Imparare ad andare più piano

andrea

La scoperta personale del piacere di camminare nasce da una serie di eventi abbastanza casuali.

Grazie al mio hobby di radioamatore mi sono ritrovato insieme ad un amico con radio ed antenne sulla cima del Monte Autore, una piccola montagna all’interno del parco dei Monti Sibruini, nel cuore dell’Appennino.
La passeggiata d’avvicinamento e il paesaggio hanno fatto scattare nel mio cuore di torinese, nato e cresciuto con le Alpi vigili sempre attorno, qualcosa di nuovo e di inaspettato.
Pochi mesi dopo io e un amico eravamo già nei banchi delle sezione Cai di Roma ha seguire un mitico “corso di escursionismo” che ci ha riempito di teoria (geologia, topografia, meteorologia, etc. etc.) e ci ha permesso di conoscere in quattro uscite collettive le bellissime montagne dell’Appennino.

Dal corso in poi è stato pure amore ritrovato per la montagna e il camminare in salita. Pian piano da solo, o con altri amici, ho iniziato a conoscere le montagne dell’Appennino usando al massimo le nostre gambe ed evitando ogni tipo di avvicinamento meccanico come impianti di risalita o funivie". Nel camminare in montagna c’è qualcosa di magico che non è facile descrivere con poche parole.

C’e’ di sicuro la scoperta di una pace interiore che nel mio caso viene apprezzata e sentita in mezzo al silenzio della natura e al passo lento del procedere in salita. Intorno il paesaggio è sempre diverso, il camminare lento ci permette di cogliere ogni piccola differenza del paesaggio che ci circonda. I suoni degli animali, il vento, il proprio respiro è un ascolto diverso, che ci liberà del rumore e del “noise” che la città ci costringe ad ascoltare anche se non vogliamo. In montagna lo spirito di osservazione è al massimo delle sue possibilità, alla ricerca di segni, di orme di animali, di nuovi sentieri o semplicemente per cogliere nel suo insieme un ambiente così bello e pieno di stimoli.

Con lo stesso spirito ho riscoperto l’uso della bicicletta in città, non come mezzo di divertimento nei fine settimana o nei parchi, ma come mezzo di trasporto che di permette di rallentare i nostri spostamenti e nello stesso tempo di migliorare il nostro rapporto con la metropoli. Se nei primi spostamenti nel traffico c’è paura e confusione man mano che si usa la bici e si accendono al massimo i nostri sensi e si scopre il piacere di andare piano in un flusso che vuole sempre accelerare.

La bicicletta ci permette di andare piano, e questo andare piano è in netta antitesi con il resto del mondo e del traffico che ci circonda. Tutti stanno chiusi nelle loro macchine con l’aria condizionata e l’autoradio, isolandosi dal mondo esterno. con la bici sei invece immerso nella città: ne senti gli odori e le voci, ti arriva il polline primaverile in faccia o senti i mille idiomi dei turisti che affollano la città.

I percorsi delle bici sono creativi, non sono dettati da flussi di traffico o sensi unici, nascono al momento grazie ad un’intuizione e ti permettono di scoprire angoli e zone delle città nascosti ai più.  

ll rischio di finire a terra grazie all’ inciviltà degli automobilisti c’è ma il senso di libertà regalato dalla bicicletta supera ogni paura e ogni stress da incidente. La bicicletta aiuta a capire che è possibile un altro andare più lento, in modo più riflessivo e meno frenetico, cambiando radicalmente il rapporto tra noi e le strade, e tra noi e la città

Post scritto da Andrea

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Originariamente scritto il 10 luglio 2007

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