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scuola morgagni sezione delle relazioni e delle responsabilità

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La scuola steineriana va al liceo


Scritto il 24 novembre 2022

Chi mi legge da anni sa tutta la storia.
Per gli altri un breve riassunto: sono mamma di tre figli grandi, due di loro sono andati alla scuola steineriana e il terzo no. Da qualche anno ho lasciato il mio lavoro di consulente di comunicazione e mi sono dedicata alla mia passione di sempre: la pedagogia.

Insegno lettere alle medie con somma gioia mia e dei miei ragazzi (mi pare) e nel mio metodo di insegnamento inclusivo (essere tutor dell’apprendimento mi ha aiutato molto) mi sono sempre ispirata a ciò che la scuola steineriana mi ha insegnato come genitore:

  • inutile stressare i ragazzi con tonnellate di compiti (tanto li fanno così male che non servono).
  • dannoso usare i voti come minacce. Fa perdere il senso della valutazione.
  • la lezione frontale non può essere l’unico modo (altrimenti i ragazzi si addormentano ad occhi aperti, si è vero stanno tutti in silenzio ma il motivo è che pensano ad altro).
  • urlare è da sfigati (parlo io che ho urlato per anni con i miei figli prima di capire quando fosse inutile)
  • i ragazzi si prendono con cuore, pazienza, gentilezza e rispetto.
  • si impara con le mani, con i piedi, con il dire, il fare e anche il buttarsi per terra. più si fa più si impara: non c’è un modo esclusivamente razionale di imparare, non a 13 anni.gentilmente sgraffignato dal progetto del Liceo Morgagni sezione G

Dalla mia esperienza come insegnante invece ho imparato che:

  • la flipped classroom mi convince poco: è in classe che bisogna lavorare e spiegare, argomentare, dibattere, analizzare con i ragazzi e in termini semplici,
  • non bisogna stancarsi delle domande più banali e delle richieste continue di interventi ed attenzioni
  • se i voti si devono proprio usare che almeno siano equi. Mai usare i voti come un’arma di potere, mai mettere brutti voti per punire (tantomeno bei voti per premiare)
  • bisogna abituarli a lavorare in gruppo: sul lessico e sulle idee
  • bisogna partire da ciò che è accaduto (in storia), da dove succedono oggi le cose (geografia) e dalla necessità di comunicare per risolvere problemi e saper dire le proprie idee (italiano)

Della scuola steineriana ne ho sentite di cotte e di crude:

  • non ti prepara alla vita perchè non ci sono i voti
  • ti rende analfabeta perchè non ci sono i libri
  • è antica perchè ti fanno fare il lavoro manuale che è inutile
  • quando poi vai al liceo non ce la farai mai…

Alla fine il tempo è passato e ho potuto farmi un’idea concreta, di come funzionano le cose: la scuola steineriana è una coraggiosa sperimentazione di azione pedagogica.

Un’azione anche maldestra ma concreta verso il cambiamento e il superamento di una scuola dove gli insegnanti usano i voti come sciabole e perdono un sacco di tempo a fare paternali.

Ad ognuno la sua scuola

Mio figlio grande dopo 8 anni di scuola steineriana ha fatto il liceo scientifico statale e fa l’università a Milano. Ancora parla di quanto è stata avvincente la sua carriera scolastica!

Mio figlio medio frequenta il liceo scientifico e dice che la lezione frontale se fosse ben fatta andrebbe anche bene, ma sentire qualcuno che parla per ore, monotono, senza neanche alzare lo sguardo per tutta l’ora non è molto incoraggiante. Come dargli torto.

E il piccolo andrà al liceo l’anno prossimo. Cercando per lui qualcosa di giusto mi sono imbattuta nella sezione sperimentale del Liceo Morgagni che si chiama la sezione delle Relazioni e della Responsabilità. Un liceo senza voti, dove si lavora in gruppo e in classe riducendo il lavoro da svolgere a casa, dove si promuove il benessere degli studenti incoraggiandoli ad avviare un processo di apprendimento libero e consapevole. E dove alla fine i ragazzi si sentono vivi, imparano e sono felici. Non è vero che a scuola bisogna per forza soffrire.

E allora mi son detta: stai a vedere che quelli della steineriana avevano proprio ragione!!

Vuoi saperne di più?

Leggi questo articolo, guarda questo materiale di approfondimento e questo pdf. Il progetto è vera e propria ricerca azione, un liceo a Roma dove qualcosa si muove, vi rendete conto?

Che siate marziani, steineriani o strambi idealisti sappiate che pare che gli altri, quelli normali, si stiano accorgendo che la scuola cosi com’è… è tutta da rifare.

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Che ruolo gioca internet nella relazione tra adulti e bambini? Istruzioni per l'uso

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4) Come cambia la relazione genitori figli quando è mediata


Scritto il 06 luglio 2022

Questo lungo articolo pensato durante il lockdown per una rivista specializzata dedicata ad internet e media  mai uscito, viene qui pubblicato a puntate. In coda il link alle altre puntate.

QUARTA PUNTATA

Scambiare informazioni di persona comporta sempre più delle difficoltà legate al “tempo reale”, al doversi senza mediazione confrontare continuamente con elementi come il tono della conversazione o il tono che la conversazione può prendere.

L’altro che parla è percepito come più o meno collaborativo in base al timbro e al tono della voce, alle espressioni che usa e agli altri elementi performativi in base alla quale si possono desumere più o meno chiaramente i suoi intenti. Ma ciò avviene solo se la comunicazione avviene in diretta.

Comunicare in diretta

Ecco la spiegazione del grande successo dei vocali di Whats app. C’è tempo reale ma è irreale, perchè puoi riascoltare il messaggio appena mandato e cancellarlo se reputi che qualcosa non vada bene. (In gergo linguistico è chiamata la “felicità del linguaggio”)

Essere in grado di reagire e confrontarsi “di persona” e “in tempo reale” con le opinioni altrui è considerato sempre più un lavoro che non si ha voglia di fare, perché troppo oneroso e dispendioso in termini di energia e di volontà. Comporta un mettersi in gioco che non è più visto come necessario ma che è invece comodamente evitabile.

Il comodamente evitabile

Quanto può essere più facile per un ragazzo che deve avvisare i genitori che non tornerà la sera e che  dovrà inventare una bugia di copertura usare il messaggio vocale invece della chiamata telefonica tradizionale? E i genitori saranno in grado di riconoscere la differenza di coinvolgimento emotivo che il ragazzo mette in atto nella scelta della modalità di comunicazione? 

E quanto può fare la differenza nella relazione con la propria famiglia lasciare accesa oppure no la modalità di rilevazione della posizione GPS? Quando è lecito controllare i movimenti dei propri figli e quanto questo influenza la loro eventuale tentazione a non rispettare regole date a priori?

LE PUNTATE PRECEDENTI

Prima puntata: Che ruolo gioca internet nella relazione tra adulti e bambini?
Seconda puntata: Relazione digitale o in carne ed ossa: che differenza fa?
Terza Puntata: Come sono cambiate le condizioni d’uso dei device mobili
Quarta puntata: Com’è cambiata la relazione genitori-figli, quando questa è mediata
Quinta puntata: Com’è cambiata la percezione della privacy
Sesta puntata: Com’è cambiata l’attenzione, la nostra principale risorsa
Settima puntata: Com’è cambiata la relazione a scuola
Ottava puntata: Le potenzialità della relazione in carne ed ossa

 

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Social warning e l’uso consapevole dei media

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Social warning e l’uso consapevole dei media


Scritto il 08 agosto 2021

Social warning è una rete di volontari, tutta italiana, nata per sensibilizzare genitori, ragazzi, e insegnanti all’uso consapevole dei mezzi di comunicazione.

Nasce dall’idea di un giovane che conosce bene la rete, per esserci caduto come vittima di bullismo e per essersi in seguito riscattato diventando proprio un esperto di comunicazione.
Questo ragazzo ha creato il Movimento Etico Digitale di cui Social warning è un progetto operativo.

Sbagliando si impara

E cosi oggi centinaia di formatori sono all’opera in tante realtà aggregative italiane per portare l’attenzione su pregi e difetti dell’uso smodato della tecnologia. Volevo raccontarvelo perchè sono fiera di far parte di Social Warning e perchè credo che sia un’iniziativa lodevole e necessaria.

Uso consapevole dei media?

Quando sai che qualcosa che mangi o bevi può farti male se esageri cosa fai? Stai attento, consumi con cautela ovvero in modo responsabile. Giusto?

Ma quando non hai consapevolezza dei potenziali danni che l’esposizione prolungata a smartphone, videogiochi, sociale network ti procurano chiaramente non fai attenzione.
Ci stai un’ora, 10 ore al giorno. Che differenza fa? Il tempo passa velocemente, tanti amici ti scrivono, hai cosi tante cose da fare che non ti serve neanche più incontrarli, sei sempre e comunque connesso a loro. O almeno questa è la tua impressione. Giusto?

Il tempo che passi al telefono fa la differenza

E’ sempre più evidente a medici e addetti ai lavori che la sovra-esposizione ai mezzi di comunicazione sociali sia deleteria per un’ampia serie di ragioni. I social media ti danno l’illusione di essere in contatto con gli altri quando in realtà sei solo. Whatsapp e le sue notifiche ti danno la sensazione che qualsiasi momento della giornata ci sia una notizia proprio per te, che potrebbe cambiarti la vita. (un nuovo colloquio di lavoro? un nuovo potenziale fidanzato? ecc.. ecc..)

Cosa dicono gli esperti

Le ricerche parlano chiaro, ecco solo alcuni degli effetti a lungo termine:

Ad ogni età sono riscontrabili effetti diversi, che vanno dalla progressiva perdita di empatia, capacità di attenzione e concentrazione, autostima, insicurezza, tono dell’umore, capacità di relazionarsi con gli altri e senso della realtà. (Ok Salute)

Paroloni… sarà vero?

A che titolo parlo? Non sono un medico e neanche uno scienziato. Sono solo una ex consulente di comunicazione appassionata di media da 25 anni,  mamma di 3 adolescenti ed insegnante alla scuola media, ops scusate, scuola secondaria di primo grado (chissà chi è quell’esperto di comunicazione che ha deciso di chiamare in modo tanto complicato una cosa che aveva un nome chiaro e semplice, boh!)

Quello che voglio dire è che questo è il mio blog, non è una testata giornalistica, e qui racconto la mia esperienza personale, le mie ricerche e le mie riflessioni.

Social media: usare con cautela

Guardiamo un po’ di statistiche (fonte della fonte)

  • 4 ore di mobile al giorno
  • il 90% della popolazione possiede un telefono
  • abbiamo 3.5 device a testa
  • guardiamo 5 metri di contenuti al giorno
  • il 20% dei millennials apre il telefono 50 volte al giorno (fonte: www.themarketingfreaks.com)

Non credete anche voi che dati del genere meritino un po’ di attenzione e cautela? Non capisco come tanti genitori di bambini anche piccoli possano liquidare la questione con un “che posso farci, mio figlio non vive più senza e suoi amici hanno tutti il telefono!

Non è che siamo sciocchi o incapaci. Forse il motivo sta nel fatto che le scelte che facciamo non sono razionali anche se noi crediamo che sia cosi, semplicemente il fatto che i nostri figli stiano in compagnia dei loro telefoni ci dà un sollievo biochimico. Senti qua:

Come possiamo proteggerci?

Con la consapevolezza, con un lavoro sul nostro benessere, eliminando gli automatismi che ci gratificano..

Ma una buona notizia c’è

Mentre l’uso smodato è sempre da evitare, secondo una ricerca ancora sperimentale un uso moderato dei social media potrebbe avere effetti benefici sul cervello (State of Mind) sopratutto su soggetti con un disturbi del comportamento e schizofrenia.

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Attività per bambini insieme in presenza CEMEA

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Attività per bambini insieme in presenza CEMEA


Scritto il 21 novembre 2020

Ho conosciuto da pochi anni il CISV, che organizza attività per bambini e ragazzi nel mondo ma conosco il Cemea da tanti anni.
Con il Cemea ero partita per un viaggio quando ero ventenne per fare una settimana di formazione all’estero. L’obiettivo del Cemea era formare giovani animatori di scambi internazionali che portassero nei gruppi di loro coetanei attività di senso, per imparare a stare insieme, per capirsi ed aiutarsi anche al di là delle barriere nazionali e di lingua.

Poi tanti anni dopo, ovvero adesso, ho scoperto che il Cemea che opera in tutt’Europa ha delle sedi anche regionali e sono arrivata al Cemea Lazio dove un ho conosciuto loro.

cemea1  CENTRO PER L'EDUZIONE ATTIVA ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE

I ragazzi del Cemea

Cemea è l’acronimo di Centri di Esercitazione ai Metodi dell’Educazione Attiva ed è nata in Francia oltre 30 anni fa.
Le attività che organizzano i ragazzi del Cemea e la loro zia che è Paola, arzilla settantenne molto ingamba, sono proposte per bambini e ragazzi in presenza, dove si lavora il legno con il traforo, si costruiscono capanne o rifugi o si lavora tra il freddo dell’argilla e il calore dei biscotti fatti a mano.

Insomma si fanno cose al Cemea. Ed io volevo dirvelo e volevo invitarvi a portarci i vostri figli perchè ne vale la pena, stanno in natura e fanno cose ci sembrano piene di senso.

cemea3   

Quando e dove

I weekend, i centri estivi e le attività pomeridiane del Cemea, per bambini dai 6 ai 16 anni, sono davvero un’ottima occasione per immergere i giovani in un clima cooperativo e creativo, lontano dagli schermi e vicino alla natura. Semplice.

cemea2

Le attività si svolgono sia nella sede del Cemea a Roma sia nella loro casa in campagna, ad Oriolo Romano.

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THE-SOCIAL-DILEMMA il documentario sugli effetti manipolatori dei social media e sulla dipendenza che creano

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The social dilemma: manipolazione e dipendenza da social network


Scritto il 14 settembre 2020

Esiste un legame tra salute mentale e uso dei social? I social network, usati da oltre 2 miliardi di persone in modo massiccio, influenzano la nostra percezione del mondo e come ci relazioniamo con noi stessi e con gli altri. Questo non è più una novità.

Ma è davvero cosi grave?

THE-SOCIAL-DILEMMA il documentario sugli effetti manipolatori dei social media e sulla dipendenza che creano

E’ solo un nuovo mezzo di comunicazione

Nella storia dell’umanità ci siamo sempre adeguati alle nuove tecnologie che hanno migliorato la qualità della sua vita (i giornali, le biciclette per esempio). Ma qui parliamo di una tecnologia invasiva, che compromette il benessere delle persone perchè scava nel tronco encefalico ed innesta nuove abitudini (al consumo) fino a prendere il controllo dell’identità dei bambini oltre a creare caos nella società, polarizzare le opinioni politiche e rendere le democrazie più a rischio.

Non sono parole mie, cito espressamente le parole degli stessi creatori dei social network che sono i protagonisti del docu-dramma The social dilemma, in uscita in questi giorni.

The social dilemma spiega come funziona il meccanismo manipolatorio che porta milioni di persone a rimanere incollati ai social network per ore, mesi e anni senza che questo crei il loro il minimo dubbio: sono vivo o sono mi trovo in una bolla digitale?

Dalla voce dei creatori di social netword

Il documentario dà voce diretta ai creatori di Facebook, Twitter, Instagram (un gruppo di giovani che ha deciso di lasciare posizioni apicali per motivi etici) che raccontano il dietro le quinte di un fenomeno che di massa che ha già prodotto due risultati evidenti.

Il primo è rendere la creazione di un giro d’affari miliardario e il secondo è crescita esponenziale dei tassi di depressione e ansia negli adolescenti(+ 189%) e nei preadolescenti (+62%) in tutto il mondo. Il tasso dei suicidi ha avuto un incremento in 10 anni del +70% negli adolescenti e del +151% nei preadolescenti.

Manipolazione e dipendenza

Il settore tecnologico ha un problema: vende i suoi utenti e gli inserzionisti con i clienti. Sappi che se non stai pagando per il prodotto online che stai usando (le piattaforme social sono tutte gratuite) allora vuol dire che il prodotto sei tu – ecco le parole che usano i protagonisti che documentario The social dilemma trasmesso su Netflix, si tratta di parole forti, senza mezzi termini.

La nostra attenzione è in vendita e il graduale e impercettibile cambiamento dei nostri comportamenti è il prodotto che viene venduto al miglior offerente (i nostri profili vengono targhettizzati, ovvero segmentati per interessi, età, capacità di acquisto, ecc e venduti all’asta al miglior inserzionista che ci compra ad impression ovvero avendo dati precisi su quanto tempo di fermiamo a guardare ogni singolo contenuto pubblicità compresa).

the social dilemma, come i social network ci manipolano e ci trasformano in persona dalle abitudini prevedibili.

Il profitto prima di tutto

Chi compra pubblicità sui social ha la certezza di essere visto ecco perchè il volume d’affari della pubblicità su queste piattaforme è quadruplicato in pochi anni.

Sai perchè le fake news sono 7 volte più virali di una notizia vera? Perchè la verità è noiosa.

THE-SOCIAL-DILEMMA IL 30% DELLE PERSONE TRA I 18 E 44 ANNI SOFFRONO D'ANSIA SE NON CONTROLLANO FACEBOOK ALMENO OGNI 2 ORE

Cosa possiamo fare?

Prima di tutto dare l’esempio.

1. Cancellare dai vostri telefoni le app tossiche come Tik Tok, Snapchat e Instagram e usare meglio mail e whatsapp (per meglio si intende non a tavola, non la sera prima di andare a letto e non mentre i figli ci parlano e ci chiedono di stare insieme)

2. Dare ai ragazzi lo smartphone il più tardi possibile. Leggi su questo blog Meglio la bicicletta dello smartphone  e firma il contratto d’uso per avere lo smartphone

3. Tenere lontani i bambini dai canali youtube e youtube kids dove non esistono filtri pubblicitari e tutela

4. Ascoltare i consigli che vengono dati alla fine di The social dilemma sull’uso dei social in famiglia.

5. Organizzare visioni di gruppo di The social dilemma in famiglia e discuterne usando queste linee guida di benessere scritti dai protagonisti del documentario che si sono costituiti in Centre for humane tecnology che svela questioni fondamentali e incoraggia i giovani a porsi in maniera critica di fronte ai social network avendo consapevolezza del fatto che gli algoritmi che li governano sono in grado di costruire dei modelli che predicono il nostro umore e i nostri comportamenti. Occorre essere vigili. Visita il sito del Centre for humane technology  fondato da questi fuoriusciti dal sistema e collabora alla costruzione di un mondo più libero e consapevole.

6. Adottare il minimalismo digitale in famiglia affinchè si acquisisca l’abitudine di proteggersi dall’uso massiccio dello smartphone.

6. Se non hai un account Netflix contattami, ti aiuterò ad organizzare una visione di gruppo in modo che tu possa vederlo.

C’è un movimento anche in Italia

Si chiama Movimento Etico Digitale ed è stato creato da Davide Dal Maso un ragazzo diventato esperto in tecnologie della comunicazione che, attraverso una rete capillare di formatori-volontari in tutta Italia, si è impegnato per rendere consapevoli ragazzi e genitori su queste tematiche. Se sei una scuola, chiedi un intervento del Social Warning. E’ un’opportunità da non perdere.

Fai da te

Visita anche il sito Socialmediatestdrive.org ricco di risorse da usare a scuola o in famiglia per farti promotore attivo della sensibilizzazione all’uso consapevole dei social network

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adolescenti e incertezza sul futuro thank to @fallonmichaeltx unsplash

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Adolescenti: paure e incertezza sul futuro. Ecco cosa li salva


Scritto il 01 settembre 2020

Gli adolescenti hanno un disperato bisogno di avventura per sentirsi vivi. E per sperimentarla sono disposti a tutto: questa è la tesi che il dottor Koeler illustra in Perchè i ragazzi usano la violenza?

Il professor Alessandro D’Avenia la vede in modo diverso e nel suo libro L’arte di essere fragili, come Leopardi può salvarti la vita al posto dei pericoli e dell’avventura mette le parole.

adolescenti e incertezze: il compito della letteratura italiana

Il compito della letteratura italiana

Gli adolescenti secondo D’Avenia hanno bisogno di immergersi nelle opere letterarie con tutti i sensi e di trovare nelle parole dei grandi poeti un fuoco sacro, elisir di salvezza.

Le passioni si risvegliano a contatto con il fuoco, non con le istruzioni per accenderlo, afferma, intendendo con questo le critiche letterarie o le antologie che fanno a pezzi le parole dei poeti per riproporle in brandelli.

Sono molto grata a D’Avenia perchè da quando ho ripreso in mano la Letteratura Italiana ho cominciato a riscaldarmi anche io a questo fuoco, e a stare meglio, sentirmi al sicuro, a casa mia con me stessa.

E’ difficile stare a contatto con il fuoco nella nostra epoca, perchè per sentire il calore bisogna mettere un’attenzione particolare nella quotidianità. Bisogna rischiare davvero di bruciarsi per imparare ad apprezzare la vita e abitarla davvero:

Sebbene è spento nel mondo il grande il bello e il vero, non ne è spenta in noi l’inclinazione. Se è tolto l’ottenere, non è tolto nè possibile togliere il desiderare. Non è spento nei giovani l’ardore che li porta a procacciarsi una vita, e a sdegnare la nullità e la monotonia.
(Zibaldone, 1 agosto 1820)

Abbassare le difese, rendere l’uomo più vero e autentico, questo è il compito della Letteratura.

Saper essere come si è, riconoscersi come fragili e imperfetti invece che andare alla ricerca dell’invincibilità. E lo si può fare ascoltando chi, come Leopardi ha saputo trasformare i suoi limiti in bellezza accettando e trasformando le sue sfortune in trampolini di vita. O chi ha avuto il coraggio di chiedere alla luna come fa a non annoiarsi.

Fermati un attimo, ascolta questi 8 minuti. Canto notturno del pastore errante per l’Asia

Non ti dico altro. Ascolta e poi prosegui

Maestà e semplicità: i due cardini della bellezza

Stare accanto agli adolescenti come genitori ed insegnanti è difficile. Anche se si vuol essere testimoni di bellezza portando le proprie passioni davanti ai loro occhi lo sguardo con cui ci guardiamo è sempre più povero e incapace di sperimentare pienezza e compimento.

Usa l’immaginazione per portare a termine

Guarda con attenzione, immergiti nell’adesso, penetra il reale, usa appieno i sensi verso la ricerca di compimento delle cose (ecco il senso del grande lavorio fatto sui sensi dei primi anni di vita).

Il tema del compimento è fondamentale: creare è il segreto del compimento, ma creare è un processo non un improvviso accadere – ricorda D’Avenia – ecco perchè è difficile. Ci vuole pazienza, concentrazione, lavoro quotidiano, fioritura personale, occasioni di compimento,  di cui tanto ho parlato in questi anni a proposito del diventare genitori sia nel blog che nel libro.

Domenica 6 settembre alle 14.45 segui in streaming Doppio Sogno di Anna Oliverio Ferraris su come trovare il modo per aiutare i ragazzi a mantenersi in rotta sia pure senza rinunciare all’avventura. La conferenza si tiene al Festival della Mente di Sarzana (di cui ho gia parlato quando sono andata a sentire Franco Lorenzoni)

Non avere paura dell’incertezza

Crescere non è avere successo ma è discendere, andare in profondità, dove il rapimento può mettere radici. Creare senza lasciarsi paralizzare dalla paura di fallire – non riesco a smettere di citare l’autore – e aggiungo che in quest’epoca pandemica dove sembra che molto sia andato perduto e che il futuro sia incerto più che mai occorre familiarizzare con l’incertezza e la precarietà (relazionale, interpersonale, etica, identitaria) che sono processi che avvengono naturalmente in una società complessa.

Per familiarizzare intendo valorizzare la soggettività, offrire a casa e a scuola strumenti per sostenere l’uomo nel cammino di costruzione del suo progetto di vita.
Leggi il senso della temporalità nella società dell’incertezza: il ruolo della scuola

La noia

A volte noi adulti confondiamo la noia con la sete di vivere. Quell’arsura che ti fa pensare che non valga la pena di cercare ancora, perchè di acqua in giro non ce n’è più. A volte gli adolescenti proprio non li capiamo perchè non sappiamo di cosa hanno bisogno. Ma non ci esimiamo dal giudicarli.

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SKAM-Italia ultimo giorno di scuola

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Gli adolescenti di Skam Italia


Scritto il 21 aprile 2020

Ho tre figli. Uno di loro avrà 18 anni tra un mese e va al liceo Kennedy di Roma. Proprio il liceo in cui è ambientato Skam Italia (leggi dettagli sul Post) la serie per adolescenti che ho trovato facendo zapping tra la noia dell’isolamento da Coronavirus e la paura di incappare in quelle serie patinate e inutili di cui Netflix è piena.

E’ una serie per ragazzine

commentava mio figlio adolescente mentre finivo la prima serie di Skam Italia in una nottata.
Ma si sbagliava di grosso.

skam italia tratta anche il tema dell'omosessualità

Molto più di una serie teen

Skam Italia è un tuffo nei sentimenti incontenibili dell’adolescenza che con la loro potenza sono forse i più autentici che ci è concesso di vivere in tutta la vita.

Ci hanno detto che era solo l’adolescenza invece quegli anni pieni di inquietudini erano i più intensi, quegli amici erano i migliori amici e quello era il miglior sesso che potevamo fare.

L’effetto che mi ha fatto è stato più potente di una seduta di ipnosi.

Lo consiglio a genitori e insegnanti che sono sinceramente interessati al mondo degli adolescenti e che hanno il coraggio di sfidare gli stereotipi e andare oltre ai luoghi comuni dietro cui si nasconde chi siamo o chi non siamo.

Skam Italia vale la pena

C’è una normalità bellissima e incoraggiante in Skam Italia. La serie è ben recitata, ha una fotografia splendida, è affatto banale nonostante il rischio di cadere nel già visto sia sempre in agguato.

Non è facile parlare della quotidianità di un adolescente fortunato senza scadere nel clichè più o meno celebrativo fatto di feste, scherzi e schermi di ogni tipo.

Altro che adolescenti sdraiati

Questi ragazzi non sono affatto persi anche se iperconnessi, non sono affatto apatici e neanche narcisi, impegnati in cose futili, sregolati, annoiati.

Cosa sono allora? Hanno paura, hanno un sacco di bisogni, hanno fame e sete di vita. E sono ancora capaci di parlarsi e di stare insieme.

E i genitori dove sono finiti?

Anche il marito che guarda solo film di spie e documentari dopo un breve disappunto si è appollaiato accanto a me e ci è rimasto fino alla fine. Alla fine ci siamo chiesti: ma gli adulti in questa serie dove sono? Troppo impegnati, distratti e infelici per vedere la bellezza di chi hanno davanti.

La meraviglia di Skam

La meraviglia di Skam Italia è che parla di fragilità mostrando coraggio e mostra bellezza parlando di tristezza e sconfronto, incertezza e paura. E’ un inno alla gioia!

L’unica nota stonata in tutto ciò è che, a causa del Coronavirus, non so se e quando i nostri figli adolescenti potranno tornare a festeggiare un ultimo giorno di scuola in quel modo..

SKAM-Italia ultimo giorno di scuola

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ADOLESCENTI Photo by Erik Lucatero on Unsplash

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Benessere digitale a scuola e in famiglia


Scritto il 30 ottobre 2018

Siamo una famiglia di nerd: mamma insegnante ex consulente di comunicazione, papà esperto di radio e web, i nostri 3 figli sono cresciuti in mezzo a tecnologie di ogni tipo.

Fino ai 2 anni.

Poi abbiamo cominciato ad osservarli meglio, i nostri bimbi: la loro reazione a tutti gli schermi era ipnotica e invasiva, ne chiedevano sempre di più.

Per questo abbiamo scelto il minimalismo digitale: dare dei limiti con il sorriso e senza punizioni.

Cosa succede quando limiti o neghi qualcosa?

Devi offrire alternative, portarli in natura, spegnere noi adulti per primi tutti gli schermi.

Ora i ragazzi hanno 16, 14 e 8 anni e quando le chat diventano oppressive smettono di seguirle, vanno a scuola in bici, fanno sport, amano stare nel bosco e la sera sera quando ceniamo fanno a gara per chi ha più da raccontare.

Non lo dico per farmi bella, ma per sensibilizzare quei genitori che pensano sia impossibile avere un ruolo attivo nell’eduzione dei propri figli. E’ non solo un diritto ma soprattutto un dovere.

I nostri figli dipendono dalle scelte che noi per primi facciamo. E in questo caso si tratta di scelte difficili: imporre limiti, controllare senza essere controllori antipatici, tenere i bambini nel loro mondo senza per questo gettare la spugna.

Ne parlo nel libro VIVERE SEMPLICE dove racconto come abbiamo agito per limitare l’uso della tecnologia e degli schermi tra i 9 e 16 anni, l’età più sensibile, dove bambini e ragazzi hanno bisogno di essere più assistiti nell’ambito del loro rapporto con la tecnologia

Sono certa del fatto che se non fossimo stati sensibili a questo argomento ne avremmo sottovalutato le conseguenze, come tendono a fare la maggior parte dei genitori che auspicano che i loro figli siano abili nel mondo digitale e danno per scontate le competenze nel mondo reale.

Fare i conti con il digitale

Dobbiamo imparare a fare i conti con la tecnologia, conviverci il meglio possibile e imparare a sfruttarla senza farci rubare troppe ore di vita.

Per questo ci vuole consapolezza dei mezzi, uso responsabile e una certa dose di equilibrio, coraggio, curiosità e motivazione per la vita.

Siamo i primi genitori di nativi digitali, di certo non è facile per noi dare indicazioni ai nostri figli, a stento sappiamo noi come gestire quest’invasione.

internet-safer-day 2021

Benessere digitale

Il benessere digitale è la condizione di chi sa sfruttare le crescenti opportunità messe a disposizione dai media digitali, sapendo al contempo controllare e governare gli effetti delle loro dinamiche indesiderate.

A questo scopo occorre possedere un vasto spettro di competenze specifiche, relative agli strumenti, alle informazioni, alle relazioni online, alla creazione di contenuti e, non ultime, alla gestione del proprio tempo e della propria attenzione.

Come si costruiscono le competenze per la vita digitale

Per costruire la propria identità digitale senza che la nostra vita in carne ed ossa risulti deprivata, scollegata, insipida occorre mettersi al lavoro.

Anche noi adulti abbiamo bisogno di mantenere un sapiente equilibrio tra le nostre abitudini. E per farlo occorre esercizio.

La capacità digitale non riguarda solo il saper gestire certi strumenti ma anche la capacità di gestire la propria attenzione. La sovrabbondanza di informazioni crea sovraccarico mentale che dà confusione e senso di disagio.

Tutto dipende dalle nostre scelte?

Siamo sicuri che la capacità di gestire la nostra attenzione dipenda solo da noi? Secondo me siamo pesantemente influenzati dalle opinioni degli altri.

Le sfide che il digitale porta nella gestione del tempo e dell’attenzione riguardano soprattutto il sapersi mettere in relazione ai propri bisogni e non quelli degli altri. Ma quali sono i nostri bisogni? Ce lo siamo mai chiesti?

Per i nostri figli vorremmo che navigassero agevolmente nella sovrabbondanza della rete ma anche sapessero difendere i propri spazi di attenzione piena e che la loro vita non fosse confinata al mondo digitale.

Sviluppare nuove capacità

In occasione dell’Internet Safer Day è possibile partecipare a eventi informativi sul sito www.generazioniconnesse.it consigliamo a tutti i genitori e gli insegnanti di non perdere l’occasione di acquisire competenze ormai necessarie per aiutare i ragazzi ad orientarsi in rete.

Anche il MIUR organizza un evento in diretta streaming con la Polizia Postale di stato, il 9 febbraio 2021 dalle 10 alle 12, tutte le informazione sul sito del MIUR (pagina dedicata all’Internet Safer Day)

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foto di sabrina d'orsi per vivere semplice

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Che cos’è il minimalismo famigliare?


Scritto il 23 ottobre 2018

foto di sabrina d'orsi per vivere semplice

Nel 2009 ho scritto un post su questo blog che parlava di minimalismo, si intitolava IO NON COMPRO in cui spiegavo perchè smettere di comprare cose, oggetti, corsi, giocattoli e vestiti è una liberazione.

Il minimalismo fa sentire i membri di una famiglia più in contatto tra di loro, più vicini ai loro veri desideri, più reali.

Liberararsi dal giogo del consumismo compulsivo è la cosa migliore che potete fare per stare bene ed essere felici.

Non comprare è sexy

Il fatto è che quando scopri l’acqua calda vorresti che tutti lo sapessero e le prime persone a cui lo dici sono quelle che ami. Ma non tutti sono disposti a credere che non comprare sia cosi sexy, anzi all’inizio c’è da lottare un po’ con le convenzioni. Poi passa

Quando scopri che è vero

Quando scopri che non lo stai facendo solo per risparmiare, che non lo fai perchè hai la casa piccola e hai finito lo spazio per mettere tutto ciò che compri, ma che i motivi sono molto più validi e profondi, sono delle vere e proprie motivazioni allora cambia tutto.

Diventi un minimalista e ti accorgi che avere meno ti aiuta a sapere cosa ti serve davvero, quali sono le cose importanti di cui ti vuoi occupare.

Cosa voglio davvero

Una delle cose che voglio è più avventura, più esperienze, più scoperte, più situazioni in cui mi trovo fuori dalla mia area di confort e mi metto alla prova.

E questo lo voglio condividere il più possibile con la mia famiglia e i miei figli che essendo cresciuti hanno anche loro sempre più bisogno di avventura.

Una delle cose che voglio di meno è noia, apatia, quel senso di vuoto che subentra quando c’è troppo da fare o sono alla ricerca di qualcosa che non trovo, che mi porta a lamentarmi e a sentirmi in gabbia.

foto di sabrina d'orsi per vivere semplice

Minimalismo famigliare

Vivere Semplice il libro di Sabrina D'OrsiDi minimalismo famigliare parlo tanto nel mio libro, perchè ho scoperto che è una delle chiavi per costruire una relazione profonda con i figli, che non si limiti al mi compri questo oppure al se fai questo ti compro quello.

Magari pensate che non sia il caso vostro, ma il consumismo è un deterrente enorme nelle relazioni sociali, soprattutto quando ci sono molti soldi o ce ne sono pochi, cioè nei casi estremi.

Gli oggetti diventano merce di scambio di attenzione e alla fine di amore, mentre si dà per scontato che un genitore che non fa mancare nulla ai propri figli sia quello che compra.

 

Una sfida divertente

E cosa succede allora quando i genitori non comprano più? Che i figli si girano verso di loro e si chiedono cos’altro possono dare i genitori, oltre ai soldi. E’ li che si fa divertente.

E tu cos’hai da dare a tuo figlio: il tuo tempo? Le tue passioni? La tua attenzione? La tua creatività? Che cosa avanti….

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Adulti che non capiscono i bambini

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Adulti che non capiscono i bambini


Scritto il 02 ottobre 2018

Photo by kyo azuma on Unsplash

Photo by kyo azuma on Unsplash

I rapporti tra adulti e bambini si fanno sempre più difficili: dalla materna al liceo sembra che educatori ed insegnanti non trovino più la chiave d’oro per entusiasmare e condurre un anno scolastico pieno di gioia e voglia di fare.

D’altro canto i grandi accusano i piccoli di essere maleducati, disinteressati, apatici quando non aggressivi. Cosa è successo?

Perchè adulti e bambini non comunicano più?

In questi 20 anni di esperienza ho visto accadere due cose fondamentali:

  • gli adulti non riconoscono più i bambini nella loro vera natura, intrisa di spontaneità e onestà, una natura che alza bandiera bianca contro le troppe parole, le troppe richieste e i troppi stimoli
  • i bambini non riconoscono più adulti che non fanno altro che arrabbiarsi, chiedere cose sempre più orientate al rendimento e sempre meno a contatto con la natura e connesse con il fare

Nonostante gli sforzi che gli adulti sembrano fare non si vedono miglioramenti.

Come sono cambiati gli adulti

Molti adulti hanno smesso di coltivare la loro immaginazione e nutrire il loro immaginario perchè, a loro volta, sono  demotivati e stremati.
Sono adulti che si sono radicalizzati in un’approccio totalmente razionale (perchè ce ne sono altri?), approccio che al contrario i ragazzi non colgono e non sentono come vicino a loro.

Parlo di noi, di tutti noi che ci illudiamo che un sermone o una punizione serva a qualcosa!

Gli insegnanti giustamente vogliono in classe bambini educati, in realtà sperano che non rispondano quando non sono d’accordo ed eseguano semplicemente le istruzioni impartite gli adulti.

Adulti che vogliono l’impossibile

Bambini e ragazzi, tanto più sono svegli e ingamba, tantomeno staranno a queste regole: fuori da scuola sono abituati a non avere limiti, perchè dovrebbero adeguarsi dentro le mura scolastiche?

Allora diventa un problema dei genitori, che non sanno imporsi, che non educano più. E continua a perpetuarsi un’incomprensione tra scuola e famiglia che permane perchè mancano i momenti di confronto e la volontà di disinnescare incomprensioni che diventano poi bombe.

Dare l’esempio con i gesti non con le parole

Ma per crescere in un ambiente sereno, dove ci si sente solidali gli uni con gli altri occorre che gli adulti siano i primi a dare l’esempio con i loro gesti e i loro atteggiamenti, che si mettano in gioco per capire i bisogni dei più giovani e strutturare ambienti, orari e ritmi in modo da facilitare questi bisogni.

Mantenere la parola, lasciare che l’ora di lezione prenda pieghe diverse dal previsto, essere elastici e improvvisare per accogliere i momenti propizi dell’apprendimento.

Per saper improvvisare con successo bisogna essere in connessione con se stessi e con i bisogni di tutti, e non lasciare che le idee su quello che si dovrebbe fare diventino legge.

Cosi facciamo oggi prof !

Bambini piccoli ma anche ragazzi fino alle medie e superiori hanno esigenze importanti di ordine pratico:

  • hanno bisogno di avere tempo per esprimere le loro ragioni,
  • di argomentare le loro posizioni e difendere i propri pensieri,
  • di essere ascoltati e sentirsi capiti.

Gli insegnanti sono spesso arroccati su posizioni impossibili da sostenere e il loro disagio dovrebbe parlare loro forte e chiaro e dirgli che urge un cambiamento.

E’ come quando un genitore si lamenta perchè i figli fanno i capricci, non dormono, ecc… senza mettere mai in discussione se stessi e pensare a portare modifiche nel loro modo di fare.
Ci vuole umiltà, si. E’ vero!

Gli adulti hanno un problema con l’umiltà

Troppo spesso la relazione tra adulti e bambini si basa sulla sfiducia reciprova, sulla presunzione di colpevolezza, sulla tendenza a voler aver ragione senza ascoltare le ragioni altrui.

Gli adulti a volte non danno un buon esempio su come si gestiscono le diatribe o su come si affrontano le incomprensioni perchè non sanno mettersi in una condizione di serenità interiore.

Possibile che nessuno capisce che loro imparano da noi? Da come gestiamo le relazioni?

L’empatia questa sconosciuta

L’empatia è un momento quasi magico in cui passiamo attraverso i muri della nostra separatezza fisica e ci fondiamo l’uno nell’altro come esseri spirituali. Viviamo e sentiamo le emozioni dell’altro e siamo in grado di metterci nei suoi panni.

Immedesimarsi: ne vale la pena

Ma immedesimarsi non è una parola che va di moda in questi anni. Se solo per un momento provassimo ad immedesimarci in un migrante che arriva a bordo di un barcone, con un bambino in braccio, non avremmo più il coraggio di rifiutare nessuno. Ecco perchè questo ci spaventa, ecco perchè questo è l’unico modo che abbiamo di tornare ad essere umani.

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Photo by Erik Lucatero on Unsplash

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Noia e apatia: perché ci lamentiamo e ci annoiamo?


Scritto il 31 maggio 2018

Photo by Erik Lucatero on Unsplash

Essere stabilmente di buon umore sarebbe il metodo più facile per avere una vita soddisfacente e non rischiare di cadere preda dell’apatia e della noia. Ma come si fa?

Conosciamo persone che si annoiano sempre, e forse anche noi facciamo parte di queste persone.
Chi si annia ha una radicale difficoltà ad entusiasmarsi. Perché? Ho scovato un libro bellissimo che parla di noia e apatia in modo del tutto nuovo, in realtà anche nel mio libro ne parlo, certo con meno competenza visto che non sono una psicanalista e non ho il curriculum di Gustavo Pietropolli Charmet.
Il libro si intitola L’insostenibile bisogno di ammirazione edito Laterza. Vediamo cosa dice.L’insostenibile bisogno di ammirazione

Che cos’è la noia?

La noia e l’apatia sono malesseri è causati dal non trovare un motivo per cui valga la pena entusiasmarsi.

La noia si serve del disprezzo per annientare il valore di qualsiasi proposta che passi per la testa della persona annoiata: c’è sempre la sensazione che le proprie idee non siano degne di ammirazione, perchè inutili o prive di originalità.

Datemi qualcosa di forte e smetterò di disprezzare

Per uscire dal disprezzo, dalla noia  e dalla lamentela ci vuole un’impresa rischiosa, violenta, rumorosa, che lasci una traccia del proprio passaggio e della propria esistenza. Ecco perché la noia è la regista delle imprese più trasgressive e vandaliche di chi è alla ricerca di emozioni. E questo vale anche per i ragazzi

L’obiettivo è ottenere visibilità o quanto meno ascolto, anche se irritato o risentito.

Abbiamo bisogno di essere ammirati

La caratteristica di chi prova noia e apatia e quindi cerca visibilità per uscirne è che queste persone sono impreparate ad ammirare gli altri, anche se hanno bisogno a loro volta di essere ammirati.

Nello scenario sociale in cui viviamo, alle prese con un’alluvione di immagini e suoni rispetto al silenzio comunicativo di un tempo, il cercatore di ammirazione è una persona che ha paura di non essere visto: nel selfie e nei post su facebook egli cerca il lenimento degli amici che con i loro like dispensano barlumi di ammirazione vera o presunta.

Ritrovare il desiderio è la cura radicale

E alla paura di essere dimenticato si aggiunge l’estremo opposto: il terrore dello sguardo implacabile, quello che giudica.

E’ lo sguardo che mette alla gogna, lo sguardo del bullo sulla sua vittima che costringe a vergognarsi di tutto ciò che si fa o si è.

Il bisogno di scomparire

Nel caso dell’umiliazione dell’anonimato invece il tema centrale è la vergogna, il difetto, la mancanza di coraggio morale. Vergognarsi comporta il bisogno di scomparire, è mortificante per etimo: presuppone la morte del soggetto.

L’adolescente che si vergogna

Pietropolli Charmet è un genio, mi fa saltare sulla sedia il suo bellissimo saggio, anche quando continua con esempi di devastante chiarezza in merito all’adolescente che si vergogna.

Mi fa soffrire pensare ai genitori dei ritirati sociali, ragazzi che abbandonano la scuola e si ritirano in camera loro per interi anni, lasciando mamme e papà immobilizzati dal dolore e dall’incomprensione.

L’autore parla anche delle grandi digiunatrici, giovani ascetiche che sostengono che dominare la fame significa vincere una battaglia contro i propri istinti.

Capire questi drammi significa conoscere meglio il modo in cui i nostri figli e i loro amici percepiscono il mondo. E’ affascinante!

ADOLESCENTI Photo by Erik Lucatero on Unsplash

Cosa cercano i ragazzi di oggi

I ragazzi di oggi cercano adulti autorevoli, esseri umani degni di essere imitati e non macchinette patetiche prive di dignità. E quando li trovano non se li lasciano sfuggire.

Ciò che li attrae di loro è la passione che li anima o la sicurezza che sanno trasmettere o la dimensione etica che sanno far trasparire.

I ragazzi cercano persone da ammirare… speriamo solo riescano a trovarle.

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Crisi e crescita personale

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Crisi e crescita personale


Scritto il 19 febbraio 2018

@jakeufkes

@jakeufkes

Per alcuni non è chiaro cosa siano i percorsi di crescita personale e l’equilibrio interiore, ma è difficile per gli altri spiegarlo con parole comprensibili.
Perchè è un bisogno e comunicare i propri bisogni significa ammettere di aver bisogno di essere capiti dagli altri. Imbarazzante. Inoltre magari è un bisogno che non tutti hanno.

Trovare parole per descrivere quel senso di straniamento, di isolamento, di perdita di senso, di impotenza che ci allontana da noi stessi richiede cautela.

Molte persone sentono il bisogno di incamminarsi in un nuovo percorso di vita che faccia chiarezza. Non si sentono a loro agio nella contemporaneità e cercano modalità e strategie per riorganizzare il proprio essere nella vita di tutti i giorni.

Il motivo può anche non essere la contemporaneità con i suoi malfunzionamenti, può trattarsi di una crisi personale che arriva (non per caso) ad un certo punto della propria vita oppure che giunge più volte in fasi diverse.

Crisi_Biografiche Natura e Cultura editriceHo trovato un libro che esprime tutto quanto con le parole migliori possibili e ne da conto attraverso un breve excursus storico delle correnti di pensiero che se ne sono occupate.
E’ Crisi biografiche, occasioni di vita. Lo sviluppo dell’uomo tra giovinezza e anzianità.

L’autore è Bernard Lievegoed psichiatra di formazione, pedagogo, docente universitario olandese e fondatore dell’Istituto Pedagogico Olandese per il Commercio e l’industria.

Qui c’è la scheda del libro Crisi Biografiche casa editrice Natura e Cultura. Puoi comprarlo sul sito Feltrinelli con lo sconto del 15%.
Questa non è una pubblicità, ma un caloroso invito alla lettura per persone che come me sono alla ricerca delle vere domande e delle proprie personali risposte esistenziali.

L’autore, come figure del calibro di Adriano Olivetti ha saputo portare le peculiarità delle varie fasi dello sviluppo personale all’interno degli apparati organizzativi.

Essere in ascolto della vita

Una cosa è certa: per chi vive ascoltando la propria voce interiore la quotidianità non è facile perchè il proprio agire e pensare non sono più guidati dai luoghi comuni e dalle convenzioni sociali.
Che cosa ci guida allora?

Le azioni che compiamo tengono in considerazione molteplici fattori e si accompagnano ad intuizioni, associazioni di significato,  attribuzione di valore, stati d’animo che influenzano il modo stesso di percepire il mondo. Detto in altre parole: vivere con consapevolezza fa assumere alla vita significati molto diversi da quelli usuali e impone di cercare senso in pieghe inedite della vita e di non smettere mai di scavare sotto la superficie delle cose.

Le età della vita

Il corso della vita umana che compone la biografia dell’uomo è una vera e propria opera d’arte che si dispiega sotto tre punti di vista: quello biologico, quello psichico e quello spirituale. Il lavoro biografico è una pratica terapeutica e di autoeducazione di ispirazione antroposofica il cui obiettivo è quello di risvegliare un nuovo sguardo su se stessi che sia foriero di nuove domande e nuovi punti d’osservazione.

Durante la vita esistono tappe più o meno obbligate che l’uomo si trova a compiere, e ogni fase è caratterizzata da elementi particolari. Esistono vari modelli secondo i quali la vita dell’uomo viene suddivisa in periodi, molto simili in tutte le culture e le epoche.
Il metodo greco dell’ hepdomaden: 10 fasi da 7 anni ciascuna che i romani hanno accorpato per creare una suddivisione in fasce da 14 anni l’una fino ad arrivare alla psicoanalisi di Freud e alla psicologia dell’età evolutiva.

Nell’adolescenza insieme alla provvisorietà c’è l’assolutezza delle propri convinzioni, il rifiuto del compromesso, la protesta contro l’ingiustizia, il coraggio di iniziare ad assumersi la propria responsabilità individuale.
Nella fase mediana della vita (21-42 anni) il carattere si è plasmato con il superamento degli ostacoli e delle resistenze della vita. Disillusione e oggettività sono il prezzo da pagare, il pone ora la domanda decisiva, se sia possibile trovare altri, nuovi valori.
Scoprire che noi stessi siamo questi valori, nella misura in cui li realizziamo nella nostra esistenza personale, mi giunge forte e chiaro dopo quasi 15 anni che mi esercito.

Ricordate quando avevamo i bambini piccoli e dicevamo a noi stessi che volevamo essere umani degni di essere imitati, avendo appreso i fondamentali effetti che l’imitazione aveva sui bambini?

Fare per gli altri, fare per sè

Ci siamo esercitati a diventare degni di incarnare quei valori e lo abbiamo fatto solo per amore dei nostri figli ma poi ci siamo accorti che quell’obbiettivo era duplice: lo facevamo per loro nella stessa misura in cui lo stavamo facendo per noi, per trovare i nostri valori fondativi e il nostro leitmotiv.

…il leitimotiv si può cogliere nella reazione dell’individuo ai fattori ereditari e all’educazione ricevuta …

A me questa una riflessione sembra una bomba: intuitivamente lo sapevo già ed è il motivo per cui mi sono appassionata negli anni alla pedagogia. E’ anche il motivo per cui mi sento una sopravvissuta anzi una resiliente e sono grata alla mia famiglia per le difficoltà che mi ha portato involontariamente incontro.

Avere coscienza del proprio valore

Avere coscienza del proprio valore (conoscenze, esperienze di vita e capacità di giudizio) e contemporaneamente liberarci dalla prigionia dell’ego (volontà di affermazione personale, aspirazione di potere): ecco la missione da compiere tra i 40 e i 50 anni secondo l’autore.

Dopo ci sarà solo più da decidere una volta per tutte con quale atteggiamento andare incontro alla vita che resta e sarà il momento di porsi nuove domande. Non più chi sono ma per quale scopo voglio impiegare i miei talenti? qual è il mio vero compito?

E’ necessario fare è allargare il proprio orizzonte, fare il punto della situazione, correggere la rotta per realizzare il proprio fine, lo scopo. Che cosa voglio? Sono nel posto giusto? 

L’autenticità delle persone

Ti capita mai di sentire un adolescente esprimere un giudizio impietoso ma verissimo a proposito di un adulto o di un insegnante? E come se fosse in grado di fargli radiografia morale.
I giovani sanno riconoscere a prima vista chi ha saputo liberarsi dalla prigionia dell’ego e lo considerano personale autorevole e di riferimento. Tutti gli altri non contano più nulla per lui perchè non è attratto nè dalla posizione, nè dal sapere, nè dal prestigio di queste persone.

Esercitare l’imperturbabilità

Alla ricerca di un equilibrio sempre più ambito sono approdata alla meditazione ma questo è un altro paio di maniche. L’autore ne parla a tratti soffermandosi sull’introspezione, sullo studio fenomenologico e su quella che Rudolf Steiner chiama la concezione goethiana del mondo.

Ma non voglio dirvi troppo… buona immersione in voi stessi.

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se hai 13 anni usa la bicicletta invece dello smartphone. cresci meglio!

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Meglio la bicicletta dello smartphone


Scritto il 18 gennaio 2018

usa la bicicletta invece dello smartphone. cresci meglio!
photo credit:Florian Klauer

Seguo con passione il mondo dei media: che fine faremo noi e i nostri figli dopo lo tzunami smartphone e social?

In questi anni mi sono fatta delle idee, ne parlo anche nel mio libro VIVERE SEMPLICE, ma quando c’è a Roma Alberto Pellai e mi fiondo a sentirlo per sapere come la pensa.

Alberto Pellai è medico e psicoterapeu­ta dell’età evolutiva, autore di molti libri e del sito tuttotroppopresto.it: un esperto insomma, mica come me che sono solo una mamma di tre figli maschi!

Quando è il momento dello smartphone?

Parliamo di smarphone perchè qui non ci sono in ballo le telefonate, c’è ben altro. Consegnare il telefonino significa mettergli in mano social, whatsapp, youtube e tutto il resto, lo sappiamo.

Il dottor Pellai ha esordito con il cappello di padre di 4 figli per cui vige la regola puoi avere lo smartphone a 14 anni.

Una rivoluzione durata 5 anni

Con il primo figlio oggi 17enne è stato facile perchè si parla di una decisione presa 3 anni fa, per gli altri è più complicato: la secondogenita afferma di sentirsi una sfigata e il terzogenito odia la bicicletta che gli hanno regalato in prima media.  Voleva lo smartphone.

skateboard in riparazione

Insomma sembra la nostra storia

Noi abbiamo deciso che a 12 anni avremo concesso lo smartphone senza internet (solo wifi) e con contratto telefonico a consumo. Per tutti i figli e dopo la firma contratto d’uso.

Ora il figlio grande 15enne quando vede il piccolo di 8 anni che alle 21 gioca con il mio smartphone mi chiede se mi sono bevuta il cervello. “Io andavo a letto alle 7.30 e non ho mai preso uno smartphone in mano neanche per fare una foto” dice. Ha ragione.

Se cerco di dirgli che i tempi sono cambiati non mi crede, non ne ha la percezione. In 5 anni ne sono passati 20, lo dice anche Pellai.

Se gli spiego che mezz’ora di tecnologia al giorno in terza elementare è un buon compromesso mi dice che sono una fallita perchè ho gettato la spugna. Forse ha ragione.

Se non è la bici purchè sia…

Basta che ci sia vita nei nostri ragazzi e non solo tecnologia! Il tredicenne di casa è fissato sia con lo smartphone che con lo skateboard. A forza di dirgli “metti giu quel telefonino” ha trovato un sano equilibrio tra le due cose e ora usa la tecnologia per fomentare i suoi (sani) interessi.


Per il resto passa le giornate a farsi prendere a parolacce dai vecchietti mentre va in skate sui marciapiedi. La cosa importante però è questa:

Glielo lasciamo fare!

Lo lasciamo andare al Maxi o all’Ara Pacis da solo in skate. Fa una decina di isolati sul marciapiede del lungotevere con quell’aggeggio solo per trovare una superficie liscia.

Il sabato lo portiamo al Bunker Skatepark o a Cinecittà Skatepark per assecondare la sua voglia di mettersi alla prova.

E’ una palla? Si, preferiremmo andare al cinema. Questa passione lo tiene un po’ lontano dalla tecnologia e più  vicino a se stesso. E ne vale la pena!

Se vuoi ascoltare l’incontro con Alberto Pellai ascoltala qui:

Temi dell’incontro

Pericoli e opportunità del mondo digitale.
Lo smartphone come alcool e tabacco: da vietare ai minori?
Pre-adolescenza: e se fossero i genitori il problema?
Dalla musica al cinema, dal web alla tv: difendere i ragazzi dai messaggi di un contesto iper-eccitato.
Il tiro alla fune tra genitori e figli: una precisa strategia educativa.

 

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Tutori volontari di minori non accompagnati

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Tutori volontari di minori non accompagnati


Scritto il 20 luglio 2017

Ricordate quando parlavamo di esseri umani degni di essere imitati?
Ho scoperto che esiste la possibilità di diventare tutori volontari di minori non accompagnati, prendendosi cura di ragazzi che arrivano in Italia senza famiglia non dal punto di vista tanto materiale quanto umano. Saranno ragazzi presi in carica dai servizi sociali che avranno bisogno di essere sostenuti e aiutati nelle scelte della loro vita e che potrebbero trovare nella nostra famiglia un punto di riferimento.

Vi ho raccontato molte volte di come, da quando siamo diventati genitori, abbiamo cominciato a sentire tutti i bambini come anche figli nostri e quella naturale tendenza a prenderci cura si è dilatata e trasformata in un senso di responsabilità verso i piccoli.

Vogliamo anche essere dei buoni esempi per i nostri figli, essere in grado di dimostrare che prendersi cura di un pezzetto di società fuori dalla famiglia è una cosa fattibile. Non un segno di eroismo ma forse il minimo che si può fare per restituire tutto ciò che abbiamo avuto dalla vita.

Invece di parlare per una volta abbiamo un’occasione: il Garante per l’infanzia e l’adolescenza ha emanato in molte regioni un bando per accogliere persone disponibili a diventare tutori volontari di minori non accompagnati. Persone che abbiamo voglia di mettersi a disposizione di giovani che non hanno la fortuna di essere protetti, curati e amati dalle loro famiglie e che si ritrovano soli e fragili senza alcun sostegno nè morale nè materiale.

Il bando per la Regione Lazio si può scaricare qui, è necessario compilare un modulo e si avrà accesso ad un corso gratuito di 30 ore che darà l’abilitazione a donare il proprio interesse e la propria cura per un alto ideale di accudimento di quelli che speriamo saranno i nuovi cittadini italiani del futuro. Ragazzi che, avendo ricevuto la giusta accoglienza e il calore umano che è dovuto ad un bambino o ad un ragazzo minorenne, svilupperanno quel senso di gratitudine che sarà il motore della prossima generazione.

In ogni regione le regole sono leggermente diverse. Per le regioni Toscana, Sardegna, Abruzzo e Molise il bando è questo. Per tutte le altre regioni c’è un prospetto sul sito di vita.it

avviso

Cosa devi fare

1
Sii un punto di riferimento e abbi cura che vengano tutelati i suoi interessi
A volte i bambini e ragazzi che arrivano in Italia sono persone molto fragili che hanno perso tutto e hanno bisogno anche solo di un punto di riferimento iniziale. Da cui partire.

2
Ascolta i suoi bisogni
Essere ascoltati è importantissimo per un minore che non ha punti di riferimento. E’ l’attenzione che c’è nell’ascolto un punto chiave per cominciare a ricostruire la sua autostima e capire ciò di cui ha più bisogno

3
Coltiva le sue potenzialità
Ascoltandolo potrai capire come meglio indirizzarlo, quali sono i suoi punti di forza e come usarli per sviluppare resilienza e forza d’animo

Cosa non devi fare

1
Non devi ospitarlo a casa tua
Non hai obblighi di residenzialità perchè il minore sarà ospitato in comunità per minori o nel migliore dei casi in famiglie affidatarie. Ma non è detto che poi non scelta tu di offrirgli ospitalità e questo non sarà proibito.

2
Non devi prenderlo in carico economicamente
Il minore sarà assistitito economicamente dai servizi dello Stato. Non dovrai occuparti di pagargli nè il vitto, nè l’alloggio, nè gli studi. Il supporto che ti chiediamo di dare al minore è di ordine umano, organizzativo e di inclusione sociale.

3
Non ci sono vincoli
Oltre a dimostrare di essere un cittadino italiano onesto ed in regole con i tuoi obblighi civili non ci sono altri vincoli. Puoi essere o meno sposato, avere o meno dei figli, l’importante è che tu dimostri di avere una motivazione per questa azione di partecipazione sociale come strategica e delicata come prenderti umanamente cura di un minore in balia del suo sfortunato destino.

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