistematica.

Ne parla in modo accurato e realistico Joel Bakan, l’autore di assalto all’infanzia.

Approfondimenti:

Occuparsi o preoccuparsi di loro?

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Playtime, alta moda per bambino


Scritto il 04 febbraio 2009

Non sono certo il tipo di persona che va alla ricerca dell’alta moda, ma questa volta ci sono finita, come la padella nella brace. E non parlo di moda per donna, scarpe-borse-accessori… peeegggio: alta moda per bambini. Può esserci peggior paradosso?

le vestiaire de jeanne

le vestiaire de jeanne

Il Salone internazionale dedicato al mondo dell’infanzia

Per colpa della mia incontenibile curiosità sono capitata al Playtime, salone internazionale dedicato al mondo dell’infanzia….
Mi aspettavo un luogo di alta creatività, dove sartine–illustratrici di tutto il mondo si incontravano per esporre le loro piccole produzioni artigianali… invece si trattava di un vero e proprio salone di moda, dove ricche signore milanesi (e omologhe parigine, londinesi e giapponesi) griffate da testa a piedi si muovevano  in piccoli branchi facendo tintinnare i loro gioielli e comprando 300 pezzi li, 500 pezzi la e portandosi nei loro negozi il top dell’haute couture per bambini da 0 a 12 anni. Very chic!!

Quando ero giovane andavo a Parigi per visitare il Louvre o scrivere poesie all’ombra della Tour Eiffel  e ora ritrovandomi al Playtime ho pensato: devo essermi davvero rimbambita ad essere in un posto come questo.
Ma mentre c’ero ho pensato di fare un’analisi sociologica-di mercato dei prodotti in vendita per capire qualcosa in più di come funziona questo matto mondo.

Analisi sociologica semiseria

Prima di tutto ho riscontrato che va di moda una nuance di colori assolutamente inaspettata per l’infanzia, marroncino spento stile tristezza, come testimoniato dal più autorevole magazine di moda-e-style bimbi ovvero il parigino Milk magazine.

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A parte i mitici belgi (maan e simple kids), che si fanno notare in tutto e anche nella moda per bambini, quasi tutti hanno portato alla fiera una palette davvero spenta, cupa, betoniera, cemento. Ma come è possibile?

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i belgi  maan   ridimensiono  il cemento associando verdi acidi e dei bei magenta

Cosa rappresenta questa gamma di colori? Andando a scavare scopro che hanno tutti qualcosa in comune: la gamma di  tonalità e lucentezza è la stessa ed è molto bassa (il fedele photoshop mi viene incontro facendomi notare che nella palette di analisi del colore H=hue ovvero tonalità è sempre 96° S=saturation è variabile e B=brightness è sempre  70%) per maggiori info su questa analisi leggi cosa signigica HSB

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Cosa significa? Un’idea me la sono fatta, sarà un po’ strampalata (come al solito) ma è la mia. E voi cosa ne pensate?

I bambini del 2000 sono iperattivi, logorroici e incontenibili. Non li sopportiamo più e li vorremmo diversi (parlo del sentire comune e sto volontariamente generalizzando). Li vorremmo più calmi, pacati e riflessivi, li vorremmo più adulti, ragionevoli e sedentari (se stanno seduti poi non si sporcano, non bucano i pantaloni da 80 euro sulle ginocchia e non sudano, che poi gli viene l’influenza).
Secondo me il punto di tonalità e lucentezza della moda per bambini riflette questo desiderio inconscio della popolazione adulta che non avrà mai il coraggio di ammetterlo ma a cui pesa il fatto che i bambini veicolino un immaginario che sfugge loro completamente.

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talc

In fondo in fondo ci chiediamo perchè i bambini sono selvaggi,  leccano volentieri le suole delle scarpe e non amano stare seduti mentre i genitori prendono l’aperitivo.
Perchè i bambini sono generosi, regalano ai loro amichetti i costosissimi giocattoli che gli compriamo e sembrano non conoscere assolutamente il concetto di proprietà privata
Perchè i bambini sono vivaci, spaccano tutti, bucano i fogli quando disegnano, urlano e amano il rumore…

Tutte cose che l’adulto non arriva a comprendere perchè vive in un mondo fatto di raziocinio e moderatezza, dove non c’e’ spazio per lo scarabocchio, la vitalità di una corsa a lingua penzoloni, la durezza di una frase sincera detta in faccia, l’innocenza, la capacità di agire senza sovrastrutture. L’adulto non si da pace perchè non riesce a tenere i bambini sotto controllo, non bastano le urla, non bastano gli sculaccioni.

Allora, se facciamo parte di una certa classe sociale li vestiamo di marrone, grigio e nero credendo che sia “bello”, che “stia bene” ma inconsciamente sperando che l’opacità dei colori tolga un po’ di lucentezza ai nostri figli, li renda più adulti, noiosi, posati e lenti, come siamo noi. Io penso che la flemma e la mollezza del nero potrà fare anche molto chic per un certo mondo adulto ma sui bambini è davvero poco terapeutico.

Anche perchè l’effetto paradosso nei bambini piccoli è molto spiccato: come somministrare un psicofarmaco a base di anfetamina calma i bambini invece che eccitarli anche somministrare colori tenui ha l’effetto di renderli ancor più agitati (solo nei primi anni di vita). Ma questa è tutta un’altra questione.

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E comunque care tutte voi che mentre leggete mi odiate perchè dico cose che forse muovono corde che non sapevate di avere, vi dico che il motivo per cui mi sono appassionata a questo argomento è che questi colori mi piacciono.
AH!!!! Sarà per caso che anche io sono estenuata da questi bambini cosi pieni di vita? E’ faticoso stare con i bambini vivaci. Non posso di certo negarlo. L’importante per me è capire il perchè delle cose, visto che come adulta ho bisogno solo di mettere in un cassetto della mia razionalità qualsiasi sentimento in modo da poterlo controllare.

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