Questo lungo articolo pensato durante il lockdown per una rivista specializzata dedicata ad internet e media mai uscito, viene qui pubblicato a puntate.
QUARTA PUNTATA
Scambiare informazioni di persona comporta sempre più delle difficoltà legate al “tempo reale”, al doversi senza mediazione confrontare continuamente con elementi come il tono della conversazione o il tono che la conversazione può prendere.
L’altro che parla è percepito come più o meno collaborativo in base al timbro e al tono della voce, alle espressioni che usa e agli altri elementi performativi in base alla quale si possono desumere più o meno chiaramente i suoi intenti. Ma ciò avviene solo se la comunicazione avviene in diretta.
Comunicare in diretta
Ecco la spiegazione del grande successo dei vocali di Whats app. C’è tempo reale ma è irreale, perchè puoi riascoltare il messaggio appena mandato e cancellarlo se reputi che qualcosa non vada bene. (In gergo linguistico è chiamata la “felicità del linguaggio”)
Essere in grado di reagire e confrontarsi “di persona” e “in tempo reale” con le opinioni altrui è considerato sempre più un lavoro che non si ha voglia di fare, perché troppo oneroso e dispendioso in termini di energia e di volontà. Comporta un mettersi in gioco che non è più visto come necessario ma che è invece comodamente evitabile.
Il comodamente evitabile
Quanto può essere più facile per un ragazzo che deve avvisare i genitori che non tornerà la sera e che dovrà inventare una bugia di copertura usare il messaggio vocale invece della chiamata telefonica tradizionale? E i genitori saranno in grado di riconoscere la differenza di coinvolgimento emotivo che il ragazzo mette in atto nella scelta della modalità di comunicazione?
E quanto può fare la differenza nella relazione con la propria famiglia lasciare accesa oppure no la modalità di rilevazione della posizione GPS? Quando è lecito controllare i movimenti dei propri figli e quanto questo influenza la loro eventuale tentazione a non rispettare regole date a priori?