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La scuola steineriana va al liceo


Scritto il 24 novembre 2022

Chi mi legge da anni sa tutta la storia.
Per gli altri un breve riassunto: sono mamma di tre figli grandi, due di loro sono andati alla scuola steineriana e il terzo no. Da qualche anno ho lasciato il mio lavoro di consulente di comunicazione e mi sono dedicata alla mia passione di sempre: la pedagogia.

Insegno lettere alle medie con somma gioia mia e dei miei ragazzi (mi pare) e nel mio metodo di insegnamento inclusivo (essere tutor dell’apprendimento mi ha aiutato molto) mi sono sempre ispirata a ciò che la scuola steineriana mi ha insegnato come genitore:

  • inutile stressare i ragazzi con tonnellate di compiti (tanto li fanno così male che non servono).
  • dannoso usare i voti come minacce. Fa perdere il senso della valutazione.
  • la lezione frontale non può essere l’unico modo (altrimenti i ragazzi si addormentano ad occhi aperti, si è vero stanno tutti in silenzio ma il motivo è che pensano ad altro).
  • urlare è da sfigati (parlo io che ho urlato per anni con i miei figli prima di capire quando fosse inutile)
  • i ragazzi si prendono con cuore, pazienza, gentilezza e rispetto.
  • si impara con le mani, con i piedi, con il dire, il fare e anche il buttarsi per terra. più si fa più si impara: non c’è un modo esclusivamente razionale di imparare, non a 13 anni.gentilmente sgraffignato dal progetto del Liceo Morgagni sezione G

Dalla mia esperienza come insegnante invece ho imparato che:

  • la flipped classroom mi convince poco: è in classe che bisogna lavorare e spiegare, argomentare, dibattere, analizzare con i ragazzi e in termini semplici,
  • non bisogna stancarsi delle domande più banali e delle richieste continue di interventi ed attenzioni
  • se i voti si devono proprio usare che almeno siano equi. Mai usare i voti come un’arma di potere, mai mettere brutti voti per punire (tantomeno bei voti per premiare)
  • bisogna abituarli a lavorare in gruppo: sul lessico e sulle idee
  • bisogna partire da ciò che è accaduto (in storia), da dove succedono oggi le cose (geografia) e dalla necessità di comunicare per risolvere problemi e saper dire le proprie idee (italiano)

Della scuola steineriana ne ho sentite di cotte e di crude:

  • non ti prepara alla vita perchè non ci sono i voti
  • ti rende analfabeta perchè non ci sono i libri
  • è antica perchè ti fanno fare il lavoro manuale che è inutile
  • quando poi vai al liceo non ce la farai mai…

Alla fine il tempo è passato e ho potuto farmi un’idea concreta, di come funzionano le cose: la scuola steineriana è una coraggiosa sperimentazione di azione pedagogica.

Un’azione anche maldestra ma concreta verso il cambiamento e il superamento di una scuola dove gli insegnanti usano i voti come sciabole e perdono un sacco di tempo a fare paternali.

Ad ognuno la sua scuola

Mio figlio grande dopo 8 anni di scuola steineriana ha fatto il liceo scientifico statale e fa l’università a Milano. Ancora parla di quanto è stata avvincente la sua carriera scolastica!

Mio figlio medio frequenta il liceo scientifico e dice che la lezione frontale se fosse ben fatta andrebbe anche bene, ma sentire qualcuno che parla per ore, monotono, senza neanche alzare lo sguardo per tutta l’ora non è molto incoraggiante. Come dargli torto.

E il piccolo andrà al liceo l’anno prossimo. Cercando per lui qualcosa di giusto mi sono imbattuta nella sezione sperimentale del Liceo Morgagni che si chiama la sezione delle Relazioni e della Responsabilità. Un liceo senza voti, dove si lavora in gruppo e in classe riducendo il lavoro da svolgere a casa, dove si promuove il benessere degli studenti incoraggiandoli ad avviare un processo di apprendimento libero e consapevole. E dove alla fine i ragazzi si sentono vivi, imparano e sono felici. Non è vero che a scuola bisogna per forza soffrire.

E allora mi son detta: stai a vedere che quelli della steineriana avevano proprio ragione!!

Vuoi saperne di più?

Leggi questo articolo, guarda questo materiale di approfondimento e questo pdf. Il progetto è vera e propria ricerca azione, un liceo a Roma dove qualcosa si muove, vi rendete conto?

Che siate marziani, steineriani o strambi idealisti sappiate che pare che gli altri, quelli normali, si stiano accorgendo che la scuola cosi com’è… è tutta da rifare.

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ADOLESCENTI Photo by Erik Lucatero on Unsplash

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Benessere digitale a scuola e in famiglia


Scritto il 30 ottobre 2018

Siamo una famiglia di nerd: mamma insegnante ex consulente di comunicazione, papà esperto di radio e web, i nostri 3 figli sono cresciuti in mezzo a tecnologie di ogni tipo.

Fino ai 2 anni.

Poi abbiamo cominciato ad osservarli meglio, i nostri bimbi: la loro reazione a tutti gli schermi era ipnotica e invasiva, ne chiedevano sempre di più.

Per questo abbiamo scelto il minimalismo digitale: dare dei limiti con il sorriso e senza punizioni.

Cosa succede quando limiti o neghi qualcosa?

Devi offrire alternative, portarli in natura, spegnere noi adulti per primi tutti gli schermi.

Ora i ragazzi hanno 16, 14 e 8 anni e quando le chat diventano oppressive smettono di seguirle, vanno a scuola in bici, fanno sport, amano stare nel bosco e la sera sera quando ceniamo fanno a gara per chi ha più da raccontare.

Non lo dico per farmi bella, ma per sensibilizzare quei genitori che pensano sia impossibile avere un ruolo attivo nell’eduzione dei propri figli. E’ non solo un diritto ma soprattutto un dovere.

I nostri figli dipendono dalle scelte che noi per primi facciamo. E in questo caso si tratta di scelte difficili: imporre limiti, controllare senza essere controllori antipatici, tenere i bambini nel loro mondo senza per questo gettare la spugna.

Ne parlo nel libro VIVERE SEMPLICE dove racconto come abbiamo agito per limitare l’uso della tecnologia e degli schermi tra i 9 e 16 anni, l’età più sensibile, dove bambini e ragazzi hanno bisogno di essere più assistiti nell’ambito del loro rapporto con la tecnologia

Sono certa del fatto che se non fossimo stati sensibili a questo argomento ne avremmo sottovalutato le conseguenze, come tendono a fare la maggior parte dei genitori che auspicano che i loro figli siano abili nel mondo digitale e danno per scontate le competenze nel mondo reale.

Fare i conti con il digitale

Dobbiamo imparare a fare i conti con la tecnologia, conviverci il meglio possibile e imparare a sfruttarla senza farci rubare troppe ore di vita.

Per questo ci vuole consapolezza dei mezzi, uso responsabile e una certa dose di equilibrio, coraggio, curiosità e motivazione per la vita.

Siamo i primi genitori di nativi digitali, di certo non è facile per noi dare indicazioni ai nostri figli, a stento sappiamo noi come gestire quest’invasione.

internet-safer-day 2021

Benessere digitale

Il benessere digitale è la condizione di chi sa sfruttare le crescenti opportunità messe a disposizione dai media digitali, sapendo al contempo controllare e governare gli effetti delle loro dinamiche indesiderate.

A questo scopo occorre possedere un vasto spettro di competenze specifiche, relative agli strumenti, alle informazioni, alle relazioni online, alla creazione di contenuti e, non ultime, alla gestione del proprio tempo e della propria attenzione.

Come si costruiscono le competenze per la vita digitale

Per costruire la propria identità digitale senza che la nostra vita in carne ed ossa risulti deprivata, scollegata, insipida occorre mettersi al lavoro.

Anche noi adulti abbiamo bisogno di mantenere un sapiente equilibrio tra le nostre abitudini. E per farlo occorre esercizio.

La capacità digitale non riguarda solo il saper gestire certi strumenti ma anche la capacità di gestire la propria attenzione. La sovrabbondanza di informazioni crea sovraccarico mentale che dà confusione e senso di disagio.

Tutto dipende dalle nostre scelte?

Siamo sicuri che la capacità di gestire la nostra attenzione dipenda solo da noi? Secondo me siamo pesantemente influenzati dalle opinioni degli altri.

Le sfide che il digitale porta nella gestione del tempo e dell’attenzione riguardano soprattutto il sapersi mettere in relazione ai propri bisogni e non quelli degli altri. Ma quali sono i nostri bisogni? Ce lo siamo mai chiesti?

Per i nostri figli vorremmo che navigassero agevolmente nella sovrabbondanza della rete ma anche sapessero difendere i propri spazi di attenzione piena e che la loro vita non fosse confinata al mondo digitale.

Sviluppare nuove capacità

In occasione dell’Internet Safer Day è possibile partecipare a eventi informativi sul sito www.generazioniconnesse.it consigliamo a tutti i genitori e gli insegnanti di non perdere l’occasione di acquisire competenze ormai necessarie per aiutare i ragazzi ad orientarsi in rete.

Anche il MIUR organizza un evento in diretta streaming con la Polizia Postale di stato, il 9 febbraio 2021 dalle 10 alle 12, tutte le informazione sul sito del MIUR (pagina dedicata all’Internet Safer Day)

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foto di sabrina d'orsi per vivere semplice

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Che cos’è il minimalismo famigliare?


Scritto il 23 ottobre 2018

foto di sabrina d'orsi per vivere semplice

Nel 2009 ho scritto un post su questo blog che parlava di minimalismo, si intitolava IO NON COMPRO in cui spiegavo perchè smettere di comprare cose, oggetti, corsi, giocattoli e vestiti è una liberazione.

Il minimalismo fa sentire i membri di una famiglia più in contatto tra di loro, più vicini ai loro veri desideri, più reali.

Liberararsi dal giogo del consumismo compulsivo è la cosa migliore che potete fare per stare bene ed essere felici.

Non comprare è sexy

Il fatto è che quando scopri l’acqua calda vorresti che tutti lo sapessero e le prime persone a cui lo dici sono quelle che ami. Ma non tutti sono disposti a credere che non comprare sia cosi sexy, anzi all’inizio c’è da lottare un po’ con le convenzioni. Poi passa

Quando scopri che è vero

Quando scopri che non lo stai facendo solo per risparmiare, che non lo fai perchè hai la casa piccola e hai finito lo spazio per mettere tutto ciò che compri, ma che i motivi sono molto più validi e profondi, sono delle vere e proprie motivazioni allora cambia tutto.

Diventi un minimalista e ti accorgi che avere meno ti aiuta a sapere cosa ti serve davvero, quali sono le cose importanti di cui ti vuoi occupare.

Cosa voglio davvero

Una delle cose che voglio è più avventura, più esperienze, più scoperte, più situazioni in cui mi trovo fuori dalla mia area di confort e mi metto alla prova.

E questo lo voglio condividere il più possibile con la mia famiglia e i miei figli che essendo cresciuti hanno anche loro sempre più bisogno di avventura.

Una delle cose che voglio di meno è noia, apatia, quel senso di vuoto che subentra quando c’è troppo da fare o sono alla ricerca di qualcosa che non trovo, che mi porta a lamentarmi e a sentirmi in gabbia.

foto di sabrina d'orsi per vivere semplice

Minimalismo famigliare

Vivere Semplice il libro di Sabrina D'OrsiDi minimalismo famigliare parlo tanto nel mio libro, perchè ho scoperto che è una delle chiavi per costruire una relazione profonda con i figli, che non si limiti al mi compri questo oppure al se fai questo ti compro quello.

Magari pensate che non sia il caso vostro, ma il consumismo è un deterrente enorme nelle relazioni sociali, soprattutto quando ci sono molti soldi o ce ne sono pochi, cioè nei casi estremi.

Gli oggetti diventano merce di scambio di attenzione e alla fine di amore, mentre si dà per scontato che un genitore che non fa mancare nulla ai propri figli sia quello che compra.

 

Una sfida divertente

E cosa succede allora quando i genitori non comprano più? Che i figli si girano verso di loro e si chiedono cos’altro possono dare i genitori, oltre ai soldi. E’ li che si fa divertente.

E tu cos’hai da dare a tuo figlio: il tuo tempo? Le tue passioni? La tua attenzione? La tua creatività? Che cosa avanti….

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laboratorio_viveresemplice 7 OTTOBRE ORE 11 A ROMA

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Laboratorio per genitori e insegnanti a Roma


Scritto il 20 settembre 2018

Domenica 7 ottobre 2018 in occasione dell’uscita del mio libro offro un Laboratorio per genitori e insegnanti che vogliono riscoprire un sodalizio inedito: il patto scuola-famiglia.

Sappiamo costruire per i nostri bambini e ragazzi un ambiente più pacifico e meno competitivo e creare un fronte comune nell’educazione per renderla davvero inclusiva e solidale? Se ti interessa questo argomento questo è il laboratorio che fa per te.

laboratorio_viveresemplice 7 OTTOBRE ORE 11 A ROMA

Laboratorio di genitori e insegnanti

Con me ci sarà l’amico e padre di 4 figli Carlo Ridolfi, ideatore e animatore della Rete di cooperazione educativa. Parleremo prima di tutto dei bisogni dei bambini e degli adulti che gli stanno intorno.

Di cosa abbiamo tutti bisogno?

I bambini hanno bisogno di avere accanto adulti degni di essere imitati, che parlano poco e ascoltano tanto.
Per questo vogliamo trovare le risorse per essere curiosi, pazienti, calmi, centrati, empatici, capaci di ascoltare, dare spazio, includere, mantenere la parola.

In questo Laboratorio faremo due cose distinte:

  • impareremo attraverso tecniche individuali ad accorgerci di noi stessi non in termini egoriferiti ma di quello che ci fa star bene, perchè questo è l’unico modo in cui possiamo stare bene anche con i bambini accanto a noi. Vogliamo riflettere su come trovare tempo per noi stessi, dare tempo a bambini e ragazzi, tenere in considerazione l’importanza del gioco e degli stimoli più adatti ai bambini nelle varie età. Essere educatori è una formidabile occasione di crescita personale. Scopriremo metodi di autoeducazione dell’adulto e proveremo a sperimentare varie tecniche per farci attori del cambiamento e proporre un ambiente più rilassato e sereno a scuola e in famiglia.
  • conosceremo il Patto di Corresponsabilità scuola-famiglia, voluto dal MIUR nel 2017, sceglieremo se e perchè sostenerlo ma soprattutto come, attraverso azioni concrete che ci prendiamo la responsabilità come genitori di mettere in atto per costruirie un clima più inclusivo e solidale a scuola e in famiglia.

Dove lo facciamo?

laboratorio3

Possibilmente all’aperto nel parco dell’Appia Antica ma in caso di pioggia ci sarà una sala a nostra disposizione. Il laboratorio si terrà dalle ore 10.30 alle 12.30 nello spazio Miraggi Migranti all’interno del festival Fabbrica di RomaReact all’ex Cartiera Latina

Per partecipare vi chiediamo donare un contributo su paypal a questo indirizzo.
Il ricavato andrà a sostegno del movimento di cittadini Comune-Info  nonchè bellissimo organo di informazione indipendente che sostengo e di cui mi sento parte.

Se non avete paypal potete donare anche sul momento, basta prenotarsi al mio laboratorio mandando un’email a sabrinadorsi @ yahoo.com

La rete di cooperazione educativa

rete di cooperazione educativa

La Rete di cooperazione educativa è un gruppo di genitori e insegnanti che si interrogano su tematiche educative avendo come riferimenti maestri come Mario Lodi, don Lorenzo Milani, Gianfranco Zavalloni.

Organizzano incontri nazionali di formazione e approfondimento, la possibilità di essere in rete, scambiarsi azioni e buone prassi educative

  • in uno spirito di cooperazione, antagonista rispetto all’enfasi che oggi viene posta sulla competizione e sul ‘merito’
  • con un principio di speranza, contro il cinismo e il disincanto che troppe volte sembrano aver la meglio, con la convinzione che altri modi di vivere e di educare siano possibili.

Ad uno dei convegni nazionali della rete ha partecipata anche VIVERE SEMPLICE portando il mio laboratorio Strategie di comunicazione a scuola: lentezza, calma, gioia e spero di contribuire ancora attraverso il laboratorio che offro domenica 11 ottobre, portando i frutti di 15 anni di impegno come genitore.

Approfondisci

Consulta il programma degli eventi su Fabbrica di Roma React che si svolge l’ ex Cartiera Latina in Via Appia Antica 42 Roma.

Visita il sito della Rete di cooperazione educativa e scopri le date e i luoghi dei prossimi eventi a cui sono invitati a partecipare tutti i genitori e gli insegnanti interessati

Leggi Comune-info

comune info

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trovare il tempo di stare con le persone che amiamo

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Si può rallentare in un mondo sempre più veloce?


Scritto il 17 settembre 2018

Quando mettiamo il pilota automatico nelle nostre giornate, quasi sempre, pensiamo veloce, agiamo veloce, siamo come razzi! I nostri pensieri, sentimenti e azioni avvengono sotto questo incantesimo. Se spegniamo il pilota automatico allora possiamo rallentare e parlare. Pronti?

L’incantesimo della fretta

Perchè essere veloci ci fa sentire sempre più abili però stranamente anche sempre più stanchi?

Non vivere come se avessi paura di arrivare tardi il giorno del tuo funerale! Cosi esordisce Geir Berthelsen fondatore del World Istitute of Slowness: per lui la lentezza è la dimensione dimenticata del tempo ma anche la più importante perchè la più umana.

La lentezza è l’unica dimensione che l’intelligenza artificiale considererà un nonsenso e quindi non saprà riprodurre. Per fabbricare l’immaginazione, la creatività, la motivazione ci vuole una pozione magica complessa e irriproducibile dalle macchine. Quella di cui parliamo qui.

E allora perchè corriamo?

Corriamo perchè i nostri neuroni a specchio si sintonizzano con il sentire comune, corriamo perchè tutti corrono. E corriamo per non sentire.

A differenza del tempo cronologico, la lentezza è non lineare, la lentezza non è neanche il qui e ora, ma è un tempo che funziona per te, un tempo straordinario.

E’ quindi una condizione precaria, instabile per natura. E come ogni posizione precaria è più difficile mantenerla in lentezza, meglio correre.

Il paradosso della lentezza

Ma per assurdo la lentezza riguarda l’equilibrio, la possibilità di ripensarci su, di riprovarci, di avere il tempo per farlo.

Ascoltando le interviste a Geir Berthelsen ho avuto la sensazione che il coraggio di rallentare sia lo stesso coraggio che ha una persona che legge il mio libro e decide di mettere le mani in pasta nel marchingegno famigliare, che sembra sempre cosi ingessato e provare a farlo funzionare meglio.

Vivere semplice - Lentezza

La routine blindata della famiglia

Pare che nella routine della famiglia ci siano orari blindati, discorsi prevedibili, impegni irrinunciabili e questo ci fa sentire sempre meno in contatto con i nostri famigliari e sempre più in balia di rapporti standardizzati, che ci annoiano e non ci restituiscono la gioia di vivere di cui abbiamo bisogno per stare bene.

La velocità è nostra nemica in questo processo perchè non ci permette di fermarci un attimo a guardare cosa c’è, cosa si può migliorare, cosa ha bisogno di cura e manutenzione, nella nostra vita, in noi stessi, nelle nostre relazioni più importanti.

Siamo stati programmati per pensare che veloce sia bene, efficace e lento sia male: negligenza, incapacità. Ma correre ratti nella ruota non fa bene nè alla nostra salute nè all’autostima. Anzi ci fa sentire sempre più indietro e fuori fase rispetto agli obiettivi (folli) che ci diamo.

L’illusione del tempo che non basta mai

Perchè come dice Einstein l’unico motivo per cui abbiamo inventato il tempo era perchè non sapevamo gestire troppe cose contemporaneamente senza collocare ogni singola esperienza nel passato, nel presente e nel futuro.

In realtà l’obiettivo che dovremmo darci è lavorare meglio, vivere meglio, non più velocemente o più intensamente altrimenti rischiamo di girare in tondo e di non arrivare mai alle soluzioni che cerchiamo.

kairos3

Gli antichi greci oltre al tempo in χρονος (chronos) avevano anche un’altra espressione che meglio identificavano ciò di cui parliamo: kairos – un tempo nel mezzo, un periodo di tempo indeterminato nel quale “qualcosa” di speciale accade, che aveva invece una natura qualitativa.

Io amo chiamarlo il buon tempo che trascorriamo quando stiamo bene, siamo efficaci ma non siamo consumati dall’ansia di portare a termine qualcosa. Quando siamo al posto giusto nel momento giusto, ci sentiamo capiti e riusciamo a capire gli altri.

In realtà non si tratta quindi di frenare per rallentare il tempo lineare e cronologico, cosa che ho sempre trovato maledettamente difficile da fare, ma di creare il più possibile momenti dove rivalutare la dimensione dimenticata del tempo: quella del benessere.

Si tratta di una condizione molto lontana dalla gratificazione istantanea procurata dall’essere perennemente connessi ma è qualcosa che possiamo fare solo nelle relazioni reali, nel mondo reale, con persone vere che possono restituirci feedback

Per approfondire sul tempo e sulla lentezza

Non ho tempo per ..
Avere fretta è il nuovo fenomeno di costume, una moda. Se hai fretta vuol dire che hai un lavoro, quindi poco tempo, quindi vali qualcosa. Sicuri che sia cosi?

Meno è meglio: come fare niente senza perdere tempo
Se togli qualcosa non rimane il vuoto, si crea uno spazio inedito da riempire con altro. Ho imparato a togliere aspettative e a vedere quello che c’è, nella giornata, nei figli, in me stessa. E mi stupisco di come ho fatto a non pensarci prima. Ecco tutte le dritte per provarci, subito.

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copertina_viveresemplice

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Di cosa parla il libro Vivere semplice


Scritto il 22 agosto 2018

Vivere Semplice il libro di Sabrina D'Orsi

Vivere semplice? Sembra un paradosso. Sono madre di 3 figli maschi: il più grande ha 16 anni, il più piccolo 8. Prima di avere figli avevo tanti interessi e una bella carriera ed ero ben poco interessata ai bambini. Poi è cambiato tutto.

La prova del 9: diventare genitore

Diventare madre è stato difficile: ero troppo perfezionista e ansiosa, volevo avere tutto sotto controllo ma sfuggiva sempre qualcosa. I bambini sembravano sempre agitati, urlavano e buttavano tutto all’aria. Vivere semplice non era certo fattibile, con queste bestioline in casa.

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Sapevo solo urlare, deprimermi e poi urlare ancora. Altro che Vivere semplice! Mi sentivo un’incapace. Ci tenevo cosi tanto a fare il mio meglio, ma la mia buona volontà non serviva a niente.

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Pensavo fosse colpa mia se i miei figli erano agitati e incontenibili.
Ed era un po’ vero, a dir la verità. Ma questo lo scoprii molto tempo dopo, quando imparai ad esercitarmi quotidianamente per centrare me stessa ed essere meno reattiva, per mettere ritmo, abitudini, consuetudini che hanno reso i bambini molto più sereni, calmi e centrati.

Liberi di giocare tranquilli senza bisogno di fare sempre capricci.

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Imparare ad essere le persone che vogliamo essere

Ecco da dove inizia la normalissima storia di una mamma insoddisfatta di sè che sente l’urgenza di imparare ad essere più efficace e paziente.

I nostri figli imparano da ciò che siamo

Loro imparano dalle nostre reazioni, da quella parte di noi che non controlliamo.

All’inizio è cosi difficile essere le persone che vogliamo, poi scopri che è una questione di volontà e di allenamento: è una sfida.

Una delle più belle della vita perchè alla fine ottieni un doppio risultato (e io adoro i risultati doppi): diventi una persona migliore e la relazione con i tuoi figli, come per magia, diventa armonica.

Dal mio cambiamento è scaturita accettazione e gratitudine per come sono e per il fatto di essere testimone della loro crescita.

E questa gratitudine sembra essere olio nel motore della famiglia, perchè tutti si rilassano e non c’è più bisogno di rivendicare, giudicare, accusare.

 

3 modi di creare relazioni più felici e profonde: ascolta l’intervista su Radio Cusano Campus

 

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Come averlo

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Il libro si può ordinare i qualsiasi libreria o acquistare sul sito della casa editrice con Paypal  la tua copia arriverà entro pochi giorni fresca di stampa.

Il libro è su tutte le piattaforme online come Amazon, Feltrinelli e il Giardino dei Libri. Se hai bisogno di assistenza contatta la casa editrice via email naturaecultura@tiscali.it per ricevere info su altre modalità di pagamento.

 

Mettere in atto il cambiamento

Quello che nel concreto ho fatto per mettere in atto il cambiamento è stato

  • capire cosa conta davvero per me e farne una priorità
  • trovare uno stile di vita semplice, più vicino ai miei bisogni
  • liberarmi dalle opinioni degli altri
  • imparare a pesare le parole e a non usarle come armi contundenti.

A forza di cercare ho capito che per me era importante diventare un essere umano degno di essere imitato.

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Ritmi e Abitudini

Questo significa smettere di fare una serie di cose e cominciare a farne altre. Quanto è difficile cambiare lo sappiamo tutti, ma il segreto è partire dalle cose più umane e da quelle più quotidiane:

  • instaurare sane abitudini
  • creare dei ritmi di famiglia che ci aiutano a dare una forma alla quotidianità
  • smettere di lamentarsi, di criticare e di giudicare
  • imparare a sbagliare, non essere permalosi
  • mettersi alla prova e non smettere mai di imparare

Il cervello e i sensi del bambino

Perchè i bambini hanno bisogno di adulti cosi per crescere bene?

Nel libro parlo anche di come si sviluppa il cervello del bambino piccolo, di come le esperienze  influenzano l’apprendimento e di come accompagnare il maniera adeguata la crescita del bambino in base alle età evolutive che attraversa.

A partire dai primi mesi di vita fino all’incontro con i media e i social, per aiutarli a gestire la loro identità digitale senza rimanere schiacciati dall’abuso di tecnologia.

Vivere semplice con la scuola steineriana

Certo che parlo anche di scuola steineriana! E racconto alcuni episodi che mi hanno fatto innamorare di questa pedagogia non convenzionale e mi ha ispirato nuovi modi di affrontare le difficoltà.
L’obiettivo non è convincervi che la scuola è migliore di altre ma favorire idee e riflessioni nuove per chi non la conosce e di raccontare a chi la conosce il mio punto di vista su questo approccio educativo prezioso e peculiare, che tanto mi ha ispirato in questi anni.

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Il libro si può ordinare i qualsiasi libreria o acquistare sul sito della casa editrice con Paypal  la tua copia arriverà entro pochi giorni fresca di stampa con un costo di spedizione di 3,50 euro.

Il libro è su tutte le piattaforme online come Amazon, Feltrinelli e Il Giardino dei Libri. Se hai bisogno di assistenza contatta la casa editrice via email naturaecultura@tiscali.it per ricevere info su altre modalità di pagamento.

 

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Crisi e crescita personale

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Crisi e crescita personale


Scritto il 19 febbraio 2018

@jakeufkes

@jakeufkes

Per alcuni non è chiaro cosa siano i percorsi di crescita personale e l’equilibrio interiore, ma è difficile per gli altri spiegarlo con parole comprensibili.
Perchè è un bisogno e comunicare i propri bisogni significa ammettere di aver bisogno di essere capiti dagli altri. Imbarazzante. Inoltre magari è un bisogno che non tutti hanno.

Trovare parole per descrivere quel senso di straniamento, di isolamento, di perdita di senso, di impotenza che ci allontana da noi stessi richiede cautela.

Molte persone sentono il bisogno di incamminarsi in un nuovo percorso di vita che faccia chiarezza. Non si sentono a loro agio nella contemporaneità e cercano modalità e strategie per riorganizzare il proprio essere nella vita di tutti i giorni.

Il motivo può anche non essere la contemporaneità con i suoi malfunzionamenti, può trattarsi di una crisi personale che arriva (non per caso) ad un certo punto della propria vita oppure che giunge più volte in fasi diverse.

Crisi_Biografiche Natura e Cultura editriceHo trovato un libro che esprime tutto quanto con le parole migliori possibili e ne da conto attraverso un breve excursus storico delle correnti di pensiero che se ne sono occupate.
E’ Crisi biografiche, occasioni di vita. Lo sviluppo dell’uomo tra giovinezza e anzianità.

L’autore è Bernard Lievegoed psichiatra di formazione, pedagogo, docente universitario olandese e fondatore dell’Istituto Pedagogico Olandese per il Commercio e l’industria.

Qui c’è la scheda del libro Crisi Biografiche casa editrice Natura e Cultura. Puoi comprarlo sul sito Feltrinelli con lo sconto del 15%.
Questa non è una pubblicità, ma un caloroso invito alla lettura per persone che come me sono alla ricerca delle vere domande e delle proprie personali risposte esistenziali.

L’autore, come figure del calibro di Adriano Olivetti ha saputo portare le peculiarità delle varie fasi dello sviluppo personale all’interno degli apparati organizzativi.

Essere in ascolto della vita

Una cosa è certa: per chi vive ascoltando la propria voce interiore la quotidianità non è facile perchè il proprio agire e pensare non sono più guidati dai luoghi comuni e dalle convenzioni sociali.
Che cosa ci guida allora?

Le azioni che compiamo tengono in considerazione molteplici fattori e si accompagnano ad intuizioni, associazioni di significato,  attribuzione di valore, stati d’animo che influenzano il modo stesso di percepire il mondo. Detto in altre parole: vivere con consapevolezza fa assumere alla vita significati molto diversi da quelli usuali e impone di cercare senso in pieghe inedite della vita e di non smettere mai di scavare sotto la superficie delle cose.

Le età della vita

Il corso della vita umana che compone la biografia dell’uomo è una vera e propria opera d’arte che si dispiega sotto tre punti di vista: quello biologico, quello psichico e quello spirituale. Il lavoro biografico è una pratica terapeutica e di autoeducazione di ispirazione antroposofica il cui obiettivo è quello di risvegliare un nuovo sguardo su se stessi che sia foriero di nuove domande e nuovi punti d’osservazione.

Durante la vita esistono tappe più o meno obbligate che l’uomo si trova a compiere, e ogni fase è caratterizzata da elementi particolari. Esistono vari modelli secondo i quali la vita dell’uomo viene suddivisa in periodi, molto simili in tutte le culture e le epoche.
Il metodo greco dell’ hepdomaden: 10 fasi da 7 anni ciascuna che i romani hanno accorpato per creare una suddivisione in fasce da 14 anni l’una fino ad arrivare alla psicoanalisi di Freud e alla psicologia dell’età evolutiva.

Nell’adolescenza insieme alla provvisorietà c’è l’assolutezza delle propri convinzioni, il rifiuto del compromesso, la protesta contro l’ingiustizia, il coraggio di iniziare ad assumersi la propria responsabilità individuale.
Nella fase mediana della vita (21-42 anni) il carattere si è plasmato con il superamento degli ostacoli e delle resistenze della vita. Disillusione e oggettività sono il prezzo da pagare, il pone ora la domanda decisiva, se sia possibile trovare altri, nuovi valori.
Scoprire che noi stessi siamo questi valori, nella misura in cui li realizziamo nella nostra esistenza personale, mi giunge forte e chiaro dopo quasi 15 anni che mi esercito.

Ricordate quando avevamo i bambini piccoli e dicevamo a noi stessi che volevamo essere umani degni di essere imitati, avendo appreso i fondamentali effetti che l’imitazione aveva sui bambini?

Fare per gli altri, fare per sè

Ci siamo esercitati a diventare degni di incarnare quei valori e lo abbiamo fatto solo per amore dei nostri figli ma poi ci siamo accorti che quell’obbiettivo era duplice: lo facevamo per loro nella stessa misura in cui lo stavamo facendo per noi, per trovare i nostri valori fondativi e il nostro leitmotiv.

…il leitimotiv si può cogliere nella reazione dell’individuo ai fattori ereditari e all’educazione ricevuta …

A me questa una riflessione sembra una bomba: intuitivamente lo sapevo già ed è il motivo per cui mi sono appassionata negli anni alla pedagogia. E’ anche il motivo per cui mi sento una sopravvissuta anzi una resiliente e sono grata alla mia famiglia per le difficoltà che mi ha portato involontariamente incontro.

Avere coscienza del proprio valore

Avere coscienza del proprio valore (conoscenze, esperienze di vita e capacità di giudizio) e contemporaneamente liberarci dalla prigionia dell’ego (volontà di affermazione personale, aspirazione di potere): ecco la missione da compiere tra i 40 e i 50 anni secondo l’autore.

Dopo ci sarà solo più da decidere una volta per tutte con quale atteggiamento andare incontro alla vita che resta e sarà il momento di porsi nuove domande. Non più chi sono ma per quale scopo voglio impiegare i miei talenti? qual è il mio vero compito?

E’ necessario fare è allargare il proprio orizzonte, fare il punto della situazione, correggere la rotta per realizzare il proprio fine, lo scopo. Che cosa voglio? Sono nel posto giusto? 

L’autenticità delle persone

Ti capita mai di sentire un adolescente esprimere un giudizio impietoso ma verissimo a proposito di un adulto o di un insegnante? E come se fosse in grado di fargli radiografia morale.
I giovani sanno riconoscere a prima vista chi ha saputo liberarsi dalla prigionia dell’ego e lo considerano personale autorevole e di riferimento. Tutti gli altri non contano più nulla per lui perchè non è attratto nè dalla posizione, nè dal sapere, nè dal prestigio di queste persone.

Esercitare l’imperturbabilità

Alla ricerca di un equilibrio sempre più ambito sono approdata alla meditazione ma questo è un altro paio di maniche. L’autore ne parla a tratti soffermandosi sull’introspezione, sullo studio fenomenologico e su quella che Rudolf Steiner chiama la concezione goethiana del mondo.

Ma non voglio dirvi troppo… buona immersione in voi stessi.

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disegni e libera espressione creativa - vivere semplice

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Le meravigliose doti del genitore pigro e ozioso


Scritto il 22 gennaio 2018

Il mondo in cui viviamo è fatto sempre di più di slogan: ora escono fuori le meravigliosi doti del genitore pigro e ozioso ideali per ogni bambino.

Che ridere! Fino a ieri tutti si affannavano ad essere i genitori più solerti, lamentandosi della fatica e oggi, oplà arriva il genitore che non fa nulla e cresce figli felici. Sono contenta di questa deriva un po’ oltranzista ma cerchiamo di capire meglio..

idle il genitore pigro e ozioso

grazie a Ivan Rachieli iscarlets.it per suggerimento di lettura

Questa nuova moda sdogana il genitore inattivo che con i figli adotta la strategia del togliersi di torno e lasciare i bambini soli, senza tecnologia, senza un’agenda fitta di impegni e senza stimoli.

Solo cosi potranno imparare a giocare e intrattenersi da soli.

Non potrei essere più d’accordo se non fosse per quel piccolo particolare che viene messo però in cima alla lista: togliersi di mezzo e lasciare i bambini soli.

Su questo non sono d’accordo, i bambini hanno bisogno di essere percepiti con occhi veri da genitori che li guardano fare continuamente multitasking non essere lasciati soli.

 

Di cosa ha bisogno tuo figlio?

Essere sul pezzo è difficile sempre, anche con i figli. La negoziazione è complessa e loro ci chiedono il tira e molla costante da piccoli, che diventa tiro alla fune quando crescono. Hanno quindi bisogno di genitori attenti e calmi ma spesso:

  • chi è attento è spesso iperattivo
    e si preoccupa invece di occuparsi (ne parlo qui)
  • chi è calmo magari è anche poco reattivo
    di fronte agli eventi che si susseguono velocemente.

 

Prova a lasciarlo in pace

All’inizio la pensavo anche io cosi ma se pensi di risolvere il problema lasciando in pace tuo figlio mentre gioca probabilmente scoprirai che non è cosi facile.

Se sei alle prime armi ti divertirai a leggere il mio libro in cui racconto tanti episodi ed epic fail proprio su questo argomento.

I bambini hanno bisogno di noi

Per fortuna i bambini vogliono entrare in contatto con noi e lo mostrano in tutti i modi. Ecco solo qualche strategia:

  • la dinamica dello scambio
    (facciamo che io ero la mamma e tu il bambino, adesso ti cullo va bene?)
  • il gioco dell’attenzione
    (vieni a giocare? vieni a vedere? vieni a fare? e quando vieni? allora non vieni?)
  • il dare-avere dei sensi di colpa
    (sei brutto papà, mi hai detto che giocavi invece leggi il giornale)
  • la sfida
    (se non vieni qui subito mi arrampico sulla libreria)

Possiamo far finta di lasciarli in pace quando fanno cosi? Dobbiamo metterci in gioco, questo è ovvio, qui il tema è come farlo.

La strada che ho trovato si chiama Vivere semplice, ne parlo a lungo qui e nel mio libro. Parte da una sfida della volontà e approda nel luogo più pigro del mondo. Ci credereste? (l’ho chiamata la strategia del bambino sottoltavolo)

 

La sottile linea del genitore pigro

Essere i meno invasivi possibile è una strategia che considero vincente ma certo non significa disinteressarsi, oziare, essere pigri. Questa è tutt’altra cosa. Ma la linea è sottile, mi rendo conto.

Ecco le cose che il genitore pigro può insegnare a quell’altro:

  • non ti servono molti soldi anzi meno spendi e più gli insegni il valore della vita. il sabato portalo nel bosco fuori città invece di andare a passeggiare al centro commerciale o inzeppare le sue ore di cinema e laboratori d’arte. lui vuole te non i tuoi soldi.
  • gli amici sono importanti, crea un gruppo di famiglie e fai con loro le vacanze. Questo alleggerisce il peso della genitorialità e aiuta i figli a vedere che anche i genitori degli altri a volte sbagliano.
  • parla con le persone invece di cercare consigli di genitorialità su libri, siti e forum su Internet, mettiti in discussione, ammetti le tue debolezze e abbassa standard e aspettative sui figli (leggi il perfezionismo è una malattia)
  • crea occasioni, organizza degli aperitivi a casa tua dove i tuoi amici con figli possono chiaccherara mentre i bambini possono giocare indisturbati. 
  • stai a letto il più possibile durante il weekend. quando avrà fame penserà alla colazione, anche se è piccolo. Inizierà rovesciando il latte a 4 anni ma a 8 saprà fare il caffè (giuro!)

Il caso nasce dall’articolo Idle parenting means happy children, leggetelo contiene un sacco di buone idee.

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facebook ci ruba le occasioni più belle della vita

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Scomparire da Facebook


Scritto il 15 gennaio 2018

il web era il posto della creatività per eccellenza ora con facebook non lo è più secondo me

Lavoro nel web da più di 20 anni. Ho sempre amato passare varie ore del giorno a navigare seguendo quella meravigliosa associazione di idee che mi portava a scoprire interessi affini. Era un bellissimo passatempo che mi arricchiva professionalmente e culturalmente.

Per anni ho fatto del web il mio laboratorio di creatività, salvando liste e liste di link per non perdere nulla di tutte le scoperte incredibili (questa, questa e questa) che facevo nell’iperuranio, ops voglio dire ipertesto.

Ma da quando c’è Facebook è diverso. Curo e ho curato moltissime pagine facebook di aziende e clienti che hanno interessi anche lontanissimi dai miei. Per questo motivo mi sono trovata con una profilazione riduttiva dei miei interessi.

Facebook io sono sono come tu credi

Sai come funziona Facebook no? Ti propone notizie che crede ti interessino in base ai mi piace che metti. Ma io non dico mai  mi piace proprio perchè voglio essere il più possibile trasparente agli occhi di Edgerank, quel maledetto algoritmo che governa il fb, però pare che lui si sia fatto comunque un’idea di chi sono. Sbagliata!

Che in questi giorni Mark Zuckerberg venga a dirmi che Facebook darà sempre più spazio alle persone e meno alle pagine mi fa solo arrabbiare: se voglio degli amici con cui parlare gli telefono, li invito a cena e li guardo in faccia, non ho bisogno di fb per rimanere in contatto con loro e sorbirmi le loro ingenue ostentazioni di interessi.
Di persona tutti avremmo meno bisogno di apparire e saremo obbligati ad essere un po’ di più.

Facebook mi ruba tempo, mi dà un sacco di informazioni che non voglio, mi chiude nello stanzino delle chiacchiere inutili degli amici che hanno un sacco di tempo da perdere, quello dei proclami, degli slogan, delle fake news, delle petizioni, dei concorsi, delle offerte speciali dei tuoi colleghi consulenti eccc.

facebook mi ruba la vita

Io non sono questo, sono molto altro

Ho appena letto un frase nell’ultima newsletter di Ivan Rachieli che condivido moltissimo. Grazie Ivan per aver trovato le parole, da quando ho finito di scrivere il mio libro non riesco più a metter giù un pensiero scritto che sia uno.

Ebbene cosa dice Ivan? Facebook è una manifestazione amplificata e velocizzata delle relazioni sociali che definiscono la nostra vita, una manifestazione che per noi che lavoriamo nel web è diventata sostanzialmente impossibile da controllare, da apprezzare, da assecondare.

Anche io trovo Facebook aggressivo e violento ma anche svilente e patetico in alcuni casi e visto che non amo biasimare gli altri me lo tengo per me, pensando di non essere in diritto di esprimere queste opinioni che forse sono semplici lamentele.

facebook ci ruba le occasioni più belle della vita

Non mi lamento, ho solo paura

Voglio guardare insieme a voi quello che ci sta succedendo e voglio acuire ancora più lo sguardo per capire cosa sta succedendo ai nostri figli, più o meno adolescenti, che sembrano non vivere più senza selfie, stregati dalla possibilità di aprire un canale youtube e metterci dentro tutte le loro prodezze, di comunicare ad altri tutto quello che fanno.

Cosa vuol dire questo? Che non si fa più nulla per il gusto di farlo ma per dirlo agli altri? E perchè mai gli altri sono tanto importanti? Forse perchè noi non lo siamo abbastanza ai nostri occhi? Forse esagero ma ho bisogno di capire quali sono le leve che ci muovono e come i social influenza la volontà.

Facebook non è per persone talentuose

Se ti capita poi di avere un figlio talentuoso questa cosa ti scoccia ancor di più, credimi. Mi spaventa il fatto che i ragazzi possano mettere il loro talento al servizio di un voyerismo annoiato, che possano svenderlo per un like.
Ed io come posso aiutarlo a capire che non è questo che conta davvero?

Cosa conta davvero?

Se te lo stai chiedendo sei capitato nel blog giusto. Mi spacco la testa su questo argomento da 10 anni. E mi chiedo se forse in questa rete non ci sia cascata anche io. Ne parlo anche nel libro…
In ogni caso almeno i miei primi 20 anni li ho vissuti davvero.

Non è la fatica è lo spreco – dice questa canzone che amo.

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Ad attraversare sulle strisce si impara da piccoli

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L’uscita di bambini e ragazzi e il patto scuola famiglia


Scritto il 31 ottobre 2017

1att

Il tema dell’autonomia e della sicurezza dei figli preadolescenti è diventato affare di stato: la Corte di Cassazione sostiene che il dovere di sorveglianza degli alunni minorenni sia assoluto.

Cosa vuol dire? Che è superiore alla volontà dei genitori, quindi le deleghe che sollevano la responsabilità della scuola quando i ragazzi escono da scuola non sono valide.

Parliamo di ragazzi delle medie, non di bambini piccoli.

La libertà del 13enne è giusta o sbagliata?

Lasciare tornare da scuola i figli da soli è giusto o sbagliato? 

Se ne è parlato a lungo, al punto che la Ministra Fedeli si è espressa in una direzione (mandate i nonni a prenderli) e poi ha aggiustato il tiro intuendo che la frase non fosse cosi felice (si dia alle famiglie la possibilità di firmare liberatorie che sollevino da ogni responsabilità…)

Il Post come il solito ha fatto un articolo chiarissimo sull’argomento dal titolo Perché Renzi e Fedeli parlano dell’uscita dei ragazzi da scuola

bambini neozelandesi vanno a scuola
bambini neozelandesi vanno a scuola

Vari tipi di genitori

Secondo me i genitori dei ragazzi che vanno alle medie (tra gli 11 e i 14 anni circa) sono di 4 tipi:

  • gli apprensivi che pensano che i figli siano ancora piccoli per attraversare la strada da soli
  • gli ansiosi che non riescono ad associare il concetto di rischio con quello di figlio
  • i realisti che vogliono abituare i figli a conquistare progressivamente una certa libertà di movimento
  • i lassisti che qualsiasi cosa succeda sono in riunione o fuori città per lavoro.
bambini indigeni delle Filippine vanno a scuola

bambini indigeni delle Filippine vanno a scuola

Se scuola e famiglia  collaborano

Voglio ricordare ai genitori che nel mandare i figli alla scuola pubblica firmiamo il patto scuola-famiglia che è un solenne accordo di reciproca fiducia e collaborazione a tutela dei figli.
Si tratta di un vero e proprio contratto con diritti e doveri ma soprattutto fatto con l’obiettivo di risvegliare le coscienze sul tema delle responsabilità.

Lo avete mai letto? Eccolo qui il  patto di corresponsabilità scuola-famiglia, è un PDF da scaricare leggetelo, vi garantisco che non è tempo perso.

E’ un insieme di regole e norme di comportamento dei docenti, degli alunni e delle famiglie che ha come obiettivo stabilire una sana relazione di collaborazione tra le parti.

Nella scuola elementare del mio figlio piccolo il maestro si è preso la briga di leggere ad alta voce il patto scuola-famiglia nella prima riunione di classe suscitando i commenti annoiati dei genitori.

Come dire: non siamo a perder tempo, possiamo anche leggercelo da soli a casa…. 

Io l’ho trovato un gesto coraggioso, come dire: sappiamo che non lo leggereste mai di vostra iniziativa ma per noi è importante che facciate la vostra parte…

bambini canadesi vanno a scuola
bambini canadesi vanno a scuola

Ognuno faccia la sua parte

Serve la collaborazione tra scuola, famiglia e Comuni.

I bambini fin dalle elementari dovrebbero essere educati al senso civico, non basta fare educazione stradale a scuola se i genitori

  • parcheggiano in terza fila
  • non vanno a piedi neanche quando ci sono solo pochi minuti di cammino
  • non lattraversano sulle strisce e non li abituano i bambini ad usare i marciapiedi.

Il pirata della strada non è solo non rispetta i segnali e parcheggia male, il pirata è anche il genitore che attraversa dove non si può trascinandosi il figlio con tutta la cartella al seguito perchè è tardi!

Se i genitori facessero la loro parte e i Comuni avessero più cura nel segnalare percorsi pedonali obbligati, strisce pedonali visibili, zona a pedaggio ridotto (ne parlo qui).

Se cosi fosse forse non si arriverebbe a concepire una pazzia come questa: perchè andare a prendere i figli a scuola alle medie non può avere un’altro nome se non pazzia.

bambini cinesi vanno a scuola
bambini cinesi che vanno a scuola

Cosa si può fare concretamente

Da quando finalmente il mio terzo figlio va a scuola a piedi (gli altri due facevano 30 minuti di macchina ogni mattina) ho preso la buona abitudine di fare sempre lo stesso percorso, passando sulle strisce pedonali anche a costo di allungare di 5 metri qui, 10 metri là.

Lo faccio perchè presto andrà a scuola da solo, sicuramente in quinta elementare gli daremo il permesso di farlo.

attenzione, se guardi il telefono non guardi la stradaAbituarsi a non scegliere sempre la strada più corta, attraversando dove non è permesso mi pare sia molto educativo oltre che più sicuro.

Impari a non avere fretta, a goderti la strada, guardare le persone in faccia, avere rispetto degli altri, comprese le bici, le carrozzine, i disabili, le ambulanze, le macchine, impari alla fine a stare al tuo posto.

Inoltre se non hai sempre il telefono in mano quando attraversi la strada è meglio, è l’esempio che conta ed è possibile che tuo figlio cresca pensando che telefonare, mandare messaggi ed attraversare la strada siano attività che va bene fare, perchè non è pericoloso! Sicuro che vuoi che impari questo?

Se attraversi sempre dove non devi la tua passeggiata si trasforma in un percorso ad ostacoli, più rischioso e meno piacevole.

E tutto per cosa? Risparmiare 10 minuti? Non ne vale la pena.  Attraversa sulle strisce! Aspetta che il semaforo sia verde! Cammina sul marciapiede! Immagina se lo facessero tutti….

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l'empatia si impara a scuola - contro il bullismo

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L’unico motivo per mandare i figli alla scuola steineriana


Scritto il 08 marzo 2017

l'empatia si impara a scuola - contro il bullismo

Se state leggendo questo articolo è perchè ho usato un piccolo stratagemma retorico, non arrabbiatevi. Volete sapere l’unico motivo per cui ha senso mandare i figli in una scuola steineriana? Ebbene, sappiate che i motivi sono tanti e questo blog è il posto giusto per scoprirli.

Ma oggi in occasione del 2 aprile, giornata mondiale di consapevolezza sull’autismo. Stavo leggendo l’articolo di una madre che chiede agli altri bambini di non fare i bulli contro suo figlio autistico e ho pensato quando la scuola e la famiglia siano di fondamentale importanza per crescere persone che hanno rispetto degli altri.

Se siamo nelle condizioni in cui siamo dobbiamo quindi guardare meglio a ciò che non funziona proprio li: nelle scuole e nelle famiglie. C’è indifferenza e scaricabarile. Prendersi delle responsabilità sembra la cosa più difficile del mondo. Soprattutto per noi adulti.

Imparare a stare con gli altri

Per imparare il rispetto dell’altro a scuola è necessario che gli insegnanti siano persone che tengono in conto l’essere umano non solo per sue competenze e che si prendano cura della sua socialità. Maestri che dedichino tempo alla condivisione delle emozioni e della comune umanità sempre più data per scontato e bambini che abbiano tempo per relazionarsi tra di loro.

L’attenzione solo ai programmi e ai compiti in classe non creano un mondo migliore.

Perchè imparare a stare con gli altri, con tutti gli altri, è un elemento fondativo della società e dell’essere umano. Alla scuola steineriana i bambini saranno stati poco scolarizzati ma di sicuro imparano il rispetto degli altri, la cura, l’attenzione per i più deboli e il valore della diversità. Almeno questa è la nostra esperienza!

Potete anche obiettare che nella scuola steineriana i bambini gravemente disabili sono pochissimi e questo è vero (mi piacerebbe raccontarvi cosa fanno con i cosiddetti ADHD). Ma non basta avere un compagno disabile per imparare ad accettarlo, soprattutto se i docenti non sanno come relazionarsi e finiscono per essere i primi a metterlo involontariamente da parte perchè non dia fastidio.

Raccontare il valore della diversità

Per imparare il valore della diversità bisogna essere dei diversi forse e quelli della scuola steineriana lo sono. Per loro sono importanti prima di tutto l’empatia, le capacità relazionali dei bambini, la loro possibilità di diventare esseri umani virtuosi, rispettosi, degni di essere imitati. Solo dopo vengono le abilità cognitive, la performance, i bei voti. Per questo vengono presi in giro e vessati da tanti supponenti esperti che hanno certo altre priorità in mente.

Forse è per questo che in generale mi sento di dire che i bambini che provengono dalla scuola steineriana hanno rispetto e cura degli altri, proprio perchè sanno quando è difficile pensarla diversamente dalla massa e quanto si viene per questo costantemente attaccati.

Più attività per imparare a stare insieme

In queste pagine e anche nel mio libro trovate la narrazione di tante attività che si fanno nella scuola steineriana: giocare, lavorare a maglia, fare arte che lavora sulla sfera emotiva (e che allena la nostra capacità di commuoverci), fare geometria usando il corpo, saltare la corda per imparare le tabelline. Ebbene, tutto ciò forse può sembrarvi fuori tema in questo articolo. Ma se andate un po’ sotto la superficie troverete nessi interessanti.

Ps: Ovviamente non è solo la scuola steineriana ad occuparsi dell’essere del bambino in tutta la sua integrità. Vi parlerò presto di un’altra scuola meravigliosa che ho conosciuto ma è una sorpresa per soli torinesi.

Vivere semplice, il libro

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Il libro si può ordinare i qualsiasi libreria o acquistare sul sito della casa editrice con Paypal  o su tutte le piattaforme online come Amazon (con lo sconto del 15%), Feltrinelli e il Giardino dei Libri.

Se hai bisogno di assistenza contatta la casa editrice via email naturaecultura@tiscali.it per ricevere info su altre modalità di pagamento.

Ho l’ambizione di dire che questo libro è per tutti i genitori e insegnanti, quelli che hanno figli ed alunni normodotati e quelli che ne hanno speciali. Anche per loro serve inclusione, ma per chi non serve?

E visto che il libro parla di sfide qui sono benvenuti tutti i coraggiosi.

Evento speciale a Roma

bes4maggio

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Cosa serve per avere una buona relazione con i figli?


Scritto il 18 maggio 2016

Fabio Alessandri è un maestro e un formatore di insegnanti nell’ambito della pedagogia steineriana ma prima di tutto è un amico ha saputo stare vicino alla nostra famiglia e darci consigli che in questi anni si sono rivelati utilissimi e preziosi per fare i genitori.
Ecco secondo lui cosa serve per stabilire una relazione di cura con i bambini.

Le nostre priorità

Il tempo che dedichiamo alle cose ci parla delle nostre priorità. Facciamo un esempio: se dobbiamo cucinare per qualcuno sappiamo che dobbiamo prepararci per tempo.
Cominciamo col pensare cosa cucineremo, andiamo a fare la spesa, la portiamo a casa e iniziamo il lavoro. Quando è pronto apparecchiamo e solo a questo punto possiamo far sedere a tavola la persona per cui abbiamo tanto lavorato. Alla fine del pasto riordiniamo, laviamo tutto quanto abbiamo utilizzato. Questo mostra che il tempo che dedichiamo alla preparazione di un buon pasto è infinitamente maggiore di quello che passiamo a tavola con le persone per cui abbiamo cucinato.

Quando abbiamo delle difficoltà con i nostri bambini però non mettiamo a frutto l’esperienza che abbiamo maturato in cucina. Ci facciamo un sacco di domande per cercare di spiegarci i loro comportamenti «indesiderabili» e non ci accorgiamo che il tempo dedicato alla preparazione di quanto offriamo ai bambini è del tutto insufficiente. Crediamo che l’educazione si giochi nel momento in cui stiamo con loro e non ci accorgiamo che – proprio come quando facciamo da mangiare – dobbiamo lavorare prima e dopo il momento in cui stiamo con loro e sapere esattamente cosa preparare e come.

Trascurare ciò che conta davvero

A che si deve questa trascuratezza nella preparazione dell’incontro con i propri figli? Probabilmente dipende dal fatto che siamo abituati a nutrire il corpo, ma non l’anima che lo abita. L’esistenza di quest’ultima, nella nostra cultura, è quanto mai dubbia e perciò non ci si occupa del suo nutrimento. Così l’anima, invece di crescere e svilupparsi, intristisce e deperisce.

Se però ci siamo accorti che l’anima esiste e per poter crescere sana e forte ha bisogno di essere nutrita tanto quanto il corpo, dobbiamo trovare il tempo per prepararci adeguatamente a saziare l’anima dei nostri figli. Bastano anche solo cinque minuti al giorno. Cosa fare in quel breve tempo?

Fare chiarezza

Tanto per cominciare bisogna esercitare lo sguardo retrospettivo su quanto abbiamo fatto. Dobbiamo riuscire a ricordare con precisione gli eventi vissuti senza giudicare, criticare o interpretare i comportamenti nostri e degli altri. Si può procedere scegliendo un episodio particolare della nostra vita con i bambini nel quale è sorta una qualsiasi difficoltà e ricostruire con la memoria i fatti, dipingendo la scena come se guardassimo un film o uno spettacolo di teatro, cercando di ricordare il maggior numero di particolari possibile. Ci si può allora accorgere di come il nostro pensiero tenda ad allontanarsi dai fatti per commentare, giudicare, criticare o interpretare quanto abbiamo vissuto.

Osservare i pensieri e gli stati d’animo

L’osservazione interiore perciò deve svolgersi su due piani paralleli, da un lato dirigendosi al ricordo di quello che è successo, dall’altro ai pensieri e ai sentimenti sorti in noi in quell’occasione. E dobbiamo imparare a guardare ai nostri sentimenti e ai nostri pensieri con lo stesso distacco con cui guardiamo agli altri. In questo modo creiamo in noi uno spazio interiore all’interno del quale possono sorgere nuove idee riguardo al nostro modo di comportarci con i bambini.

Il processo può essere condotto gradino dopo gradino, passando dal ricordo dei fatti al ricordo degli stati d’animo e infine dei pensieri formulati – più o meno consapevolmente – nella circostanza considerata. Se ricordarsi esattamente i fatti nei particolari non è semplice, ancora più difficile è accorgersi dei pensieri che accompagnavano la nostra azione. Gli stati d’animo invece sono quelli che ricordiamo con più facilità.

Con l’esercizio si può a poco a poco riuscire a far tacere il pensiero intellettuale in noi, che vuole sempre giudicare le azioni, valutarle, interpretarle, spiegarle. Quando riusciamo finalmente a far tacere l’intelletto siamo pronti a ricevere qualche nuova intuizione.

L’intuizione

Si tratta allora di immaginare con fantasia che cosa avremmo potuto dire e fare di completamente nuovo per noi nella situazione che stiamo ricordando. Non dobbiamo prescriverci un qualsiasi comportamento futuro, ma solo inventarci un diverso intervento da collocare nel passato, al posto di quello che abbiamo tentato senza successo. Così facendo rafforziamo la nostra fantasia e ci predisponiamo ad avere idee nuove al momento giusto.

La pratica qui brevemente descritta porta i suoi frutti se coltivata in modo ritmico e costante e costituisce una buona educazione ad una migliore percezione dei bisogni dell’altro. Se giustamente intesa ed esercitata può mostrare la sua forza anche dopo poco tempo, ma solo una disciplina più lunga potrà creare in noi abitudine e capacità, così come avviene in cucina: si può preparare un singolo pasto con buoni risultati, ma ciò non significa essere capaci di farlo tutti i giorni.

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CRESCERE SENZA PUNIZIONI

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Crescere senza punizioni nè minacce


Scritto il 07 gennaio 2016

CRESCERE SENZA PUNIZIONIPer i bambini spesso è difficile spiegare cosa provano, fare luce su quello che non va o manifestare le propri bisogni, spesso quello che il genitore nota è un’alterazione dell’umore o un’instabilità emotiva che non gli consente di essere sereni e in contatto con le persone che si prendono cura di lui. Ma come si può capire meglio il bambino?

Crescere senza punizioni nè minacce, liberi dalla violenza educativa è un libro semplice, che non promette ricette segrete ma che sa dare spunti fondamentali e necessari a chi si fa qualche domanda in più sull’educazione dei figli.

E’ un libro onesto, che si rivolge ai genitori che cercano di osservare in modo spregiucato i loro bambini, prima di tutto per capire i loro bisogni perchè ogni comportamento, capriccio, sfida è prima di tutto una richiesta di aiuto e a volte una manifestazione di disagio.

E’ un libro per chi crede che la condivisione di tematiche educative sia un’utile via per sostenersi a vicenda come genitori ed educatori, e capire meglio come orientare il proprio intervento secondo un orientamento positivo.

Questo libro non idealizza il bambino nè il genitore, come spesso accade in molti libri per mamme (che anche i papà dovrebbero leggere) che invece di essere incoraggiarci con consigli pratici rischiano solo di farci cadere  in depressioni vedendo con chiarezza quando rischiamo di essere inadeguati.

L’autrice è una mamma che racconta prima di tutto ciò che ha imparato a partire dai suoi fallimenti o dalle sue difficoltà e questo è molto confortante e coinvolgente. A volte i genitori consapevoli mettono tutto il loro impegno nell’essere migliori, nel capire i bisogni del bambino (trascurando a volte i loro bisogni) con il risultato che nel reprimere le proprie emozioni corrono il rischio di esplodere in una collera devastante. Tutti noi sappiamo di cosa parlo.

Far fonte a quel demone interiore che ci sorprende per il suo impeto cosi nefasto è uno dei temi ricorrenti del libro, perchè da un lato vogliamo dare spazio alle manifestazioni più vere della loro individualità e dall’altro sappiamo che dobbiamo educarli a stare al mondo anche nel rispetto dei bisogni degli altri.

Per farlo dobbiamo insegnargli a rispettare le regole e ad autoregolarsi progressivamente sempre più da soli. Ma come fare?

Imparare a fare delle scelte

Per esempio: dobbiamo dargli la possibilità di scegliere o lasciarli liberi di scegliere senza dare ulteriori indicazioni?

Beh, la risposta è entrambe le cose allo stesso tempo, perchè si tratta di 2 competenze diverse, tutte importanti da imparare. Ma non è facile e nel libro ci sono tante dritte per affrontare questo ed altri problemi.

Sono 2 le cose inedite eper nulla scontate che emergono nel libro:

  1. Non dobbiamo concentrarci solo su come risolvere i problemi ma su quale modello stiamo attivando per trovare sulle soluzioni possibili. Perchè nostro figlio sarà ispirato dal nostro modo di risolvere i problemi imitando il nostro atteggiamento verso i problemi e trovando le sue soluzioni. In pratica quello che conta di più è il processo, non il risultato.
  2. Essere genitori rispettosi e affettuosi ci rende felici: ecco un motivo in più per praticare l’educazione positiva.

Fatemi sapere che ne pensate se lo leggete, poi vi parlerò anche di altri libri di Natura e cultura editrice, questa casa editrice piccolina e preziosissima, con titoli che sono sicuramente in sintonia con chi mi legge da molto.

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terapia craniosacrale roma

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A cosa serve la terapia craniosacrale per mamme e bambini?


Scritto il 07 gennaio 2016

Cos’è un trattamento craniosacrale? Lo abbiamo chiesto ad Elsa, un’ amica esperta che ha curato il mio mal di schiena con ottimi risultati. Grazie Elsa!

terapia craniosacrale roma

Mal di schiena, tensione muscolare, affaticamento:  tutto sembra concentrato in noi e non volersi sciogliere, perchè? Immaginate di stare davanti al mare a guardare le onde o vicino un ruscello che scorre e ascoltarne il suono… Cosi è più rilassate vero? I malesseri che prima ci portanavo ad avere cattivo umore o irritabilità ora sembrano andare via insieme all’acqua, perchè respirando più profondamente  i muscoli si rilassano.

Il craniosacrale è questo: è come stare seduti sulla spiaggia, per un’ora ad ascoltare solo il mare (interiore) e il nostro respiro. Tutto l’affanno quotidiano e i dolori fisici scorrono via come fossero  onde e noi ci ritroviamo in una condizione di benessere profondo.

Anche il nostro corpo ha un respiro interno (come fosse il vento) e delle maree, entrambi hanno origine al momento stesso del concepimento e ci accompagnano tutta la vita. Le maree e il respiro assicurano il nostro benessere naturale, la loro regolarità ci segnala che tutto è a posto. Stress e dolore sono invece dighe che ostacolano la salute.

Perché craniosacrale alle mamme o in gravidanza?

Quando siamo in gravidanza la nostra marea si incontra con quella del bambino: fare in modo che i due ritmi si incontrino e si armonizzino favorisce la relazione mamma/bimbo prima e dopo la nascita e rende il parto più semplice.

Se poi il parto è stato un po’ complicato, se la schiena o l’osso sacro fanno male o, semplicemente, se la spina dorsale è troppo caricata o persino se il bimbo non dorme la notte o è nervoso, il craniosacrale  può essere di grande aiuto per ritrovare lo stato di salute naturale e anche il buon umore.

Di fatto quando la mamma si prende cura di sé e scioglie le proprie tensioni anche il bambino ne giova. (A me è capitato spesso di alleviare il mal di schiena alla mamma e, di riflesso, la stitichezza o l’insonnia al bambino!)

Certo l’ideale è concedersi un ciclo di trattamenti così da creare un equilibrio sia fisico che emotivo stabile e ottenere anche una maggiore serenità nel rapporto con il bambino.

Io, le mamme, i bambini

Da sempre ho avuto una particolare attenzione verso la  famiglia, per molti anni ho lavorato come maestra di nido e materna nelle scuole a indirizzo steineriano, poi ho ideato e realizzato con Paola Capitini il nido in casa Tutti giù per Terra che è tuttora attivo sulla Cassia a Roma e presso il quale offro consulenze pedagogiche per le famiglie.

Nei bellissimi anni vissuti come maestra, i bambini  mi hanno insegnato che il ritmo è una forza guaritrice, che il silenzio è d’oro e la calma un dono prezioso.

Dalle mamme ho imparato che non hanno bisogno di giudizio ma di comprensione, ascolto e di un po’ di tempo per se stesse.

Con il craniosacrale ho compreso che sia il bambino che la mamma hanno bisogno di contatto e di coccole, per questo durante ogni seduta pongo una particolare attenzione all’ essere donna e madre di ognuna di voi e alla relazione che  avete con vostro figlio.

Dopo  la seduta è bello prendersi un tempo di condivisione per parlare di ciò che è venuto alla luce durante il trattamento e anche dei vostri piccoli dubbi riguardo la vita in famiglia. Vedrete come il vostro punto di vista sarà diventato più chiaro e fluido. La mia esperienza come pedagogista e facilitatrice familiare vi sosterrà nelle scelte e soluzioni eventuali.

Elsa Fiumara 333 7269698
elsa.fiumara@gmail.com
Facebook: Elsa Fiumara Benessere
La mia base è a Roma in zona Garbatella – Tor Marancia ma posso venire anche a casa tua

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