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Si può rallentare in un mondo sempre più veloce?


Scritto il 17 settembre 2018

Quando mettiamo il pilota automatico nelle nostre giornate, quasi sempre, pensiamo veloce, agiamo veloce, siamo come razzi! I nostri pensieri, sentimenti e azioni avvengono sotto questo incantesimo. Se spegniamo il pilota automatico allora possiamo rallentare e parlare. Pronti?

L’incantesimo della fretta

Perchè essere veloci ci fa sentire sempre più abili però stranamente anche sempre più stanchi?

Non vivere come se avessi paura di arrivare tardi il giorno del tuo funerale! Cosi esordisce Geir Berthelsen fondatore del World Istitute of Slowness: per lui la lentezza è la dimensione dimenticata del tempo ma anche la più importante perchè la più umana.

La lentezza è l’unica dimensione che l’intelligenza artificiale considererà un nonsenso e quindi non saprà riprodurre. Per fabbricare l’immaginazione, la creatività, la motivazione ci vuole una pozione magica complessa e irriproducibile dalle macchine. Quella di cui parliamo qui.

E allora perchè corriamo?

Corriamo perchè i nostri neuroni a specchio si sintonizzano con il sentire comune, corriamo perchè tutti corrono. E corriamo per non sentire.

A differenza del tempo cronologico, la lentezza è non lineare, la lentezza non è neanche il qui e ora, ma è un tempo che funziona per te, un tempo straordinario.

E’ quindi una condizione precaria, instabile per natura. E come ogni posizione precaria è più difficile mantenerla in lentezza, meglio correre.

Il paradosso della lentezza

Ma per assurdo la lentezza riguarda l’equilibrio, la possibilità di ripensarci su, di riprovarci, di avere il tempo per farlo.

Ascoltando le interviste a Geir Berthelsen ho avuto la sensazione che il coraggio di rallentare sia lo stesso coraggio che ha una persona che legge il mio libro e decide di mettere le mani in pasta nel marchingegno famigliare, che sembra sempre cosi ingessato e provare a farlo funzionare meglio.

Vivere semplice - Lentezza

La routine blindata della famiglia

Pare che nella routine della famiglia ci siano orari blindati, discorsi prevedibili, impegni irrinunciabili e questo ci fa sentire sempre meno in contatto con i nostri famigliari e sempre più in balia di rapporti standardizzati, che ci annoiano e non ci restituiscono la gioia di vivere di cui abbiamo bisogno per stare bene.

La velocità è nostra nemica in questo processo perchè non ci permette di fermarci un attimo a guardare cosa c’è, cosa si può migliorare, cosa ha bisogno di cura e manutenzione, nella nostra vita, in noi stessi, nelle nostre relazioni più importanti.

Siamo stati programmati per pensare che veloce sia bene, efficace e lento sia male: negligenza, incapacità. Ma correre ratti nella ruota non fa bene nè alla nostra salute nè all’autostima. Anzi ci fa sentire sempre più indietro e fuori fase rispetto agli obiettivi (folli) che ci diamo.

L’illusione del tempo che non basta mai

Perchè come dice Einstein l’unico motivo per cui abbiamo inventato il tempo era perchè non sapevamo gestire troppe cose contemporaneamente senza collocare ogni singola esperienza nel passato, nel presente e nel futuro.

In realtà l’obiettivo che dovremmo darci è lavorare meglio, vivere meglio, non più velocemente o più intensamente altrimenti rischiamo di girare in tondo e di non arrivare mai alle soluzioni che cerchiamo.

kairos3

Gli antichi greci oltre al tempo in χρονος (chronos) avevano anche un’altra espressione che meglio identificavano ciò di cui parliamo: kairos – un tempo nel mezzo, un periodo di tempo indeterminato nel quale “qualcosa” di speciale accade, che aveva invece una natura qualitativa.

Io amo chiamarlo il buon tempo che trascorriamo quando stiamo bene, siamo efficaci ma non siamo consumati dall’ansia di portare a termine qualcosa. Quando siamo al posto giusto nel momento giusto, ci sentiamo capiti e riusciamo a capire gli altri.

In realtà non si tratta quindi di frenare per rallentare il tempo lineare e cronologico, cosa che ho sempre trovato maledettamente difficile da fare, ma di creare il più possibile momenti dove rivalutare la dimensione dimenticata del tempo: quella del benessere.

Si tratta di una condizione molto lontana dalla gratificazione istantanea procurata dall’essere perennemente connessi ma è qualcosa che possiamo fare solo nelle relazioni reali, nel mondo reale, con persone vere che possono restituirci feedback

Per approfondire sul tempo e sulla lentezza

Non ho tempo per ..
Avere fretta è il nuovo fenomeno di costume, una moda. Se hai fretta vuol dire che hai un lavoro, quindi poco tempo, quindi vali qualcosa. Sicuri che sia cosi?

Meno è meglio: come fare niente senza perdere tempo
Se togli qualcosa non rimane il vuoto, si crea uno spazio inedito da riempire con altro. Ho imparato a togliere aspettative e a vedere quello che c’è, nella giornata, nei figli, in me stessa. E mi stupisco di come ho fatto a non pensarci prima. Ecco tutte le dritte per provarci, subito.

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copertina_viveresemplice

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Di cosa parla il libro Vivere semplice


Scritto il 22 agosto 2018

Vivere Semplice il libro di Sabrina D'Orsi

Vivere semplice? Sembra un paradosso. Sono madre di 3 figli maschi: il più grande ha 16 anni, il più piccolo 8. Prima di avere figli avevo tanti interessi e una bella carriera ed ero ben poco interessata ai bambini. Poi è cambiato tutto.

La prova del 9: diventare genitore

Diventare madre è stato difficile: ero troppo perfezionista e ansiosa, volevo avere tutto sotto controllo ma sfuggiva sempre qualcosa. I bambini sembravano sempre agitati, urlavano e buttavano tutto all’aria. Vivere semplice non era certo fattibile, con queste bestioline in casa.

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Sapevo solo urlare, deprimermi e poi urlare ancora. Altro che Vivere semplice! Mi sentivo un’incapace. Ci tenevo cosi tanto a fare il mio meglio, ma la mia buona volontà non serviva a niente.

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Pensavo fosse colpa mia se i miei figli erano agitati e incontenibili.
Ed era un po’ vero, a dir la verità. Ma questo lo scoprii molto tempo dopo, quando imparai ad esercitarmi quotidianamente per centrare me stessa ed essere meno reattiva, per mettere ritmo, abitudini, consuetudini che hanno reso i bambini molto più sereni, calmi e centrati.

Liberi di giocare tranquilli senza bisogno di fare sempre capricci.

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Imparare ad essere le persone che vogliamo essere

Ecco da dove inizia la normalissima storia di una mamma insoddisfatta di sè che sente l’urgenza di imparare ad essere più efficace e paziente.

I nostri figli imparano da ciò che siamo

Loro imparano dalle nostre reazioni, da quella parte di noi che non controlliamo.

All’inizio è cosi difficile essere le persone che vogliamo, poi scopri che è una questione di volontà e di allenamento: è una sfida.

Una delle più belle della vita perchè alla fine ottieni un doppio risultato (e io adoro i risultati doppi): diventi una persona migliore e la relazione con i tuoi figli, come per magia, diventa armonica.

Dal mio cambiamento è scaturita accettazione e gratitudine per come sono e per il fatto di essere testimone della loro crescita.

E questa gratitudine sembra essere olio nel motore della famiglia, perchè tutti si rilassano e non c’è più bisogno di rivendicare, giudicare, accusare.

 

3 modi di creare relazioni più felici e profonde: ascolta l’intervista su Radio Cusano Campus

 

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Come averlo

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

 

Il libro si può ordinare i qualsiasi libreria o acquistare sul sito della casa editrice con Paypal  la tua copia arriverà entro pochi giorni fresca di stampa.

Il libro è su tutte le piattaforme online come Amazon, Feltrinelli e il Giardino dei Libri. Se hai bisogno di assistenza contatta la casa editrice via email naturaecultura@tiscali.it per ricevere info su altre modalità di pagamento.

 

Mettere in atto il cambiamento

Quello che nel concreto ho fatto per mettere in atto il cambiamento è stato

  • capire cosa conta davvero per me e farne una priorità
  • trovare uno stile di vita semplice, più vicino ai miei bisogni
  • liberarmi dalle opinioni degli altri
  • imparare a pesare le parole e a non usarle come armi contundenti.

A forza di cercare ho capito che per me era importante diventare un essere umano degno di essere imitato.

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Ritmi e Abitudini

Questo significa smettere di fare una serie di cose e cominciare a farne altre. Quanto è difficile cambiare lo sappiamo tutti, ma il segreto è partire dalle cose più umane e da quelle più quotidiane:

  • instaurare sane abitudini
  • creare dei ritmi di famiglia che ci aiutano a dare una forma alla quotidianità
  • smettere di lamentarsi, di criticare e di giudicare
  • imparare a sbagliare, non essere permalosi
  • mettersi alla prova e non smettere mai di imparare

Il cervello e i sensi del bambino

Perchè i bambini hanno bisogno di adulti cosi per crescere bene?

Nel libro parlo anche di come si sviluppa il cervello del bambino piccolo, di come le esperienze  influenzano l’apprendimento e di come accompagnare il maniera adeguata la crescita del bambino in base alle età evolutive che attraversa.

A partire dai primi mesi di vita fino all’incontro con i media e i social, per aiutarli a gestire la loro identità digitale senza rimanere schiacciati dall’abuso di tecnologia.

Vivere semplice con la scuola steineriana

Certo che parlo anche di scuola steineriana! E racconto alcuni episodi che mi hanno fatto innamorare di questa pedagogia non convenzionale e mi ha ispirato nuovi modi di affrontare le difficoltà.
L’obiettivo non è convincervi che la scuola è migliore di altre ma favorire idee e riflessioni nuove per chi non la conosce e di raccontare a chi la conosce il mio punto di vista su questo approccio educativo prezioso e peculiare, che tanto mi ha ispirato in questi anni.

foto di sabrina d'orsi - vivere semplice

Il libro si può ordinare i qualsiasi libreria o acquistare sul sito della casa editrice con Paypal  la tua copia arriverà entro pochi giorni fresca di stampa con un costo di spedizione di 3,50 euro.

Il libro è su tutte le piattaforme online come Amazon, Feltrinelli e Il Giardino dei Libri. Se hai bisogno di assistenza contatta la casa editrice via email naturaecultura@tiscali.it per ricevere info su altre modalità di pagamento.

 

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vivere semplice foto di sabrina d'orsi

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Un Natale al contrario


Scritto il 03 dicembre 2013

vivere semplice foto di sabrina d'orsi

Passano velocissimi questi anni, Lorenzo Pedro è in prima media, sesta classe. Zeno ha 9 anni ed Emilio, ora che ha compiuto 4 anni ha deciso di allacciarsi le scarpe da solo e mangiare senza bavagliolo. Passano velocissimi questi pomeriggi d’inverno, sempre intorno al tavolo della cucina, dove succede tutto.

vivere semplice foto di sabrina d'orsi

Ma dopo anni di costruzione del ritmo della famiglia, le domeniche d’Avvento, l’attesa del Natale, l’andare a letto presto, il rispetto di tante regole quest’anno abbiamo deciso di confonderci un po’ le idee e di sfruttare un lietissimo evento per farci fare un grande regalo.
Ci vogliamo scaraventare dall’altra parte del mondo, vogliamo ripartire come facemmo dieci anni fa per un posto lontano lontanissimo. Non sarà per sei mesi come l’altra volta, sarà solo per due settimane. Andiamo a Bali.

Allora invece del calendario d’avvento da scoprire ogni giorno quest’anno è arrivato il planisfero da guardare e riguardare tutte le sere. Ci sono volute ore perchè i ragazzi trovassero questa isola sperduta dell’Indonesia. Facciamo un’esperienza nuova, anche straniante, perchè capiteremo al caldo in pieno inverno, perchè Babbo Natale sarà in mutande, perchè Emilio non ci capirà niente e forse ci farà impazzire…. anche fuori luogo forse, in questo momento di ristrettezze economiche.

Però pensando a quello che desideravamo non ci sono venuti in mente oggetti da possedere ma esperienze nuove da fare, e cosa c’è di meglio di un viaggio di famiglia, potendoselo per una volta permettere?

vivere semplice foto di sabrina d'orsi

Non si arrabbi chi ci legge: spero possiate condividere la nostra gioia e goderne come noi godiamo delle fortune altrui. Quello che vi dico è che troviamo il tempo, lo spazio e il modo di essere grati, di non dare nulla per scontato, di continuare a vivere semplice trovando il valore vero delle cose che viviamo, avendo il coraggio di essere quello che vogliamo e possiamo essere.

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festa di san martino

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La festa delle luci per illuminare le coscienze


Scritto il 11 novembre 2013

Non è necessario andare in una scuola steineriana per celebrare le feste. Puoi farlo lo stesso! Essere proprio là dove i tuoi bambini hanno bisogno di te è qualcosa che puoi fare in modo semplice e immediato, senza troppe teorie.

I bambini ci vogliono in coscienza, nel qui e ora, dove la vita si apprezza minuto per minuto. Anche importando nella famiglia nuove tradizione per dare più robustezza ai confini che separano il dentro dal fuori, per far sentire ai bambini e ai ragazzi che nelle nostre case la famiglia conta.

La ruota dell’anno gira, finalmente arriva il freddo e andiamo nel bosco a celebrare la festa di San Martino.

festa di san martino

credits: www.waldorfatlanta.org

Neanche a messa se ne parla, chissà perchè la Chiesa perde quest’occasione d’oro per ricordarci che nel ciclo dell’anno ci sono fondamentali occasioni per riflettere su noi stessi, sulla lanterna che ci portiamo nel cuore e che può illuminare il nostro cammino di vita.

Questa lanterna è la coscienza, è la consapevolezza di stare al mondo, è la gioia di vivere.

Ogni anno racconto quello che facciamo durante la festa di San Martino, come costruiamo le lanterne e perchè e cosa significa questa festa. Se tuo figlio va alla scuola pubblica probabilmente non saprai nulla di questa festa, ma questo non significa che non possa approfittarne per celebrare comunque la festa della luce insieme alla tua famiglia.

Leggila la storia di San Martino e oggi pomeriggio all’imbrunire porta i bambini in un parco cittadino o nel boschetto dietro casa con un thermos di cioccolata calda e qualche dolcetto e  raccontagliela. Porta una semplice candela e tienila accesa durante la passeggiata del ritorno e quando sarete a casa mettete a tavola una candela e tenetela accesa durante la cena. Scalderà l’atmosfera, creerà la sorpresa di un nuovo incontro, l’incontro con l’inverno, l’incontro con noi stessi.

festa di san martino

credits: madisonwaldorf.org

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festa di halloween

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Il vero significato di Halloween


Scritto il 31 ottobre 2013

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QUESTO POST TRATTA UN ARGOMENTO CHE POTREBBE IRRITARE LA VOSTRA SUSCETTIBILITA’. POI NON DITE CHE NON VE LO AVEVO DETTO

verohalloween

Ho scavato zucche, comprato caramelle e mi sono preparata per festeggiamenti che non mi appartengono. Questo succede quando vuoi iniziare a mediare, perchè i tuoi figli stanno crescendo e ti sei stufata di essere la mamma più rompicoglioni della terra.

Ma il mio occhio severo e il mio sguardo di traverso (nel senso di longitudinale ma anche nel senso di bastian contrario) mi impone di segnalarvi il significato di Halloween. E’ un articolo proveniente da un sito super-cattolico che spiega:

..nel IX secolo Papa Gregorio III volle aiutare il popolo cristiano a superare riti pagani. Spostò la data di Ognissanti dal 13 maggio al 1° novembre (giorno precedente alla commemorazione dei defunti) per creare una continuità cristiana con la festa di Samhaim, la festa celtica da cui trae origine questa festività e che significa fine dell’estate.

Infatti la parola Halloween è una variante scozzese di Hallows-Even cioè notte prima di Ognissanti

Anche prendendo le debite distanze da un punto di vista cosi schierato lo leggo e mi chiedo: perchè Halloween è diventato cosi famoso anche in Italia? Ha qualcosa a che vedere con il fatto che i nostri figli (adolescenti e non) adorano andare in giro con magliette e cappellini con la morte?

magliette da bambina: nere con il teschio

E perchè  la fine dell’anno solare non viene celebrato visto che da essa dipende tutto il raccolto dell’anno prossimo e quindi quello che mangeremo tra qualche mese? Non è forse più importante? Io me lo chiedo. Voi no?

Se vi capitasse di frequentare il sito dell’Unione atei e agnostici razionalisti per citare solo una fonte specularmente opposta potreste prendere atto che fu un vero sterminio di riti più che altro, quello che fu fatto da parte dei cristiani…tutta la saggezza popolare che c’era nella celebrazione del ciclo dell’anno diventò in breve tempo qualcosa di religioso, anche se in realtà non lo era propriamente.

Invece di importare una zucca e un teschio non potremmo portare i nostri figli a seminare il grano? (e non è retorica, si puo’ fare davvero, ci sono fattorie didattiche ovunque ormai)

Perchè loro sono più contenti cosi – dice la mamma sbrigativa. Ma siamo sicuri che sono proprio loro a volerlo o sono forse vittime di una bombardante pubblicità cui è davvero difficile sottrarsi? E voi cosa fate per contrastare questo lavaggio del cervello?

Oltre a farmi tutte queste domande poi spengo il computer e  vado a fare delle cose con i miei figli, coinvolgendo quest’anno anche i nostri amici del quartiere e i figli grandi, che organizzano giochetti di paura e nascondini al buio per i più piccoli.

scritto nel 2010 aggiornato nel 2014

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Un albero di Pasqua collettivo

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Un albero di Pasqua collettivo


Scritto il 18 marzo 2013

Perchè decoriamo le uova e facciamo l’albero di Pasqua? Le uova sono simbolo di fertilità e nascita. Noi in questa occasione le usiamo per vivificare la nostra anima. Portare un po’ dello spirito della Pasqua nella nostra vita in modo non laico ma neanche confessionale. Viviamo la Pasqua nel suo spirito simbolico perchè crediamo che i gesti siano molto più potenti delle parole.

La parola greca per decorare è kosmos. Kosmos significa ordinamento cosmico. Il contrario di kosmos è caos.

festeggiare la pasqua con i bambini vivere semplice

I bambini stanno crescendo molto velocemente. A otto e dieci anni le cose cambiano ogni giorno. Sedersi attorno ad un tavolo, tutti insieme, per fare, è qualcosa di sempre più raro e complesso. Per complesso intendo proprio elaborato: i bambini non si accontentano più di fare per il gusto di fare, ma pretendono che il loro lavoro abbia il risultato che si aspettano.

festeggiare la pasqua con i bambini vivere semplice

allora sorgono i primi: “io l’ho fatto meglio”, “ma io l’ho fatto più infretta” oppure addirittura “il tuo fa schifo”… o altre cose del genere

festeggiare la pasqua con i bambini vivere semplice

mentre svuotavamo le uova (qui il post su come si svuotano le uova) è salita nell’aria la canzone di Pasqua che cantavamo a Ginevra “l’Hiver s’en va bientot Paques viendra, la cloche sonnera, Al-le-lu-ya) chi la conosce?… chissa come si scrive in francese…. qualcuno mi aiuta?

festeggiare la pasqua con i bambini vivere semplice

senza dirci nulla abbiamo cominciato a cantare a canone, e siamo andati avanti cosi per un po’….

festeggiare la pasqua con i bambini vivere semplice

poi Zeno, con quel suo moto sardonico che a volte interviene a guastare le feste ha detto “ah, sempre queste solite canzoni” e Lorenzo Pedro serissimo ha risposto: “canto queste canzoni da quando sono nato, mi lasci stare per favore?”

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candelora

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La Candelora alle origini del calendario


Scritto il 02 febbraio 2013

candele

Il 2 febbraio nel calendario religioso corrisponde alla Candelora, la festa della benedizione delle candele e la purificazione di Maria (non a caso cade a 40 giorni dal Natale, proprio come vuole la tradizione del puerperio).

Non è solo una festa cristiana: la Candelora è celebrata anche nella tradizione pagana. Storicamente i  cristiani hanno istituito una festività proprio in coincidenza con  quella pagana proprio per sostituirsi ad essa.

zeno festeggia la candelora

Cosa sono le calende? C’entra qualcosa il calendario

Candelora veniva celebrata dai pagani per la Dea Februa ovvero Giunone il 2 febbraio (chiamato Calende di Febbraio).

Nel calendario romano i mesi seguivano il ciclo della luna. Il primo giorno di ogni mese corrispondeva al novilunio ed era chiamato calende, da cui deriva il nome calendario.

Questo momento di risveglio della luce segna il passaggio tra l’inverno e la primavera.

Essendo un giorno di mezzo inverno si facevano pronostici per indovinare se la stagione futura sarebbe stata fredda o mite e per questo motivo la Candelora è stata oggetto di proverbi popolari di carattere metereologico. Se il 2 febbraio c’era bel tempo la primavera stava già arrivando mentre se faceva brutto, si dovevano aspettare ancora diverse settimane perchè l’inverno finisse.

Dal punto di vita pagano la Candelora ha a che vedere con la purificazione e con i riti propiziatori per la fertilità della terra e rientra a pieno titolo tra le 8 Sabba (ovvero le principali feste legate alla ruota dell’anno cui sono state spesso sovrapposte le feste cattoliche) che sono:

1) la calenda (31 ottobre – halloween e nella tradizione cattolica il ponte dei morti) la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno
2) il solstizio d’inverno (21-24 dicembre e nella tradizione cattolica il Natale)
3) la candelora (2 febbraio) festa della purificazione
4) l’equinozio di primavera (21 marzo e nella tradizione cattolica la Pasqua) il giorno e la notte hanno la stessa durata e si celebra il ritorno della fertilità della terra.
5) Calendimaggio (30 aprile/1maggio) festa della prosperità
6) solstizio d’estate (21-24 giugno o San Giovanni nella tradizione cattolica) rappresenta il giorno di massima potenza del sole , quando la luce ha il sopravvento sull’oscurità. viene celebrata con l’accensione di fuochi.
7) festa del raccolto (1 agosto) dedicata al raccolto del grano. Vissuto nell’antichità come un sacrificio dello spirito del grano che cade sotto la falce dell’uomo e risorge come farina e pane dando vita ad una nuovo ciclo di vita e morte, ovvero di trasformazione.
8) equinozio d’autunno (21-23 settembre) seconda festa del raccolto, ultima celebrazione prima della fine del ciclo in cui tirare le somme di ciò che si è seminato e raccolto.

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Ecco perchè è cosi ovvio per le famiglieconsiderare il principio e la fine dell’anno secondo il canonico anno scolastico, che comincia a settembre con le novità della scuola e finisce a fine estate con il ritorno dalle vacanze e con un ciclo che si chiude, con i suoi ricordi e la sua malinconia….

(foto e testi del 2 febbraio 2008, revisione 2015)

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Come riuscire a realizzare i buoni propositi per l’anno nuovo?

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Come riuscire a realizzare i buoni propositi per l’anno nuovo?


Scritto il 29 dicembre 2012

mantere i buoni propositi

Molti di noi fanno lo stesso giochetto tutti gli anni: da soli o in compagnia pensano ai buoni propositi per l’anno nuovo e si ripromettono di metterli in atto dal giorno 1 per tutto l’anno. Poi prontamente disattendono la loro promessa e vivono il senso di frustrazione che si ripete anno dopo anno, come un triste annuncio di fallimento proprio all’alba del nuovo anno.

Perchè è cosi difficile mantenerli?

Perchè è cosi difficile mantenere i buoni propositi che ci diamo, visto che di solito si tratta di cose che riguardano il nostro benessere o quello delle persone che amiamo? Perchè le abitudini ci condizionano a tal punto che punto che non riusciamo a smuovere di un millimetro le nostre routine quotidiane neanche per ritagliare quell’ora al giorno che ci serve per fare un sport, per giocare con i nostri figli o per occuparci di una cosa alla quale teniamo?

Disattendere alle promesse che facciamo prima di tutto a noi stessi è una potentissima fonte di discredito verso noi stessi. Io mi sono chiesta perchè e quest’anno metterò in opera alcune varianti al mio desiderare che credo sortiranno dei buoni effetti.

Intanto occorre pensare non solo dei buoni propositi, ma soprattutto i giusti propositi per noi, ovvero quelli che ci rendono felici.

Come partire con il piede giusto?

Intanto sarebbe bene prendersi un po’ di tempo per decidere quali saranno i buoni propositi per l’anno nuovo, non è una cosa che si puo’ fare all’ultimo momento, cosi tanto per fare. Le cose che ci importano davvero spesso non sappiamo di desiderarle veramente finchè non ci capita di trovarci in situazioni particolari ma questo è un altro discorso.

Cosa ci rende liberi?

Quando l’uomo si libera dai pensieri riflessi (quelli pensati per abitudine o pensati da altri per nostro conto o per fretta o per prigrizia) e vive nel pensiero intuitivo allora è veramente libero. Quando l’uomo si libera dai condizionamenti imposti sulla propria volontà, motivi e moventi che giustificano ogni nostra azione, allora è veramente libero. Vi faccio un esempio:

  1. Non posso uscire anche se vorrei perchè devo finire di fare questa determinata cosa.
  2. Non posso fare i miei venti minuti di meditazione oggi perchè non tempo.
  3. Non posso telefonare a una persona che amo e a cui ho pensato perchè poi devo invitarla a cena, glielo avevo promesso.

Ecco perchè i buoni propositi per l’anno nuovo potrebbero anche solo consistere nell’eliminare i meccanismi, gli automatismi e alcune abitudini che si sono insinuate nella nostra quotidianità rubandocela.  L’uomo libero fa ciò che vuole, non ciò che è costretto a fare per cause esterne. E la motivazione all’azione coincide perfettamente con il motivo per cui agisce. Pensateci, quante volte questo vi succede? Quante volte al giorno fate una cosa che realmente desiderate di fare?

I bambini hanno quello che serve per essere liberi

E’ il pensiero intuitivo che ci rende liberi, quello che i bambini hanno innato e che noi invece dobbiamo riconquistare. Ecco perchè loro sono i nostri maestri e non il contrario. Per questo dico grazie a Marcus Fingerle, per essere casualmente capitata ad una sua conferenza nella quale spiegava un ostico pilastro dell’opera di Rudolf Steiner dal titolo Filosofia della libertà.

Marcus Fingerle è un consulente pedagogico, specializzato in pedagogia curativa a Nürtingen (Stoccarda)

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L’albero di alloro

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L’albero di alloro


Scritto il 10 dicembre 2012

albero di natale che rispetta la natura

Comprare l'albero di Natale oggi anno ci mette tanta tristezza, un po' come uccidere l'agnellino a Pasqua: possibile che bisogna segare via centinaia di migliaia di alberelli solo per tenerseli in casa un paio di settimane e poi buttarli al macero o farli seccare? Neanche l'opzione vuoto a perdere di Ikea ci aveva convinto.

Allora siamo andati in spedizione a Villa Panphili e abbiamo trovato un grande ramo di alloro che sembra quasi un albero. Già gentilmente tagliato e accatastato a cura dell'ufficio giardini del Comune di Roma.

l'albero di natale di vivere semplice

Lo abbiamo decorato con le solite decorazioni che conserviamo e che riutilizziamo tutti gli anni (e che portano con se tutti i ricordi degli anni precedenti, in particolare dell'albero che decorammo a Ginevra) aggiungendo ogni anno qualcosa di nuovo.

l'albero di natale di vivere semplice

Quest'anno Lorenzo Pedro ha voluto fare il presepe tutto da solo, con la natività fatta dei suoi personaggi di cera, quelli creati in prima classe, appunto a Ginevra. Quasi quasi scendeva la lacrimuccia.

presepe semplice

vivere semplice

Leggi anche:

Un vero albero di Natale fai-da-te

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Luci di San Martino

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Luci di San Martino


Scritto il 09 novembre 2012

Festa di San Martino

Mentre stavamo preparando le lanterne LorenzoPedro si è messo a cantare le canzoni di San Martino in tedesco. E bello vedere come tutto il sapere circola liberamente, da una materia all’altra: alla scuola steineriana le lingue si studiano in un modo cosi incredibile che se ve lo raccontassi non ci credereste!

Comunque…mi sono accorta che della festa di San Martino non avevo ancora parlato in queste pagine. Ma questa festa  è per noi un momento importante che scandisce il ritmo dell’anno.

A scuola c’e’ fermento, si fanno le lanterne con la carta velina colorata (guarda le istruzioni per 40 diverse lanterne,  si accendono candeline al suo interno… e si prepara la festa.

Quest’anno vogliamo andare a ficcare il naso anche alla festa di San Martino che fanno tutti gli anni alla scuola tedesca di Roma  (l’ingresso è libero a tutti ed è un po come la nostra festa d’autunno.. mercatino, torte, giochi, stand con i lavori dei ragazzi della scuola..).  Anni fa ci eravamo andati era stato molto emozionante: sul calar della sera un cavaliere con il manto rosso era arrivato su un cavallo bianco nel giardino della scuola in una specie di processione di lanterne ..

La leggenda di San Martino

La leggenda racconta che un giorno d’autunno, mentre usciva da una delle porte della città francese di Amiens, dove viveva, Martino vide un povero vecchio, mezzo nudo e tremante per il freddo. Martino sguainò la spada, tagliò il suo bel mantello di lana e ne diede la metà al povero. Immediatamente il sole si mise a scaldare come in estate (per questo si chiama l’estate di san Martino)

 

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Il dio zucca e le sue lanterne: ricette di Halloween

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Il dio zucca e le sue lanterne: ricette di Halloween


Scritto il 26 ottobre 2012

Tutti parlano di Halloween, ci sono zucche dappertutto, mi sento quasi obbligata a parlarne anche io, anzi quest’anno ho proprio deciso che faccio i ravioli con il ripieno di zucca, cosi mi rendo utile, invece di stare sempre a cercare il significato delle cose.

Se amate la zucca vi consiglio di farvi un giro al mercato, i banchi sono pieni di frutta e verdura bellissimi, i colori sono cambiati ed è un tripudio di tonalità autunnali.

Ecco le mie di Halloween facili facili: i pankakes dolci con la zucca (via how to simplify food), invece del solito burro di arachidi che ormai fa anche la Calvè provate a fare in casa il burro di zucca,stupendo!! Per gli appassionati di granola ecco la granola alla zucca, abbastanza elaborata,l’hummus alla zucca.

Se non volete rifare le lanterne di San Martino o quelle dell’anno scorso sono ancora bellissime provate con delle lanterne fashion per arredare la casa. Sempre sul circuito di Marta Stewart, date un’occhiata allo speciale Crafty Halloween, sempre molto stiloso.

Ho visto questo video e ve lo segnalo per fa ridere si, ma è terribile. Secondo me è proprio la rappresentazione di quanto noi adulti siamo cinici e abbiamo un senso dell’umorismo veramente dark. I veri mostri siamo noi!

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Equinozio d’autunno: la separazione è legge di vita

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Equinozio d’autunno: la separazione è legge di vita


Scritto il 21 settembre 2012

Il sole attraversa ogni anno i quattro punti cardinali chiamati equinozi e solstizi. Si chiama ciclo dell’anno ed ha un influsso straordinario sugli uomini di cui si è negli anni persa memoria.
Tanto che anche la religione cristiana ne ha fatto in parte tesoro inserendo man mano nel calendario di celebrazioni religiose i 2 solstizi e i 2 equinozi facendole coincidere con le quattro feste dette cardinali: Natale, Pasqua, S. Giovanni e San Michele.

In origine si tratta di feste istituite dagli iniziati per ricordare agli uomini che in quelle date il sole immette nell’universo delle forze particolarmente potenti, forze che gli uomini, se coscienti, hanno la possibilità di utilizzare per la loro evoluzione.

Nei giorni intorno al 21 settembre ci troviamo a vivere l’equinozio di autunno. Nella natura avviene una vera e propria avviene selezione: i frutti cadono dagli alberi (la vendemmia), alcuni abbandonano i loro involucri e vengono separati dai semi (che verrano presto ripiantati per dare vita al nuovo corso dell’anno contadino). Il tema centrale di questo momento è la separazione

Anche a livello più sottile possiamo vivere questa possibilità per imparare a separare quello che conta davvero da tutti i dettagli, il futile dal necessario, il nocivo dal salutare, ecc..

Ma il bene e il male spesso sono cosi strettamente uniti che è quasi impossibile metterli a parte a meno che non avvenga una vera e propria lacerazione, proprio come quando un bimbo deve nascere prima del tempo o un frutto deve essere colto immaturo.

Ecco, questo è quel momento. Il momento di cogliere dei frutti maturi e di stare in osservazione e in attesa di quelli che verranno. Il cosiddetto emiciclo autunnale (quello di San Michele) che procede dalla morte a nuova nascita è quello della contemplazione.

Voglio godermi questo momento, esserne consapevole e poterlo condividere con coloro a cui risuona dentro: felice di potermi mettere in cammino verso un nuovo corso dell’anno (il prossimo, quello estivo di Raffaele) che dalla vita porterà alla morte, ovvero proiettandoci in avanti, in fuori, ci ricondurrà fin dove siamo ora.

E un altro anno sarà passato.

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La nostra personale quaresima


Scritto il 22 febbraio 2012

Lasciatemi dire la mia, andare in chiesa mi costa fatica: un signore vestito da prete mi dice che devo lasciare tutte le mie certezze e seguire Dio.

Io Dio lo vedo e lo sento forte e chiaro, e lui mi dice di tenermi salda alle mie certezze, di credere in me e avere fiducia negli altri, di vivere con consapevolezza e di partecipare alla creazione di un mondo più vero, più buono e più bello, per noi e per i nostri figli.

E quella voce interiore che ora chiamo Dio mi dice anche che dopo tutto il gran mangiare di frappe sento il bisogno di un tempo di purificazione, una quaresima diciamo (sarà un caso?)

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Sane contraddizioni

Mia madre mi chiede come faccio a tenere la Madonna Sistina in camera dei bambini e il Ganesh in cucina. E’ cosi che siamo noi. E non ci tacciate d’incoerenza, abbiamo i nostri motivi.

Come è gia successo per la candelora si sa che la tradizione  cristiana ha attinto da sapienze antiche per compilare il suo calendario di festività sul quale ha preteso di mettere il copyright.

Prendere contatto con noi stessi

E allora volevo dirvelo, se sentite la necessità di un po’ di pausa dai bagordi culinari del carnevale, se prendete l’occasione per soffermarvi a respirare dieci minuti al giorno, a centrarvi su voi stessi,  a limitare il caffè non perchè ve l’ha detto il medico ma perchè sentite che state meglio… beh, non abbiate paura di esservi trasformati in pii religiosi. State solo prendendo contatto con la parte più intima di voi stessi (religiosa per natura) e questo non puo’ che farvi bene.

Scusate la predica.

Io per i prossimi 40 giorni (mi son detta per giocare, ma cercherò di rispettare) riduco caffè, cioccolata e gelati, intensifico la mia pratica yoga, le passeggiate e comincio a quantificare meglio le ore del giorno che passo davanti al computer: non più di due.
Perchè un po’ d’astinenza non può che disintossicarmi e far spazio agli altri mille progetti in cantiere. D’altronde ogni anno in questo periodo mi vengo i pruriti di disintossicazione. Vi ricordate il detox week? Lo faro’ anche quest’anno

questo post è stato scritto negli anni passati ma rileggendolo ho pensato che valeva tutto, intero e senza correzioni, anche quest’anno. ho voluto anche mantenere i commenti che erano stati fatti e se qualcuno vuole aggiungerne altri è il benvenuto.

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Cosa fare se tuo figlio ti dice: non so cosa fare


Scritto il 11 dicembre 2011

Bambini che hanno da fare

Se i bambini sono impegnati non disturbateli per carità. Emilio che ha appena compiuto due anni pretende già di colorare i mandala come se ne avesse 5 (vede il fratello e lo imita). Io lo lascio fare, gli da una gran gioia!

I bambini e il tempo

Alla riunione di quarta classe la maestra ha spiegato iil motivo per cui quando si fanno le frazioni si studia il tempo (anzi prima l’uno e poi l’altro).  Nelle scuole steineriane durante le riunioni di classe spesso i maestri ci spiegano come si fa la didattica delle varie materie e perchè. Interessantissimo!!

Insegnare il concetto di tempo è pura astrazione. Significa spezzare in frazioni un flusso continuo e costante che è la vita. Dare un senso al flusso temporale significa capire intimamente le frazioni, senza grandi spiegazioni logiche.

A proposito di tempo, la maestra ci ha fatto notare che inzeppare le giornate di cose da fare è davvero deleterio per i bambini. Non è semplicemente una moda o una soluzione per evitare di mettersi faccia a faccia con la noia: si tratta di qualcosa di davvero che fa loro del male.

Dobbiamo tenere duro (lo dicono tra l’altro tutti i genitori di figli grandi), accettare di essere impopolari, inghiottire in silenzio quando i bambini ci dicono non so cosa fare. Dopo quella fase in cui non c’è niente  da fare arriva il fiume in piena della curiosità, dell’entusiasmo, della voglia di fare.

Tenete duro, se i vostri bambini non sono in quella fase tenete duro. Non è riempendogli la vita che impareranno ad apprezzare il mondo. A volte troppi stimoli ottengono l’effetto paradosso”.

Alcune volte all’ora di cena i bambini non smettono di fare le loro pozioni e i loro esperimenti e mi ritrovo a lasciarli fare anche se non amo molto che si facci altro mentre si mangia. Ma non sto nella pelle nel veder sviluppare i loro progetti, è cosi sacro quel momento in cui la voglia di fare si fa largo anche se nei momenti meno opportuni.

Ieri sera io e mio marito eravamo ad un concerto in cui un ragazzino di forse 20 anni con lo sguardo acceso e il viso pulito cantava i suoi pezzi in inglese, suonava la chitarra e batteva il tempo con il  piede. Lo guardavo pensando che i prossimi dieci anni saranno quelli in cui vedrò sbocciare l’individualità dei miei bambini. Non voglio perdermi neanche una virgola.

I grandi e il senso dell’attesa

E sono qui tutta occhi, che coltivo quotidianamente l’acre beatitudine dell’attesa, cioè della mancanza nella speranza, perchè come dice Bonhoeffer, perchè chi non sa aspettare non sperimenterà mai nella sua interessa la benedizione dell’adempimento

L’attendere è un’arte che il nostro tempo impaziente ha dimenticato. Il nostro tempo vuole cogliere il frutto maturo non appena ha pintato un germoglio, ma gli occhi avidi sono ingannati in continuazione, perché il fruto, all’apparenza così prezioso, al suo interno è ancora acerbo e mani irrispettose gettano via con ingratitudine ciò che le ha così deluse. Chi non conosce l’acre beatitudine dell’attesa, cioè della mancanza nella speranza, non sperimenterà mai nella sua interezza la benedizione dell’adempimento.” D. Bonhoeffer

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