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Cosa serve per avere una buona relazione con i figli?


Scritto il 18 maggio 2016

Fabio Alessandri è un maestro e un formatore di insegnanti nell’ambito della pedagogia steineriana ma prima di tutto è un amico ha saputo stare vicino alla nostra famiglia e darci consigli che in questi anni si sono rivelati utilissimi e preziosi per fare i genitori.
Ecco secondo lui cosa serve per stabilire una relazione di cura con i bambini.

Le nostre priorità

Il tempo che dedichiamo alle cose ci parla delle nostre priorità. Facciamo un esempio: se dobbiamo cucinare per qualcuno sappiamo che dobbiamo prepararci per tempo.
Cominciamo col pensare cosa cucineremo, andiamo a fare la spesa, la portiamo a casa e iniziamo il lavoro. Quando è pronto apparecchiamo e solo a questo punto possiamo far sedere a tavola la persona per cui abbiamo tanto lavorato. Alla fine del pasto riordiniamo, laviamo tutto quanto abbiamo utilizzato. Questo mostra che il tempo che dedichiamo alla preparazione di un buon pasto è infinitamente maggiore di quello che passiamo a tavola con le persone per cui abbiamo cucinato.

Quando abbiamo delle difficoltà con i nostri bambini però non mettiamo a frutto l’esperienza che abbiamo maturato in cucina. Ci facciamo un sacco di domande per cercare di spiegarci i loro comportamenti «indesiderabili» e non ci accorgiamo che il tempo dedicato alla preparazione di quanto offriamo ai bambini è del tutto insufficiente. Crediamo che l’educazione si giochi nel momento in cui stiamo con loro e non ci accorgiamo che – proprio come quando facciamo da mangiare – dobbiamo lavorare prima e dopo il momento in cui stiamo con loro e sapere esattamente cosa preparare e come.

Trascurare ciò che conta davvero

A che si deve questa trascuratezza nella preparazione dell’incontro con i propri figli? Probabilmente dipende dal fatto che siamo abituati a nutrire il corpo, ma non l’anima che lo abita. L’esistenza di quest’ultima, nella nostra cultura, è quanto mai dubbia e perciò non ci si occupa del suo nutrimento. Così l’anima, invece di crescere e svilupparsi, intristisce e deperisce.

Se però ci siamo accorti che l’anima esiste e per poter crescere sana e forte ha bisogno di essere nutrita tanto quanto il corpo, dobbiamo trovare il tempo per prepararci adeguatamente a saziare l’anima dei nostri figli. Bastano anche solo cinque minuti al giorno. Cosa fare in quel breve tempo?

Fare chiarezza

Tanto per cominciare bisogna esercitare lo sguardo retrospettivo su quanto abbiamo fatto. Dobbiamo riuscire a ricordare con precisione gli eventi vissuti senza giudicare, criticare o interpretare i comportamenti nostri e degli altri. Si può procedere scegliendo un episodio particolare della nostra vita con i bambini nel quale è sorta una qualsiasi difficoltà e ricostruire con la memoria i fatti, dipingendo la scena come se guardassimo un film o uno spettacolo di teatro, cercando di ricordare il maggior numero di particolari possibile. Ci si può allora accorgere di come il nostro pensiero tenda ad allontanarsi dai fatti per commentare, giudicare, criticare o interpretare quanto abbiamo vissuto.

Osservare i pensieri e gli stati d’animo

L’osservazione interiore perciò deve svolgersi su due piani paralleli, da un lato dirigendosi al ricordo di quello che è successo, dall’altro ai pensieri e ai sentimenti sorti in noi in quell’occasione. E dobbiamo imparare a guardare ai nostri sentimenti e ai nostri pensieri con lo stesso distacco con cui guardiamo agli altri. In questo modo creiamo in noi uno spazio interiore all’interno del quale possono sorgere nuove idee riguardo al nostro modo di comportarci con i bambini.

Il processo può essere condotto gradino dopo gradino, passando dal ricordo dei fatti al ricordo degli stati d’animo e infine dei pensieri formulati – più o meno consapevolmente – nella circostanza considerata. Se ricordarsi esattamente i fatti nei particolari non è semplice, ancora più difficile è accorgersi dei pensieri che accompagnavano la nostra azione. Gli stati d’animo invece sono quelli che ricordiamo con più facilità.

Con l’esercizio si può a poco a poco riuscire a far tacere il pensiero intellettuale in noi, che vuole sempre giudicare le azioni, valutarle, interpretarle, spiegarle. Quando riusciamo finalmente a far tacere l’intelletto siamo pronti a ricevere qualche nuova intuizione.

L’intuizione

Si tratta allora di immaginare con fantasia che cosa avremmo potuto dire e fare di completamente nuovo per noi nella situazione che stiamo ricordando. Non dobbiamo prescriverci un qualsiasi comportamento futuro, ma solo inventarci un diverso intervento da collocare nel passato, al posto di quello che abbiamo tentato senza successo. Così facendo rafforziamo la nostra fantasia e ci predisponiamo ad avere idee nuove al momento giusto.

La pratica qui brevemente descritta porta i suoi frutti se coltivata in modo ritmico e costante e costituisce una buona educazione ad una migliore percezione dei bisogni dell’altro. Se giustamente intesa ed esercitata può mostrare la sua forza anche dopo poco tempo, ma solo una disciplina più lunga potrà creare in noi abitudine e capacità, così come avviene in cucina: si può preparare un singolo pasto con buoni risultati, ma ciò non significa essere capaci di farlo tutti i giorni.

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vivere semplice - scegliere la scuola steineriana

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Perchè il nostro terzo figlio non va alla scuola steineriana


Scritto il 26 gennaio 2014

vivere semplice - scegliere la scuola steineriana

Parlo sempre del mio primogenito, perchè con lui faccio qualsiasi cosa per la prima volta, parlo meno del mio secondo, che mi stupisce per come scrive e descrive il mondo e i suoi stati d’animo, del terzo figlio parlo pochissimo. Perchè?

Intanto è un terzo maschio e i maschi, diciamolo, sono prevedibili. Inoltre fortunatamente è molto in gamba e non mi dà pensieri. Vorrebbe fare i graffiti a 4 anni e se potesse andrebbe a scuola da solo.

Emilio è gia al secondo anno di scuola materna e ancora non vi ho detto perchè abbiamo scelto di non mandarlo alla scuola steineriana.

Ma visto che tutti me lo chiedono ho pensato che forse interessa anche a voi. E che può essere un elemento in più da valutare per coloro che tra queste righe cercano un motivo per scegliere la scuola steineriana.

vivere semplice - scegliere la scuola steineriana

Siamo dei fan di questa pedagogia, si sa. Siamo anche dei fan della nostra scuola steineriana. E ora che ci bazzichiamo attivamente da 8 anni abbiamo qualche elemento in più per dire cosa ne pensiamo.

Prima di tutto devo dire che senza questa scuola la nostra famiglia non sarebbe quello che è, i nostri figli neanche e la nostra vita sarebbe più ordinaria, affondata nelle banalità della quotidianità. Credo che Vivere Semplice non esisterebbe neanche.

Dare valore alla quotidianità

Scoprire questa pedagogia ci ha permesso di dare valore a tante cose che di solito non vengono considerate:

vivere semplice - scegliere la scuola steineriana

A questa scuola possiamo solo dire grazie. Un grazie enorme. Ogni giorno abbiamo un motivo per credere che i nostri sforzi, economici e logistici, siano ricompensati e che le nostre intuizioni di genitori curiosi andassero nella giusta direzione. Cercavamo un modo di vivere e un’educazione per i nostri figli più umana e sensata e l’abbiamo trovata.

Allora perchè non continuare su questa strada?

Emilio è nato in una famiglia dove questo processo è già avvenuto. Grazie a questa scuola ci siamo tutti trasformati cosi tanto che ormai quello che davvero conta c’è gia e lui vivendo con noi può beneficiarne. C’è attenzione, gratitudine per tutto quello che arriva, c’è la volontà di osservare senza giudicare, c’è accettazione delle differenze, voglia di stupirsi e di meravigliarsi per ogni piccolo processo in corso. C’è una gioia smisurata, un piacere nel vivere ogni singolo momento, difficoltà comprese.

Quello che ci perdiamo

Emilio non avrà l’onore di avere una pagella in forma di poesia, non studierà storia in quel meraviglioso modo, ma potrò sempre insegnargli a lavorare a maglia e a fare la tessitura a casa, aiutarlo ad imparare le tabelline con la geometria sacra, e soprattutto lasciarlo giocare senza giochi strutturati cercando di portare a casa il meglio di quello che tutti noi abbiamo imparato.

Non so perchè ma sento che possiamo farcela.

Siamo cambiati cosi tanto che ora amiamo tutto del mondo che circonda questo bambino: la scuola pubblica con la maestra che racconta la storia dell’Omino di Niente, il maestro di educazione fisica che gli fa fare le capriole in una stanzetta che chiamano palestra e il maestro di canto che gli insegna la canzone sui dinosauri facendogli battere i piedini.

Emilio vive felicemente la sua ordinaria esperienza nella scuola pubblica e io mi ritrovo a volte a difendere le maestre dall’invadenza di certi genitori che vorrebbero che i bambini facessero più attività o da altri che sanno solo lamentarsi e non vedono tanta buona volontà.

vivere semplice - scegliere la scuola steineriana

Quelli che hanno bisogno della scuola steineriana siamo noi genitori!

Noi avevamo bisogno di capire come e dove si trovavano i valori da passare ai nostri figli, cosa scegliere per loro, come proteggerli da maestri che fanno il proprio orario di lavoro senza amore, senza stima e considerazione per i piccoli.

Certo è sicuro che siamo capitati bene alla pubblica e che le maestre di Emilio sono persone bellissime, ma non posso dirvi con certezza che non lo fossero anche le maestre della scuola pubblica di Lorenzo Pedro da cui fuggimmo.

Semplicemente noi non eravamo pronti per assumerci la responsabilità di proteggere, consolare, aiutare e sostenere i nostri figli. Per questo avevamo bisogno di una scuola che ci aiutasse in questo.

E la scuola steineriana è tutto questo. Anche se fuori c’è molto altro che vale la pena di apprezzare e ora è tempo di conoscerlo.

vivere semplice - scegliere la scuola steineriana

Vivere semplice, il libro

Da tutte queste esperienze e riflessioni è nato un libro, si chiama Vivere Semplice, proprio come questo blog, e racconta di intuizioni e fallimenti e del perchè, alla fine, non smetto ancora oggi di essere grata alla scuola steineriana.

Vivere Semplice il libro di Sabrina D'Orsi

Il libro si può ordinare i qualsiasi libreria o sul sito della casa editrice

Acquista ora con Paypal o contatta la casa editrice via email naturaecultura@tiscali.it per ricevere info sulle altre modalità di pagamento.

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Il tempo di fare la maestra

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Il tempo di fare la maestra


Scritto il 21 febbraio 2013

Dopo varie strade percorse nella vita mi trovo finalmente dove devo stare: in un asilo con bambini dagli zero ai tre anni e due maestre in un bellissimo spazio nel quartiere che mi ha accolto al mio arrivo a Roma, San Lorenzo.

L'età dei bambini la dice lunga: come ben sapete è nei primi tre anni che si fanno i giochi o i danni peggiori, a seconda di come la vedete. E' un'età in cui i bambini sono aperti al mondo e plasmabili al massimo da ciò che trovano intorno a loro. Potremmo far di loro ciò che vogliamo, potremmo insegnargli a leggere e lo farebbero, potremmo raccontargli la storia del mondo dalla creazione ai giorni nostri e ascolterebbero interessati, potremmo anche dargli premi e punizioni e loro si adeguerebbero. Potremmo insomma premerli fino a farli diventare tutti dei piccoli geni, ma qui si fa ben altro.

courtesy of tarastots.com

Qui non si spreme nulla anzi si salvaguarda il più possibile. Si lascia il tempo per fare. I bambini cosi piccoli sono di una chiarezza che ti lascia inerme. Loro sanno benissimo ciò di cui hanno bisogno e se li lasci in pace mettono in atto tutta la loro volontà per andare incontro a chi sono veramente. Hanno un sacco di cose di dirci (senza parole) e bisogna vedere se noi le sappiamo ascoltare. Ci parlano diritto al cuore, i loro sguardi e i loro atteggiamenti ci dicono esattamente se quello che stiamo facendo è bene per loro oppure se è frutto del nostro ego, rumore di fondo per loro.

Non so per quanto tempo durerà questa meravigliosa esperienza, in ogni caso il dono più grande che sto ricevendo è proprio questo: poter stare accanto a bambini con i quali non sono cosi emotivamente coinvolta come con i miei figli,  per capire a fondo il linguaggio dei bambini piccoli, cosa che con i tuoi figli non riesci davvero a fare fino in fondo, coinvolta e obnubilata da aspettative, paure e sovrastrutture.

courtesy of pinterest

Occorre farsi trasparenti, saper intervenire il minimo indispensabile per mettere o togliere quello che serve a facilitare il loro gioco e sottrarre giudizio, aspettative, ambizione. Scaldare dove c'è uno spavento preso o una frustrazione, consolare dove un bimbo ha ricevuto uno sgarbo da un altro, stare accanto al bimbo che piange perchè vuole la mamma senza distrarlo da quello che lui in quel momento deve e vuole provare, la mancanza lecita, necessaria.

courtesy of pinterest

Siamo qui per aiutare i bambini a provare i sentimenti che devo provare per diventare Esseri Umani dotati di compassione e capaci di amare. Se siamo disarmate e fiduciose allora avviene una magia, un'alchimia che si rinnova ogni giorno e che nutre la mia anima come non mi succedeva in ambito lavorativo da più di mille anni.

E' un privilegio poter passare del tempo con esseri umani che non subiscono ancora  il predominio della ragione e che possono per questo attingere ad altre e più potenti forze dell'essere. E' una fortuna aver avuto il coraggio di fare questo passo avanti e di accogliere la sfida di una cara carissima amica e  vivere questa esperienza di maestra. Dico maestra e non educatrice e non operatrice dopo averci ben pensato.

courtesy of pinterest

fonte immagini: PInterest

Essere qui con questi bambini non è solo un fatto di accudimento ma è proprio un prendersi cura della propria anima attraverso l'incontro cosi diretto con esseri umani cosi freschi di arrivo sulla Terra. Se lo sai cogliere si vede benissimo che hanno ancora molto di divino e pochissimo di terreno, lo si nota perchè sorridono di fronte alle nostre piccolezze e si dispiacciono dei nostri affanni, probabilmente a volte ci considerano dei marziani, impegnati come siamo nelle inezie.

Mi sento una maestra perchè lo voglio celebrare questo incontro, ai più alti livelli, dovrei dirmi cultrice della materia, ancor meglio. E perchè voglio, prometto e spero di essere semplicemente un essere umano degno di essere imitato, che sa farsi strumento, mettere da parte le sue idee preconcette e mettersi in gioco, muoversi come una piuma ed essere angelo custode, sapersi commuovere, sbagliare e meravigliare, saper tenere in alta considerazione la dignità del bambino piccolo.

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Luci di San Martino

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Luci di San Martino


Scritto il 09 novembre 2012

Festa di San Martino

Mentre stavamo preparando le lanterne LorenzoPedro si è messo a cantare le canzoni di San Martino in tedesco. E bello vedere come tutto il sapere circola liberamente, da una materia all’altra: alla scuola steineriana le lingue si studiano in un modo cosi incredibile che se ve lo raccontassi non ci credereste!

Comunque…mi sono accorta che della festa di San Martino non avevo ancora parlato in queste pagine. Ma questa festa  è per noi un momento importante che scandisce il ritmo dell’anno.

A scuola c’e’ fermento, si fanno le lanterne con la carta velina colorata (guarda le istruzioni per 40 diverse lanterne,  si accendono candeline al suo interno… e si prepara la festa.

Quest’anno vogliamo andare a ficcare il naso anche alla festa di San Martino che fanno tutti gli anni alla scuola tedesca di Roma  (l’ingresso è libero a tutti ed è un po come la nostra festa d’autunno.. mercatino, torte, giochi, stand con i lavori dei ragazzi della scuola..).  Anni fa ci eravamo andati era stato molto emozionante: sul calar della sera un cavaliere con il manto rosso era arrivato su un cavallo bianco nel giardino della scuola in una specie di processione di lanterne ..

La leggenda di San Martino

La leggenda racconta che un giorno d’autunno, mentre usciva da una delle porte della città francese di Amiens, dove viveva, Martino vide un povero vecchio, mezzo nudo e tremante per il freddo. Martino sguainò la spada, tagliò il suo bel mantello di lana e ne diede la metà al povero. Immediatamente il sole si mise a scaldare come in estate (per questo si chiama l’estate di san Martino)

 

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Germogli: rivista per famiglie

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Germogli: rivista per famiglie


Scritto il 05 aprile 2011


E’ uscita da pochi mesi Germogli, la nuova rivista per le famiglie, ispirata alla pedagogia steineriana.
Il primo numero è composto da due parti: la rivista che è una raccolta di articoli sulla vita delle scuole steineriane, esperienze di maestri ed ex alunni e approfondimenti su vari temi cari alle famiglie, mentre la seconda parte è una storia a puntate per bambini (dai 9 anni in su) che ho trovato davvero geniale.
L’autrice, Giovanna Chiantelli, gia autrice di parecchi racconti per bambini e ragazzi e insegnante presso il corso di formazione antroposofico ad indirizzo pedagogico della scuola Cometa di Milano, ha avuto un’idea geniale: proporre un racconto a puntate che sia calato nella magia e nella bellezza tipica delle ambientazioni fiabesche della tradizione steineriana ma che portasse contenuti del mondo di oggi, quello in cui vivono e che hanno tanta curiosità di conoscere meglio i nostri bambini.
Non è detto insomma che una storia, per nutrire l’animo del bambino, debba essere per forza ambientata in un’epoca lontana, ma è possibile che con il giusto modo, il giusto linguaggio e la giusta attenzione si possa compiere anche questo piccolo miracolo. Totalmente riuscito.

Se anche avete bimbi più piccoli vi consiglio di acquistare la rivista e metterla da parte, per quanto i vostri bambini saranno in grado di apprezzare Le tre dame.
Per sapere dove trovarla rivolgetevi alla casa editrice Aedel Edizioni

Per conoscere meglio Giovanna Chiantelli leggi questo suo artico sul disegno di forme

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Imparare le lingue straniere nella scuola steineriana


Scritto il 15 novembre 2010

Ascolto, canto, faccio le conte, le tabelline, ripeto, imparo. Semplice no? Nella scuola steineriana le lingue straniere si imparano cosi: facendo due lingue (inglese e tedesco) con insegnanti madrelingua fin dalla prima classe, 5 ore in tutto a settimana.

come si studiano le lingue straniere nella scuola steineriana

No quaderni, no grammatica, no regole

Nei primi anni il lavoro è principalmente corale e orale per poi diventare, negli anni, una cosa sempre più individuale e scritto. Attraverso canzoni, poesie, ritmi e giochi fatti ad alta voce e tutti insieme viene instillato interesse e amore per la lingue attraverso l’assorbimenti di vocaboli speciali (impreziositi di valore attraverso le storie, parole segrete, frasi che aprono situazioni inaspettate ecc) e man mano che i bambini crescono l’insegnamento sarà sempre più intellettuale.

La capacità di comunicazione e le strutture grammaticali vengono apprese senza insegnamento ma solo per imitazione. Tutto ciò viene portato ai bambini in maniera giocosa e inconscia.

Tutto quello che è stato imparato nei primi tre anni di elementari in seguito viene compenetrato, in parte scritto e compreso coscientemente. Ampliando il vocabolario, iniziando a scrivere, cominciando non solo più ad usare le strutture grammaticali ma a capirle per poterle scrivere.  l’amore per la lingua diviene progressivamente cosciente e viene continuamente vivificato. Viene introdotto un primo testo di lettura cui segue un proprio quaderno scritto è la base per a comprensione della letteratura nelle classi successive.

In settima e ottava classe l’importanza principale è comprendere la lingua individualmente, aumentare le competenze e rafforzare l’amore per la poesia e la letteratura. Un primo passo per imparare in maniera accademica è la consapevolezza dell’uso della lingua. Bisogna imparare cosa si può fare con la lingua e cosa può provocare. Anche la capacità di giudizio individuale viene preparata in questo periodo.

Che differenza c’è tra una lingua straniera da una lingua madre?

La lingua è straniera quando non ci capisci niente  ma non è sempre vero, visto che i bambini tra di loro comunicano benissimo con la comunicazione non verbale e non hanno un imprescindibile bisogno di parola come invece abbiamo noi adulti.

Le differenze riguradano soprattutto la sonorità della lingua e questo è il punto da cui si parte. Esattamente come il bambino piccolo impara a parlare ascoltando la voce della mamma anche nella scuola steiniriana si impara a parlare ascoltando e ripetendo nuove sonorità.  Sembra impossibile ma funziona!! Ed è la cosa più semplice e naturale del mondo.

PS: Questo testo è liberamente ispirato e in parte anche un po’ copiato da un sito molto prezioso per chi vuole saperne di piu dell’argomento didattica nelle scuole waldorf. A proposito de “i bambini imparano per immagini” vi segnalo anche questo articolo (pdf) tratto dal sito della Scuola Waldorf di palermo.

 

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Carnevale alla scuola steineriana


Scritto il 07 febbraio 2008

carnevale alla scuola Steiner

E’ solo un cappellino di carta!!

E’ arrivato il martedi grasso e anche a scuola si festeggia. Finalmente quest’anno posso godermi i figli con bellissimi cappellini di carta dipinta a mano da loro, decorati con farfalline di carta crespa e striscioline sulla punta, e fissata al capo con nastrini di cotone. Che meravigliosa semplicità. Di questo hanno bisogno i bambini: di semplicità.

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Ricordo ancora l’anno scorso alla scuola materna pubblica: festone in giardino con musica a tutto volume, un’orgia di vestiti di carnevale portati da casa, una corsa al più bello, al più ricco, al “ce l’ho più meglio”…. e quando avevo chiesto alle maestre come mai non facevano qualcosa di semplice ed uguale per tutti mi avevano risposto: “….mah, che male c’e’….. i bambini vogliono cosi. e anche le mamme vogliono cosi, (tra le righe: spendono 60 euro per il vestito di carnevale, almeno che lo possano sfoggiare!!)”
Ovvio no? Ma non è mai venuto in mente a nessuno che i bambini vogliono quello che noi gli proponiamo? I bambini sono duttili e di soliti amano il bello.
Ma se li piazziamo di fronte al wrestling o a dangerous dragon e gli propiniamo cibo spazzatura – carnevali spazzatura (leggi le disavventura del carnevale di Poggio Mirteto qui) – feste di compleanno spazzatura (come quelle che si usano fare nelle sale giochi o peggio nei mcdonald) ben presto cominceranno a preferire la spazzatura alle bellezze che può offrire la vita….

Che cos’ha di tanto speciale la scuola Steiner?

I bambini che vanno alla Scuola Steiner non sono bambini modello, non sono bambini che giocano solo con i giochi di legno (come pensano molti) e che non guardano la tv. Sono bambini normali, vogliono ciò che vogliono tutti. Sono vivaci e pieni di energia, ridono ad alta voce, urlano, sono chiassosi proprio come gli altri e fanno i capricci perchè vogliono l’ovetto kinder o il gelato oppure la macchinina nuova.
Sono i loro genitori e i loro maestri che sono diversi: perchè cercano di proporre loro cose semplici, vere e il meno possibile artefatte. Perchè si sforzano di “togliere” in un mondo in cui più hai e più sei. Si sforzano di sottrarre stimoli e lasciare solo quelli veramente sensati, perchè attraverso quelli i bambini imparano ad apprezzare se stessi e il mondo che li circonda. E si sforzano anche (almeno i genitori che stimo e cui mi ispiro) di mediare, di non negare, di assecondare per quanto è possibile°°°.

All’asilo invece di fare teatro o inglese i bambini si mettono in cerchio e fanno il girotondo.
Questi bambini imparano a stare insieme, ad aspettare, ad ascoltare, a rispettare il silenzio, ad essere collaborativi, perchè sanno che ogni cosa che viene fatta è fonte di gioia e soddisfazione.
Questi valori li apprendono naturalmente attraverso il fare: facendo il pane, tessendo, facendo le passeggiate nel bosco, inventando situazioni di gioco con i tavoli e le sedie, dipingendo un pezzetto di carta, decorandolo e usandolo a mo’ di cappellino di carnevale. E’ inventando dal nulla che si allena la fantasia, è ascoltando le storie che la maestra ogni giorno racconta che si impara ad immaginare….
Nutrire l’immaginazione significa evocare, non sbattere in faccia al bambino un’immaginario gia confezionato (e magari anche esteticamente pessimo)….

C’è troppo ru.mo.re….

Quando i bambini fanno baccano la maestra non urla istericamente battendo le mani “STATEZZZIIITTTTIIIII” ma suona un campanellino e canta una canzoncina a bassissimo volume che dice: “c’è troppoooo ru.mo.re…..” (osserva l’espressione, non è “fate troppo rumore”) e appena i bambini sentono il suono del campanellino si calmano e cambiano il loro modo di giocare… questo me l’ha insegnato mio figlio. Un giorno tornato da scuola mi ha detto: “mamma quando facciamo rumore non devi urlare basta che suoni il campanellino”… sono rimasta senza parole…

°°° a proposito di “mediare”, leggi:
Carnevale 2007 la storia di un accordo, di una negoziazione, di un contratto ufficiale, tra una mamma e un figlio con idee diverse sul senso del bello
Earthways:
recensione di un libro interessante che aiuta i genitori a nutrire l’immaginazione dei propri figli.

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Le intuizioni della pedagogia steineriana

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Le intuizioni della pedagogia steineriana


Scritto il 16 marzo 2007

serena insegna ai bambini della scuola pubblica

La pedagogia steineriana si fonda sull’osservazione spregiudicata  del bambino (in assenza di giudizio) e sull’autoeducazione dell’insegnante e del genitore.

Le basi

L’empatia, lintelligenza emotiva, la forza di volontà e il sentire del cuore sono alla base di questa pedagogia, forze insite in ognuno di noi, di sentimenti oltre che di competenze. Anche la didattica segue questa strada.

Non è prassi comune appellarsi a queste forze perchè pochi di noi hanno avuto la fortuna di essere stati educati a riconoscerle.

Si tratta di forze molto ben riconoscibili ad uno sguardo aperto e attento.

L’essenziale è invisibile agli occhi

Scoprire un lato della nostra esistenza chemaestra serena porta la manualità alle elementari normalmente è addormentato. Parliamo di temi impalpabili si, ma anche la coscienza lo è e lo è anche l’amore. O c’è forse qualcuno disposto ad affermare che visto che non si vedono allora non esistono?

(le foto inserite qui si riferisco al progetto Arthmòs che ha portato in alcune scuole elementari pubbliche romane le materie artistiche della Scuola Waldorf – o scuola steineriana-. In particolare la mia cara amica Serena  in una classe di manualitàsta facendo fare un ponpon.)

Allenare la coscienza

Facciamo un esempio: siete a letto stanchi e non vedete l’ora di addormentarvi. Vi capita di stare sdraiati sul fianco sinistro.
Decidete di non lasciarvi sfuggire il momento in cui vi girerete sul fianco destro.
Fate il massimo sforzo possibile per osservare coscientemente il movimento. Se la vostra capacità di attenzione èun bimbo della scuola pubblica scopre il valore della manualità. che gioia!! sufficientemente forte ciò che accade è …. niente. La concentrazione di coscienza blocca, inibisce la vostra volontà.

Fortunatamente, non siete abbastanza forti da tener pienamente desta la vostra coscienza a tempo indeterminato, e improvvisamente vi ritrovate sdraiati sul fianco dentro.

C’è stato un vuoto nella vostra coscienza e non avete colto l’attimo in cui il movimento si è effettivamente verificato. E’ un punto di vista interessante perchè fornisce nuovi strumenti, che non avevamo l’ardire di credere nostri e che si rivelano ogni giorno più efficaci per avere una chiara visione del nostro ruolo di educatori.

Fonti per approfondire

articoli introduttivi sull’antroposofia tratti dal sito lifegate :

1. che cos’ è la pedagogia steineriana

2. perchè bisogna andare a scuola?

3. perchè ai bimbi piacciono tanto le fiabe

4. il ruolo della tv

5. usare la volontà

6. libertà, creatività e responsabilità

articoli di approfondimento tratti dal sito in italiano rudolfsteiner.it:

1. la pedagogia steineriana corrisponde alle esigenze del nostro tempo

2. dalla scienza dello spirito all’arte dell’educazione

3. autoeducazione e risveglio della volontà

Altri miei articoli li trovate anche su educazione.
Il punto di vista steineriano è spesso oggetto di critiche da parte di chi, fraintendendone intenti e presupposti, ha intravisto un approccio settario, dogmatico. Openwaldorf è un ottimo sito (in inglese) che illustra le critiche più comuni.
Un valido aiuto tra i molti presenti in rete per chi vuole chiarirsi le idee e formarsi una propria opinione

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