Tutti i tag | "giochi fai-da-te"

Bambini e ragazzi non vogliono più uscire di casa

Tags: , , ,

Bambini e ragazzi non vogliono più uscire di casa


Scritto il 10 maggio 2020

Dopo due mesi di isolamento da pandemia noto che bambini e ragazzi non vogliono più uscire di casa.

Alcuni pensano che si siano adattati meglio del previsto ma ora che la chiusura si sta allentando cominciamo a vederne gli effetti su bambini, adulti e anziani.

covid-19 bambini e ragazzi hanno bisogno di movimento e non vogliono più uscire di casa

Non solo bambini e ragazzi non vogliono più uscire di casa ma avete mai visto adolescenti e bambini che giocano a nascondino insieme? Uno degli strani effetti della pandemia: regole saltate, tutto è possibile. Primi giorni di fase 2 al parco.

Perchè non vogliono uscire di casa

Bambini e ragazzi hanno reagito bene alla chiusura perchè hanno un mondo interiore pieno di vita e sono stati capaci di attingere ad esso attraverso il gioco (per i più piccoli) e le relazioni virtuali (i più grandi) cui peraltro erano gia avvezzi per mantenere un certo livello di benessere.

Ma il fatto che ora facciano fatica ad uscire mette in evidenza:

  • la paura coltivata tra le pieghe delle quotidianità
  • la svogliatezza del fare che si è impossessata di loro poco a poco a causa della perdita dei ritmi di vita
  • l’insolenza appresa dei fratelli più grandi
  • la demotivazione: le lezioni a distanza sono un ambiente freddo, difficile, poco umano.

bambini giocano all'aperto VIVERE SEMPLICE

Lezioni a distanza

La scuola pubblica ha reagito bene mostrando una capacità insperata. Chapeau!
Non è questa la sede di critiche o polemiche.

Sulla scuola steineriana mi piacerebbe avere le vostre testimonianze in merito alle lezioni a distanza: meglio lo schermo che niente?
Sono state trovate soluzioni alternative? Raccontateci.

E’ certo però che non esista un reale incontro con la classe, il tutto si semplifica in un tempo limitato destinato ad ogni bambino che a turno viene chiamato a parlare senza reale relazione tra pari.

Il fatto che non vengano registrate le assenze a queste lezioni e che i voti non valgano ai fini della media scolastica (al liceo) contribuisce a rendere sempre meno gratificante la partecipazione.

La dimostrazione è che ultimamente quasi tutti i ragazzi (e spesso anche gli insegnanti) tengono le webcam spente e anche quel poco di interazione a quattr’occhi va a rotoli, adducendo problematiche tecniche.

Hanno bisogno del mondo reale

I bambini hanno bisogno di ritrovare un ritmo quotidiano sempre uguale (perchè il ritmo è cosi importante?) che possa sostituire la forma classe data dal ritmo scolastico (alcune riflessioni sul gruppo classe come risorsa). Un tempo all’aperto insieme ad altri bambini, dove il gioco libero sia alternato ad attività ludico-educative (gare di indovinelli scientifici, staffette ortografiche, giochi di grammatica in movimento, geografica del corpo) che possano imparare in movimento, sperimentando nuovi modi di fare scuola all’aperto.

i bambini non hanno più voglia di uscire invece hanno bisogno di ritrovare i loro pari e giocare con loro

Commenti (0)

parco giochi alla scuola steineriana di Ginevra, un luogo dove giocare davvero

Tags: , , , , , ,

Nuovi modi per fare scuola dopo il coronavirus


Scritto il 14 aprile 2020

ripensare la scuola dopo il coronavirus? semplice: all'aperto

Siamo ancora in Fase Uno della pandemia da Coronavirus: solo mezz’ora d’aria con i bambini (leggi il mio appello durante di lockdown), rigorosamente isolati dai coetanei.
E’ giusto, si tratta di forza maggiore.

Quando ricomincerà la scuola?

Fare scuola è una delle priorità più sentita dalle famiglie, senza scuola non si può tornare al lavoro e senza lavoro… beh lo sappiamo.

Ma la scuola sarà proprio una delle ultime cose a ricominciare. E’ necessario mobilitare i nostri pensieri e la nostra creatività, cara Italia, affinchè si possano trovare modi alternativi di fare scuola, di far stare insieme i bambini e di farli imparare. Per crescere serve confronto, incontro, spazio e tempo.

Fare scuola all’aperto?

Come ho raccontato in L’asilo nel bosco (esperienza di osservazione in un asilo in Svizzera), sono quasi 15 anni che coltivo il pensiero di dare vita ad un asilo all’aperto per fare scuola in un parco cittadino. Facendo l’osservatrice presso il Wakita kindergarten di Zurigo e poi l’assistente nel bosco alla Scuola steineriana di Ginevra ho coltivato questo sogno, cosi possibile e concreto in una città dal clima clemente come Roma.

DSC_5738

Una struttura fatta in gomma riciclata su una spiaggia che si affaccia sul lago di Ginevra. Libera e aperta a tutti.

Fare scuola dappertutto

In questi anni ho scoperto che i bambini imparano ovunque, anzi meglio imparano di più se sono posti fuori da contesti ordinari. (Leggi dell’esperienza importata da poco in Italia della Scuola in Movimento)

Ho fatto esperienza di water-cycling con i miei figli a Villa Panphili, ho organizzato spedizioni per piccoli gruppi di bambini in giro per i boschi con qualsiasi clima e soprattutto ho studiato il modello che in nord Europa è considerato il più efficace per crescere bambini forti e sani e ho scoperto che c’è un mare di conoscenza e ci sono modalità già sperimentate solo da applicare anche in Italia. Ho anche pensato ad un centro estivo in natura, da realizzare a Villa Panphili.

Fare scuola dappertutto

Nel frattempo in questi anni anche a in Lazio sono nate realtà per fare scuola all’aperto come l’asilo nel bosco di Ostia Antica, l’asilo al mare nei pressi dell’idroscalo di Ostia o l’asilo Bosco Caffarella di Roma, ideato da Francesca Lepori della Rete di Cooperazione Educativa: sono progetti stupendi pensati da persone piene di entusiasmo e con una visione.  Hanno radici e motivazioni profonde e stanno crescendo ogni anno di più, per fortuna.

Un progetto pilota per fare scuola all’aperto

Nel 2005 ho scritto Foglienuove (scarica il pdf) un progetto che dopo essere rimasto per tanto tempo nel cassetto ho deciso di condividere qui. Un progetto pieno di ingenuità e di idealismo, certo, ma anche concreto e fattibile fin nei dettagli.

DSC_4510

Lo condivido perchè ho la speranza che in questo momento di dibattito sulla scuola e sulle possibili modalità di ripresa gli uffici scolastici delle Scuole Capitoline dell’Infanzia lo prendano in considerazione.

Proprio in occasione della fase 2 si potrebbe adottare come progetto pilota in uno dei grandi parchi cittadini del centro di Roma, andando al di là dei soliti impedimenti burocratici proprio in virtù di una situazione di emergenza come questa. Non ci vuole molto, c’è tutto nel progetto, pensato in origine per la scuola materna ma adattabile da subito anche per la primaria.

Di cosa hanno bisogno i bambini?

I bambini hanno bisogno di poter fare scuola ovunque, stare all’aperto e muoversi liberamente con o senza pandemia, ma se ora diventa una necessità fare scuola a distanza chissà che non sia l’occasione giusta?

Accolgo e sostengo l’invito che arriva da Francesca Lepori nel post Una scuola speciale per tutte/i e chiedo che venga data la possibilità di mettere in atto progetti di didattica outdoor.

parco giochi alla scuola steineriana di Ginevra, un luogo dove giocare davvero

Il parco giochi alla scuola steineriana di Ginevra è un luogo dove giocare davvero ed è aperto sulla strada (una strada secondaria dove il traffico ha il limite dei 30 all’ora). Non ci sono cancelli nè portoni.

Fare scuola significare anche sperimentare

Dobbiamo ripensare l’apprendimento al di fuori delle aule pollaio sfruttando spazi non utilizzati della città e strutture lasciate al degrado, applicare l’educazione diffusa e l’educazione all’aperto anche in Italia.

E dobbiamo farlo anche sfruttando progetti già avviati, non serve inventare la ruota, c’è già tutto.
E’ arrivata l’ora dell’educazione all’aperto. Coraggio!

Comments (3)

Il calendario d’avvento: una sfida dell’attesa

Tags: , , ,

Il calendario d’avvento: una sfida dell’attesa


Scritto il 29 novembre 2012

Ormai i calendari dell’avvento sono diventati di moda, ce ne sono anche in edicola da pochi euro per un acquisto last minute. Ma per me l’Avvento è una cosa seria, perchè ha a che fare con il tempo che decido di dedicare ai miei figli, sperando di passargli un buon esempio, o una buona pratica se volete: dedicare tempo alle cose che amiamo fare e alle persone a cui teniamo. Ecco perchè mi sono imbarcata in questa avventura: 24 piccoli doni autoprodotti per allietare che verranno aperti uno per uno nelle prossime 24 sere in attesa dell’arrivo del Natale.

Il tema dell’autoeducazione mi è particolarmente caro e colgo l’occasione del calendario d’avvento per parlarne ancora. Rifletto sul tema dell’attesa e mi sento tanto laica quanto religiosa. L’attesa del Natale è universale e muove sentimenti di pazienza, attesa , cura, sentimenti di coraggio che sono invisibili ai più. Non perchè non possano capire o vedere, forse perchè come tutte le silenti attività passa inosservata anche quando è degna di nota.

Un po’ come il lavoro che fa il fegato, che filtra e metabolizza tutto quello che ingeriamo, che silenziosamente svolge una mansione degna di cuore e cervello senza che nessuno gliene riconosca il merito. Che addirittura non si fa sentire anche quando si affatica e si ammala. Il fegato, anticamente associato al coraggio è un organo umile, silente, attento ai dettagli e troppo spesso trascurato.

calendario d'avvento

Mi sono messa all’opera nella costruzione di un calendario speciale con le parole di San Michele, sfidando la corsa al tempo e imponendomi la forza della dedizione. Rimedio omeopatico: uso la forza per trovare la forza. Non è battaglia è sfida, non è competizione è contemplazione.

Perchè ho scelto di fare questo calendario d’avvento

Ho dorato 24 più 24 più 24 mezzi gusci di noce (tutto si fa per tre in questa casa visti i tre fratelli), ho comprato tanta fettuccia colorata alta 4 cm di raso, preziosa e con i caldi colori del Natale e ho incollato con la colla a caldo i gusci sulla fettuccia con dentro  un piccolo pensiero in ognuno. Andrà appeso in verticale, il calendario, e ogni giorno si scoprirà un piccolo tesoro.  Ho trovato lo spazio per questo dono ai miei figli, nonostante i preparativi per il Bazar di Natale della scuola steineriana e nonostante la mia silente, paziente e fiduciosa ricerca di un nuovo lavoro.

Non ho rete di salvataggio, sappiatelo, sono disoccupata come molte di voi e se mi vedete molto attiva sulla rete è perchè collaboro gratuitamente con i siti che reputo degni come Decrescita felice o Bambino naturale o su Le funky mamas e non ne faccio mistero. Non ho paura dell’austerità forzata anzi a dir la verità la cercavo da un po’ e credo che non possa che farmi bene.

Per quanto riguarda i banner che avete visto spuntare su Vivere semplice sappiate che si tratta di food per view e toys per view, ovvero scambi, baratti e visibilità reciproca, non soldi, non pubblicità occulta.

calendario d'avvento

Ma torniamo al nostro calendario d’avvento

La difficoltà di questo modello è che i gusci di noce sono cosi piccoli che è quasi impossibile trovare qualcosa da metterci dentro. Io ho messo bigliettini di gioia, caramelline, piccoli oggetti di lana infeltrita fatti con le mie mani, come coccinelle e coniglietti, mini-cioccolatini e ancora bigliettini. Ho anche trovato in rete dei bellissimi mini-mandala fatti a mano dedicati alle notti sante e li ho stampati e inseriti. Infine ho confezionato con la macchina da cucire dei mini-libricini fatti da me grandi come un’unghia e dentro ci ho messo dei messaggini d’amore.

calendario d'avvento

Approfondisci su vivere semplice:

L’avvento non è solo calendario

Avvento collaborativo 

In attesa del Natale

Comments (5)

Cosa hanno in comune giocare e meditare?

Tags: , , , , ,

Cosa hanno in comune giocare e meditare?


Scritto il 17 settembre 2012

Ho trovato questo libro in libreria (nella mia libreria) e ho pensato: credo di non comprare mai niente invece compro cosi tanto che non mi ricordo neanche quello che ho in casa. Così l'ho aperto e mi si è aperto un mondo. Un libro fantastico, un quaderno di esercizi per adulti, una vera e propria possibilità per questa domenica pomeriggio un po' pigra e un po' svogliata.

mandala esercizi

Il tema è il gioco: giocare non è assolumente facile, la maggior parte degli adulti l'ha disimparato e farlo intenzionalmente è faticoso, giacchè, come la meditazione, il gioco si fonda sull'assenza di intenzionalità.. La meditazione e il gioco hanno molto in comune. Come dice la parola stessa nella medi-tazione si tratta del punto medi-anoe anche la maggior parte dei giochi ruota intorno al centro. Pensate al girotondo, il salto della corda, la trottola… se osserviamo un parco divertimenti scorgiamo lo stesso principio:  ovunque vediamo meccanismi che girano intorno al proprio centro. E chi ritiene di essere troppo grande per le giostre e opta per un tirassegno  sta dinuovo incontrando un centro o magari crede di deviare andandosi a fare un "giretto"… insomma colorare un mandala è molto più che un passatempo, se provate ad addentrarvi seguendo gli esercizi di riflessione di questo medico tedesco specializzato in cure mediche naturali, psicoterapia e omeopatia farete un giro intorno al mondo (il vostro)

porta matite fai-da-te tutorial

Dopo questa esperienza (i bambini mi guardavano tutta impegnata a fare i miei mandala e mi dicevano: mamma che fai colori?) ho deciso di farmi anche un porta-colori. In modo da avere i colori in ordine di tonalità (messi nel bicchiere mi sembra sempre di prenderli a caso più che sceglierli davvero, non trovate? porta matite fai-da-te tutorial

Ed ecco qui il lavoro finito

porta matite fai-da-te tutorial

Che soddisfazione!!

porta matite fai-da-te tutorial

Comments (6)

Il coraggio di sottrarre stimoli

Tags: , ,

Il coraggio di sottrarre stimoli


Scritto il 09 settembre 2012

I bambini piccoli non hanno bisogno di stimoli. Dico sul serio, non è una provocazione: il loro più grande stimolo è essere al mondo, respirare il profumo del sugo che fa la mamma (o la tata, basta che di sugo fatto in casa si tratti e non di barattoli riscaldati), guardare fuori dalla finestra, mettere le mani dentro il cesto del bucato profumato e strofinarsi lo spazzolino da denti sui capelli facendo finta di pettinarsi. Non vi sembra abbastanza? State a sentire.

giocare con le cose vere

A ben pensarci noi adulti siamo tutti molto occupati a fare le nostre cose. L'idea di poter tenere i bambini impegnati con una moltitudine di attività ci alletta moltissimo, soprattutto se ci convinciamo (o se ci convincono) che tali attività stimoleranno le capacità di apprendimento, la sfera creativa o la manualità fine. 

In realtà quello che facciamo continuamente e proponiamo ai nostri bambini piccoli è pura distrazione: tendiamo a creare situazioni che distolgono l'attenzione del bambino su qualcos'altro, che lo tengono lontano da se stesso e dal suo reale primario obiettivo: crescere e scoprire il mondo attraverso le cose più vere che hanno intorno a se..

Questo è il motivo per cui vi dico che semmai doveste trovare un asilo in cui le maestre invece di inventarsi qualunque attività creativa, dalla più appariscente alla più finalizzata verso un preciso obiettivo, si occupassero "semplicemente" di creare un ambiente sensato, pregno di senso intorno al bambino allora avreste trovato un tesoro. (io  ve ne consiglio uno, ma è solo per chi abita a Roma Nord)

Vi parlo di una situazione quasi impossibile da incontrare e forse solo tra molti anni si giungerà a questa rivoluzione copernicana: togliere finzione e aggiungere realtà. Perchè i bambini hanno bisogno solo di questo: invece di pasticciare con la farina con l'idea che la manipolazione sia una trovata geniale non sarebbe meglio fare i biscotti e poi mangiarli a merenda o giocare con gli avanzi, per esempio i fondi del caffè, i gusci d'uovo e altre cose che finirebbero comunque nella spazzatura? (anche se come vi dirò poi si potrebbe cucinare anche con gli avanzi, e con ottimi risultati).

giocare con i fondi del caffe

Il motivo per cui si fa manipolare e poi si butta via tutto è che è molto più facile e meno faticoso. Che poi passi implicitamente il messaggio che la farina si puo' anche sprecare non importa. Tanto la farina si compra per pochi centesimi al supermercato quindi ci possiamo anche permettere il lusso di usarla con cosi poco rispetto, giusto?

Invece quello che davvero i bambini avrebbero bisogno di imparare fin da piccoli è che la farina è frutto del duro lavoro del contadino, è dono della terra, è attesa, maturazione, lavoro dal chicco di grano alla tavola. Perchè tutto cio' non viene tenuto in considerazione? Non vogliamo che i nostri figli imparino a rispettare la terra e il lavoro dell'uomo.

I bambini hanno bisogno di altro: di cura delle loro autonomie (che in pratica consiste "solo" nel dargli tempo.

Per approfondire

I sensi e l'educazione sensoriale

Da dove viene la capacità di commuoverci

Come è fatto il cervello di un bambino? L'importanza degli stimoli

Comments (8)

Tags:

Fondere il piombo


Scritto il 04 settembre 2012

fondere lo stagno con i bambini

C'è stato il tempo in cui abbiamo acceso il fuoco con l'acciarino, il tempo in cui abbiamo fatto l'insalata sul balcone, il pane, i gnocchi, le tagliatelle, i biscotti, i lecca-lecca ora è tempo di fondere il piombo, una vecchia passione di papà con il sapore di proibito e pericoloso. Papà Andre vi racconta come si fa: 

Fondere i metalli è stata sempre una mia vecchia passione, nata per caso con i soldatini di piombo e diventata poi una vera e propria mania da preadolescente maschio che odiava le macchinine ma che aveva costruito nel giardino una piccola fornace. Avevo raccontato ai ragazzi questa strano gioco che facevo da bambino e loro mi avevano chiesto più volte di poterci provare e quindi in montagna era l'occasione giusta.

Prima di tutto bisogna avere a disposizione uno spazio aperto visto che il piombo è un materiale tossico per inalazione e quindi non è consigliabile mettersi a fondere monete in cucina o in casa.  Nel nostro caso abbiamo usato il fuoco che ogni sera usavamo per cuocere carne e verdure togliendo la pietra ollare e sostituendola con una semplice grata di ferro con sopra una vecchia pentola sacrificata per questi esperimenti da giovani alchimisti. Il piombo da fondere è stato nel nostro caso recuperato da dei piombini da pescatore da 10 gr. ma si può trovare anche usando vecchie tubature dell'acqua o i pesi che si usano per equilibrare i pneumatici delle auto. Sarebbe comunque meglio poter recuperare dello stagno (quello che si usa per il saldatore) che fonde ad una temperatura ancora inferiore (231,93 gradi C) e non ha nessun tipo di esalazione nociva.

fondere lo stagno con i bambini

Il piombo fonde a 327,46 gradi centigradi e con un fuoco adeguato in una decina o più di minuti magicamente si trasforma dallo stato solido a quello liquido. Nel nostro caso abbiamo preparato uno stampo di legno per realizzare delle monete ma si può anche usare la terra come semplice forma o degli incavi nelle pietre. La fase di fusione del metallo fuso nello stampo deve essere fatta da un adulto in modo da evitare esalazioni  e bruciature usando guanti e protezioni.

Il metallo una volta fuso nello stampo si raffredda molto rapidamente e si possono ottenere facilmente bellissimi oggetti. Conviene comunque sempre gettare dell'acqua sopra lo stampo prima di metterci le mani. Attenzione a non bagnare lo stampo prima della fusione perchè c'e' la possibilità che l'acqua a contatto con il metallo fuso produca dei pericolosi schizzi.

fondere lo stagno con i bambini

Impossibile raccontare lo stupore dei ragazzi nel vedere questo sostanza che passa rapidamente dallo stato solido a quello fuso e come attraverso stampi e processi di fusione si possono creare gli oggetti. Il tutto nasce da un  fuoco che nel nostro caso veniva alimentato da Lorenzo Pedro e Zeno diventati ormai fuochisti esperti che raccoglievano legna ovunque per alimentare la fornace che creava le medaglie per le loro gare di corsa nei prati di montagna. 

Commenti (1)

Tags: , ,

Carnevale08: robin hood e il gatto


Scritto il 03 febbraio 2008

vestiti di carnevali cuciti da mamma

Dopo le vicissitudini dell’anno scorso (leggi carnevale 2007) eccoci giunti alle celebrazioni del Carnevale che coincide con due eventi particolari:
1) abbiamo una casa in campagna (in sabina nei rietino vicino all’abazia benedettina di Farfa) e quindi quest’anno abbiamo approfittato dei festeggiamenti nella campagna laziale
2) il carnevale quest’anno capita durante la festa della candelora, che abbiamo festeggiato con grande gioia essendo ormai entrati a pieno titolo in quel ristretto gruppo di persone (la maggior parte anziani) che ancora celebrano i riti e le stagioni dell’anno.

 

bambini vestiti da carnevale

Come avevamo anticipato quest’anno gli eroi sono due: un Robin Hood, re dei ladri, con abito auto-costruito in prezioso cotone indiano verdino e panno lenci bianco, con cinturone di papà, arco e frecce in legno e porta-frecce in cartone (non visibili nelle foto) fatte da papà.

L’idea mi è venuta guardando questa immagine bellissima che ho trovato nell’archivio fotografico di Soule Mamma.Costumes for Nursery Tale Characters
E’ la copertina di un libro americano degli anni 70 sui costumi di Carnevale e sui costumi di scena e si intitola “Costumes for Nursery Tale Characters” (puoi trovarlo qui su amazon. Ecco altre bellissime foto di Amanda sui vestiti di carnevale cuciti da lei e da suo figlio Kalvin che a 8 anni usa la macchina da cucire come se fosse un sarto professionista: super rack!super rack productionthe pirate fairhalloweenpasseggiata nel bosco (gia perchè loro abitano nel bosco….)

Per Zeno invece il vestito da gatto, reciclato dall’anno scorso perchè quando l’avevo fatto e glielo avevo proposto era ancora troppo piccolo ed era scoppiato a piangere dicendo: “io non sono un gaaaattttttooooooooo“… quest’anno l’ha adorato. un musetto e due baffetti dipinti sul viso ed ecco fatto.
Le nostre amichette, Irene e Chiara, principessa e ape, come due femmine che si rispettino, hanno completato il quadretto. (abbiamo motivi di sospettare che i due grandi, amici da sempre, si siano fidanzati proprio in questi giorni). Peccato che faceva molto freddo e sopra il preziosissimo vestito da principessa c’e’ finito un pile, meno male che era rosa….

Sia domenica scorsa che la domenica prima abbiamo partecipato al carnevale di Passo Corese e a quello di Poggio Mirteto.
I bambini sono stati felicissimi di cospargersi di schiuma da barba da testa a piedi.
Si, perchè pare che quest’anno invece della già tristissima bomboletta spry spara-plastica colorata a forma di stelle filanti (e l’effetto serra?) sia molto di moda la schiuma da barba che sporca, puzza e bagna i vestiti!! Complimenti: ogni anno meglio.

Ovviamente abbiamo taciuto e ingoiato, anzi abbiamo sorriso e fatto finta di apprezzare quel girone infernale fatto di:
1) trattori-trasporta-carri-di-carnevale con le casse a tutto volume che suonavano la macarena quando eravamo fortunati.
Neanche ai rave dei tempi migliori la musica era tanto alta
2) ragazzini che disegnavano cazzetti con la schiuma da barba su tutte le macchine
3) altri ragazzini che sparavano la solita schiuma da barba sui costumi delle persone mascherate sui carri, rovinando tutta la sfilata e facendo incazzare chi aveva lavorato tanto per prepararsi
…Ma i bambini erano tanto contenti….;)

lorenzopedro e irene giocano con la fune

Per fortuna il resto del tempo lo abbiamo passato nella casa nuova (che ha un portico meraviglioso stile eolie) e i bambini hanno fatto cose decisamente più sensate…

lorenzopedro e irene

 

 

------------clicca sulle fote per vederle piu grandi e per vederne altre----------

Commenti (1)

Tags: , , ,

Carnevale 2007: l’uomo ragno


Scritto il 29 gennaio 2008

A carnevale Lorenzopedro (4 anni e mezzo) mi ha detto: “Mamma, mi compri il vestito?” e aveva chiarissimo in mente che cosacarnevale voleva: Spider-man.

Certo avrei preferito un re, un pompiere o un principe azzurro. Non capivo perchè fosse tanto affascinato da un personaggio che non aveva mai visto, mi aspettavo che avrebbe chiesto il costume del drago (abbiamo letto e riletto la fiaba “il drago e le piume d’oro”) oppure uno gnomo, insomma i personaggi che popolano normalmente la nostra casa. (>>questa è una cosa che avrei capito molti anni dopo, ma si tratta di un’altra storia)

Invece no, Lorenzopedro si ciba di immaginario che proviene dalla scuola (quando questo articolo è stato scritto stava ancora frequentando la scuola pubblica) e quindi alla fine ha avuto la sua bella soddisfazione: un vestito di Spiderman. L’unica negoziazione che gli ho proposto è stata: “va bene pero’ il vestito te lo cuce mamma”. daccordo?” Affare fatto.

La questione può apparire per molti solo un dettaglio: infondo che differenza c’e’ tra un vestito comprato e uno cucito a mano?
E’ solo una questione economica? Certo che no anche se ovviamente è una variabile da considerare.
Il fatto è che se guardate bene i vestiti di carnevale nei negozi per bambini vi accorgete che incarnano esattamente lo spirito del nostro tempo: sono privi di senso estetico, scimmiottano l’immaginario visivo becero dei personaggi per bambini (da winnie the pooh ai power rangers) sono fatti con materiali di scarsissima qualità e si prestano quindi per un uso mordi-e-fuggi e soprattutto sono fatti in serie: tutti maledettamente uguali.
Non c’e’ invenzione, cura, creatività, non c’e’ anima.

Qualcuno di voi si ricorda dei vestiti di carnevale che le nostre mamme confezionavano per noi? Io ho un ricordo splendido di un vestito da spagnola, e uno da cappuccetto rosso e ancora uno da principessa, che mia madre aveva fatto con cura, scegliendo tessuti meravigliosi, lavorando per pomeriggi interi con la macchina da cucire mentre io giocavo al suo fianco, e acquistando solo piccoli dettagli, come una collana o una parrucca.
Mi sentivo una regina. Ero la regina della mia mamma.
Credo che Lorenzopedro abbia sperimentato un po’ di questo gusto per l’eccezionale a giudicare dalla gioia con cui ha indossato il suo costume.
E per me è stato simbolicamente molto importante cucire un vestito che rappresentasse il SUO immaginario ma che contenesse anche il MIO. E’ stata una bella negoziazione.

Ecco le foto di un sabato mattina al parchetto di San Lorenzo con il suo vestito fiammante.
E il fratello Zeno (2 anni e mezzo) ? Non ha chiesto non ha voluto e non ha apprezzato che avessi fatto il mantello anche a lui, infatti se l’è tolto subito. Troppo ingombrante.

Presto su queste pagine il carnevale 2008. In preparazione i costumi di Robin Hood e del gatto. Quest’anno che sull’immaginario ci troviamo più daccordo. Sarà perche va alla scuola Waldorf? Forse, o forse semplicemente perchè ha visto il cartone del principe dei ladri.

(prima pubblicazione dell'articolo: 12 febbraio 2007)

Comments (5)