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asilo nel bosco a zurigo WAKITA

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L’asilo nel bosco: dove i bimbi trovano se stessi


Scritto il 04 giugno 2018

wakita asilo nel bosco in Svizzera

Quando nel 2005 in Italia non esistevano ancora asili e scuola nel bosco, avevo notato che alla scuola steineriana i bambini stavano in giardino con qualsiasi clima e un giorno a settimana andavano nel bosco dietro alla scuola. Cosi mi incuriosii. Non erano forse più calmi e non giocavano di più perchè stavano più all’aperto?

Decisi di verificare di persona, contattai un asilo nel bosco in Svizzera e chiesi di essere accettata come osservatrice… dissi che avrei voluto aprire un asilo nel bosco a Roma (e qualcosa di vero c’era).

Ci andai a gennaio, c’era più di un metro di neve, ma i bambini dai 3 ai 6 anni stavano nel bosco dalle 9 alle 16 e rientravano solo per fare il cerchio finale.

I maestri mi dissero che l’unica condizione atmosferica con cui non uscivano era snow storm (bufera di neve) perchè rischiavano di volare via. Non potevo crederci.

Cosa fanno i bambini nel bosco?

La giornate avevano  un ritmo calmo e routine strutturate. I bambini arrivavano presto e sapevano cosa c’era da fare: prepararsi per l’avventura quotidiana. Gli educatori lasciavano il tempo perchè facessero tutto da soli: mettersi i pantaloni da pioggia, giacche e stivali, guanti e cappelli. Ci mettevano anche 40 minuti ma nessuno batteva ciglio. Stavano imparando.

Io il terzo giorno ero già isterica. Non riuscivo a capire come facessero ad essere tutti cosi calmi e pazienti.

Arrivati nel bosco dopo 30 minuti di passeggiata c’era chi si metteva a giocare, chi si arrampicava, chi raccoglieva le foglie… Dappertutto c’erano bambini che badavano a sè, giocavano in modo profondo, concentrato e risolvevano i loro problemi. Tutto nel più religioso silenzio.

Gli adulti montavano corde per farli arrampicare, accendevano il fuoco per cucinare il minestrone, tiravano fuori scatoline piene di coltellini con la punta arrotondata e altre scatoline con pezzetti di formaggio per lo spuntino.

La solita mamma italiana

Ed io? Invece di godermi la scena non ero capace di star zitta, cercavo qualsiasi scusa per rendermi utile: chiamavo un educatore per dirgli che quel bimbo era salito troppo in altro, volevo aiutare un bimbo a tirarsi giù i pantaloni per fare pipi. E loro mi guardavano con aria compassionevole pensando che infondo ero solo un’ansiosa mamma italiana!

asilo nel bosco a zurigo WAKITA

Cosa ho imparato da questa esperienza?

Non importa da dove cominci, se vuoi puoi imparare tutto.

Mi era bastata una settimana per cambiare completamente atteggiamento, mettere a tacere i preconcetti (non si possono perdere 40 minuti per infilarsi un paio di stivaletti, non potete aiutare questo bimbo per piacere?) il giudizio (quanto sono insensibili questi educatori che portano i bambini al freddo e al gelo anche quando nevica) e tornare a casa con una fortissima motivazione: forse non avrei aperto un asilo nel bosco ma avrei portato nel bosco i miei bambini, tutti i giorni.  Come lo racconterò più avanti.

Durante quelle passeggiate i bambini trovano il loro tempo e quello fa scattare la magia del gioco profondo e ininterrotto, dove il “cavallino della fantasia” comincia a galoppare e non si ferma più.

Il cavallino della fantasia

Ho chiamato cavallino della fantasia la creatività, quella forza attentiva che ci rende capaci di dare priorità a ciò che conta davvero.

E’ la galoppante capacità di immaginare e costruire un  gioco dove si stabiliscono e rispettano le regole, ci si esercita per la vita, si fa attenzione alle priorità necessarie perchè il gioco funzioni.

Quando un figlio si annoia prova a dirgli: non succede nulla se ti annoi, quando meno te lo aspetti il cavallino della fantasia ricomincerà a galoppare e ti verrà di sicuro in mente qualcosa di bello da fare” e immancabilmente questo succede.

Far galoppare la creatività

Il bambino cerca di far galoppare il suo cavallino in modo istintivo se non viene distratto da tutto il resto, ma è ovvio che questo comporti un impegno e una volontà di fare che sono dispendiosi.

E’ certo più facile trovare il gioco già fatto e solo da giocare, magari in modo interattivo ma cosi non esercita nulla, neanche la voglia di giocare.

Tutti gli altri hanno la playstation

Spesso i bambini piccoli insistono perchè vogliono giocare con i videogame. Tenere duro non è una sconfitta, sorridere non significa abbozzare, avere fiducia è un atto rivoluzionario quando tuo figlio di 6 anni ti dice mamma hanno tutti la playstation ed io no!

Pare che quello che fan tutti sia automaticamente giusto e lecito. A me pare di no.

La miglior ricompensa

Quando poi scatta il cavallino e il bimbo corre in camera a fare, beh questa è la miglior ricompensa per un genitore che nell’immaginazione ci crede davvvero.
La fretta è nefasta, se iniziate a pensare che non ce la fate, che il bambino con la sua insistenza vi rende nervosi,  allora gettate la spugna, consegnate il qualsivoglia telecomando e vi accasciate sfinite sul divano, pensando che “vivere semplice” non era poi cosi facile.

Forse non è facile, ma ne vale la pena.

Saper dare dei limiti, conquistare la padronanza del proprio tempo e di quello dei bambini, trovare un centro, affrontare la vita con quiete e sicurezza ne vale davvero la pena.

Ne parlo diffusamente nel libro, che è quasi pronto! Sarà in libreria il primo settembre, giuro.

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Ad attraversare sulle strisce si impara da piccoli

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L’uscita di bambini e ragazzi e il patto scuola famiglia


Scritto il 31 ottobre 2017

1att

Il tema dell’autonomia e della sicurezza dei figli preadolescenti è diventato affare di stato: la Corte di Cassazione sostiene che il dovere di sorveglianza degli alunni minorenni sia assoluto.

Cosa vuol dire? Che è superiore alla volontà dei genitori, quindi le deleghe che sollevano la responsabilità della scuola quando i ragazzi escono da scuola non sono valide.

Parliamo di ragazzi delle medie, non di bambini piccoli.

La libertà del 13enne è giusta o sbagliata?

Lasciare tornare da scuola i figli da soli è giusto o sbagliato? 

Se ne è parlato a lungo, al punto che la Ministra Fedeli si è espressa in una direzione (mandate i nonni a prenderli) e poi ha aggiustato il tiro intuendo che la frase non fosse cosi felice (si dia alle famiglie la possibilità di firmare liberatorie che sollevino da ogni responsabilità…)

Il Post come il solito ha fatto un articolo chiarissimo sull’argomento dal titolo Perché Renzi e Fedeli parlano dell’uscita dei ragazzi da scuola

bambini neozelandesi vanno a scuola
bambini neozelandesi vanno a scuola

Vari tipi di genitori

Secondo me i genitori dei ragazzi che vanno alle medie (tra gli 11 e i 14 anni circa) sono di 4 tipi:

  • gli apprensivi che pensano che i figli siano ancora piccoli per attraversare la strada da soli
  • gli ansiosi che non riescono ad associare il concetto di rischio con quello di figlio
  • i realisti che vogliono abituare i figli a conquistare progressivamente una certa libertà di movimento
  • i lassisti che qualsiasi cosa succeda sono in riunione o fuori città per lavoro.
bambini indigeni delle Filippine vanno a scuola

bambini indigeni delle Filippine vanno a scuola

Se scuola e famiglia  collaborano

Voglio ricordare ai genitori che nel mandare i figli alla scuola pubblica firmiamo il patto scuola-famiglia che è un solenne accordo di reciproca fiducia e collaborazione a tutela dei figli.
Si tratta di un vero e proprio contratto con diritti e doveri ma soprattutto fatto con l’obiettivo di risvegliare le coscienze sul tema delle responsabilità.

Lo avete mai letto? Eccolo qui il  patto di corresponsabilità scuola-famiglia, è un PDF da scaricare leggetelo, vi garantisco che non è tempo perso.

E’ un insieme di regole e norme di comportamento dei docenti, degli alunni e delle famiglie che ha come obiettivo stabilire una sana relazione di collaborazione tra le parti.

Nella scuola elementare del mio figlio piccolo il maestro si è preso la briga di leggere ad alta voce il patto scuola-famiglia nella prima riunione di classe suscitando i commenti annoiati dei genitori.

Come dire: non siamo a perder tempo, possiamo anche leggercelo da soli a casa…. 

Io l’ho trovato un gesto coraggioso, come dire: sappiamo che non lo leggereste mai di vostra iniziativa ma per noi è importante che facciate la vostra parte…

bambini canadesi vanno a scuola
bambini canadesi vanno a scuola

Ognuno faccia la sua parte

Serve la collaborazione tra scuola, famiglia e Comuni.

I bambini fin dalle elementari dovrebbero essere educati al senso civico, non basta fare educazione stradale a scuola se i genitori

  • parcheggiano in terza fila
  • non vanno a piedi neanche quando ci sono solo pochi minuti di cammino
  • non lattraversano sulle strisce e non li abituano i bambini ad usare i marciapiedi.

Il pirata della strada non è solo non rispetta i segnali e parcheggia male, il pirata è anche il genitore che attraversa dove non si può trascinandosi il figlio con tutta la cartella al seguito perchè è tardi!

Se i genitori facessero la loro parte e i Comuni avessero più cura nel segnalare percorsi pedonali obbligati, strisce pedonali visibili, zona a pedaggio ridotto (ne parlo qui).

Se cosi fosse forse non si arriverebbe a concepire una pazzia come questa: perchè andare a prendere i figli a scuola alle medie non può avere un’altro nome se non pazzia.

bambini cinesi vanno a scuola
bambini cinesi che vanno a scuola

Cosa si può fare concretamente

Da quando finalmente il mio terzo figlio va a scuola a piedi (gli altri due facevano 30 minuti di macchina ogni mattina) ho preso la buona abitudine di fare sempre lo stesso percorso, passando sulle strisce pedonali anche a costo di allungare di 5 metri qui, 10 metri là.

Lo faccio perchè presto andrà a scuola da solo, sicuramente in quinta elementare gli daremo il permesso di farlo.

attenzione, se guardi il telefono non guardi la stradaAbituarsi a non scegliere sempre la strada più corta, attraversando dove non è permesso mi pare sia molto educativo oltre che più sicuro.

Impari a non avere fretta, a goderti la strada, guardare le persone in faccia, avere rispetto degli altri, comprese le bici, le carrozzine, i disabili, le ambulanze, le macchine, impari alla fine a stare al tuo posto.

Inoltre se non hai sempre il telefono in mano quando attraversi la strada è meglio, è l’esempio che conta ed è possibile che tuo figlio cresca pensando che telefonare, mandare messaggi ed attraversare la strada siano attività che va bene fare, perchè non è pericoloso! Sicuro che vuoi che impari questo?

Se attraversi sempre dove non devi la tua passeggiata si trasforma in un percorso ad ostacoli, più rischioso e meno piacevole.

E tutto per cosa? Risparmiare 10 minuti? Non ne vale la pena.  Attraversa sulle strisce! Aspetta che il semaforo sia verde! Cammina sul marciapiede! Immagina se lo facessero tutti….

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Bambini che viaggiano da soli in aereo


Scritto il 28 luglio 2012

Si parte, minori non accompagnati volano verso i nonni

lorenzopedro e zeno partono per le vacanze

Abbiamo fatto orientering in aeroporto. Io ho fatto l’accompagnatrice muta, loro dovevano orientarsi usando segnaletica e buon senso. Entrambi sono alquanto da migliorare: l’obiettivo? Prendere l’aereo da soli.

lorenzopedro e zeno partono per le vacanze

Magari ci si orienta poco ma ci si diverte comunque sempre moltissimo!!!

lorenzopedro e zeno partono per le vacanze

Che cos’è un terminal? E perchè ce ne sono tanti? E il banco accettazione? Che numero è il nostro volo? Chiediamo al capitano… ma no il capitano è quello della nave, questo si chiama pilota…

lorenzopedro e zeno partono per le vacanze

Tante cose si imparano mentre si vive. La sala amica dell’aeroporto di Fiumicino è un porto di mare, cartoni animati e aria condizionata a gogò. Se hai fame ti puoi anche affacciare nella vicina sala Freccia Alata e scroccare qualche pasticcino. Noi viaggiamo Alitalia (dove l’assistenza bambini mi sembra ottima) ma qui c’è l’accoglienza per tutte le compagnie aeree.
Bambini di tutte le età e nazionalità vengono lasciati come pacchi postali da imbarcare. Sembrano tutti molto abituati, non c’è neanche un italiano. Zeno dice, allora siamo proprio come pacchi, tu ci lasci qui e qui ci prende l’accompagnatore, non siamo mai soli, non ci possono rubare. Rubano quello che vogliono, se lo vogliono davvero…. stavo per dirgli, ma poi sono stata zitta. Buon viaggio baby!!!

lorenzopedro e zeno partono per le vacanze

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