Il movimento facilita apprendimento

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Il movimento facilita apprendimento: alla luce delle scoperte neuro scientifiche il rapporto tra movimento e apprendimento si fa sempre più chiaro e mi appassiona sempre più.

Ho anche scoperto che su wikipedia c’è una voce in inglese che manca in italiano: è Movement in Learning (Apprendimento in movimento).

Sviluppi recenti hanno messo in collegamento diretto i successi accademici di una persona con l’attività fisica svolta durante i suoi primi anni di vita soprattutto in un’era come questa dove le disprassie e il disturbo della coordinazione dello sviluppo non sono più eccezioni ma sono sempre più diffuse.

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Il movimento facilita l’apprendimento

I sostenitori del gioco libero sostengono questa relazione da anni ma le ricerche non lo avevano ancora confermato fino ad oggi: il movimento facilita l’apprendimento e ha dei benefici cognitivi sostanziali.

Gli anni 90 sono passati alla storia come la decade delle neuroscienze perché abbiamo imparato più sul cervello in questa decade che negli scorsi 100 anni.

L’esplosione di ricerche sulle modalità di apprendimento ha influenzato notevolmente scuole e insegnanti: senza le premesse fondamentali che il movimento offre all’organizzazione corporea, l’apprendimento sarebbe altamente compromesso in molti bambini.

Lo dicono le neuroscienze

Attraverso la tecnica del brain-mapping che tiene traccia delle aree del cervello coinvolte in attività come leggere, scrivere e risolvere problemi di matematica, gli scienziati hanno mostrato che alcune parti del cervello necessarie per l’apprendimento sono le stesse usate per il movimento, in particolare saltare e tirare la palla (con le mani e con i piedi).

il movimento influenza il modo in cui il cervello apprende.

Questa scoperta conferma ciò che molti sostenitori dell’attività fisica dicono da tempo: il movimento favorisce lo sviluppo delle connessioni neurali e quindi l’abilità ad imparare e che anzi è necessario incrementare nei bambini il movimento e l’attività ludico-motoria per potenziare quella cognitiva.

Attività fisica come diritto di tutti i bambini

Secondo il neuroscienziato svedese Hesslow (1994) questa scoperta configura come discriminatorio, dal punto di vista delle performance scolastiche, il tema dell’attività fisica perché bambini e ragazzi attivi possono essere considerati avvantaggiati negli apprendimenti e nel rendimento a scapito di quelli fisicamente inattivi.

Giochi di movimento possono davvero cambiare la conformazione celebrale degli studenti? Si, se le esperienze quotidiane che fanno all’interno della loro classe ha a che fare anche con il movimento.

E’ molto importante che gli educatori siano al corrente di questa scoperta.

Il cervello risponde all’incirca come un muscolo alle sollecitazioni o all’inattività ma sembra che l’attività fisica e il gioco offrano la possibilità di una crescita straordinaria rispetto alle normali stimolazioni.

Non sono gli esercizi fisici a renderci più smart, ma l’esercizio fisico in sè, il movimento facilita l’apprendimento nel senso che ottimizza e predispone il cervello all’apprendimento attraverso la capacità di concentrarci e focalizzare l’attenzione là dove è richiesto quando impariamo.

Oggi più che mai, dopo la quarantena Covid, facciamoli muovere!

Ho tradotto parte di questo stupendo articolo e continuerò a portare argomentazione in questa direzione, specialmente oggi, dopo questi mesi di quarantena, che hanno costretto a casa tutti i nostri bambini e ragazzi.

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Originariamente scritto il 04 giugno 2020

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