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Che ruolo gioca internet nella relazione tra adulti e bambini? Approfondimento in 8 puntate

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8) Le potenzialità della relazione in carne ed ossa


Scritto il 18 luglio 2023

Questo lungo articolo pensato durante il lockdown per una rivista specializzata dedicata ad internet e media  mai uscito, viene qui pubblicato a puntate.

OTTAVA ED ULTIMA PUNTATA PUNTATA

Che ruolo gioca internet nella relazione tra adulti e bambini? Approfondimento in 8 puntate

L’adulto (che sia insegnante o genitore) ha secondo me il compito di: 

    • incoraggiare
    • sostenere l’impegno
    • valorizzare i ripetuti tentativi di qualsiasi iniziativa, anche quando non vanno a buon fine.

Se non sono gli adulti i primi ad agire in questo modo come possiamo aspettarci che i giovani adulti siano in grado di farsi coraggio di fronte alle difficoltà della vita?

Non si tratta solo di rendimento scolastico o rendimento sociale, valore umano, capacità relazionale, si tratta di tutto questo insieme.

Fare paragoni e lodare sempre i più bravi è poco efficace ai fini dell’inclusione, mentre frasi come “hai lavorato sodo, complimenti” danno risalto e valore allo sforzo e alla costanza.

Sia l’insegnante che il genitore devono dotare i loro bambini e ragazzi di strumenti per costruire attenzione, autonomia e fiducia stabilendo confini ragionevolmente progressivi e adatti alla loro età:  la conquista di nuovi linguaggi di comunicazione deve diventare una necessità di cui far virtù per fare alcuni passi oltre quei limiti.

Lo smartphone può abilmente essere usato per sviluppare la ricerca di strumenti, per rendere la conoscenza appassionante come una caccia al tesoro, per andare a scovare contenuti di qualità e avere idee innovative là dove è sempre apparentemente più facile trovarli o concepirle.

Operare in assenza di mezzi

Come costruire percorsi di avvicinamento a contenuti innovativi o di qualità è la vera sfida. La mia tesi è che questa sfida parta dall’assenza di mezzi (e del mezzo per antonomasia di cui fin qui abbiamo parlato) più che dalla sua presenza.

Non dobbiamo insegnare agli adolescenti ad usare il web per cercare fonti ma dobbiamo chiedere loro di risolvere dei problemi o di elaborare delle proposte inedite a partire dalle fonti che eventualmente vorranno mettere in campo. E per farlo devono andare oltre il mezzo. Avere il coraggio di usare le mani, il corpo e non solo lo schermo. 

In famiglia come a scuola lo smartphone ha lo stesso valore di una pentola o di una penna. Sta a noi escogitare soluzioni appetibili: chiediamo agli adolescenti di cucinare un piatto tailandese per il compleanno dei fratelli o di comporre una poesia in una lingua sconosciuta per la lezione di letteratura, dove i versi facciano rima mantenendo un senso compiuto, solo allora il mezzo avrà una finalità concreta e il suo uso potrà essere apprezzato dal genitore che gusta la cena o dall’insegnante che leggendo ad alta voce scoppierà in una risata… quell’uso sarà davvero condiviso e darà la possibilità all’adulto di apprezzare e congratularsi con il giovane per il suo virtuoso uso del mezzo.

Antichi metodi per raggiungere obiettivi nuovi

I metodi per capire i processi che incorporano i device digitali nella vita di tutti i giorni sono tutt’altro che digitali: l’ascolto spregiudicato, l’astensione dal giudizio e il silenzio. Metodi antichi e forse destinati sempre più solo ad adulti o giovani adulti iniziati che conoscono bene i mezzi e i loro segreti, metodi infatti sempre meno utilizzati nei comuni setting famigliari e scolastici dove il rumore e la fretta dominano su tutto il resto. 

Staccare l’attenzione dalla relazione a quattro occhi e incanalarla in quell’alternativa al tubo catodico che è lo schermo dello smartphone significa staccare la spina propriamente dalla relazione più complessa in assoluto: quella che mette in campo il corpo fisico. 

Sentire con il corpo

Per questo motivo è assolutamente necessario che questo contatto venga mantenuto il più a lungo possibile (è il famoso continuum di cui si parla nella relazione educativa dei primi momenti di vita del bambino) perché possa essere riconosciuta come una relazione di valore, una relazione di qualità essenzialmente superiore rispetto a tutte le altre. Se viene messa in discussione questo assioma decade automaticamente il concetto di relazione famigliare o di setting primario caratterizzato dalla cura fisica, dal soddisfacimento dei bisogni relativi alla sopravvivenza fisiologica dell’essere umano.

Nessuna potenzialità della tecnologia mobile può essere sfruttata per contribuire allo sviluppo dell’identità, delle capacità di apprendimento e di comunicazione degli adolescenti se non esistono alla base altri strumenti, sempre più sottovalutati e dati erroneamente per scontati come l’essere ascoltati, presi in considerazione per le proprie opinabili opinioni, essere visti, guardati mentre si sbaglia, consolati, aiutati, incoraggiati.

Puoi farti sentire solo se sai sentire

Attualmente ciò che mi sembra più probabile è che le potenzialità della tecnologia mobile vengano usate come sostitutivo del controllo e come megafono della voglia di comunicare e di conoscere gli altri, senza che si trovi il modo di aiutare i giovani a capire che non è in un setting virtuale che si può realmente comunicare né conoscere. L’esperienza fisica e pratica di una realtà non è mai eguagliabile alla sua trasposizione in ambiente digitale, una chiacchierata al telefono non può essere paragonata a quella fatta di persona e questo è il presupposto essenziale per avere ben chiaro che alcuni discorsi non si possono fare al telefono e molte altre azioni conoscitive come il sesso non si possono simulare o sublimare nella fruizione di materiali pornografico. 

Come dice lo psicanalista Recalcati nel libro “I tabù del mondo”, abbiamo progressivamente abbandonato ogni tabù e stiamo diventando la società della perversione: rendendo accessibile ogni fantasia e trasgredibile ogni legge si vanno perdendo la curiosità e il desiderio, che esiste solo se accompagnato dalla tentazione di raggiungere qualcosa di segreto, di non conosciuto. Una volta tolto il velo nulla può essere, appunto, “svelato” e perde il suo stesso motivo di esistere.

LE PUNTATE PRECENDENTI

Prima puntata: Che ruolo gioca internet nella relazione tra adulti e bambini?
Seconda puntata: Relazione digitale o in carne ed ossa: che differenza fa?
Terza Puntata: Come sono cambiate le condizioni d’uso dei device mobili
Quarta puntata: Com’è cambiata la relazione genitori-figli, quando questa è mediata
Quinta puntata: Com’è cambiata la percezione della privacy
Sesta puntata: Com’è cambiata l’attenzione, la nostra principale risorsa
Settima puntata: Com’è cambiata la relazione a scuola
Ottava puntata: Le potenzialità della relazione in carne ed ossa

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2 Adulti e ragazzi e il loro rapporto mediato da internet. istruzioni per l'uso. Seconda puntata

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2) Relazione digitale o in carne ed ossa, che differenza fa?


Scritto il 05 luglio 2022

Questo lungo articolo, pensato per una rivista specializzata durante il lockdown e mai uscito, viene pubblicato a puntate, i link in calce

SECONDA PUNTATA

Continua da qui >>>

Nella terza fase bambini e ragazzi hanno cominciato a chiederci indietro l’attenzione gli avevamo sempre dato, risucchiata dalla distrazione e dalla fretta che l’uso indiscriminato della connessione ci aveva procurato.

Per un certo periodo i ragazzi hanno silenziato i loro device e ci hanno chiesto di ascoltarli ma visto che la risposta era negativa sono ripiombati come noi nella grande babysitter.

Quello che abbiamo dimenticato di osservare, almeno noi che osserviamo il web oltre ad usarlo forsennatamente, è che l’internet non può farsi mediatore nella costruzione di relazioni e connessioni solide, perché non può intervenire nel livello di concretezza della presenza fisica, della ripetitività e costanza di certi gesti o parole o abbracci. Alla famiglia servono affetti, abitudini condivise e tradizioni che si consolidino attraverso l’appartenenza a partire da relazioni in carne ed ossa.

Digitale o in carne ed ossa, che differenza fa?

Ogni variazione anche temporanea rispetto alla garanzia di prossimità fisica è un elemento di forte squilibrio, in generale, per tutti i membri di una comunità, dai più giovani ai più anziati.
Senza strumenti adatti alla costruzione e alla manutenzione delle relazioni la tecnologia non è in grado di creare né distruggere le relazioni. La connessione digitale non ha questo potere.

La costruzione della famiglia (o del gruppo classe, o della comunità) deve essere già avvenuto perché la tecnologia mobile possa avere un’influenza di qualche tipo sul mantenimento delle relazioni.

Oggi siamo di fronte a famiglie con bambini piccoli nelle quali il legame non è ancora sufficientemente solido e strutturato, che anzi rischiano di non aggregarsi mai attorno ad un qualche tipo di focolare anche virtuale, ognuno di loro disperso all’interno del suo schermo.

LE PUNTATE PRECEDENTI

Prima puntata: Che ruolo gioca internet nella relazione tra adulti e bambini?
Seconda puntata: Relazione digitale o in carne ed ossa: che differenza fa?
Terza Puntata: Come sono cambiate le condizioni d’uso dei device mobili
Quarta puntata: Com’è cambiata la relazione genitori-figli, quando questa è mediata
Quinta puntata: Com’è cambiata la percezione della privacy
Sesta puntata: Com’è cambiata l’attenzione, la nostra principale risorsa
Settima puntata: Com’è cambiata la relazione a scuola
Ottava puntata: Le potenzialità della relazione in carne ed ossa

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Social warning e l’uso consapevole dei media

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Social warning e l’uso consapevole dei media


Scritto il 08 agosto 2021

Social warning è una rete di volontari, tutta italiana, nata per sensibilizzare genitori, ragazzi, e insegnanti all’uso consapevole dei mezzi di comunicazione.

Nasce dall’idea di un giovane che conosce bene la rete, per esserci caduto come vittima di bullismo e per essersi in seguito riscattato diventando proprio un esperto di comunicazione.
Questo ragazzo ha creato il Movimento Etico Digitale di cui Social warning è un progetto operativo.

Sbagliando si impara

E cosi oggi centinaia di formatori sono all’opera in tante realtà aggregative italiane per portare l’attenzione su pregi e difetti dell’uso smodato della tecnologia. Volevo raccontarvelo perchè sono fiera di far parte di Social Warning e perchè credo che sia un’iniziativa lodevole e necessaria.

Uso consapevole dei media?

Quando sai che qualcosa che mangi o bevi può farti male se esageri cosa fai? Stai attento, consumi con cautela ovvero in modo responsabile. Giusto?

Ma quando non hai consapevolezza dei potenziali danni che l’esposizione prolungata a smartphone, videogiochi, sociale network ti procurano chiaramente non fai attenzione.
Ci stai un’ora, 10 ore al giorno. Che differenza fa? Il tempo passa velocemente, tanti amici ti scrivono, hai cosi tante cose da fare che non ti serve neanche più incontrarli, sei sempre e comunque connesso a loro. O almeno questa è la tua impressione. Giusto?

Il tempo che passi al telefono fa la differenza

E’ sempre più evidente a medici e addetti ai lavori che la sovra-esposizione ai mezzi di comunicazione sociali sia deleteria per un’ampia serie di ragioni. I social media ti danno l’illusione di essere in contatto con gli altri quando in realtà sei solo. Whatsapp e le sue notifiche ti danno la sensazione che qualsiasi momento della giornata ci sia una notizia proprio per te, che potrebbe cambiarti la vita. (un nuovo colloquio di lavoro? un nuovo potenziale fidanzato? ecc.. ecc..)

Cosa dicono gli esperti

Le ricerche parlano chiaro, ecco solo alcuni degli effetti a lungo termine:

Ad ogni età sono riscontrabili effetti diversi, che vanno dalla progressiva perdita di empatia, capacità di attenzione e concentrazione, autostima, insicurezza, tono dell’umore, capacità di relazionarsi con gli altri e senso della realtà. (Ok Salute)

Paroloni… sarà vero?

A che titolo parlo? Non sono un medico e neanche uno scienziato. Sono solo una ex consulente di comunicazione appassionata di media da 25 anni,  mamma di 3 adolescenti ed insegnante alla scuola media, ops scusate, scuola secondaria di primo grado (chissà chi è quell’esperto di comunicazione che ha deciso di chiamare in modo tanto complicato una cosa che aveva un nome chiaro e semplice, boh!)

Quello che voglio dire è che questo è il mio blog, non è una testata giornalistica, e qui racconto la mia esperienza personale, le mie ricerche e le mie riflessioni.

Social media: usare con cautela

Guardiamo un po’ di statistiche (fonte della fonte)

  • 4 ore di mobile al giorno
  • il 90% della popolazione possiede un telefono
  • abbiamo 3.5 device a testa
  • guardiamo 5 metri di contenuti al giorno
  • il 20% dei millennials apre il telefono 50 volte al giorno (fonte: www.themarketingfreaks.com)

Non credete anche voi che dati del genere meritino un po’ di attenzione e cautela? Non capisco come tanti genitori di bambini anche piccoli possano liquidare la questione con un “che posso farci, mio figlio non vive più senza e suoi amici hanno tutti il telefono!

Non è che siamo sciocchi o incapaci. Forse il motivo sta nel fatto che le scelte che facciamo non sono razionali anche se noi crediamo che sia cosi, semplicemente il fatto che i nostri figli stiano in compagnia dei loro telefoni ci dà un sollievo biochimico. Senti qua:

Come possiamo proteggerci?

Con la consapevolezza, con un lavoro sul nostro benessere, eliminando gli automatismi che ci gratificano..

Ma una buona notizia c’è

Mentre l’uso smodato è sempre da evitare, secondo una ricerca ancora sperimentale un uso moderato dei social media potrebbe avere effetti benefici sul cervello (State of Mind) sopratutto su soggetti con un disturbi del comportamento e schizofrenia.

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minimalismo_digitale

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Minimalismo digitale: ne hai bisogno anche tu!


Scritto il 06 febbraio 2019

minimalismo_digitale

Ti sei accorto che controlli la posta 200 volte al giorno?
Scrivi messaggi what’sapp  dal mattino alla sera?
Hai cosi tante urgenze ogni giorno? Davvero?
O forse ti sembra normale solo perchè lo fanno tutti?

Se la risposta è si continua a leggere. Scoprirai perchè urge una cura di minimalismo digitale.  Altrimenti non perdere tempo e torna su Facebook, Insta, Twitter o dovunque tu senta di star bene.

Che cos’è il minimalismo digitale?

Sono più di 10 anni che propongo su questo blog il digital detox: quando ancora non si parlava di dipendenza da social o di FOMO (fear of missing out, la paura di perdersi qualcosa di importante quando si è disconnessi).

Sono anni che intuisco quanta dipendenza danno i mezzi di comunicazione. E mi chiedo da sempre come non cadere in trappola e progettere i miei figli.

Qualcosa si potrà pur fare no?

Come ribellarsi alla dipendenza da tecnologia

Se smartphone e ipad sono chiamate la nuova cocaina digitale io non ci voglio cadere. E non si tratta di isolarsi dal mondo ma di evitare che le relazioni digitali prendano il sopravvento.

Voglio privilegiare i rapporti umani che posso coltivare in-carne-ed-ossa.

Io le chiamo relazioni vere ma so che alcuni non sono d’accordo. Per me le cose vere si mangiano, si strusciano sulla pelle, si guardano negli occhi, si annusano. Cosa definisce una cosa vera per voi?

Per molti di noi non è facile disconnettersi da internet per un giorno o per una settimana: rischieremmo il licenziamento o forse il divorzio. Quindi andateci piano, non voglio finire nei guai se seguirete i miei consigli.

Un giorno senza smartphone

Ma una cura d’urto è senz’altro efficace per renderci conto di quanto tempo sprechiamo e di quanta attenzione regaliamo a estranei salvo poi finire per perdere interesse per le persone che ci sono più vicine.

Il fatto è che la ricerca mostra che il 70% della felicità deriva dalle relazioni: non solo dal numero di amici ma soprattutto dalla vicinanza e dalle affinità che è possibile manifestare con amici e parenti, colleghi, vicini e figli.

Se ci pensiamo bene infatti il modo migliore per dedicare tempo a queste relazioni è toglierlo a quelle
pseudo-relazioni che ognuno di noi coltiva sui social media, chi per lavoro, chi per passione, chi semplicemente per intrattenersi mettendosi in mostra.

Ormai vanno di moda trucchi e suggerimenti per ridurre il tempo sullo schermo (prova l’app touch screen e scopri quante volte tocchi il tuo smartphone in un giorno, se supera le 2617 volte dovresti farti qualche domanda).

In generale le diete e le astensioni da smarphone sono efficaci solo fino alla prossima volta che senti un ronzio in tasca.

La tecnologia non è il diavolo, ma serve equilibrio

Abbiamo bisogno di qualcosa di più dei suggerimenti, abbiamo bisogno di una filosofia. Un sistema. Oserei dire, un ethos. Finalmente è ha cominciato a circolare in rete il termine minimalismo digitale, ovviamente non l’ho inventato io, però sono felice di aver colto questo segnale già molti anni fa.

Forse è perchè ho in casa 3 figli che avrebbero vissuto a pane e tablet se noi non avessimo gentilmente limitato i loro pruriti tecnologici. E lo abbiamo fatto proprio perchè entrambi siamo genitori esperti di tecnologia. 

Come possiamo ottenere il meglio dalla tecnologia senza farci fregare?

Prima di tutto dovremmo capire una cosa fondamentale: non ci stiamo perdendo nulla se ci sconnettiamo per un paio d’ore quando andiamo a prendere i figli a scuola, o se non accendiamo il telefono il sabato mattina. Stiamo solo guadagnando tempo prezioso per costruire una relazione sana e profonda con le personcine che diciamo i amare tanto: i nostri cuccioli.

E’ importante?

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Se coltivare una relazione profonda e stabilire una connessione vera con i tuoi figli è una priorità per te ti consiglio di leggere il mio  libro VIVERE SEMPLICE che si può ordinare i qualsiasi libreria o acquistare sul sito della casa editrice con Paypal oppure su Amazon con lo sconto del 15%

 

Le paure di oggi

Il problema è che se non sei super-connesso, potrebbe esserci qualcosa che ti stai perdendo, giusto?

In realtà il vero problema è che proprio a causa del nostro costante essere online quello che ci stiamo perdendo è il mondo reale, le relazioni più intime, il tempo per conversare e stare insieme. Fare cose insieme: cosa fino a poco tempo fa cruciale per avere una vita soddisfacente. Per questo abbiamo bisogno di minimalismo digitale: di un alert che ci dice: adesso spegni! adesso spegni tutto!

Essere con le persone di persona, fare delle scelte, sacrificare delle cose per farne altre, connettersi con loro attraverso il bene, il male, il noioso, l’interessante. Ne abbiamo bisogno per sopravvivere. O almeno ne avevamo bisogno. Oggi forse ci basta internet.

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ADOLESCENTI Photo by Erik Lucatero on Unsplash

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Benessere digitale a scuola e in famiglia


Scritto il 30 ottobre 2018

Siamo una famiglia di nerd: mamma insegnante ex consulente di comunicazione, papà esperto di radio e web, i nostri 3 figli sono cresciuti in mezzo a tecnologie di ogni tipo.

Fino ai 2 anni.

Poi abbiamo cominciato ad osservarli meglio, i nostri bimbi: la loro reazione a tutti gli schermi era ipnotica e invasiva, ne chiedevano sempre di più.

Per questo abbiamo scelto il minimalismo digitale: dare dei limiti con il sorriso e senza punizioni.

Cosa succede quando limiti o neghi qualcosa?

Devi offrire alternative, portarli in natura, spegnere noi adulti per primi tutti gli schermi.

Ora i ragazzi hanno 16, 14 e 8 anni e quando le chat diventano oppressive smettono di seguirle, vanno a scuola in bici, fanno sport, amano stare nel bosco e la sera sera quando ceniamo fanno a gara per chi ha più da raccontare.

Non lo dico per farmi bella, ma per sensibilizzare quei genitori che pensano sia impossibile avere un ruolo attivo nell’eduzione dei propri figli. E’ non solo un diritto ma soprattutto un dovere.

I nostri figli dipendono dalle scelte che noi per primi facciamo. E in questo caso si tratta di scelte difficili: imporre limiti, controllare senza essere controllori antipatici, tenere i bambini nel loro mondo senza per questo gettare la spugna.

Ne parlo nel libro VIVERE SEMPLICE dove racconto come abbiamo agito per limitare l’uso della tecnologia e degli schermi tra i 9 e 16 anni, l’età più sensibile, dove bambini e ragazzi hanno bisogno di essere più assistiti nell’ambito del loro rapporto con la tecnologia

Sono certa del fatto che se non fossimo stati sensibili a questo argomento ne avremmo sottovalutato le conseguenze, come tendono a fare la maggior parte dei genitori che auspicano che i loro figli siano abili nel mondo digitale e danno per scontate le competenze nel mondo reale.

Fare i conti con il digitale

Dobbiamo imparare a fare i conti con la tecnologia, conviverci il meglio possibile e imparare a sfruttarla senza farci rubare troppe ore di vita.

Per questo ci vuole consapolezza dei mezzi, uso responsabile e una certa dose di equilibrio, coraggio, curiosità e motivazione per la vita.

Siamo i primi genitori di nativi digitali, di certo non è facile per noi dare indicazioni ai nostri figli, a stento sappiamo noi come gestire quest’invasione.

internet-safer-day 2021

Benessere digitale

Il benessere digitale è la condizione di chi sa sfruttare le crescenti opportunità messe a disposizione dai media digitali, sapendo al contempo controllare e governare gli effetti delle loro dinamiche indesiderate.

A questo scopo occorre possedere un vasto spettro di competenze specifiche, relative agli strumenti, alle informazioni, alle relazioni online, alla creazione di contenuti e, non ultime, alla gestione del proprio tempo e della propria attenzione.

Come si costruiscono le competenze per la vita digitale

Per costruire la propria identità digitale senza che la nostra vita in carne ed ossa risulti deprivata, scollegata, insipida occorre mettersi al lavoro.

Anche noi adulti abbiamo bisogno di mantenere un sapiente equilibrio tra le nostre abitudini. E per farlo occorre esercizio.

La capacità digitale non riguarda solo il saper gestire certi strumenti ma anche la capacità di gestire la propria attenzione. La sovrabbondanza di informazioni crea sovraccarico mentale che dà confusione e senso di disagio.

Tutto dipende dalle nostre scelte?

Siamo sicuri che la capacità di gestire la nostra attenzione dipenda solo da noi? Secondo me siamo pesantemente influenzati dalle opinioni degli altri.

Le sfide che il digitale porta nella gestione del tempo e dell’attenzione riguardano soprattutto il sapersi mettere in relazione ai propri bisogni e non quelli degli altri. Ma quali sono i nostri bisogni? Ce lo siamo mai chiesti?

Per i nostri figli vorremmo che navigassero agevolmente nella sovrabbondanza della rete ma anche sapessero difendere i propri spazi di attenzione piena e che la loro vita non fosse confinata al mondo digitale.

Sviluppare nuove capacità

In occasione dell’Internet Safer Day è possibile partecipare a eventi informativi sul sito www.generazioniconnesse.it consigliamo a tutti i genitori e gli insegnanti di non perdere l’occasione di acquisire competenze ormai necessarie per aiutare i ragazzi ad orientarsi in rete.

Anche il MIUR organizza un evento in diretta streaming con la Polizia Postale di stato, il 9 febbraio 2021 dalle 10 alle 12, tutte le informazione sul sito del MIUR (pagina dedicata all’Internet Safer Day)

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facebook ci ruba le occasioni più belle della vita

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Scomparire da Facebook


Scritto il 15 gennaio 2018

il web era il posto della creatività per eccellenza ora con facebook non lo è più secondo me

Lavoro nel web da più di 20 anni. Ho sempre amato passare varie ore del giorno a navigare seguendo quella meravigliosa associazione di idee che mi portava a scoprire interessi affini. Era un bellissimo passatempo che mi arricchiva professionalmente e culturalmente.

Per anni ho fatto del web il mio laboratorio di creatività, salvando liste e liste di link per non perdere nulla di tutte le scoperte incredibili (questa, questa e questa) che facevo nell’iperuranio, ops voglio dire ipertesto.

Ma da quando c’è Facebook è diverso. Curo e ho curato moltissime pagine facebook di aziende e clienti che hanno interessi anche lontanissimi dai miei. Per questo motivo mi sono trovata con una profilazione riduttiva dei miei interessi.

Facebook io sono sono come tu credi

Sai come funziona Facebook no? Ti propone notizie che crede ti interessino in base ai mi piace che metti. Ma io non dico mai  mi piace proprio perchè voglio essere il più possibile trasparente agli occhi di Edgerank, quel maledetto algoritmo che governa il fb, però pare che lui si sia fatto comunque un’idea di chi sono. Sbagliata!

Che in questi giorni Mark Zuckerberg venga a dirmi che Facebook darà sempre più spazio alle persone e meno alle pagine mi fa solo arrabbiare: se voglio degli amici con cui parlare gli telefono, li invito a cena e li guardo in faccia, non ho bisogno di fb per rimanere in contatto con loro e sorbirmi le loro ingenue ostentazioni di interessi.
Di persona tutti avremmo meno bisogno di apparire e saremo obbligati ad essere un po’ di più.

Facebook mi ruba tempo, mi dà un sacco di informazioni che non voglio, mi chiude nello stanzino delle chiacchiere inutili degli amici che hanno un sacco di tempo da perdere, quello dei proclami, degli slogan, delle fake news, delle petizioni, dei concorsi, delle offerte speciali dei tuoi colleghi consulenti eccc.

facebook mi ruba la vita

Io non sono questo, sono molto altro

Ho appena letto un frase nell’ultima newsletter di Ivan Rachieli che condivido moltissimo. Grazie Ivan per aver trovato le parole, da quando ho finito di scrivere il mio libro non riesco più a metter giù un pensiero scritto che sia uno.

Ebbene cosa dice Ivan? Facebook è una manifestazione amplificata e velocizzata delle relazioni sociali che definiscono la nostra vita, una manifestazione che per noi che lavoriamo nel web è diventata sostanzialmente impossibile da controllare, da apprezzare, da assecondare.

Anche io trovo Facebook aggressivo e violento ma anche svilente e patetico in alcuni casi e visto che non amo biasimare gli altri me lo tengo per me, pensando di non essere in diritto di esprimere queste opinioni che forse sono semplici lamentele.

facebook ci ruba le occasioni più belle della vita

Non mi lamento, ho solo paura

Voglio guardare insieme a voi quello che ci sta succedendo e voglio acuire ancora più lo sguardo per capire cosa sta succedendo ai nostri figli, più o meno adolescenti, che sembrano non vivere più senza selfie, stregati dalla possibilità di aprire un canale youtube e metterci dentro tutte le loro prodezze, di comunicare ad altri tutto quello che fanno.

Cosa vuol dire questo? Che non si fa più nulla per il gusto di farlo ma per dirlo agli altri? E perchè mai gli altri sono tanto importanti? Forse perchè noi non lo siamo abbastanza ai nostri occhi? Forse esagero ma ho bisogno di capire quali sono le leve che ci muovono e come i social influenza la volontà.

Facebook non è per persone talentuose

Se ti capita poi di avere un figlio talentuoso questa cosa ti scoccia ancor di più, credimi. Mi spaventa il fatto che i ragazzi possano mettere il loro talento al servizio di un voyerismo annoiato, che possano svenderlo per un like.
Ed io come posso aiutarlo a capire che non è questo che conta davvero?

Cosa conta davvero?

Se te lo stai chiedendo sei capitato nel blog giusto. Mi spacco la testa su questo argomento da 10 anni. E mi chiedo se forse in questa rete non ci sia cascata anche io. Ne parlo anche nel libro…
In ogni caso almeno i miei primi 20 anni li ho vissuti davvero.

Non è la fatica è lo spreco – dice questa canzone che amo.

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bambini e internet

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Avere le idee più chiare su bambini e internet


Scritto il 04 dicembre 2014

bambini e internet

Quando esce un libro che parla di bambini e media non resisto: devo leggerlo. Da esperta di comunicazione digitale sono interessata al rapporto tecnologie/bambini e ho una certa refrattarietà all’entusiasmo che vedo in alcuni genitori e maestri nei confronti della didattica digitale e dell’uso senza limiti di ogni schermo.

Perchè sono scettica?

Semplice: non è detto che perchè i bambini amano la tecnologia quella sia la cosa giusta per loro. I bambini amano più la tastiera della penna perchè la vedono usare agli adulti, perchè richiede meno sforzo (e per questo anche meno forza di volontà) ma non perchè è la cosa giusta. La cosa giusta per un essere umano in evoluzione non è uno schermo (secondo me).

i nuovi bambini - bambini e tecnologiaNon la pensa cosi Paolo Ferri, professore di Teoria e tecniche dei nuovi media della Facoltà di Scienza della Formazione di Milano-Bicocca e il fatto che sia un esperto mi rende la sua opinione interessante e da approfondire. Ecco perchè ho letto il suo ultimo libro, I nuovi bambini, come educare i figli all’uso delle tecnologie senza diffidenze e paure, ed. Bur ecco cosa dice:

  • dovremmo considerare il videogiochi non come una fonte di distrazione ma come una palestra per avvicinare i ragazzi ad un uso più consapevole e maturo delle opportunità offerte dalla tecnologia, oltre che un ottimo esercizio per le strategie di apprendimento

Sarebbe bellissimo fosse cosi, ma mi chiedo: perchè ai ragazzi piace solo stritolare, uccidere e sparare sui videogiochi (almeno i bambini che conosco io sono cosi. Forse frequento famiglie degenerate!).

Secondo me il motivo è che per loro la tecnologia non è un’opportunità di apprendimento, come vorremo noi adulti, è semplicemente un altro modo di giocare, più facile perchè devono sforzarsi meno di inventare qualcosa e dove possono credere di socializzare con mille persone senza sapere neanche cosa vuol dire questa parola.

  • i genitori hanno paura che l’eccesso di tecnologia possa ridurre la socialità dei bambini quando in realtà in ambito digitale il bambino socializza e aiuta il compagno meno competente.

Vero anche questo ma da genitore scettico dico che usare troppa tecnologia riduce le sue competenze analogiche più importanti di quelle digitali in questa fase della vita (e forse sempre). Per esempio: è giusto che i bambini usino un correttore ortografico?

L’intelligenza digitale

D’accordo con Ferri che è utile che i bambini sviluppino un’intelligenza digitale (sul come non è ancora chiaro). Concordo anche sul fatto che i media cognitivi (tablet, pc, internet) non siano media ipnotici come la tv e quindi presuppongano un uso proattivo e maggiore attenzione ma sinceramente non riesco ad essere entusiasta quanto lui.

Mancano dei tasselli…

Credo che ci sia tempo per passare le giornate davanti allo schermo: potranno farlo quando saranno più grandi.

Ora è più importante che facciano quelle cose che solo i bambini possono fare (perchè dovranno lavorare e non ne avranno la voglia): gavettoni, parkour, mille sport, guardare il soffitto, arrampicarsi sugli alberi e prendere le misure con la vita reale fatta di grazie e prego, scambi di sguardi ammiccanti, figuracce, pacche sulle spalle, rutti e scusa ho ruttato e tanto altro…

Questo libro mi ha dato molti spunti validi di riflessione, perchè anche dietro quell’ottimismo si trovano argomentazioni valide e di un certo spessore. Lo consiglio a tutte le persone che come me hanno bisogno di avere le idee più chiare su bambini e internet,  e anche eventualmente di scoprire che non sono d’accordo con l’autore.

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Videogame: sparare, stritolare, violentare è divertente!

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Videogame: sparare, stritolare, violentare è divertente!


Scritto il 12 luglio 2013

cosa c è di male è solo un gioco: videogame

I vostri figli vogliono solo chiudersi in camera e stare attaccati al computer? Avete due possibilità: lasciarli fare, per esempio lasciarli giocare tutto il giorno ai videogame (tanto lo fanno tutti) oppure preoccuparvi per loro, anzi occupavi di loro.

Il gap generazionale è normale e antico quanto il mondo, ma il sempre più difficile rapporto tra adulti e bambini è pilotato dal marketing per l’infanzia intenzionata a recidere il legame tra genitori e figli.

L’obiettivo? Rendere i genitori noiosi e i media e le marche attraenti. In modo che ai primi non si dia retta, e i secondi siano i veri piloti della vita di bambini e ragazzi.

Vi faccio un esempio: addictinggames.com, la nave ammiraglia di Nichelodeon, pluripremiato network per l’infanzia (quello di Spongebob per intenderci) pare essere anche famoso per un altro contenuto: i giochi estremi e brutali. Se andate in giro a grattare un po’ sotto la superficie del sito scoprite che su addictinggames ci sono giochi per imparare a sparare, stritolare, violentare e seviziare esseri umani vari.

Vuoi provarne uno? E’ divertente: Prendi a sberle il tuo capo

Vi chiederete: perchè un bambino si diverte a compiere degli atti violenti?

Lo dice chiaramente il dottor Koheler, esperto di pedagogia, nella sua conferenza sul potere attrattivo della violenza nei ragazzi: i ragazzini hanno bisogno di sperimentare, di provare ebbrezza, di contravvenire alle regole date dalla famiglia: cosa c’è di meglio allora se non sparare, stritolare, violentare?

E le corporation sfruttano questo normale bisogno dei ragazzi per vendere i loro prodotti. E come se non bastasse incitano i bambini a giocare con giochi violenti o appiccicosi, traduzione terribile per dire che danno dipendenza, asserendo che sono DIVERTENTI. E’ divertente qualsiasi cosa possa stimolare o convincere il bambino a desiderarla. La violenza è divertente, le bugie, il furto, la vendetta e l’avidità sono divertenti.

Questo vale soprattutto per i maschi. Per le bambine il meccanismo scatenante è scenari d’amore, come i videogiochi in cui prendersi cura di un cucciolo virtuale, Webkinz  o Neopetz. Prima si crea la relazione di cura tra la bambina e il cucciolo poi si minaccia l’utente di sottrarre cibo e acqua all’animaletto se le visite al sito non saranno ricorrenti. Gli utenti si affezionano e le pagine viste al mese sono assicurate!

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L’esperto Martin Lindstrom elenca le emozioni di base su cui occorre fare leva per soddisfare i loro bisogni svelando cosi  i pilastri del marketing per l’infanzia.

  • L’amore
  • la paura
  • il dominio (l’aspirazione dei bambini ad essere indipendenti dagli adulti e padroneggiare nuove capacità)
  • la fantasia
  • l’umorismo (prendersi gioco degli adulti per esempio)
  • il collezionismo.

I bambini sono vittime di un meccanismo vecchio quanto il mondo sfruttato abilmente dalle corporation: il loro bisogno di imitare il mondo adulto e di sentirsi o apparire più grandi. Oltre ad intercettare le emozioni dei bambini, il marketing crea dei perfetti meccanismi di dipendenza attraverso collaudati sistemi come la costante probabilità di ricompensa.

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Il mondo: peggio di come lo abbiamo immaginato

 

Immaginate che venga approvata una legge per cui i bambini devono stare 5 ore al giorno davanti ad uno schermo e che fosse insegnato loro che ragazzi e uomini siano e debbano essere brutalmente violenti, e che le ragazze siano oggetti sessuali, e che identità, autostima, felicità e fortuna siano definite da ciò che la gente compra e possiede e che i genitori siano noiosi e squallidi, utili sono per acquistare gli oggetti desiderati e che i comportamenti compulsivi e ossessivi siano la normalità.

Tutti i genitori scenderebbero sul sentiero di guerra considerandola una catastrofe. Bene, sappiate che la catastrofe è gia in atto, secondo le più moderne teorie che vogliono il genere distopico di moda, solo non è alla luce del sole, ma è una strategia subdola e sistematica.

Ne parla in modo accurato e realistico Joel Bakan, l’autore di assalto all’infanzia.

Approfondimenti:

Occuparsi o preoccuparsi di loro?

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Internet sta davvero cambiando i nostri cervelli?

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Internet sta davvero cambiando i nostri cervelli?


Scritto il 22 ottobre 2012

Mentre leggevo Internet ci rende pazzi? Ho seriamente pensato di chiudere battenti, spegnere la spina, dire addio a Vivere semplice, cambiare lavoro e lasciar perdere tutto. Devo confessarlo: sono dipendente da internet. Mi ritrovo in almeno due delle condizioni per cui si è ufficialmente considerati, in base alle ultime ricerche mediche e scientifiche, affetti da sindrome di dipendenza da internet.  Pare che dopo circa un ventennio di esposizione massiccia di un numero sempre crescente di persone a questa tecnologia si sia ora in grado di portare delle evidenze cliniche e scientifiche:

(photo courtesy of  craft-ish.tumblr.com/post/20872604971/oliphillips-travel-posters-for-lazy-people from pinterest)

internet

internet come la conosciamo oggi, ovvero portatile, sociale, accelerata e omnipervasiva, potrebbe renderci non solo più stupidi e soli, ma – cito, anche più depressi e ansioni, tendenti a disordini ossessivo- compulsivi e al disturbo da deficit di attenzione, e perfino psicotici.

Ecco i miei campanelli d’allarme:

  • vi è mai capitato di sentire il telefonino che vibra come se fosse arrivata un’email e invece non è vero? si tratta della “sindrome della vibrazione fantasma” ed è strettamente connessa al fatto che in ogni minuto della nostra vita ci aspettiamo ci ricevere l’email che ci cambierà la vita, o almeno quella che ci gratifica, ci fa star bene e per questo motivo arriviamo fino ad immaginarcela, se questa non arriva.
  • avete mai pensato che era ora di mangiarsi una bella tavoletta di cioccolato per premiarsi del bel lavoro appena finito costatoci circa 6 ore ininterrotte di lavoro sul computer o di ricerca spasmodica di qualcosa su internet, durante i quali non ci siamo alzati dalla scrivania neanche per mangiare o fare pipi? si, infatti sono sicura che sia vero che internet spinge a compotamente che sappaimo essere negativi e che ci rendono ansiosi, facendoci agire in modo compulsivo.

E’ il potenziale di gratificazioni a breve termine che ci frega di più: internet ci fa l’effetto cocaina proprio per questo. Ogni email potrebbe essere un’occasione sociale o professionale e quando controlliamo la posta e rispondiamo agli stimoli che riceviamo otteniamo una minigratificazione, un rapido rilascio di dopamina.

Inoltre chi naviga per tante ore al giorno (con la scusa del lavoro come me o anche se scuse come tanti) secondo un recente studio sulle anomalie strutturali della materia grigia vede il suo cervello modificarsi nel seguente modo: una riduzione dal 10 al 20 per cento nell’area del cervello responsabile della parola, della memoria, del controllo motorio, delle emozioni, dell’informazione sensoriale  e un aumento di cellule nevose che servono alla velocità, nelle aree preposte all’attenzione, al controllo e alle funzioni esecutive: stiamo diventando macchine che reagiscono velocemente ad impulsi, in pratica stiamo diventando delle macchine molto potenti.

La ADHD e gli altri problemi di attenzione e concentrazione stanno crescendo del 66 per cento nell’ultimo decennio, avete ancora dei dubbi sul fatto che i bambini dovrebbero stare lontani da internet come cerchiamo di tenerli alla larga da un precipizio?

C’è molto molto altro da dire sull’argomento, ma vi basti sapere che anche gli studiosi più ottimisti ed entusiasti stanno cambiando idea: come Sherry Turkle, famosa in passato per aver scritto libri favorevoli allo sviluppo di internet e guadagnandosi anche la copertina di Wired, oggi parla di persone tristi e stressate chiuse in un rapporto distopico con le loro macchine.

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