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Bimbi in Natura: esperienze per bimbi dai 2 ai 6 anni anche a Roma


Scritto il 31 luglio 2018

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Gli asili nel bosco esistono nei paesi nordici da molti anni ma ultimamente sono sorte anche in Italia tante esperienze di asili in fattorie, scuole all’aperto, pedagogia in natura, progetti di outdoor education che sfruttano i benefici che la natura offre ai piccoli in età prescolare e scolare.

Per i piccoli stare a contatto con la natura in modo costante e non saltuario, nella calma di poter scoprire e manipolare la terra, osservare gli animaletti che la popolano e giocare a scoprire le tante varietà di piante,  non sfogliando un libro ma annusandole e toccandole è un’esperienza senza pari.

Stare in natura non solo per divertirsi

Per loro è solo divertimento ma noi adulti sappiamo che si tratta di una formidabile esposizione a stimolazioni sensoriali preziosissime per lo sviluppo cognitivo, le capacità relazionali e le abilità psico-motorie.

Insomma stando in natura i bambini imparano a fare da soli, affrontano e risolvono i loro piccoli e grandi problemi, si abituano ad essere circondati da un ambiente che varia continuamente, con il cambio delle stagioni e offre sempre scoperte nuove da fare e infinite possibilità di gioco e apprendimento.

Anche a Roma nord-ovest un’esperienza in natura per bambini

A Roma è nata da pochissimo una realtà preziosa, si chiama Piccoli Passi in Natura ed è un progetto per  bambini dai 2 ai 6 anni che si svolge dal lunedi al venerdi con orari flessibili e offre laboratori artistici, attività all’aria aperta a contatto con gli animali ma soprattutto offre la possibilità di fare davvero amicizia con tutto ciò che la natura offre.

Un progetto inclusivo per antonomasia, perchè la natura può essere fruita da tutti i bambini senza distinzioni di abilità o competenze, ognuno secondo le sue inclinazioni.

La realtà che ospita il progetto è  La Collina Storta, un centro ricreativo immerso nel verde accanto alla grande tenuta di Castel di Guido, uno spazio perfetto attività didattiche, sportive, educative di alta valenza sociale.

piccoli passi in natura

Per informazioni e iscrizioni: Collina Storta
Tel.:06 89670786 Email.: info@lacollinastorta.org
Via Giuseppe Lazzati
Adiacente zona Casalotti – 00166 Roma
I posti sono limitati, le iscrizioni sono aperte.

Cosa fanno i Bimbi in Natura?

I bambini che hanno il privilegio di stare all’aperto possono fare moltissimo: corrono, saltano, si arrampicano, fanno girotondi, nascondigli e si allenano in tanti micro movimenti come catturare formiche giganti e bruchi ignari, raccogliere fiori, infilare conchiglie, impilare sassolini, cucinare saporite pietanze di foglie e fiori.

Non c’è mai da annoiarsi perché la natura cambia ogni giorno e nella relazione con il mutamento i bambini diventano protagonisti dei loro stessi apprendimenti.

L’esperienza diretta, costante e continua della natura è comprensione del mondo.

Apre le porte dei sensi e i bambini sentono con tutto il corpo e vi s’immergono in profondità.

Esplorare lo spazio con il corpo fa nascere le amicizie, imparano a collaborare, a litigare, a fare la pace, ad accordarsi, a organizzarsi, ad aiutare chi ne ha bisogno, a chiedere aiuto, a provarci da soli, a sentire i propri limiti, a superarli, a gestire il rischio, a sostenere la frustrazione, a riconoscere le proprie emozioni…

Mentre i bambini e le bambine vivono le proprie esperienze in natura, noi adulti intorno cosa facciamo ma soprattutto cosa non facciamo?

Spesso è più difficile stare zitti che dire come faremmo noi quella torre di mattoncini, è più difficile ascoltare che urlare, comprendere che punire, mentre è più facile interferire che osservare, interrompere che aspettare!

Noi adulti intorno ai bimbinatura proviamo con tanto coraggio e affetto verso noi stessi, a fare e non fare alcune cose molto importanti! Siamo presenti ma non interferiamo, aspettiamo ma non interrompiamo, partecipiamo ma non ci sostituiamo, ascoltiamo ma non forniamo soluzioni.

Insomma impariamo dai bambini e dalle bambine tutto ciò che è davvero importante sapere!

E a Roma Sud?

Il progetto Bosco Caffarella, nato 2016, è situato nel vastissimo parco regionale dell’Appia Antica: anche qui lo spazio e il verde certo non mancano. I bambini del Bosco Caffarella fanno gite in bici, progetti didattici orientati all’ecologia e alla scoperta della natura e soprattutto imparano facendo, prevalentemente all’aria aperta. 

bosco caffarella

Per informazioni e iscrizioni: Asilo Bosco Caffarella
Tel.: 3393796137
Email: boscocaffarella@gmail.com
Casale Vigna Cardinali
Largo Pietro Tacchi Venturi,
Adiacente Via Latina – 00179 Roma
i posti sono limitati, le iscrizioni sono aperte. 

Bimbi all’aperto ovunque

Roma è una città enorme, vasta quanto 9 cittadine medie messe insieme.
Uno degli elementi importanti da valutare quando si sceglie un luogo dove i bambini passerrano qualche ora della loro giornata è la distanza da casa.

Per tutti gli altri bimbi, che vivono un’esperienza prescolare o scolare in un contesto tradizionale, quindi quasi esclusivamente a porte chiuse vi invito a leggere il post Organizzare una spedizione senza muovervi dalla città che vi incoraggerà a distribuire larghe dosi di natura e tante ore d’aria ai vostri figli, nonostante il poco tempo che avete a disposizione.

I bambini hanno bisogno di natura, di stare all’aperto tutto l’anno, non solo durante le vacanze in campeggio! 

Segnalateci i progetti in natura per bambini

Segnalateci tutte le altre realtà presenti sul territorio romano, saremo felici inserire qui in calce l’indirizzo di tutte le realtà che offrono progetti in natura per bambini.

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ghali

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Non ti ascoltan quando hai sete, ti stanno addosso quando bevi.


Scritto il 29 gennaio 2018

Ghali è un rapper italiano di origini tunisine di 25 anni. Non ti ascoltan quando hai sete, ti stanno addosso quando bevi è una frase della canzone Habibi che, per inciso, in arabo vuol dire “amore mio” o “amato”.

Essere amati, sentiti, ascoltati è quello che vogliono i ragazzi e tutti gli esseri umani. Ma sembra quasi una banalità dirlo.

Ascolto le canzoni di Ghali da giorni e ho trovato un sacco di cose che non so sui ragazzi. Ho una fame matta di capire come sono fatti, in cosa sono diversi da noi alla loro età, come digeriscono il mondo che li circonda.

E’ fatica essere ragazzi, lo è sempre stato, me lo ricordo benissimo.

Ho conosciuto Ghali perchè Emilio 8 anni va in giro cantando: Ehi Bella, io ti conosco, tu fumi cannella… e ho maledetto questi sciocchi cantanti che mettono in bocca ai bambini parole che non li riguardano..

Poi ho ascoltato una canzone, l’altra e alla fine ho cambiato idea.
Ho scoperto che Ghali è tutt’altro che sciocco anzi i suoi testi sono utilissimi per capire un po’ del loro mondo, di cosa gli manca, cosa cercano e perchè non lo trovano. Noi non li capiamo. In particolare mi ha colpito questa frase:

Non ti ascoltan quando hai sete, ti stanno addosso quando bevi…

 

Ho pensato che ai ragazzi diamo moltissimo, forse troppo, ma magari non diamo nulla di quello che gli serve perchè non sappiamo di cosa hanno bisogno.

Ci fanno intuire che hanno bisogno di libertà, di fiducia, di essere lasciati liberi di fare, decidere a che ora tornare… ma in realtà hanno un sacco di bisogni che loro per primi non sanno formulare. E questo non vale solo per gli adolescenti, vale anche per gli adulti.

Desiderare è difficile, sapere quello che vuoi è un vero lavoro se non scegli il superfluo.

Esprimi un desiderio

Se qualcuno ti chiede cosa vorresti, di cosa hai bisogno per essere felice, che posto a sedere vuoi nel teatro della vita, tu hai le idee chiare? Pensi che tuo figlio le abbia anche lui cosi chiare?

Per noi adulti è facile: ci nascondiamo dietro i mille impegni di lavoro e ci riempiamo le giornate di telefonate e appuntamenti. I più lontani da loro stessi (la maggior parte) si lamentano dell’agenda fittissima dimenticandosi che se la sono rimpinzata da soli e si sono illusi di essere le persone più insostituibili del mondo.

Questo li aiuta a non pensare. Non pensano perchè se ne avessero il tempo non saprebbero che risposte dare ai loro perchè e che spiegazioni inventare per giustificare tutte le volte che hanno detto non ora, non posso, non ho tempo. Nessuno è più capace di dire non voglio, perchè nessuno sa più quello che vuole.

Di cosa hai sete?

Il desiderio si fa sempre più impalpabile nel mondo del click e del payless. Avvicina la tua carta di credito e sarai felice. Non mi piace affatto questo mondo in cui si compra tutto, forse l’erba è cosi desiderata perchè non si può comprare nemmeno con mastercard. Nei testi di Ghali di parla di erba continuamente. Dobbiamo parlarne?

Io voglio sapere di cosa hanno sete i miei figli e, se ci penso bene, ho bisogno di sapere sempre di più di cosa ho sete io.

Chi e cosa mi fa stare bene? In quale situazione mi trovo più a mio agio e quale bisogno appaga? In cosa sono brava abbastanza? Come posso essere utile in questo mondo?

Di cosa ho sete

Guardo com’è vestito Ghali in Happy Days e mi mette allegria, ho voglia di vestirmi colorata anche io. Adoro i ragazzi che non stanno alle regole, che la moda se la inventano, ghaliche osano, che non si vergognano mettere il cavallo alto, di essere osservati, quelli che sostengono l’imbarazzo della disapprovazione, che hanno coraggio, colore e spregiudicatezza.

Non importa se non ci piace, l’importante è che non siano tutti uguali questi nostri ragazzi nati con il codice a barre.

Perchè se sei diverso dagli altri una volta su mille ti fai notare bene e poi magari anche copiare come Ghali, ma le altre 999 ti farai prendere in giro.

Ecco perchè siamo tutti uguali e nessuno di noi sa più cosa vuole, abbiamo tutti gli stessi telefoni e guardiamo tutti le stesse serie tv.

Sembra che l’omologazione ci faccia la vita più facile invece ci annoia mortalmente.

Ecco perchè è difficile e prezioso essere diversi. Solo questo voglio insegnare ai miei figli. Solo questo.

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aiuola vivace

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Aiuola vivace


Scritto il 15 luglio 2017

Vi ricordate l’asilo meraglioso di cui vi ho parlato tante volte? Tutti giù per terra, l’asilo che quest’anno accoglie anche i bimbi in età di materna è sempre più bello e comincia ad esserci la lista d’attesa per entrare. Se avete dei bimbi da iscrivere fatelo subito!

Volevo fare un regalo alla mia amica che lo ha ideato e fondato e cercavo un’idea originale da comprare su internet e farle recapitare direttamente a casa cosi ho trovato l’aiuola vivace per il giardino.

Che cos’è Aiuola Vivace? E’ un regalo delizioso da fare a chi ha un po’ di spazio in giardino e in terrazzo e vuole creare un’area verde e piena di fiori senza chiamare il giardiniere. Si compra in kit, te lo spediscono a casa e ti insegnano a piantare e far fiorire quest’aiuola seguendo delle semplicissime indicazioni.

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Paola e i suoi bambini hanno preparato il terreno, hanno seguito le istruzioni che si possono leggere anche sul sito di aiuola vivace e poi hanno annaffiato un pochino tutti i giorni.

I bambini dell’asilo fanno sempre piccole attività manuali in giardino, tutto l’anno. E’ sano per i bambini giocare all’aperto o imitare gli adulti che lavorano. Ecco perchè ho pensato che questo fosse il regalo ideale per loro.

L’aiuola si può piantare in qualsiasi momento dell’anno evitando i periodi in cui fa troppo caldo. Appena tornate dalle vacanze ricordatevi di andare sul sito di aiuola vivace e ordinare quella che vi piace di più. Ce ne sono di tanti tipi, non avrete che da sbizzarrirvi.

Intanto ecco le foto della preparzione, nei prossimi mesi vi terremo aggiornati su come procede la crescita dell’aiuola!

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Cosa serve per avere una buona relazione con i figli?


Scritto il 18 maggio 2016

Fabio Alessandri è un maestro e un formatore di insegnanti nell’ambito della pedagogia steineriana ma prima di tutto è un amico ha saputo stare vicino alla nostra famiglia e darci consigli che in questi anni si sono rivelati utilissimi e preziosi per fare i genitori.
Ecco secondo lui cosa serve per stabilire una relazione di cura con i bambini.

Le nostre priorità

Il tempo che dedichiamo alle cose ci parla delle nostre priorità. Facciamo un esempio: se dobbiamo cucinare per qualcuno sappiamo che dobbiamo prepararci per tempo.
Cominciamo col pensare cosa cucineremo, andiamo a fare la spesa, la portiamo a casa e iniziamo il lavoro. Quando è pronto apparecchiamo e solo a questo punto possiamo far sedere a tavola la persona per cui abbiamo tanto lavorato. Alla fine del pasto riordiniamo, laviamo tutto quanto abbiamo utilizzato. Questo mostra che il tempo che dedichiamo alla preparazione di un buon pasto è infinitamente maggiore di quello che passiamo a tavola con le persone per cui abbiamo cucinato.

Quando abbiamo delle difficoltà con i nostri bambini però non mettiamo a frutto l’esperienza che abbiamo maturato in cucina. Ci facciamo un sacco di domande per cercare di spiegarci i loro comportamenti «indesiderabili» e non ci accorgiamo che il tempo dedicato alla preparazione di quanto offriamo ai bambini è del tutto insufficiente. Crediamo che l’educazione si giochi nel momento in cui stiamo con loro e non ci accorgiamo che – proprio come quando facciamo da mangiare – dobbiamo lavorare prima e dopo il momento in cui stiamo con loro e sapere esattamente cosa preparare e come.

Trascurare ciò che conta davvero

A che si deve questa trascuratezza nella preparazione dell’incontro con i propri figli? Probabilmente dipende dal fatto che siamo abituati a nutrire il corpo, ma non l’anima che lo abita. L’esistenza di quest’ultima, nella nostra cultura, è quanto mai dubbia e perciò non ci si occupa del suo nutrimento. Così l’anima, invece di crescere e svilupparsi, intristisce e deperisce.

Se però ci siamo accorti che l’anima esiste e per poter crescere sana e forte ha bisogno di essere nutrita tanto quanto il corpo, dobbiamo trovare il tempo per prepararci adeguatamente a saziare l’anima dei nostri figli. Bastano anche solo cinque minuti al giorno. Cosa fare in quel breve tempo?

Fare chiarezza

Tanto per cominciare bisogna esercitare lo sguardo retrospettivo su quanto abbiamo fatto. Dobbiamo riuscire a ricordare con precisione gli eventi vissuti senza giudicare, criticare o interpretare i comportamenti nostri e degli altri. Si può procedere scegliendo un episodio particolare della nostra vita con i bambini nel quale è sorta una qualsiasi difficoltà e ricostruire con la memoria i fatti, dipingendo la scena come se guardassimo un film o uno spettacolo di teatro, cercando di ricordare il maggior numero di particolari possibile. Ci si può allora accorgere di come il nostro pensiero tenda ad allontanarsi dai fatti per commentare, giudicare, criticare o interpretare quanto abbiamo vissuto.

Osservare i pensieri e gli stati d’animo

L’osservazione interiore perciò deve svolgersi su due piani paralleli, da un lato dirigendosi al ricordo di quello che è successo, dall’altro ai pensieri e ai sentimenti sorti in noi in quell’occasione. E dobbiamo imparare a guardare ai nostri sentimenti e ai nostri pensieri con lo stesso distacco con cui guardiamo agli altri. In questo modo creiamo in noi uno spazio interiore all’interno del quale possono sorgere nuove idee riguardo al nostro modo di comportarci con i bambini.

Il processo può essere condotto gradino dopo gradino, passando dal ricordo dei fatti al ricordo degli stati d’animo e infine dei pensieri formulati – più o meno consapevolmente – nella circostanza considerata. Se ricordarsi esattamente i fatti nei particolari non è semplice, ancora più difficile è accorgersi dei pensieri che accompagnavano la nostra azione. Gli stati d’animo invece sono quelli che ricordiamo con più facilità.

Con l’esercizio si può a poco a poco riuscire a far tacere il pensiero intellettuale in noi, che vuole sempre giudicare le azioni, valutarle, interpretarle, spiegarle. Quando riusciamo finalmente a far tacere l’intelletto siamo pronti a ricevere qualche nuova intuizione.

L’intuizione

Si tratta allora di immaginare con fantasia che cosa avremmo potuto dire e fare di completamente nuovo per noi nella situazione che stiamo ricordando. Non dobbiamo prescriverci un qualsiasi comportamento futuro, ma solo inventarci un diverso intervento da collocare nel passato, al posto di quello che abbiamo tentato senza successo. Così facendo rafforziamo la nostra fantasia e ci predisponiamo ad avere idee nuove al momento giusto.

La pratica qui brevemente descritta porta i suoi frutti se coltivata in modo ritmico e costante e costituisce una buona educazione ad una migliore percezione dei bisogni dell’altro. Se giustamente intesa ed esercitata può mostrare la sua forza anche dopo poco tempo, ma solo una disciplina più lunga potrà creare in noi abitudine e capacità, così come avviene in cucina: si può preparare un singolo pasto con buoni risultati, ma ciò non significa essere capaci di farlo tutti i giorni.

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La differenza tra difficoltà e problema

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La differenza tra difficoltà e problema


Scritto il 27 aprile 2016

Il tempo che mi prendo, quando mi vedete scomparire per un po’, non è di assenza ma di osservazione. Se sto osservando qualcosa che non conosco non posso parlarne, prima devo capire. Ecco cosa ho fatto in questi mesi in cui non ho scritto nulla: ho osservato i miei figli che crescevano. Un paio di loro si sono avviati a pieno titolo nell’età brutta, quell’altro il piccolino ha iniziato la prima elementare. E da dirvi ne ho tantissimo.

I tempi sono maturi per affrontare l’adolescenza

2016-03-26 10.49.38Iniziamo con ordine: un adolescente è colui che si esercita a formulare giudizi in autonomia. Ecco perchè il mio lavoro di prima è finito con loro, mentre ne inizia uno tutto diverso. Non posso più offrire la mia (la nostra) visione del mondo ma devo mettermi in ascolto dei primi rudimenti della loro (visione del mondo). Ascoltare è molto impegnativo se siete pieni di opinioni come me.

Anche per questo motivo non posso più fare foto (questa è l’ultima che trovo): i miei ragazzi di quasi 12 e 14 anni si muovono sempre più consapevoli nel mondo e quando vorrei fotografare Zeno che impara a suonare il pianoforte usando i nuovi tutorial che trova su youtube mi autocensuro (guardane uno). E’ bellissimo vederlo ma non posso condividerlo con voi.

Quando ascolto Lorenzo Pedro che compone canzoni e fa beatbox non posso registrarlo, non me lo permetterebbe. Ed è giusto cosi. Mi chiedo anche da dove venga questo bisogno di registrare tutto, come se i ricordi non fossero abbastanza. Forse per capirlo dovrei indagare sulla mania, tutta contemporanea di fotografare qualsiasi cosa, di tenere memoria fisica della vita meravigliosa che scorre, per paura che possa essere solo un sogno. E non è una cosa che fanno solo i vecchi. Perchè?

Per diventare adolescenti ci vuole tempo e coraggio, ed anche i genitori hanno bisogno di tempo e coraggio per dirsi che si, le danze possono iniziare. Invece di provare nostalgia vorrei osservare ancora meglio la quotidianità per poterla ricordare per sempre.

La differenza tra difficoltà e problema

Sarà un periodo difficile? Si, forse, ma se mi aggrappo all’etimologia della parola difficile e scopro che DIS-FACILEM significa proprio il contrario di ciò che è facile, ovvero di ciò che so fare, di ciò che è fattibile. Quindi una difficoltà è che qualcosa che (ancora) non so fare.
Perchè ci ostiniamo a pensare che le difficoltà siano un problema? Non è cosi. Il problema PRO-BALLEIN deriva dal stare di fronte a qualcosa e non sapere cosa fare.
La differenza tra difficoltà e problema è la volontà di agire. Il problema rimane finchè lo si contempla senza l’intenzione di agire, ma si trasforma in qualcosa che da difficile può essere sviscerato fino a diventare facile quindi risolvibile, con l’aiuto dell’azione e forse con una strategia. Grazie a Fabio Alessandri, amico caro, formatore di insegnanti e acuto osservatore della realtà. Fabio si dedica all’approfondimento dell’opera di Rudolf Steiner e opera attualmente in Toscana, maggiori informazioni sulle sue proposte formative per genitori e insegnanti su www.triartis.it

L’etimologia delle parole

Chi mi legge da 10 anni sa che spesso vado a scavare nell’etimologia delle parole perchè quella è davvero spregiudicata. L’etimologia non mente, non è influenzata dall’opinione delle altre parole, non si vergogna di se stessa. E cosi a volte scopro cose incredibili come queste: come imparare ad accettare le idee degli altri oppure da dove viene la capacità di commuoversi.

Largo ai piccoli

Che dire di Emilio 6 anni? La prima elementare nella scuoletta pubblica sotto casa, con il maestro fricchettone e il tempo pieno mi ha lasciato in osservazione per gran parte dell’anno e ho un sacco di cose da raccontarvi. Lo farò nei prossimi giorni, promesso.

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foto: chalkboarddrawing.org

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Come posso aiutare mio figlio ad amare la geometria?


Scritto il 05 novembre 2013

I ragazzi di oggi hanno bisogno di essere stupiti e noi adulti brancoliamo nel buio, è un dato di fatto. E forse è sempre stato cosi di generazione in generazione! Io voglio tentare di raccontarvi come si fa geometria nella scuola fantastica di cui sempre vi parlo, quella steineriana, pensando di fornirvi una  fonte di ispirazione e qualche idea da mettere in atto con i vostri ragazzi.

Sfida n.1

Cosa succede se costruisci un poligono di 18 lati e congiungi ogni angolo con tutti gli altri?

Hai mai provato a chiedere una cosa del genere a tuo figlio di prima media? La geometria potrebbe essere un’ottima occasione per esplorare insieme il mondo delle forme che avevamo provato ad indagare negli anni passati scarabocchiando insieme ai bambini. Loro vedrebbero gli adulti che non sanno altro che dire fai i compiti sotto un’altra luce se gli proponessimo sfide del genere. 

Sfida n.2

Che succede se su una circonferenza si riporta per 6 volte il raggio e si disegnano, attorno ai sei punti di intersezione, dei cerchi aventi il medesimo raggio?

Proviamo a soffermarci sulla sperimentazione delle forme geometriche, (ricordate quando abbiamo provato a disegnare e meditare con  i mandala?) Divertiamoci a costruire forme geometrice insieme a loro prima ancora di pretendere che sappiano dimostrare qualche teorema o formulare aree o volumi. Possibile che non sappiamo più divertirci con nulla noi adulti? E come pensiamo che possano divertirsi i ragazzi allora?

foto: chalkboarddrawing.org

Dategli tempo: l’esigenza di trovare un nesso causale (= conosco la misura dei lati del triangolo quindi ora voglio scoprire l’area) arriva insieme ad una competenza specifica che i ragazzi stanno per conquistare:  l’astrazione.

La capacità di astrarre

Una volta conquistata  la capacità di usare un pensiero astratto quello non ci abbandonerà mai più, a meno che non siamo artisti o geni. Possiamo provare il gusto di astrarre  perchè ci siamo arrivati con le nostre forze oppure possiamo semplicemente astrarre perchè ce lo chiede il prof. Voi cosa preferireste?

Se siete daccordo con me a concedere ancora un po’ di tempo a questi ragazzi per lasciarli nel brodo della sperimentazione, della scoperta del bello e proponetegli giochetti come questo:

Vivere semplice ha come unico obiettivo quello di restituire un po’ dell’ispirazione che abbiamo ricevuto. Pensate se ognuno di noi facesse lo stesso con ciò che lo ha ispirato. In effetti ora che ci penso internet è proprio questo: condivisione di ispirazioni!

disegni by pinterest – disegno alla lavagna by www.chalkboarddrawing.org

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festa di halloween

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Il vero significato di Halloween


Scritto il 31 ottobre 2013

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QUESTO POST TRATTA UN ARGOMENTO CHE POTREBBE IRRITARE LA VOSTRA SUSCETTIBILITA’. POI NON DITE CHE NON VE LO AVEVO DETTO

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Ho scavato zucche, comprato caramelle e mi sono preparata per festeggiamenti che non mi appartengono. Questo succede quando vuoi iniziare a mediare, perchè i tuoi figli stanno crescendo e ti sei stufata di essere la mamma più rompicoglioni della terra.

Ma il mio occhio severo e il mio sguardo di traverso (nel senso di longitudinale ma anche nel senso di bastian contrario) mi impone di segnalarvi il significato di Halloween. E’ un articolo proveniente da un sito super-cattolico che spiega:

..nel IX secolo Papa Gregorio III volle aiutare il popolo cristiano a superare riti pagani. Spostò la data di Ognissanti dal 13 maggio al 1° novembre (giorno precedente alla commemorazione dei defunti) per creare una continuità cristiana con la festa di Samhaim, la festa celtica da cui trae origine questa festività e che significa fine dell’estate.

Infatti la parola Halloween è una variante scozzese di Hallows-Even cioè notte prima di Ognissanti

Anche prendendo le debite distanze da un punto di vista cosi schierato lo leggo e mi chiedo: perchè Halloween è diventato cosi famoso anche in Italia? Ha qualcosa a che vedere con il fatto che i nostri figli (adolescenti e non) adorano andare in giro con magliette e cappellini con la morte?

magliette da bambina: nere con il teschio

E perchè  la fine dell’anno solare non viene celebrato visto che da essa dipende tutto il raccolto dell’anno prossimo e quindi quello che mangeremo tra qualche mese? Non è forse più importante? Io me lo chiedo. Voi no?

Se vi capitasse di frequentare il sito dell’Unione atei e agnostici razionalisti per citare solo una fonte specularmente opposta potreste prendere atto che fu un vero sterminio di riti più che altro, quello che fu fatto da parte dei cristiani…tutta la saggezza popolare che c’era nella celebrazione del ciclo dell’anno diventò in breve tempo qualcosa di religioso, anche se in realtà non lo era propriamente.

Invece di importare una zucca e un teschio non potremmo portare i nostri figli a seminare il grano? (e non è retorica, si puo’ fare davvero, ci sono fattorie didattiche ovunque ormai)

Perchè loro sono più contenti cosi – dice la mamma sbrigativa. Ma siamo sicuri che sono proprio loro a volerlo o sono forse vittime di una bombardante pubblicità cui è davvero difficile sottrarsi? E voi cosa fate per contrastare questo lavaggio del cervello?

Oltre a farmi tutte queste domande poi spengo il computer e  vado a fare delle cose con i miei figli, coinvolgendo quest’anno anche i nostri amici del quartiere e i figli grandi, che organizzano giochetti di paura e nascondini al buio per i più piccoli.

scritto nel 2010 aggiornato nel 2014

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Le persone che vorrei essere

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Le persone che vorrei essere


Scritto il 15 ottobre 2013

Alterno momenti di euforia a momenti di grande tristezza. Non sono bipolare, sono disoccupata.
Ma tentando di capirmi e di ascoltarmi, ho capito che non conta dove sono e cosa faccio in questo momento conta moltissimo con chi mi accompagno.

La felicità è una malattia infettiva, se stai con persone depresse diventi depresso, se stai con persone felici diventi fichissimo anche tu. O almeno ti senti tale (poi cosa importa se lo sei veramente…)

Allora oggi dico grazie a Sophie una mamma conosciuta per caso, mezza gitana insegnante di shiatzu, che ha la camera da letto in giardino montata dentro una tenda da circo e mi ha invitato a casa sua senza convenevoli. Semplicemente ha sentito che avevo bisogno di una compagnia…

Per rimanere in compagnia anche stando a casa faccio una lista delle persone che vorrei essere, e vi invito a fare lo stesso sui vostri blog, perchè ad ammirare gli altri non c’è niente di male, e anzi non può che fare bene.

1. L’ho vista su Etsy ed ho voluto essere lei dal primo momento. Fa a maglia cose sfiziosissime, vende su etsy, ha una frangetta fantastica, è bellissima…

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D’accordo ognuno ha i suoi gusti….

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2. Rimane sempre in pole position tra le mie beniamine Rosa Pomar (in questa foto aspettava la seconda figlia che ora ha l’età di Zeno credo). Di Lisbona, Rosa è una delle mamme do-it-yourself più famose del web. Le sue bambole sono ricercatissime e il suo taglio di capelli ho cercato di copiarglielo varie volte ma con poco successo…. Il fatto è che non sono bella come lei.

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3. Amanda non posso non citarla. Se non ci fosse lei forse ora non sarei qui.

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4. Poi vorrei essere Annie Leonard, l’autrice di questo video fantastico (su www.storyofstuff.org) che racconta come e perchè il mondo è sommerso di cose. E lo fa in modo semplice, diretto, entusiasmante… come vorrei fare io tutte le cose.

E voi chi vorreste essere?

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Mobbing e bullismo

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Mobbing e bullismo


Scritto il 12 febbraio 2013

gogna

I ragazzi diventano dei bulli perchè imitano gli adulti tiranneggiare e umiliare altri adulti o perchè sono stati essi stessi vittime di un tale trattamento non voluto proprio all’interno della scuola o della famiglia. Se ve lo dicessi

Pensereste che sono pazza!

Il dottor Kohler nella sua conferenza ha detto una cosa quasi scandalosa, poi sono andata a cercare su internet e ho scoperto che non ha detto nulla di nuovo, anzi una cosa risaputa, ma allora perchè non si prendono provvedimenti?

Ci scandalizziamo davanti agli episodio che vivono i nostri figli ma non ci rendiamo conto che il bullismo non è altro che la versione bambina del mobbing che sempre più viene perpetrato tra gli adulti. Anzi, secondo recenti studi il mobbing tra gli adulti è molto più sviluppato che quello tra i bambini. Gli adulti mobbizzano non solo colleghi e coetanei, ma anche i bambini anche se di questo si parla poco. A volte lo fanno per delle ragioni che ritengono serie, altre volte solo per passatempo.

In Germania è stata stesa una lista delle caratteristiche del mobbing e osservandole con attenzione scopriamo che ciò che nelle scienze sociali viene combattuto e condannato in pedagogia viene considerato un comportamneto adeguato e condiviso, uno strumento per educare i bambini.

  1. Si parla male del collega alle spalle ma facendo in modo che se ne accorga.
  2. Il collega viene messo alla gogna davanti agli altri.
  3. Il capo gli affida degli incarichi insensati per umiliarlo
  4. Al collega gli si continua a dire che e’ incapace e che non sa fare nulla
  5. Viene minacciato di licenziamento
  6. Si racconta in giro che probabilmente e’ un caso psichiatrico

Nelle scuole quando un ragazzo e’ definito difficile si procede esattamente nello stesso modo:

  1. si parla male di lui in modo che abbia modo di accorgersene
  2. viene umiliato davanti alla classe
  3. gli vengono dati compiti insensati e ripetitivi solo per metterlo alla prova e umiliarlo
  4. gli si trasmette il messaggio che non vale niente
  5. la scuola minaccia di mandarlo via
  6. si sparge la voce che il bambino e’ probabilmente disadattato.

E siccome il mobbing che viene fatto al bambino (a fin di bene)  viene percepito anche dagli altri bambini e i bambini imitano il comportamento degli adulti loro modelli (genitori e insegnanti in primis) cominciano a pensare che quel comportamento sia corretto e sia fatto nell’interesse del bambino che deve essere educato a rientrare nei canoni di normalità. Quindi se poi lo fanno anche loro perchè lo ritengono normale noi adulti rimaniamo sdegnati. Se ne parla benissimo anche sul sito bullismo sos. E’ incredibile.

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Da dove viene la capacità di commuoverci

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Da dove viene la capacità di commuoverci


Scritto il 12 novembre 2012

Violenta scossa al cervello e ai visceri, stato dell'animo perturbato: ecco quello che trovi se cerchi la parola commozione sul vocabolario etimologico. Chissà perchè si usa la stessa espressione per indicare una lacrimuccia che sgorga dagli occhi quando vediamo un film melenso e lo stato in cui il nostro cervello cade quando prende una bella botta. Ci sarà un motivo – mi sono detta.

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Sicuramente l'espressione commuoverci ci evoca un senso di muoverci con qualcosa  e in effetti l'etimologia ci parla di uno stato di cambiamento dovuto al turbamento, alla sopraffazione che ci procura una passione o uno stato d'animo. Diciamo allora che si manifesta un evento emotivo che per qualche ragione ci smuove. Siamo nel movimento dell'anima.

L'anima è movimento allo stato puro in effetti (dal greco anemos=vento). Essa si muove nel tempo (indietro con i ricordi, avanti con i progetti per il futuro) e nello spazio (l'anima corre sul filo delle nostre quotidiane email e percorre chilometri e chilometri mettendo in connessione persone anche lontanissime).

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Il movimento è una qualità tipicamente umana. Dai primi giorni di vita fino all'età adulta l'organizzazione motoria dell'essere umano si specializza e si raffina sempre di più.  Fate caso ad un bellissimo particolare: nel primo anno di vita il movimento volontario si sviluppa partendo dal capo fino a piedi. Il bambino acquisisce padronanza dei movimenti del proprio corpo nel seguente ordine:

  1. Prima gira gli occhi,
  2. poi muove il capo,
  3. poi comincia a lanciare in aria le sue braccine e a scoprire le mani,
  4. poi esercitando i muscoli della schiena scopre il modo per girarsi e solo alla fine del primo anno di vita sa ergersi in piedi e arriva a prendere il controllo delle membra inferiori.

Da quel traguardo in poi il controllo motorio sarà più fine e interno: imparando a gestire gli organi collocati nel torace (laringe, faringe) comincerà a parlare e con la possibilità di esercitare gli organi collocati nella testa acquisirà gli strumenti del pensiero.

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Ma cos'è davvero il movimento e quando si puo' parlare di movimento: devono esserci due poli (una partenza e un arrivo) e deve esserci un centro, che oscilla tra i due poli. Il sistema muscolare è il centro del nostro movimento, ci muoviamo perchè i nostri muscoli oscillano per polarità tra contrazione e rilassamento.
Si potrebbe dire che i due poli opposti entro cui si muove il muscolo sono l'ipercinesi del sangue, campione di dinamismo, e il sistema osseo, esperto in fissità, quiete e durezza. Ma se ci limitiamo a parlare di muscoli e ossa siamo nel movimento tout court, per aggiungere intenzionalità al nostro movimento occorre chiamare in causa il sistema nervoso, che intesse ogni millimetro del sistema muscolare.
Ma non volevo dilungarmi in questo. 

Volevo parlare del fatto che con il senso del movimento l'uomo sperimenta nella sua corporeità una specie di eco astrale, vive in se il movimento dei pianeti, l'armonia delle sfere, le relazioni tra i corpi celesti. Le relazioni tra le note musicali per esempio sono state scoperte da Pitagora perchè egli ha preso i rapporti tra gli astri e li ha rappresentati su uno strumento chiamato monocorde, ovvero una corda tirata su una struttura in legno.

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Se proviamo a guardare l'uomo da un punto di vista meno terreno e più celeste e osserviamo le qualità cosmiche del movimento e non prettamente quelle meccaniche scopriamo che ci sono parecchie relazioni tra il movimento e la commozione e che il movimento educato correttamente nei primi anni di vita diventa nell'adulto la capacità di orientarsi nella vita. Che cosa sono la flessibilità, la capacità di adattamento e la tanto di moda modernità liquida, se non un corretto relazionarsi con il movimento che è intorno a noi?

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Esiste un rapporto preciso tra il sano sviluppo dell'organismo motorio e la capacità di ascolto, di riflessione, la pazienza…. forse non siamo abituati a considerarlo, ma sarebbe bene che cominciassimo a farlo perchè questo ci aiuterebbe a capire molte cose sui di noi, sui nostri figli e in generale sulle relazioni tra il movimento e il benessere delle persone.
Un senso del movimento ben sviluppato (e avremo modo di approfondire questo tema parlando in pratica di cosa e come fare per prestare attenzione a questo che senso, ma per ora leggi dell'educazione sensoriale su vivere semplice) porta a sperimentare la commozione, l'empatia, nel senso che rende la nostra coscienza plastica.  Questa attitudine si muove in direzione esattamente contraria al bullismo, al cinismo e alla passività, ecco perchè la consideriamo un valore.

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Non vogliamo coltivare il buonismo o la fede incondizionata, vogliamo saper esaltare le caratteristiche che ci rendono più umani,  morali, civili. Qualità per nulla ovvie, ai nostri tempi.

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Organizzare una spedizione senza muoversi dalla città

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Organizzare una spedizione senza muoversi dalla città


Scritto il 31 ottobre 2012

I lettori di vivere semplice scalpitano, vogliono consigli pratici su come semplificare la vita dei loro figli (senza pensare che avrebbero bisogno di consigli su come semplificare la loro, prima di tutto).

Il momento della giornata che proviamo a semplificare è il pomeriggio. Quando i bambini escono da scuola scatta una certa concitazione perchè bisogna assolutamente fare qualcosa. Far niente non è contemplato. Intanto organizzatevi: mettete in macchina stivaletti, un maglione e per i bambini anche un paio di pantaloni impermeabili per i bambini e seguimi.

I bambini faranno un sacco di domande: lasciali parlare, sorridi e di si, ci pensiamo dopo. Ora partiamo per una missione. Cercate il più grande parco cittadino vicino a casa vostra, più grande è meglio è ma non puo' essere troppo lontano da casa, i bambini non vogliono stare in macchina appena usciti da scuola.

Copritevi, lasciate zaini, borse e ogni ingombro e cominciate la vostra lunga passeggiata nel bosco (diventerà presto il vostro rito pomeridiano ma per adesso non pensateci). Lasciate il sentiero appena potete e addentratevi la dove di solito vanno solo i padroni di cani di grossa taglia.

spedizione con i bambini

 

Silenzio, si cammina

Intanto silenzio, camminate e respirate, cercate di spegnere il cervello e accendere i sensi. I bambini continueranno a fare domande, se hanno meno di 6/7 anni dite loro che state andando a trovare qualcuno, se siamo più grandi dite semplicemente: sto facendo un'esperimento ma non posso dirti nulla.

A seconda dell'età dei vostri figli saprete regolarvi come meglio intuite. Dopo un bel po' che camminate a passo veloce, intendo almeno 20 minuti, quando le bocche si sono tappate e i fiati hanno cominciato a farsi corti potete iniziare a raccontare.

Se i bambini non ce la fanno abbiate fiducia, il motivo è solo che non sono abituati. Portate una tavoletta di cioccolata, spezzatene un quadratino e metteteglielo in mano, dicendo solo una parola sottovoce nell'orecchio: tieni, questo ti darà la forza. Il clima che si crea deve essere da vera spedizione sull'Everest. Guardatevi intorno, è quasi inverno ed è quasi buoi e siete gli unici al parco, in un pomeriggio infrasettimanale, altro che Halloween, c'è da star seri…

passeggiata autunnale con i bambini

 

Immersione in natura

Cominciate con qualcosa del tipo: dobbiamo far piano perchè tutti gli animali stanno preparando le loro tane per andare in letargo, e anche gli gnomi del bosco cercano una sistemazione per l'inverno. Alcuni di loro non hanno riscaldamento nelle loro tane e preferiscono andare ad abitare in città a casa di qualche bambino che ha una bella cameretta calda per ospitarli. Altri invece vivono qui e certamente non vogliono farsi vedere dai bambini perchè hanno paura di essere calpestati o imprigionati. Non date spiegazioni razionali, portateli piano piano nel mondo dell'immaginazione dove il bosco è popolato da tanti esseri buoni, viventi, innoqui che possono tenerci compagnia in uno spazio di quiete interiore ed esterno. Respirate a pieni polmoni, fermatevi ad ascoltare i rumori, prendete in mano la terra, annusatene l'odore, muovete i sensi, lasciateli liberi.

Se sarete fortunati gia il primo giorno vedrete comparire la meraviglia sulla faccia dei vostri bambini. Altrimenti sentirete frasi come Io non sento niente, non vedo niente

Io non vedo niente

Non scoraggiatevi continuate cosi: Gli gnomi sanno cosa fanno i bambini spesso agli animaletti che trovano e non vogliono certo fare la stessa fine. Ecco perchè si nascondono. Ma con gli occhi del cuore, con l'udito fine, il calore della pazineza, con la coda dell'occhio a volte si intravvedono passare molto velocemente, gli gnomi.

Magari ci vorranno giorni e giorni, ma se avrete la costanza di continuare per un po' succederà una magia ma non voglio dir nulla adesso, provateci e capirete. 

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Benvenuti in prima classe alla scuola steineriana

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Benvenuti in prima classe alla scuola steineriana


Scritto il 13 settembre 2012

Ovunque vadano i vostri figli, scuola pubblica o privata, steineriana o montessoriana, non importa. Quello che conta davvero è  l’attitudine e altre alcune cose fondamentali

  • sottrarre ansia e giudizio
  • contenere gli stimoli
  • evitare di inzeppare l’agenda di impegni
  • aggiungere cura, curiosità, pazienza
  • ascolto

Se noi genitori avessimo tutto questo credo che ogni scuola potrebbe andare bene.

Ecco cosa fanno in prima elementare alla scuola steineriana, ve lo racconto perchè è affascinante e forse ognuno di noi avrebbe voluto fare una prima cosi.

Proviamo ad immaginare una linea retta verticale dritta  – dice la maestra, una signora distinta con gli occhiali e il tacchetto – proveniente da un punto indefinito sulla nostra testa che ci attraversa, percorrendo la colonna vertebrale dal cranio all’osso sacro ed uscendo dal nostro corpo al centro dei piedi.
Immaginiamola proseguire nella terra finchè, incurvandosi, possa tornare da dove è venuta e ricongiungersi in un’ideale circonferenza che abbraccia tutto l’universo. Questo ci da la misura di come noi siamo una piccolissima porzione di quella retta infinita. Siamo in una dimensione dove alla retta si alternano solo curve che definiscono delle forme. Le forme del nostro mondo e di noi stessi.

il disegno di forme
Autore: Rudolf Kutzli
Editore: Natura e cultura

In una prima classe nella scuola steineriana si comincia per alcune settimane tracciando linee rette e curve su fogli bianchi senza righe. Si chiama disegno di forme, ed è considerata una delle materie didattiche più importanti insieme al calcolo. Ma perché tanta importanza?

Il disegno di forme viene riproposto, a progressivi livelli di difficoltà fino all’ottava classe perché è considerato un esercizio terapeutico e formativo sorprendentemente efficace. Dalla traccia delle forme primarie si passa a tutte le possibili trasformazioni di una forma semplice, per arrivare alle simmetrie, ai nodi e agli intrecci longobardi (>>) in quarta classe, alla geometria in quinta.

(Hai mai disegnato o colorato un mandala per più di dieci minuti? Ne conosci gli effetti?  Leggi qui)

Una cosa inedita e un po’ complessa da spiegare che rende questa pedagogia oggetto di  fraintendimenti è che il disegno di forme (l’ars lineandi medievale) è stato spiegato da Steiner come l’espressione di una saggezza antichissima che si è tramandata nell’evoluzione dell’essere umano e che aveva e ha come obiettivo la ricerca della consapevolezza del sè. Cosa siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo?

La linea a la curva esistevano prima dell’essere umano e prima ancora della creazione del mondo.

Attraverso l’esercizio della linea retta come archetipo della forma e della curva come primo fondamentale movimento, prendiamo posto con coscienza nel mondo, acquisiamo razionalmente i concetti di collocazione nello spazio e nel tempo secondo un prima e un dopo, un alto e un basso esercitando le lateralità. Questi elementi nelle classi successive si trasformano in  simmetrie, trasformazioni delle forme,  geometria, astronomia ecc…

Se, dice Steiner,  nella linea retta è racchiusa la sfera del pensiero mentre nella curva si aprono le infinite possibilità di metamorfosi proprie della sfera del sentimento allora capiamo come l’esercizio del disegno di forme eserciti il pensiero organico vivente, un pensiero in continuo movimento, corroborato da quell’elemento prettamente umano che è il sentire e le emozioni. Un pensiero che altrimenti tende a sclerotizzarsi  nell’eccessiva intellettualizzazione di ogni conoscenza.

Mettere continuamente in metamorfosi una forma significa fare in modo che l’animo del bambino trovi un equilibrio, conformi le lateralità che sono alla base della destrezza, dell’elasticità mentale, della capacità critica e autocritica…

Per un approfondimento sul tema scaricate il pdf della studiosa Maria Angela Padoa Schioppa

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Bambini che viaggiano da soli in aereo


Scritto il 28 luglio 2012

Si parte, minori non accompagnati volano verso i nonni

lorenzopedro e zeno partono per le vacanze

Abbiamo fatto orientering in aeroporto. Io ho fatto l’accompagnatrice muta, loro dovevano orientarsi usando segnaletica e buon senso. Entrambi sono alquanto da migliorare: l’obiettivo? Prendere l’aereo da soli.

lorenzopedro e zeno partono per le vacanze

Magari ci si orienta poco ma ci si diverte comunque sempre moltissimo!!!

lorenzopedro e zeno partono per le vacanze

Che cos’è un terminal? E perchè ce ne sono tanti? E il banco accettazione? Che numero è il nostro volo? Chiediamo al capitano… ma no il capitano è quello della nave, questo si chiama pilota…

lorenzopedro e zeno partono per le vacanze

Tante cose si imparano mentre si vive. La sala amica dell’aeroporto di Fiumicino è un porto di mare, cartoni animati e aria condizionata a gogò. Se hai fame ti puoi anche affacciare nella vicina sala Freccia Alata e scroccare qualche pasticcino. Noi viaggiamo Alitalia (dove l’assistenza bambini mi sembra ottima) ma qui c’è l’accoglienza per tutte le compagnie aeree.
Bambini di tutte le età e nazionalità vengono lasciati come pacchi postali da imbarcare. Sembrano tutti molto abituati, non c’è neanche un italiano. Zeno dice, allora siamo proprio come pacchi, tu ci lasci qui e qui ci prende l’accompagnatore, non siamo mai soli, non ci possono rubare. Rubano quello che vogliono, se lo vogliono davvero…. stavo per dirgli, ma poi sono stata zitta. Buon viaggio baby!!!

lorenzopedro e zeno partono per le vacanze

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Imparare le lingue straniere nella scuola steineriana


Scritto il 15 novembre 2010

Ascolto, canto, faccio le conte, le tabelline, ripeto, imparo. Semplice no? Nella scuola steineriana le lingue straniere si imparano cosi: facendo due lingue (inglese e tedesco) con insegnanti madrelingua fin dalla prima classe, 5 ore in tutto a settimana.

come si studiano le lingue straniere nella scuola steineriana

No quaderni, no grammatica, no regole

Nei primi anni il lavoro è principalmente corale e orale per poi diventare, negli anni, una cosa sempre più individuale e scritto. Attraverso canzoni, poesie, ritmi e giochi fatti ad alta voce e tutti insieme viene instillato interesse e amore per la lingue attraverso l’assorbimenti di vocaboli speciali (impreziositi di valore attraverso le storie, parole segrete, frasi che aprono situazioni inaspettate ecc) e man mano che i bambini crescono l’insegnamento sarà sempre più intellettuale.

La capacità di comunicazione e le strutture grammaticali vengono apprese senza insegnamento ma solo per imitazione. Tutto ciò viene portato ai bambini in maniera giocosa e inconscia.

Tutto quello che è stato imparato nei primi tre anni di elementari in seguito viene compenetrato, in parte scritto e compreso coscientemente. Ampliando il vocabolario, iniziando a scrivere, cominciando non solo più ad usare le strutture grammaticali ma a capirle per poterle scrivere.  l’amore per la lingua diviene progressivamente cosciente e viene continuamente vivificato. Viene introdotto un primo testo di lettura cui segue un proprio quaderno scritto è la base per a comprensione della letteratura nelle classi successive.

In settima e ottava classe l’importanza principale è comprendere la lingua individualmente, aumentare le competenze e rafforzare l’amore per la poesia e la letteratura. Un primo passo per imparare in maniera accademica è la consapevolezza dell’uso della lingua. Bisogna imparare cosa si può fare con la lingua e cosa può provocare. Anche la capacità di giudizio individuale viene preparata in questo periodo.

Che differenza c’è tra una lingua straniera da una lingua madre?

La lingua è straniera quando non ci capisci niente  ma non è sempre vero, visto che i bambini tra di loro comunicano benissimo con la comunicazione non verbale e non hanno un imprescindibile bisogno di parola come invece abbiamo noi adulti.

Le differenze riguradano soprattutto la sonorità della lingua e questo è il punto da cui si parte. Esattamente come il bambino piccolo impara a parlare ascoltando la voce della mamma anche nella scuola steiniriana si impara a parlare ascoltando e ripetendo nuove sonorità.  Sembra impossibile ma funziona!! Ed è la cosa più semplice e naturale del mondo.

PS: Questo testo è liberamente ispirato e in parte anche un po’ copiato da un sito molto prezioso per chi vuole saperne di piu dell’argomento didattica nelle scuole waldorf. A proposito de “i bambini imparano per immagini” vi segnalo anche questo articolo (pdf) tratto dal sito della Scuola Waldorf di palermo.

 

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