I sensi e l’educazione sensoriale

Si parla molto di come e quanto stimolare i bambini per una sana crescita e lo sviluppo delle sue capacità cognitive, ma nel mondo digitale, di plastica e sterilizzato in cui viviamo la sana educazione dei sensi è ancora più importante che in passato. Parlo proprio di tatto, gusto, olfatto, della base della percezione umana, che viene quasi data per scontata.

Nella saggezza popolare l’espressione  avere buon gusto vuol dire qualcosa che con il gusto apparentemente non c’entra niente…. in realtà c’entra molto di più di quanto possiate immaginare, perchè sono proprio i 5 sensi gli elementi da cui partire per una sana educazione.

(CHI SI ACCINGE A LEGGERE QUESTO ARTICOLO SENZA AVER MAI SENTITO PARLARE DELLA PEDAGOGIA DI RUDOLF STEINER DOVREBBE PRIMA AVER LETTO I PRESUPPOSTI SU CUI CI BASIAMO. PUO’ FARLO BREVEMENTE QUI.)

Ma i sensi non erano 5?

Per Rudolf Steiner i sensi sono 12, suddivisi in 3 categorie. I quattro sensi inferiori, ovvero i sensi legati alla corporeità che sono: tatto, vita, movimento, l’equilibrio I quattro sensi intermedi, ovvero i sensi che governano gli aspetti legati all’anima: olfatto, gusto, vista, calore I quattro sensi superiori, detti anche sensi sociali, rivolti alla connessione dell’uomo alla sfera spirituale: udito, parola, persiero, senso dell’io.

Il senso del tatto

Il tatto è la sfera della percezione che mette in contatto i confini del nostro corpo con il mondo della materia. Ci fa sentire il nostro corpo per mezzo dell’avvicinarsi dei confini della nostra superficie corporea ad altri oggetti e per questo motivo viene erroneamente considerato il senso che ci permette di tastare gli oggetti circostanti. Il senso del tatto è pienamente formato a sette settimane di gestazione, quando il feto è lungo due centimetri. Ed è solo con la nascita (attraverso il passaggio del corpicino del bambino nel canale del parto in caso di parto naturale) che sperimentiamo tutta la nostra superficie corporea. L’esperienza della futura autonomia si coltiva con la cura del corpo nei primi anni di vita.

Attraverso il tatto sperimentiamo la differenza tra la distanzatatto e la vicinanza ovvero la polarità tra:

1. cura (che cosa se non la vicinanza alla madre è di sollievo per il bambino?) 2. abbandono (distanza o allontanamento dalla madre/fonte di sostentamento)

Infatti un bambino che ha ricevuto una sana educazione del senso del tatto, nel senso che è stato curato, ha potuto godere di un periodo prolungato accanto alla madre, è stato portato (vedi il continuum) nel corso dei suoi primi anni di vita svilupperà una grande sicurezza di sè.

Non a caso si usa dire anche “sostenere” un bambino nelle sue prime difficoltà, oppure si usano molte espressioni che hanno a che fare con la metafora del tatto, come per esempio dire “ci tengo” per intendere dare importantza a qualcosa o qualcuno. Parallelamente alla fiducia in sè, promossa da una corretta educazione al tatto nella prima infanzia, se viene curato anche l’aspetto dell’allontanamento, della distanza, dell’abbandono, si aiuta il bambino a svilupparetatto la fiducia nel mondo e nell’esistente. Una sana educazione all’addormentamento per esempio, dove la madre aiuta il bambino ad abbandonasi al sonno senza la paura di perdere il contatto con il mondo è importante per aiutare il bambino ad affidarsi alle sue capacità, a combattere da solo l’ansia che gli procura quel temporaneneo scollamento dalla realtà che è il dormire.

Il senso della vita

Se il senso del tatto mette in relazione il mondo esterno con i confini del nostro corpo, il senso della vita riguarda tutta l’esperienza corporea, si potrebbe dire il suo volume. Tutte le funzioni vitali del corpo umano sono affondate in una incoscienza di cui non abbiamo percezione ma quando qualcosa non funziona cominciamo a percepire sintomi che ci procurano un certo malessere. Si accende una spia, un dolore, un’allerta. Questa è una manifestazione del senso della vita a livello conscio, ovvero una modo per avvertirci che qualcosa all’interno del nostro corpo non funziona. Infatti il senso della vita riguarda il rapporto tra la nostra percezione e le funzioni vitali: la fame, la stanchezza sono indicatori dei nostri bisogni primari.

Se abbiamo una percezione cosciente delle funzioni dei nostri organi interni ci troviamo nella condizione in cui si esplicitano malattie quali tutte le malattie psicosomatiche o le psicosi in cui si manifesta chiaramente come il mondo esteriore del malato sia un capovolgimento del suo mondo interiore. L’ipocondriaco per esempio è una persona il cui senso della vita è stato lacerato, perchè in qualche modo le forze vitali degli organi interni sono state sottratte per essere impiegate in altro (per esempio nella precoce stimolazione della razionalità, vedi approfondimento ).

Attraverso il senso della vita percepiamo l’andamento alternato della nostra condizione di benessere e malessere che in una fase più avanzata della vita si trasforma in simpatia/antipatia ovvero in possibilità di accettare cose, persone, situazioni o al contrario di provarne repulsione. (c’è da precisare che Rudolf Steiner ha una visione olistica dell’organismo umano e quindi vede ogni singolo organo interno come collegato ad una capacità o possibilità dell’uomo stesso e in ogni organo si ritrovano i processi psichici. per esempio la pelle connessa al sistema nervoso, il sistema biliare connesso alla volontà, il fegato connesso al movimento (quindi per esempio le artrosi e tutti i fenomeno di ossa anchilosate sono disfunzioni del fegato, ecc… ma per rendere più chiaro questo sorprendente punto di vista occorrerebbe approfondire molto questo discorso e non è questa la sede). Il senso della vita accuratamente educato, dove il bambino viene lasciato vivere in un ambiente adatto a lui, dove la sua coscienza non viene continuamente richiamata e ridestata con domande e istigazioni alla scelta, al giudizio e all’uso delle facoltà razionali non ancora mature, contribuisce a sviluppare nell’adulto una sensibilità d’animo, una ricerca di armonia e un senso per la giudizia. Il senso della vita viene sviluppato attraverso un corretto ritmo di vita, un equilibrato rapporto tra vita attiva e vita contemplativa. Una corretta educazione del bambino agli aspetti che riguardano il senso della vita prepara i sensi superiori del bambino tra cui il senso del pensiero, governato dalla polarità verità/menzogna, presupposto per coltivare qualità come la gioia per il vero e il disprezzo per la menzogna. Il senso del pensiero è anche parte di quella capacità del bambino diventato ormai un giovane adulto di trasformare una materia di studio in cui si cimenta in vera a propria “facoltà” del pensiero (gia proprio come le come le facoltà universitarie), dove hanno origine i talenti dell’uomo.

I 12 sensi secondo Rudolf Steiner

Sensi di base (0-7 anni)

Tatto
Vita
Movimento
Equilibrio

Sensi mediani (7-14 anni)

Olfatto
Gusto
Vista
Calore

Sensi superiori (14-21 anni)

Udito
Linguaggio
Pensiero
Io dell’altro

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Originariamente scritto il 29 maggio 2007

4 Commenti per questo post

  1. Cp ha scritto:

    Questo articolo è scritto in maniera pessima, terribile!

  2. sabrina ha scritto:

    Se crede che questo articolo sia scritto in maniera terribile sono aperta a correzioni e anche eventuali riscritture.
    Noi siamo qui per migliorare e apprezziamo l’aiuto e il sostegno degli altri.
    A patto che non siano solo parole o lamentele.
    L’aiuto concreto è benvenuto
    grazie

  3. Elisa ha scritto:

    Io non sono assolutamente d’accordo sull’uso della tecnologia da parte dei bambini.
    Il motivo è molto semplice:
    Ne hanno voglia di dire gli esperti (probabilmente PAGATI per affermare che la tecnologia non fa poi così male) che un uso moderato di tablet e pc può essere “educativo”. Il problema è semplicissimo:
    Nel mondo digitale i bambini trovano tutto (il divertimento, l’intrattenimento, la curiosità, ecc, ecc, ecc) senza fare il minimo sforzo. Anche se viene proposta pochi minuti al giorno, loro diventano consapevoli che possono divertirsi senza fare “fatica”; fatica a pensare, a immaginare, a creare, a far finta di, e rischiano di diventare meno stimolati e apatici, annoiati dai giochi che hanno intorno, aspettando quella mezz’ora in cui possono finalmente rilassarsi davanti a un giochino grafico sul tablet, che poi col passare del tempo diventerà un videogame, poi un social network come Facebook, ecc, ecc, ecc. Per questo dico: meglio che non sappiano che esista un modo passivo di divertirsi, meglio che vadano fuori, a respirare aria, a vedere le foglie che cadono, che leggano dei libri, che siano bambini come li siamo stati noi!

  4. sabrina ha scritto:

    Vero molto vero: la chiave è “senza il minimo sforzo”. Poi non diteci che abbiamo cresciuto una generazione di rammolliti!

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